Carlo Marrale – dai Matia Bazar al Quartetto Z passando per i Queensrÿche
13 Luglio 2018
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Carlo Marrale, musicista, fotografo e pittore, è uno dei fondatori del gruppo dei JET e in seguito fondatore e autore dei Matia Bazar, band musicale della quale Marrale è stato voce chitarrista. Nati nel 1975, i Matia Bazar hanno collezionato una serie di straordinari successi firmati in gran parte da Marrale, tra cui “Stasera che sera”, “Per un’ora d’amore”, “Cavallo bianco”, “Che male fa”, “Solo tu” (numero uno nelle classifiche spagnole, che rese il gruppo famoso in tutto il mondo), ”C’è tutto un mondo intorno”, “Vacanze Romane” e “Ti sento”. I Matia Bazar si esibirono in Spagna, Francia, Regno Unito, Svizzera, Belgio, Germania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Russia, Polonia, Malta, Marocco, Siria, Libano, Giordania, Israele, Olanda, Svezia, Cile, Giappone, Canada, partecipando a diversi prestigiosi festival. I Mattia Bazar hanno partecipato per ben sette volte al Festival di Sanremo. Nel 1994 Marrale vi partecipa da solista con il brano “L’ascensore”, terza traccia del suo primo cd “Tra le dita la vita’’. I successi del gruppo – tradotti in diverse lingue – divennero colonne sonore di film e di telefilm. In molti hanno interpretato canzoni firmate da lui, tra questi Miguel Bose’ (“Que no hai”), Irene Cara (“I need you”, versione inglese di “Ti sento”, traccia inserita anche dai Pet Shop Boys nella loro personale raccolta di successi ‘Back to mine’, dedicata agli anni ’80), Mina (“Che male fa” e “Se poi”), fino ad arrivare alle cover interpretate dai Bluvertigo, Subsonica, Timoria e Banda Osiris. “. Il grande successo di Carlo Marrale si riscontra anche nel genere ‘lounge’: la sua “Indiana Cafe’” entra a fare parte della raccolta “Ying-Yang” (2002, per Corso Como 10, la galleria dI Carla Sozzani), che include artisti del calibro di Singh, John Coltrane e Feel Good Production. Sua è anche ‘Take my breath away’, pezzo dance arrivato al numero uno nelle classifiche giapponesi. L’artista ha composto la canzone ‘Odissea’ per il cd “Duetto”, prodotto da Steve Wood, di Salvatore Licitra e Marcelo Alvarez, due tra i più grandi tenori delle scene internazionali, pubblicato in Italia e in tutto il mondo su etichetta Sony Classica. Il singolo, che ha ottenuto un gran riscontro e ha raggiunto il primo posto nelle charts U.S.A., è stato scelto dalla progressive metal band americana Queensryche e inserito nel loro disco di cover ‘Take Cover’ (’07). Negli ultimi anni Marrale si sta dedicando anche alla realizzazione di testi per numerosi artisti internazionali.
Carlo Marrale, stasera, qui al Salotto del Jazz di Bologna, un nuovo progetto con il Quartetto Z per fare incontrare il pop ed il jazz.
A me è sempre piaciuto fare tante cose, suonare, cantare, dipingere, disegnare, fotografare, la vita l’ho vista sempre a colori. In una parte della mia vita ho visto certi colori, oggi ho voluto colorare canzoni storiche che hanno più di40 anni, come Per un’ora d’amore, Stasera che sera, con nuove tinte. Anche per trovare nuovi stimoli per andare in giro a suonare, poi il Quartetto Z, oltre che bravissimi musicisti, sono persone eccellenti con cui ci si trova molto bene. Poi a me non piace molto stravolgere le mie canzoni, in questo caso le ho rinfrescate con queste sfumature di jazz.
Avete iniziato come prog e rock, poi pop, elettronica, cantautorato, dove ti trovi meglio?
A 20 anni mi piaceva il rock scatenato, poi crescendo vuoi provare nuove sensazioni, sperimentare, mi piace molto questa idea di 50 sfumature di jazz, alcune canzoni addirittura ci guadagnano. Solo Tu mi piace più adesso che nella versione originale, la suono con uno stile bossa nova che, come una bella donna, è sempre bella, ma se le metti addosso l’abito di uno stilista famoso, diventa bellissima. E’ il piacere di tornare a suonare divertendosi, che è la cosa più importante perché il tutto non diventi routine.
Hai passato una mezza vita nei Matia Bazar, quanto ti ha segnato questa esperienza?
Tantissimo, mi ritengo una persona fortunata perché ho sempre fatto quello che mi piaceva, non tutte le persone possono realizzare i loro sogni. Io volevo scrivere canzoni e suonarle, e ci sono riuscito, ma devo anche dire che mi sono impegnato moltissimo. A 20 anni hai mille tentazioni, le ragazze, il mare, le uscite con gli amici, invece io ed anche tutti gli altri componenti della band siamo stati molto seri. Sai, quando gli amici ti dicono “Dai, andiamo al mare”, poi io essendo di Genova è proprio lì, invece stavo ad aspettarli in auto con la chitarra, però proprio lì è nata Per un’ora d’amore. E’ una sorta di dono, io credo che ognuno di noi abbia un dono, il segreto è trovarlo. Io ho trovato la piena realizzazione con la musica, la pittura, la fotografia.
I Matia Bazar sono sempre stati identificati molto con la cantante.
E’ anche giusto, una voce come quella di Antonella non la trovi spesso. I Matia Bazar sono sempre stati, non dico capitanati da Antonella, perché non abbiamo mai avuto un capitano, ma a lei mettevamo in bocca quello che serviva per valorizzare la sua voce ed esprimere noi stessi. Avevamo una grande alchimia, anche astrologica, c’era un Vergine, un Pesce che sono io, un Acquario, un Leone, ed uno Scorpione che è Antonella. Anche caratterialmente eravamo ben coesi, nessuna prima donna, nessuno voleva primeggiare, io mi ero scelto di scrivere canzoni, Aldo si occupava dei testi e della parte manageriale, ognuno metteva la sua parte.
Poi un giorno hai deciso di uscire dalla band.
Sì, erano venute meno le condizioni di quello che io intendo come ‘famiglia’, in quel momento qualcosa si era incrinato. Io suggerii di stare fermi un anno e poi ritrovarci per vedere come eravamo messi, invece il manager, per avidità, che è quello che poi rovina sempre l’uomo, volle continuare a mandarci in tour. Io ero contrario, ma mi ritrovai in minoranza e quindi decisi di uscirne.
Rileggendo la vostra biografia ho riscoperto alcuni aspetti che non sapevo, come vostre canzoni siano finite anche in collaborazioni con personaggi come Irene Cara, Pet Shop Boys, Miguel Bosé, addirittura anche ai metallari dei Queensrÿche.
Io non sapevo neanche esistessero, scrissi una canzone che si chiama Odissea che puoi trovare su Youtube, cantata da due tenori, poi un giorno una giornalista mi scrisse “Ma sai che c’è una band americana famosissima che ha cantato una tua canzone”. Poi ti dico che sul disco c’è anche un errore, hanno scritto che io sono l’interprete ed invece sono l’autore, sulla copertina del disco c’è scritto interpretata da Carlo Marrale (risate). Questa giornalista aggiunse “Ma guarda che è un onore, è una band famosissima!”. Le risposi che ero felicissimo, e ne sarei stato onorato anche se fosse stata una band di ragazzini. Mi piacque poi particolarmente la risposta data da Geoff Tate alla domanda “Perché avete cantato Odissea?”, rispose “Perché è un’opera in quattro minuti!”, sintetico ed efficace. Poi loro l’hanno cantata che sembravano due ubriaconi per via della pronuncia in inglese, ma l’idea è stata molto bella e mi ha fatto veramente felice.
Come dicevamo prima, sei chitarrista, autore, pittore, fotografo, in quale ordine di importanza metti tutte queste attività?
Dipende, ci sono momenti che non mi sento molto musicale, allora dipingo, faccio foto; poi mi torna la vibrazione musicale ed allora magari suono la chitarra tutto il giorno, non per diventare il chitarrista più veloce del mondo, ma per scrivere belle melodie.
Come ti sei incontrato con il Quartetto Z?
Come in tante occasioni per caso, io non li conoscevo, loro sapevano qualcosa di me. Poi Vittorio Corbisiero mi propose questo incontro, è avvenuto e ci siamo trovato subito sulla stessa lunghezza d’onda, quindi eccoci qua. E’ una parentesi delle nostre vite che contiamo sia lunga e fruttuosa, speriamo di portare queste 50 Sfumature di Jazz in giro ancora per molto.
Progetti futuri? Un album assieme al Quartetto Z?
Album no, forse un mi album magari con la collaborazione di qualcuno di loro, per il resto conto di andare a suonare con il Quartetto Z in tour da settembre. Poi ho una proposta per una esposizione fotografica a Genova in una galleria molto importante, ne stiamo parlando, vediamo con tutti gli impegni se si riesce.
Carlo Marrale, stasera, qui al Salotto del Jazz di Bologna, un nuovo progetto con il Quartetto Z per fare incontrare il pop ed il jazz.
A me è sempre piaciuto fare tante cose, suonare, cantare, dipingere, disegnare, fotografare, la vita l’ho vista sempre a colori. In una parte della mia vita ho visto certi colori, oggi ho voluto colorare canzoni storiche che hanno più di40 anni, come Per un’ora d’amore, Stasera che sera, con nuove tinte. Anche per trovare nuovi stimoli per andare in giro a suonare, poi il Quartetto Z, oltre che bravissimi musicisti, sono persone eccellenti con cui ci si trova molto bene. Poi a me non piace molto stravolgere le mie canzoni, in questo caso le ho rinfrescate con queste sfumature di jazz.
Avete iniziato come prog e rock, poi pop, elettronica, cantautorato, dove ti trovi meglio?
A 20 anni mi piaceva il rock scatenato, poi crescendo vuoi provare nuove sensazioni, sperimentare, mi piace molto questa idea di 50 sfumature di jazz, alcune canzoni addirittura ci guadagnano. Solo Tu mi piace più adesso che nella versione originale, la suono con uno stile bossa nova che, come una bella donna, è sempre bella, ma se le metti addosso l’abito di uno stilista famoso, diventa bellissima. E’ il piacere di tornare a suonare divertendosi, che è la cosa più importante perché il tutto non diventi routine.
Hai passato una mezza vita nei Matia Bazar, quanto ti ha segnato questa esperienza?
Tantissimo, mi ritengo una persona fortunata perché ho sempre fatto quello che mi piaceva, non tutte le persone possono realizzare i loro sogni. Io volevo scrivere canzoni e suonarle, e ci sono riuscito, ma devo anche dire che mi sono impegnato moltissimo. A 20 anni hai mille tentazioni, le ragazze, il mare, le uscite con gli amici, invece io ed anche tutti gli altri componenti della band siamo stati molto seri. Sai, quando gli amici ti dicono “Dai, andiamo al mare”, poi io essendo di Genova è proprio lì, invece stavo ad aspettarli in auto con la chitarra, però proprio lì è nata Per un’ora d’amore. E’ una sorta di dono, io credo che ognuno di noi abbia un dono, il segreto è trovarlo. Io ho trovato la piena realizzazione con la musica, la pittura, la fotografia.
I Matia Bazar sono sempre stati identificati molto con la cantante.
E’ anche giusto, una voce come quella di Antonella non la trovi spesso. I Matia Bazar sono sempre stati, non dico capitanati da Antonella, perché non abbiamo mai avuto un capitano, ma a lei mettevamo in bocca quello che serviva per valorizzare la sua voce ed esprimere noi stessi. Avevamo una grande alchimia, anche astrologica, c’era un Vergine, un Pesce che sono io, un Acquario, un Leone, ed uno Scorpione che è Antonella. Anche caratterialmente eravamo ben coesi, nessuna prima donna, nessuno voleva primeggiare, io mi ero scelto di scrivere canzoni, Aldo si occupava dei testi e della parte manageriale, ognuno metteva la sua parte.
Poi un giorno hai deciso di uscire dalla band.
Sì, erano venute meno le condizioni di quello che io intendo come ‘famiglia’, in quel momento qualcosa si era incrinato. Io suggerii di stare fermi un anno e poi ritrovarci per vedere come eravamo messi, invece il manager, per avidità, che è quello che poi rovina sempre l’uomo, volle continuare a mandarci in tour. Io ero contrario, ma mi ritrovai in minoranza e quindi decisi di uscirne.
Rileggendo la vostra biografia ho riscoperto alcuni aspetti che non sapevo, come vostre canzoni siano finite anche in collaborazioni con personaggi come Irene Cara, Pet Shop Boys, Miguel Bosé, addirittura anche ai metallari dei Queensrÿche.
Io non sapevo neanche esistessero, scrissi una canzone che si chiama Odissea che puoi trovare su Youtube, cantata da due tenori, poi un giorno una giornalista mi scrisse “Ma sai che c’è una band americana famosissima che ha cantato una tua canzone”. Poi ti dico che sul disco c’è anche un errore, hanno scritto che io sono l’interprete ed invece sono l’autore, sulla copertina del disco c’è scritto interpretata da Carlo Marrale (risate). Questa giornalista aggiunse “Ma guarda che è un onore, è una band famosissima!”. Le risposi che ero felicissimo, e ne sarei stato onorato anche se fosse stata una band di ragazzini. Mi piacque poi particolarmente la risposta data da Geoff Tate alla domanda “Perché avete cantato Odissea?”, rispose “Perché è un’opera in quattro minuti!”, sintetico ed efficace. Poi loro l’hanno cantata che sembravano due ubriaconi per via della pronuncia in inglese, ma l’idea è stata molto bella e mi ha fatto veramente felice.
Come dicevamo prima, sei chitarrista, autore, pittore, fotografo, in quale ordine di importanza metti tutte queste attività?
Dipende, ci sono momenti che non mi sento molto musicale, allora dipingo, faccio foto; poi mi torna la vibrazione musicale ed allora magari suono la chitarra tutto il giorno, non per diventare il chitarrista più veloce del mondo, ma per scrivere belle melodie.
Come ti sei incontrato con il Quartetto Z?
Come in tante occasioni per caso, io non li conoscevo, loro sapevano qualcosa di me. Poi Vittorio Corbisiero mi propose questo incontro, è avvenuto e ci siamo trovato subito sulla stessa lunghezza d’onda, quindi eccoci qua. E’ una parentesi delle nostre vite che contiamo sia lunga e fruttuosa, speriamo di portare queste 50 Sfumature di Jazz in giro ancora per molto.
Progetti futuri? Un album assieme al Quartetto Z?
Album no, forse un mi album magari con la collaborazione di qualcuno di loro, per il resto conto di andare a suonare con il Quartetto Z in tour da settembre. Poi ho una proposta per una esposizione fotografica a Genova in una galleria molto importante, ne stiamo parlando, vediamo con tutti gli impegni se si riesce.
Maurizio Donini
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.