CORTESE – Intervista al cantautore salentino
In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Maldidenti” (Visory Indie), ho avuto il piacere di intervistare Michele Cortese, cantautore salentino che, nel 2008, ha vinto la prima edizione italiana di X-Factor con la vocal band Aram Quartet. Nel 2015 ha vinto il “Festival internazionale della canzone di Viña del Mar” in Cile, è stato co-coach della prima edizione cilena del talent-show televisivo The Voice, ha all’attivo significative esperienze artistiche all’estero in giro per i più importanti palcoscenici d’America Latina da Buenos Aires a Santiago del Cile fino al magico e prestigioso Teatro del Lago di Frutillar.
Sempre in Sudamerica dal 2017 ad oggi è stato protagonista di noti musical di Broadway prodotti e portati in scena nei maggiori teatri d’oltreoceano. Il 2020 per lui è l’anno dei cambiamenti, si mette in gioco nuovamente, decide di usare solo il suo cognome come nome distintivo del progetto e prende così vita la sua versione 2.0. Il primo capitolo di questo nuovo percorso è il singolo Street Food, uscito il 30 ottobre 2020. A Gennaio 2021 pubblica il secondo singolo dal titolo Febbre, che insieme a Hiroshima e Gladiatori è preludio dell’album Amore e Gloria, uscito il 29 Ottobre 2021.
L’8 aprile pubblica il singolo Blues Bar che segna l’inizio della collaborazione con l’etichetta Visory Indie e il primo tassello di un nuovo percorso discografico, che prosegue con Gallipoli e Maldidenti. La sua musica è una caccia al tesoro alla ricerca della bellezza, poesia e leggerezza.
Ciao Michele, benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo tuo nuovo singolo, “Maldidenti”, un brano nato quando e come?
Ciao Marco! Grazie.
“Maldidenti” è una canzone nata di getto in un momento in cui avevo il cuore sfibrato dal dolore, come dico nel ritornello stesso. Davanti a certa sofferenza bisogna fare un esercizio di presenza e, piuttosto che cercare invano di rifuggirla, vivere la consapevolezza di quel dolore per riuscire a superarlo. Con le canzoni poi è più facile. Il titolo è scritto tutto attaccato, un po’ com’è l’amore a volte, che ti si attacca tutto addosso, si appiccica e il distacco poi diventa doloroso.
Hai in previsione un video per questo brano?
Certo, io amo il linguaggio dei videoclip e, di solito, per ogni mia canzone elaboro un concept per il video che condivido con Francesco Luperto di Zima Film, il filmmaker con cui collaboro da più tempo. Il video di “Maldidenti” sarà il sequel di una storia iniziata nel video di “Gallipoli”, il mio singolo precedente. L’idea di rendere, canzone dopo canzone, un videoclip continuazione del precedente a livello di storia è una cosa che porto avanti dal 2020, dal videoclip di “Street food”.
Quando e come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Da bambino nelle realtà locali del mio paese ho iniziato recitando e quella è una passione che mi porto addosso tutt’ora. Da lì ho scoperto presto la passione per il teatro musicale. Poi intorno ai dodici-tredici anni son successi due episodi decisivi: in tv vidi per la prima volta Jesus Christ Superstar, mi innamorai di quelle voci e grazie a loro (nell’album che precede il film del 1973 la voce di Jesus è di Ian Gillan dei Deep Purple) scoprii la passione per il rock degli anni ’70 e ci andai in fissa come tutti gli adolescenti della mia generazione; in macchina di mia zia suonava sempre una musicassetta con un tizio con una voce strana e delle canzoni bellissime: era Lucio Battisti, da quel momento decisi che volevo anch’io una chitarra per scrivere le mie canzoni. Poi quando scopri il piacere della scrittura le canzoni diventano un’urgenza, un vizio, l’unico vero modo in cui riesci a dire delle cose che nella vita reale non diresti mai.
Nel 2008 hai vinto la prima edizione italiana di X-Factor con la vocal band Aram Quartet, consiglieresti lo stesso percorso a chi vuole fare della musica una carriera?
In base a quella che è stata la mia personalissima esperienza ad X-Factor non consiglierei quel tipo di percorso perché non mi è servito granché, ma se la stessa domanda fosse posta ai Maneskin sono convinto che la risposta sarebbe diversa. Stesso talent, epoche e dinamiche diverse.
Poi sono arrivate varie esperienze in America Latina, quanto ti hanno arricchito sia dal punto di vista umano che da quello musicale?
L’America Latina è diventata per me una seconda casa. Mi ha arricchito sotto tutti i punti di vista. Sono arrivato al Festival di Viña Del Mar nel 2015 forse anche con qualche pregiudizio e dubbio e invece poi ho avuto grandi lezioni di meritocrazia, professionalità, umiltà e bellezza. “Paesi come Cile, Argentina, Uruguay sono un po’ fermi nel passato, com’era l’Italia negli anni ‘60”, questa è la frase che mi ripetevano prima di andarci e che spesso sento dire alla gente, quasi a volerli definire in qualche modo retrogradi. Beh, forse è vero ma non perché siano retrogradi ma perché l’Italia negli anni ’60 era un Paese indubbiamente migliore fatto di rivoluzioni culturali e riscatto sociale, lo stesso che vedo laggiù a sud del mondo.
Arriviamo al 2020, lo possiamo ritenere l’anno di nascita di un nuovo Michele Cortese?
O meglio ancora l’anno di rinascita di Cortese. La pandemia ha cambiato tante cose nella vita di tutti quanti. Io ho ascoltato tanta nuova musica, scritto nuove cose, sperimentato un nuovo linguaggio rispetto ai miei trascorsi e quindi poi, quando ho deciso di condividere il frutto di quella ricerca, ho deciso non di recidere ovviamente col passato ma di raccontare questo nuovo me semplicemente utilizzando il mio solo cognome come nome d’arte, nonché nuovi canali social, nuovi contenuti, nuovi musicisti, nuovi collaboratori, un nuovo viaggio. Ho sempre amato gli artisti che nella loro carriera, anche all’apice del successo, si sono reinventati, figuriamoci se non potevo farlo io nel mio piccolo appena ne ho sentito la necessità.
Usciranno altri singoli nel 2022?
No. Uscirà un Ep entro la fine dell’anno.
Hai qualche esibizione live in programma?
Ho appena concluso un’estate fortunatamente piena di live ed è stata rigenerante dopo due anni assurdi. In questo momento sto lavorando all’Ep, preparando il materiale nuovo e un nuovo set per i live invernali.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Solo grazie a te e alle amiche e amici di Tuttorock per il vostro tempo.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.