Now Reading
COMFORTZONE – Intervista alla giovanissima band romana

COMFORTZONE – Intervista alla giovanissima band romana

Sono molto giovani i ComfortZone, tra i 19 ed i 21 anni, ma hanno già le idee ben chiare. Il loro sound unisce il pop ed il rock ed il primo EP, “Negli Occhi”, raffigura il loro talento, canzoni semplici ma nemmeno poi così tanto e la cos che mi ha colpito di più durante questa intervista, è il loro voler procedere con calma nel mondo della musica. Di seguito l’intervista.

Ciao e benvenuti su Tuttorock. Presentatevi ai nostri lettori, come nascete come band?
Ciao a tutti, noi siamo la ComfortZone e siamo una band emergente nell’ambiente musicale indie-rock romano; il progetto così come si presenta oggi, nelle idee e nelle persone che vi collaborano, nasce circa tre anni fa, ma noi cinque musicisti suoniamo insieme almeno dal doppio del tempo. Il primo nucleo era formato da Daniele (tastiere), Alessandro (basso) e Francesco (batteria) all’epoca delle scuole medie, quindi circa 8 anni fa, e in seguito, grazie alla frequentazione della stessa scuola di musica, a noi si è unita la cantante Asia. Un anno più tardi, per vie indirette, il gruppo si è completato con l’arrivo del chitarrista Lorenzo e da quel momento non ci siamo più separati.

Siete giovanissimi ma avete deciso di intraprendere una strada impegnativa e anche a volte articolata e tortuosa se non si scende ad alcuni ‘patti musicali’, ce oggi spesso i media impongono, ci avete pensato bene? Ne siete convinti?
Questo tema nel corso degli anni è stato sempre più oggetto di buona parte delle nostre decisioni e riflessioni, ed è qualcosa da cui chiunque vuole imboccare questa strada non può esimersi; tutti noi cinque veniamo da background artistici e musicali abbastanza diversi, ma consideriamo il genere che facciamo una sorta di punto di incontro, che strizza l’occhio a sonorità pop e indie ma che al tempo stesso mantiene alcune sfumature diverse e originali.

Perché il nome ComfortZone? Quale è il suo significato se paragonato alla vostra musica?
Il nome, in realtà, è stato uno dei temi che ci ha messo più in difficoltà nel corso degli anni, tanto che spesso affermiamo anche che sia uscito fuori un po’ per caso; in questo vi è un fondo di verità, ma con una importante sfumatura di spontaneità. D’altronde è proprio questo il concetto alla base di una comfort zone, ed è quello che ci ha sempre investito nei momenti in cui suoniamo insieme, facendoci sentire quindi profondamente rappresentati da questo nome.

Come nascono i sei brani del vostro primo EP “Negli Occhi?
Nonostante a primo impatto sembrino scollegati fra di loro, in realtà il tema centrale di questo lavoro, da potersi considerare una sorta di viaggio introspettivo in una parte forse spesso tralasciata dell’animo umano, è un filo conduttore che unisce tutti e sei i brani. Nella loro composizione, nonostante tempistiche assai differenti nel completamento, abbiamo seguito spesso il metodo di costruzione dal basso, partendo da testo e armonie e modellando attorno il brano in tutto quello che vi compete, dedicando una parte importante di questo tempo alla ricerca sonora.

Perché solo un EP e non un full lenght album?
Nonostante avessimo già scritto alcune bozze per altri brani, non ci siamo sentiti di affrontare la produzione di un lavoro più lungo, sia a causa dei temi trattati in questo ep, che sentivamo in qualche modo esauriti dai soli sei pezzi, tanto da non sentire la necessità di aggiunte forzate, sia a causa del fatto che, essendo il nostro primo lavoro fuori in un mondo musicale pubblico che ancora non ci conosce, abbiamo considerato questa prima parte di progetto come una sorta di impressione di impatto, di biglietto da visita per chi ci vuole e ci vorrà ascoltare anche in futuro, e per tutti quelli che hanno e che avranno intenzione di lavorare con noi.

Il significato del titolo “Negli Occhi” e dei testi di tutti i brani?
“Negli Occhi” è il titolo che rappresenta a pieno quello che volevamo dire con questo lavoro. Volevamo fosse un Ep diretto, tutti i brani ruotano attorno ai rapporti umani e il modo che hanno le persone di interagire fra loro nella quotidianità. Non volevamo però che mancasse l’aspetto riflessivo e dunque la visione interiore è una componente molto importante, per esempio, in brani come “Mondo da una stanza” o “Determinazione”. “Negli Occhi” rappresenta dunque l’esigenza di guardare in faccia la realtà e affrontarla.

Il vostro sound per il mio parere combina pop con velate di rock, è così?
Le melodie e armonie pop sono centrali nei nostri brani, proprio perché secondo noi il coinvolgimento emotivo ed empatico dell’ascoltatore è un carattere fondamentale di questo tipo di espressione musicale; a questo spesso sono unite delle sonorità tendenti al rock poiché rappresenta un genere con cui siamo cresciuti, in modo più o meno incisivo, tutti noi e che ha sempre creato una buona combinazione (anche se per nulla facile da ottenere) con il nostro lato pop.

Ma quali sono le vostre influenze musicali?
Come già detto, pur ascoltando tanti generi musicali differenti, ognuno di noi è cresciuto con influenze anche molto diverse, che spaziano da generi come metal e progressive rock passando per pop e alternative fino anche a jazz e fusion. Questo miscuglio che, a prima vista potrebbe essere manifesto di un’identità confusa, in realtà nella nostra opinione è un punto di forza e, nella stesura dei nostri brani, nonostante spesso diventi un lavoro più complesso e lungo, è un carattere che in qualche modo cerchiamo sempre di integrare.

Siete nati come artisti di strada, ma quali sono le vostre aspettative? Il Concertone del Primo Maggio o il Festival di Sanremo? Due realtà agli antipodi!!
Nessuno di noi, credo, avrebbe da lamentarsi in entrambe queste occasioni e, effettivamente, essendo all’inizio del nostro percorso musicale dal punto di vista anche commerciale, sarebbe precoce limitarsi in alcune cose o mettere barriere di fronte ad alcune strade. L’unico augurio che ci facciamo è che la nostra musica arrivi al pubblico, che esso sia in uno stadio o in un pub, e che questo ci possa portare a sentirci realizzati per quello che siamo e che esprimiamo.

Cosa volete trasmettere con la vostra musica e a chi è indirizzata maggiormente?
La nostra musica non si basa sulla ricerca di un target ben definito, cerchiamo di raccontare quello che sentiamo, di esprimerlo attraverso i testi e gli arrangiamenti e chiaramente vorremmo arrivasse a più gente possibile. Ci sono arrivati messaggi soprattutto di ragazzi adolescenti che parlano di come la nostra musica li stia aiutando a superare momenti difficili, questo ci dà una spinta in più, scrivere questi brani ha aiutato in primis noi a superare le nostre difficoltà. Noi ci rivolgiamo a chiunque ne ha bisogno, che sia per divertirsi e staccare la spina o per cercare un appiglio quando tutto sembra complicato.

Come ho già detto siete molto giovani, ma quali sono gli altri vostri interessi al di fuori della musica? Altre passioni?
Nonostante tutti e cinque frequentiamo l’Università, in facoltà anche piuttosto diverse, e nel corso della nostra vita spesso ci siamo trovati a dedicare più tempo ad altro, alla fine ognuno di noi ha sempre scelto la musica come interesse principale e in qualche modo la sta portando avanti sperando, un giorno, che essa possa diventare la sua attività principale.

Chiudete l’intervista come volete, un messaggio ai nostri lettori per far conoscere la vostra musica.
Grazie per averci dato l’opportunità di raccontare qui il nostro lavoro, speriamo sia il primo di tanti altri e che la nostra musica possa sempre lasciare un’emozione a chi l’ascolta.

FABIO LOFFREDO

Band:
Asia Cannone: Voce
Alessandro Mieli: Basso
Daniele Mancini: Pianoforte, tastiere e voce
Lorenzo Pepe; Chitarra.
Francesco Paradisi Miconi: Batteria

https://www.facebook.com/profile.php?id=61555434988495
https://www.instagram.com/Comfortzoneof_

 

k.com/5khdmusic