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CORRADO RUSTICI – Intervista su “BREVIARIO DEL PRODUTTORE ARTISTICO”

CORRADO RUSTICI – Intervista su “BREVIARIO DEL PRODUTTORE ARTISTICO”

CORRADO RUSTICI presenta il suo primo libro “BREVIARIO DEL PRODUTTORE ARTISTICO” (Volontè&Co). Il libro è disponibile nelle librerie e negli store digitali. In “Breviario del produttore artistico”, Corrado Rustici descrive, attingendo dai suoi oltre cinquant’anni di esperienza nell’industria musicale, il ruolo del produttore artistico spiegandone i compiti, le specificità e le conoscenze necessarie. L’autore guida il lettore nelle trasformazioni che ha subito l’ambiente e la musica, portando esempi e situazioni vissute sulla propria pelle analizzandoli da tutti i punti di vista; autore, musicista e produttore. Ad arricchire il manuale, sono presenti una prefazione del cantante e compositore Narada Michael Walden, oltre a un’introduzione in cui Corrado spiega come l’avvento delle nuove tecnologie abbia inevitabilmente modificato la musica e tutto ciò che vi orbita attorno.

Ciao Corrado, piacere di averti nuovamente sulle nostre pagine, dopo il tuo ruolo come chitarrista in Interfulgent, ora quale scrittore. Intanto, ricordiamo che dopo una lunga permanenza in California sei tornato nella vecchia Europa, a Berlino.
Esatto, sono già 4 anni, proprio poco prima della pandemia, dopo oltre 40 di California. Negli Stati Uniti è un momento storico difficile, cambiati molto da quando ci andai. Avendo dei bambini piccoli ho deciso di rientrare, comunque facevo già avanti e indietro dall’Europa, e Berlino è stata sicuramente una scelta vincente. Città fantastica e, secondo me, l’unico centro culturale e artistico europeo. 

Veniamo al tuo libro, storia di un produttore?
Scrivo delle mie esperienze di musicista, del mio ruolo di produttore in questa sorta di bolla anomala che abbiamo vissuto in questo particolare momento musicale, dalla metà degli anni ’60 fino agli anni ’90. All’inizio ero riluttante a dire il vero, non pensavo di avere nulla di veramente interessante da dire, ma negli ultimi anni, facendo masterclass, incontrando persone, ho scoperto che esiste proprio un buco di informazione rispetto il ruolo del produttore. Fatto causato anche dal rimescolio che ha creato l’industria fonografica, volevo fare sapere che ci sono altri modi di produrre e fare musica, con metodi più artistici. Per fare musica era necessario avere particolari conoscenze, prima dell’IA, si dovevano acquisire abilità indispensabili a questo. Allora, l’industria musicale investiva parte dei proventi in talenti emergenti, che erano poi quelli che creavano innovazione. Tutto questo oggi non esiste più, si crea musica “usa e getta”, perché si può rimpiazzare velocemente, un artista che vendeva un milione di copie, oggi è rimpiazzato da un milione di artisti che vendono una copia a testa. Per l’industria è anche meglio a parità di vendite, non devono investire nulla e incamerano gli stessi profitti. In sintesi, il libro è dedicato a dire che forse c’è un altro modo di ripensare il modo di fare musica, sperando di suggerire un nuovo modello ai giovani musicisti. 

La situazione odierna è che mi arrivano, come minimo, 50 proposte musicale da recensire ogni giorno, fatto impossibile anche se avessi dieci recensori pagati. Chiunque abbia uno strumento musicale o un microfono registra un brano autoprodotto in casa ed è convinto di potere diventare un artista di successo. Il dubbio è che in mezzo a tante proposte, di cui solo una minima parte verrà valutata, ci sia anche un fenomeno che non vedrà mai la luce. La domanda che voglio farti è se non sarebbe necessario, come una volta, il filtro di un esperto, un direttore artistico, un talent-scout, che valuti chi ha le qualità o meno per proporsi.
Hai perfettamente ragione, quello che si dovrebbe capire è la ragione per cui uno vuole fare l’artista, mettendo questa definizione tra virgolette. Se tu ti senti artista e vuoi intraprendere questa carriera, devi accettare la realtà di dovere superare tutta una serie di passaggi e difficoltà. Viceversa, si cerca la fama e il successo il più velocemente possibile, non avendo spesso la capacità di ripetersi, perché non si comprende nemmeno come questo successo sia accaduto. Manca la conoscenza e la comprensione di come si sia arrivati al successo, se vuoi fare l’artista non devi mettere il podio al primo posto, ma l’idea di aggiungere qualcosa al mondo musicale. In molti casi non serve nemmeno più cantare perché ci pensa la tecnologia a farlo per noi. Internet e la tecnologia hanno dato la possibilità a tutti di prodursi in proprio, ma questo porta a una conformità di espressione che decreta la fine dell’arte. Quello che chiedi è giusto, prima c’era gente che investiva soldi e quindi valutava se uno aveva delle possibilità, A me ne arrivano anche più che da voi, e spesso sono cose totalmente inascoltabili. Negli anni ’80 alla CBS arrivavano anche 1.000 cassette al giorno, ma c’era chi discriminava nella massa di materiale, con etichette dedicate a un genere ben specifico anche. Oggi ci sono corporation che pensano a Wall Street, al marketing, la situazione italiana è ancora peggio che altrove. 

Mi pare che oggi le case discografiche vadano sul sicuro, puntano su artisti famosi che assicurano la cassetta, tralasciano gli emergenti a meno che questi paghino per farsi promuovere, ignorano i talenti e gli eventi. Leggendo le storie del rock su riviste come Classic Rock, trovi sempre il produttore, il talent-scout, che andava per locali alla ricerca di artisti bravi da ingaggiare, oggi mi pare che tutto questo non esista più.
E’ cambiato tutto, le case discografiche non pensano più a cercare nuovi artisti, si basano su Spotify, che per me è una rovina, parlo della qualità sonora, non è come Tidal, o Apple che ha Atmos. Su Google, il prodotto è gratis, non sono più loro a farlo, dicono agli artisti “Pensaci tu che sei bravo, promuoviti poi vediamo”, e discorsi del genere. 

Confesso che di Spotify ho la versione plus, ma è utilissima per scoprire musica diversa e suoni provenienti da tutto il mondo. Ma dal punto di vista dell’artista pagano solo, pochissimo, se l’ascolto del brano supera i fatidici 30 secondi, il meccanismo è tale che il pezzo deve essere di presa immediata, portando a una serie di canzoni tutte uguali.
Cosa si può proporre di artistico in 30 secondi? Io sono stupefatto che l’industria punti su queste cose, questi meme, queste creazioni dell’IA che crea clip audio estremamente simili a quelle delle radio. 

Anche le radio hanno le loro colpe, radio commerciali che passano lo stesso pezzo, promosso dalle case discografiche, 30, 40, 50 volte al giorno, fino a che ti entra in testa giocoforza. Dovresti andare alla ricerca di qualche radio libera, ma parliamo di indici residuali.
Quando la tv diventò un mezzo di comunicazione in Italia, esisteva un programma “Non è mai troppo tardi”, per insegnare a leggere e scrivere in un momento storico dove l’analfabetismo era ancora molto presente. Per gli italiani la musica è un fattore importantissimo, serve a esprimere emozione, ma non è mai stato riconosciuto come arte, ma solo come svago e divertimento. 

Abbiamo dipinto un quadro a tinte fosche, il tuo libro può dare un poco di speranza?
Io sono ottimista, come scrivo nel libro, credo molto nell’umanità, nell’evoluzione umana, stiamo vivendo la risacca di un particolare momento. Chi ha il potere, e sono pochi, di queste nuove tecnologie, inventeranno nuovi modi di fare musica. Ricordiamo quando uscirono i sintetizzatori, il mellotron, il moog, tecnologie che hanno portato innovazione e ottima musica. 

Ritornando sul discorso della qualità musicale dello streaming, voi produttori, musicisti, mettete tanto impegno a creare un prodotto raffinato, perfetto, poi la grande maggioranza degli ascoltatori ne fruisci con lo smartphone e auricolari da € 5, non è un poco deprimente?
In effetti, è un poco amareggiante, 

Ora porterai il tuo libro in giro con delle presentazioni?
Ne stiamo pianificando molte, ci sono tante richieste, uno dei prossimi è questo festival a Lido di Camaiore al Prima Estate, dovrebbe essere il 22 giugno, poi seguiranno altre date. 

Come musicista stai preparando novità?
Stiamo realizzando il cinquantenario del mio gruppo storico, “Il Cervello”, il prog italiano è molto valutato all’estero. Avevo realizzato brani e idee che abbiamo tirato fuori due anni fa con i membri rimasti e usando la tecnologia moderna, come hanno fatto i Beatles, per resuscitare la voce del cantante. Altre cose usciranno fra settembre e ottobre; in qualità di chitarrista ho partecipato a un album di jazz-fusion con i più grandi artisti mondiali del genere. Per quest’anno credo sia sufficiente. 

MAURIZIO DONINI

Corrado Rustici

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