CONFESS – Intervista alla metal band svedese
Freschi del loro nuovo Burn ‘em all, prodotto dall’italiana Street Symphonies/Burning Minds, i rocker svedesi Confess continuano per quanto possibile a promuovere la loro musica: abbiamo fatto quattro chiacchiere con il loro cantante, John Elliot.
Ciao John e benvenuto tra le pagine di TuttoRock: i Confess sono ormai giunti al terzo lavoro, quindi siete una band con una lunga storia da raccontare – puoi riassumerla per i nostri lettori che ancora non vi conoscono?
Siamo una band hard rock proveniente da Stoccolma, in Svezia. Io ed il batterista (Sam Samael) abbiamo messo in piedi la band quando avevamo diciott’anni e da allora abbiamo prodotto 1 EP, 3 album, svariati singoli e girato il mondo per promuoverli.
“Burn ’em all” esce a distanza di tre anni dal vostro precedente lavoro (Haunters) e si tratta certamente di un bel passo avanti: come siete arrivati a questa evoluzione?
Suonando e provando tantissimo. Tutti i nostri album sono differenti perché siamo sempre in posti diversi quando si tratta di scriverli e registrarli. Stavolta la band ha anche un po’ di “sangue fresco” grazie all’innesto di nuovi elementi quindi il processo compositivo è stato del tutto differente rispetto al solito. Credo comunque che i Confess siano sempre stati una band che non ha mai seguito un trend particolare quando si tratta di scrivere canzoni: siamo sempre stati convinti che una buona canzone sia comunque una buona canzone e basta.
Ho percepito l’album come un rapido e divertente saliscendi, saltando da una canzone all’altra – vi è un collegamento specifico tra tutti i brani o un argomento che possa riassumerli?
No, affatto. Per quanto riguarda i testi, direi che la maggior parte delle canzoni tratta della distruzione della razza umana in un modo o nell’altro.
Il vostro album esce per l’etichetta italiana Street Symphonies / Burning Minds – come è nata questa collaborazione e come vi state trovando?
Molto bene, sono stati veramente bravi con noi. È sempre un piacere lavorare con dei professionisti.
Dall’album si sentono diversi riferimenti a band come gli Hardcore Superstar (sopra tutte), ma anche rimandi a Crashdiet, H.e.a.t., Volbeat o Eclipse passando da momenti più sleaze ad attimi molto più AoR: quali sono però le vostre band preferite o di riferimento?
Volbeat? Ahahah, questa è nuova. Ma si, tutte queste band svedesi sono sempre state un’influenza per noi: voglio dire, la scena rock in Svezia è piuttosto grande e prolifica e ci conosciamo tutti, così non puoi fare a meno di essere influenzato in qualche modo dai tuoi amici.
Parliamo del processo compositivo: vi è solo una persona che si occupa dei testi e/o della musica o si tratta di un lavoro collettivo? Come nasce un vostro brano?
No, non abbiamo regole quando si tratta di scrivere. Chiunque può mettere in tavola una propria idea per poi farne uso collettivo.
Una canzone che mi ha colpito particolarmente e che si differenzia dagli altri brani è la conclusiva “One for the road”, grazie al suo incedere epico: qual è la storia dietro questa canzone?
Questo brano parla di non smettere di bere anche dopo la chiusura dei bar e di continuare a festeggiare. È una sorta di inno divertente da cantare ancora e ancora.
In Italia è molto faticoso trovare spazio per suonare dal vivo – i locali e i club diminuiscono costantemente e il trend sembra puntare sempre di meno sulla musica suonata, specie se si tratta di rock o metal: com’è la situazione invece nel vostro paese?
Penso che in Svezia accadano più o meno le stesse cose, molti locali stanno chiudendo ed è un peccato davvero. Mi piace molto vedere la musica dal vivo e in egual modo adoro suonare dal vivo, ma più i locali chiuderanno e meno possibilità ci saranno, specialmente per le band più giovani. Consiglio quindi a tutti di supportare la propria scena live e i pochi locali che ancora permettono di mantenerla in vita quanto più possibile.
Negli anni avete accumulato una buona esperienza live andando in tour un po’ dappertutto: che ricordi avete del vostro passaggio in Italia?
Amiamo sempre suonare in Italia, abbiamo passato degli splendidi momenti quando siamo venuti nel vostro paese.
Siamo ai saluti, c’è qualcos’altro che vuoi aggiungere per i vostri fan italiani?
Certo, spero che stiate tutti bene in questo strano periodo – con un po’ di fortuna finirà tutto presto e potremo tornare nuovamente in tour.
SANTI LIBRA
Band:
John Elliot – Vox
Samael – Drums
Ludwig – Bass
Blomman – Guitar
Pontus – Guitar
Bolognese, classe 1978 – appassionato scrittore sin da piccolo e devoto alla musica al 100% Cresciuto con i grandi classici della musica italiana ed internazionale, scopre sonorità più pesanti durante la gioventù e non se ne separa più, maturando nel contempo il sogno di formare una rock band. Si approccia inizialmente al pianoforte e poi al basso elettrico – ma sarà la sua voce a dargli il giusto ruolo, facendosi le ossa in diverse band e all’interno di spettacoli che coprono vari generi musicali, fino a fondare i Saints Trade – band hard rock con cui sforna diversi album e si toglie più di una soddisfazione in Italia e all’estero, fino a realizzare un altro piccolo sogno – quello di scrivere di musica entrando a far parte della grande famiglia di TuttoRock.