“CI STIAMO PREPARANDO AL MEGLIO” – IL VIAGGIO CULTURALE DI CANIO LOGUERC …
Abbiamo incontrato Canio Loguercio, raffinatissimo musicista, cantautore, poeta, performer, artista di Potenza, città in cui fonda nei primi anni ’90 l’etichetta discografica indipendente Officina. Fondatore del gruppo Little Italy negli anni ’80, ha un lungo percorso artistico. Autore di “Kufia, canto per la Palestina” cantato da bambini palestinesi, primo 45 giri in edicola con “il manifesto” nel 1989. Con “Officina”, Loguercio ha realizzato numerosi CD tra cui “Trasmigrazioni”, “Balkanjia”, “Hata”, “Viaggi fuori dai paraggi” di Daniele Sepe pubblicati con “Il Manifesto” con il brano “Leonardo”. Tra i tanti premi e riconoscimenti, finalista alla 5° edizione del Premio Città di Recanati, l’artista è nella compilation “Rock del Vesuvio” realizzato da “l’Unità”. Nei Little Italy ha collaborato con altri grandissimi artisti quali Daniele Sepe, il percussionista Gianni Imparato, il sassofonista Marco Zurzolo, i jazzisti Roberto Schiano, Enzo Nini, Luciano Nini. Vogliamo ricordare anche il premio targa Tenco nel 2017.
Lo abbiamo intervistato in occasione del suo ultimo progetto artistico, l’album “Ci stiamo preparando al meglio” (Squilibri Editore).
Il suo ultimo album si intitola “Ci stiamo preparando al meglio”: dieci brani in totale tra inediti e rivisitazioni di celebri canzoni popolari e classici della musica napoletana a cui il cantautore è particolarmente legato, tra cui “Incontro” di Guccini, “Lacreme Napulitane” di Francesco Buongiovanni e Libero Bovio, “Quando vedrete il mio caro amore”, un successo di Donatella Moretti del 1963 e “Core ‘ngrato” di Riccardo Cordiferro e Salvatore Cardillo. Un album – come ci ha raccontato l’artista – “che prova a descrivere alcuni particolari stati d’animo che si nascondono dentro ognuno di noi”, con uno sguardo ottimistico e positivo verso il futuro. Il brano di Donatella Moretta del ’63 è accompagnato da un videoclip per la regia di Alessandro Scippa, con l’attrice Sonia Bergamasco che legge i versi di “Deposto il nome”, una poesia di Maria Grazia Calandrone che racconta la vita della poetessa stessa, nata nel 1965 da un amore ritenuto allora adulterino, in un periodo in cui non esistevano diritti civili, non esisteva ancora il divorzio e il codice penale contemplava il reato di “abbandono del tetto coniugale”. I testi dei brani contenuti nell’album toccano molte tematiche: il senso esistenziale della vita, la solidarietà umana, il viaggio, la perdita, sentimenti, emozioni, ricordi. Con l’artista, abbiamo parlato di cultura, di mainstream, di quanto sia difficile in questo momento fare arte, praticare cultura, vivere di musica e come l’emergenza sanitaria e le conseguenti norme restrittive abbiano messo in ginocchio intere categorie di settore. Ricordiamo che l’Italia manca ancora di una Legge Nazionale per la Musica che tutelerebbe artisti e lavoratori. Come ci accennava durante l’intervista, “grazie alla rete e alla creatività si riesce più o meno a fare squadra”, ad inventare “forme di adattamento”, ma con il rischio di estinzione continuando di questo passo.
Canio, qual è l’idea comune del disco?
Era tutto nella mia testa, non c’è stato un vero e proprio filo conduttore. E’ una sorta di “effetto imbuto”: sono ricordi, sensazioni, ho buttato giù dieci tracce dagli scaffali della memoria; 5 tracce nuove e 4 reinterpretazioni di pezzi importantissimi, due pezzi napoletani molto famosi e due canzoni che appartengono alla mia memoria, per esempio una canzone degli anni 60, un successo di Donatella Moretti dal titolo “Quando vedrete il mio caro amore” accompagnata da un video che abbiamo realizzato con le immagini di Cecilia Mancini, bravissima giornalista e documentarista scomparsa qualche giorno fa, raccontando con le immagini la difficile lotta delle donne per l’emancipazione femminile.
Ci stiamo preparando al meglio è il tuo ultimo album. Ci stiamo davvero preparando a un futuro migliore? E’ un augurio o una sfida?
Noi stiamo provando intanto, ci riuniamo per suonare e provare, stiamo lavorando e preparandoci per quando si potrà tornare a suonare live, con un pensiero sempre ai lavoratori di musica e spettacolo e a tutte le categorie in sofferenza. “Ci stiamo preparando al meglio” è la dichiarazione di una sfida, quella di lasciarsi alle spalle il passato, non senza un po’ di nostalgia e malinconia; la rivelazione di uno stato d’animo segnato dalle paure del presente e il bisogno di speranza per il futuro e che ognuno di noi possa avere davanti a sé qualcosa di meglio, magari con una canzone a farci compagnia. Il videoartista Antonello Matarazzo, con cui collaboro da anni, ha realizzato per questo brano un sistema di scatole cinesi, una rappresentazione visiva del lockdown che va oltre la situazione contingente. Nel video, insieme ad Andrea Satta e Sara Jane Ceccarelli , nel canto “Ci stiamo preparando al meglio” questo diventa una sorta di mantra virale, una “sfida” appunto per un mondo migliore. In tutto questo, ovviamente, c’è anche tanta malinconia all’interno del disco.
Dieci brani inediti ma anche rivisitazioni di celebri brani popolari e classici: come è nato questo disco e qual è stata l’esigenza creativa? Quali stati d’animo provi a descrivere, all’interno dell’album? Come hai selezionato i brani?
Senza nessuno criterio preciso di selezione, tutto quello che era rimasto nella mia memoria, quello che c’era in testa l’ho espresso in musica. Ho reinterpretato le canzoni senza neanche ascoltare le originali, rappresentano una parte significativa e importante della mia memoria. Un nuovo disco è sicuramente una bella occasione per mettere in fila alcune cose che ti frullano in testa, forse anche per tentare un bilancio, passando in rassegna vecchie storie, attimi, sguardi, suoni, idee. Per provare a descrivere quei particolari stati d’animo che ti restano dentro, tirando fuori dai cassetti della memoria alcune piccole creature che chiamiamo “canzoni”, ognuna con il proprio mondo, con il proprio percorso. Questa volta ne ho appuntate una decina, messe in ordine una dopo l’altra, alcune inedite e altre riprese dagli scaffali della memoria. Non seguo un racconto musicale o una narrazione poetica ispirata a un progetto specifico.
Hai chiamato tante artiste donne nell’album:
Tante splendide artiste che hanno condiviso con me questo progetto ed esperimento, attraversando generi ed epoche diverse e che mi hanno accompagnato.
Perché fare cultura, nel nostro Paese, è così difficile?
L’Italia, il Paese delle arti più ricco al mondo di beni culturali, è quello che stanzia meno risorse in assoluto per la cultura rispetto ad altri Paesi europei. La canzone d’autore e il teatro di ricerca, per esempio, hanno poche occasioni di diffusione e dunque in questa situazione, in cui tutti li spazi per suonare e i luoghi di cultura sono chiusi, riescono a sopravvivere solo coloro che hanno accesso a radio e tv.
Regalaci un pensiero sul Festival di Sanremo che si apre martedì 2 marzo: come vedi la presenza di tanti artisti indipendenti?
Sono molto contento che il Festival si apra a novità di artisti indipendenti. In giro c’è molta musica costruita, musica “di plastica”, a mio parere invece, Sanremo con Amadeus ha fatto un’ottima scelta, quella di dare spazio ad artisti interessanti del panorama indipendente che da anni suonano e lavorano. Sicuramente un buon segnale.
Alessandra Paparelli
Alessandra Paparelli speaker e conduttrice radiofonica, collabora e lavora con diverse riviste e giornali cartacei. Conduco il venerdì un programma di politica su RID RADIO INCONTRO DONNA 96.8 fm su Roma e nel Lazio. Scrivo e collaboro sul quotidiano in edicola La Notizia, pagina culturale, attualità, spettacolo (in edicola a Roma, Milano e Napoli).