CLAUDIO VIGNALI – Intervista al pianista dei Disorgan Trio
Buongiorno Claudio, intanto vorrei ringraziarti per la tua disponibilità e gentilezza, ma veniamo al sodo, dopo aver assistito ad alcuni dei tuoi concerti ho sentito il bisogno di sapere qualcosa in più su di te. Nei tuoi live si intuisce subito l’amore profondo che provi per il pianoforte e per la musica, hai voglia di spiegarci da dove nasce questo sentimento?
Credo che questo amore così profondo per la musica sia nato quando ero bambino e iniziai a studiare pianoforte presso la scuola di Massimo Landroni. C’è da dire anche che nella vita ho avuto la fortuna di crescere in una casa dove la musica regnava sovrana e ho dei bellissimi ricordi dei primi dischi ascoltati; ricordi legati soprattutto alla figura di mio padre.
Perché hai scelto proprio il Jazz e non un altro genere musicale?
In realtà, come la maggior parte dei pianisti, ho iniziato con il repertorio classico, che amo e studio ancora oggi; poi, da ragazzo, mi regalarono un cd di Petrucciani, rimasi subito colpito da quella musica, così densa e affascinante e decisi di approfondire quell’universo sonoro, fino a farlo diventare parte della mia vita.
Tra i tanti artisti con cui hai avuto la fortuna di lavorare chi ha influenzato maggiormente il tuo percorso come artista?
All’interno della mia carriera e della mia formazione ho avuto la fortuna di incontrare pianisti e musicisti incredibili, che hanno deciso di condividere con me la loro arte, influenzando molto il mio stile e la mia visione musicale. Tra questi “personaggi” ricordo la concertista Wonmi Kim, con la quale ho avuto la fortuna di poter lavorare sul repertorio classico, sul suono e sul pianismo; altri incontri molto formativi sono stati con Fausto Caporali, con il quale ho studiato improvvisazione barocca e contrappunto, Giorgio Gaslini, Ramberto Ciammarughi, Fabiana Ciampi, Daniele Venturi e Piera Bertoncelli. Ho collaborato anche con tantissimi artisti fantastici, tra cui Tiger Okoshi e Joe Locke che sono riusciti a trasmettermi tantissimo. Adoro lavorare con musicisti in grado di instaurare legami umani e di stima reciproca, oltre che professionali; penso che questa sia la ricetta perfetta per mantenere una crescita costante come artista.
Come ci si sente ad essere un pianista professionista essendo così giovane?
Essere giovane è un concetto relativo. (ndr. ride scherzosamente)
Ho saputo che il 18 Novembre 2016 è uscito Revert, il tuo nuovo disco realizzato con i Disorgan Trio. Da cosa nasce questo album? Quali credi siano i suoi punti di forza?
L’album Revert, nasce dall’idea di Frank Martino di voler creare una musica in grado di far coesistere in maniera armonica elementi acustici ed elettronici. Il risultato di questa fusione è un suono molto particolare e personale, sul quale abbiamo e stiamo lavorando molto, credo che sia questo il punto di forza del gruppo. Un altro album uscito nel 2016 a cui ho collaborato e del quale sono molto orgoglioso è “Now and Then” di Tiziano Bianchi.
Dopo aver visto un vostro live e aver ascoltato Revert vorrei sapere qualcosa di più su questo terzetto. Come avete iniziato questa collaborazione?
Con Frank e gli altri ragazzi che hanno suonato nel disco, ci conosciamo da dieci anni ormai, visto che abbiamo frequentato il conservatorio insieme. Revert non è solo il risultato di una ricerca musicale particolare, ma è il frutto di un’amicizia di lunga data, dove la musica è sempre stata il legame più profondo che ci accomunava.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In questo periodo sono moltissimi, diciamo che sono impegnato su diversi fronti e ci saranno delle novità interessanti per il futuro!
Grazie ancora una volta Claudio, mi hai incuriosita moltissimo con questa intervista, e visti i vari progetti che hai in mente per il futuro deduco che ci vedremo presto!
SOFIA VIVARELLI
Band:
Credo che questo amore così profondo per la musica sia nato quando ero bambino e iniziai a studiare pianoforte presso la scuola di Massimo Landroni. C’è da dire anche che nella vita ho avuto la fortuna di crescere in una casa dove la musica regnava sovrana e ho dei bellissimi ricordi dei primi dischi ascoltati; ricordi legati soprattutto alla figura di mio padre.
Perché hai scelto proprio il Jazz e non un altro genere musicale?
In realtà, come la maggior parte dei pianisti, ho iniziato con il repertorio classico, che amo e studio ancora oggi; poi, da ragazzo, mi regalarono un cd di Petrucciani, rimasi subito colpito da quella musica, così densa e affascinante e decisi di approfondire quell’universo sonoro, fino a farlo diventare parte della mia vita.
Tra i tanti artisti con cui hai avuto la fortuna di lavorare chi ha influenzato maggiormente il tuo percorso come artista?
All’interno della mia carriera e della mia formazione ho avuto la fortuna di incontrare pianisti e musicisti incredibili, che hanno deciso di condividere con me la loro arte, influenzando molto il mio stile e la mia visione musicale. Tra questi “personaggi” ricordo la concertista Wonmi Kim, con la quale ho avuto la fortuna di poter lavorare sul repertorio classico, sul suono e sul pianismo; altri incontri molto formativi sono stati con Fausto Caporali, con il quale ho studiato improvvisazione barocca e contrappunto, Giorgio Gaslini, Ramberto Ciammarughi, Fabiana Ciampi, Daniele Venturi e Piera Bertoncelli. Ho collaborato anche con tantissimi artisti fantastici, tra cui Tiger Okoshi e Joe Locke che sono riusciti a trasmettermi tantissimo. Adoro lavorare con musicisti in grado di instaurare legami umani e di stima reciproca, oltre che professionali; penso che questa sia la ricetta perfetta per mantenere una crescita costante come artista.
Come ci si sente ad essere un pianista professionista essendo così giovane?
Essere giovane è un concetto relativo. (ndr. ride scherzosamente)
Ho saputo che il 18 Novembre 2016 è uscito Revert, il tuo nuovo disco realizzato con i Disorgan Trio. Da cosa nasce questo album? Quali credi siano i suoi punti di forza?
L’album Revert, nasce dall’idea di Frank Martino di voler creare una musica in grado di far coesistere in maniera armonica elementi acustici ed elettronici. Il risultato di questa fusione è un suono molto particolare e personale, sul quale abbiamo e stiamo lavorando molto, credo che sia questo il punto di forza del gruppo. Un altro album uscito nel 2016 a cui ho collaborato e del quale sono molto orgoglioso è “Now and Then” di Tiziano Bianchi.
Dopo aver visto un vostro live e aver ascoltato Revert vorrei sapere qualcosa di più su questo terzetto. Come avete iniziato questa collaborazione?
Con Frank e gli altri ragazzi che hanno suonato nel disco, ci conosciamo da dieci anni ormai, visto che abbiamo frequentato il conservatorio insieme. Revert non è solo il risultato di una ricerca musicale particolare, ma è il frutto di un’amicizia di lunga data, dove la musica è sempre stata il legame più profondo che ci accomunava.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In questo periodo sono moltissimi, diciamo che sono impegnato su diversi fronti e ci saranno delle novità interessanti per il futuro!
Grazie ancora una volta Claudio, mi hai incuriosita moltissimo con questa intervista, e visti i vari progetti che hai in mente per il futuro deduco che ci vedremo presto!
SOFIA VIVARELLI
Band:
- Frank Martino: Chitarra, producing, live electronics.
- Claudio Vignali: Pianoforte, live electronics.
- Niccolò Romanin: Batteria, live electronics.
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