BORGHETTI BUGARON BAND – Intervista alla folk/rock band di Fano

Con il nuovo singolo “El Bar Gnesi” la band marchigiana celebra i 35 anni di carriera. Tanti riconoscimenti e tanta passione e ho avuto il piacere di farmi raccontare questi lunghi anni in quest’intervista, la parola quindi alla Borghetti Bugaron Band.

Ciao e benvenuti su Tuttorock. 35 anni di storia, provate a riassumerli. Soddisfazioni, insoddisfazioni e quanto altro vi va di dire.
Riassumere trentacinque anni di storia in poche righe è difficile.. ma ci proviamo: i cinque fondatori hanno cominciato a suonare da ragazzini e anche adesso che abbiamo passato i cinquanta, siamo ancora insieme! Questa è forse la cosa più incredibile, insomma è una vita intera sempre insieme! Soddisfazioni ne abbiamo avute tante, dall’aver scritto la canzone del Carnevale di Fano del 2004, (che dopo vent’anni è ancora lì! La cantano tutti, è ormai entrata nella memoria musicale dei fanesi), al concerto-evento per festeggiare i trent’anni di carriera, con la proiezione del docufilm sulla nostra storia firmato da Nicola Nicoletti (film-maker che collabora con le maggiori reti nazionali – Voyager, Freedom, Sfide, Olimpiadi di Rio…). Alla Rocca Malatestiana di Fano erano presenti più di mille persone, ci siamo commossi! Insoddisfazioni? No, a pensarci bene, nessuna, abbiamo sempre fatto tutto quello che ci piaceva a modo nostro, infatti ci siamo sempre autoprodotti, e con lo scopo di esprimere quello che sentiamo e pensiamo, ma divertendoci… e non prendendosi mai troppo sul serio!

È da poco uscito il vostro nuovo singolo “El Bar Gnesi”. Quale è il suo significato specialmente nel testo?
Hanno detto che è un brano “metafisico”…. in parte è vero! Nicola Gaggi (cantante/autore della band) è un appassionato di filosofia ed ha immaginato questo luogo dell’anima che sfugge alle categorie di spazio, tempo, principio di casualità attraverso i quali noi tutti conosciamo il mondo. Il Bar Gnesi è dappertutto e in nessun luogo, si materializza quando stiamo insieme. L’ennesimo modo per parlare di uno dei temi a noi più caro, l’amicizia.

Perché in dialetto fanese?
Perché fondamentalmente è la nostra lingua. Noi della Borghetti Bugaron Band parliamo e scriviamo canzoni anche in italiano da sempre, ma il “portolotto” (il dialetto del porto di Fano) è la nostra lingua naturale, tra di noi parliamo così… “…sin acsì, discurin acsì!” (siamo così, parliamo così). Il Bar Gnesi, come quasi tutte le nostre canzoni, era un pezzo che potevamo cantare solo in dialetto!

È prodotto da una new entry nella band, Niccolò Serafini, come è nata questa collaborazione?
Niccolò è il figlio di Lele (uno dei chitarristi fondatori della band). È nato artisticamente con noi, con le nostre canzoni… è stato un processo naturale! Vedere che oggi è diventato un bravissimo musicista, capace anche di arrangiare, produrre, registrare…. insomma è decisamente migliore di noi, ma lo è anche grazie a noi.. e questa è una cosa che ci emoziona e commuove al tempo stesso.

Nel vostro sound c’è il rock, il pop, il blues, il folk, lo swing e cos’altro?
Beh sembra ci siano tutte le componenti…. da aggiungere, forse, c’è che Nicola è appassionato di musica lirica… magari ci mettiamo anche il melodramma!

Ma in parole povere, quale è il genere musicale della Borghetti Bugaron Band?
Non lo sappiamo…. è difficile dire che siamo soltanto un gruppo pop o rock, non pensiamo di essere catalogabili in maniera precisa. Siamo, in fondo, malinconici, questo sì! Ad esempio Nicola usa molto le settime minori nelle sue canzoni e si lamenta quando facciamo le prove e quando arrangiamo i brani, se al posto di La minore settima, suoniamo La minore semplice. A parte gli scherzi, ad un ascolto attento la malinconia si sente anche nei brani più “tirati..

Le vostre influenze musicali?
Inevitabilmente siamo nati e cresciuti con i cantautori italiani… De André, Bennato, Dalla, Guccini, Jannacci, Gaber, Vasco…. Poi ognuno di noi ha le sue passioni e sono le più disparate: Paolo Conte, Police, U2, Peter Gabriel, Yes, Talking Heads, Queen, Sting, Blues Brothers, la progressive italiana, i Weather Report.. impossibile davvero citare tutto. Per dare un’idea Lele ha una passione per Vasco Rossi, Nicola per Giacomo Puccini…

Perché Borghetti Bugaron Band? Da dove nasce l’idea del nome?
È un nome da gruppo di diciottenni…  al tempo avevamo quell’età! Si beveva il Caffè Sport Borghetti, che da noi è un liquore molto popolare, eravamo vestiti di nero (perché alla “divisa” ci abbiam sempre tenuto) e nel primo concerto che abbiamo fatto con sole nostre canzoni in dialetto eravamo in quattro a suonare…  e allora “Bugaron” (scarafaggi, in dialetto fanese) … perché anche i Beatles ci piacciono molto!

Anche il Sindaco di Fano vi ha fatto i complimenti per il 35° anniversario, siete oramai un’istituzione?
Noi sicuramente non ci sentiamo così, quando siamo insieme regrediamo allo stadio di quindicenni, torniamo i ragazzini che giocavano nella spiaggia del Lido di Fano (e Valentina Mattioli, la nostra “dur” manager che si occupa della nostra comunicazione, cura i Social e ci fa da balia… fatica non poco a tenerci in riga!). Il nostro Sindaco Massimo Seri ha anche detto recentemente che la Borghetti Bugaron Band è “istituzione del panorama musicale di Fano”. Tanta gente ci riconosce e ci fa i complimenti quando ci incontra in giro… Forse qualcosa di buono l’abbiamo combinato davvero!

So che a fine ottobre ci sarà un vostro concerto particolare, un’anticipazione?
Vorremmo riproporre a Fano un concerto/incontro che abbiamo fatto a Pesaro lo scorso anno in una edizione più raccolta, con Carlo Pagnini, un poeta che è il simbolo del dialetto pesarese. È stata un’esperienza molto bella perché per un attimo abbiamo unito due città (Pesaro e Fano) tra cui persiste da molto tempo un campanilismo che ci sembra non esista più in realtà, specialmente tra musicisti, poeti e artisti in genere.

Tanti concerti, quanto è importante per voi esibirvi dal vivo e le vostre emozioni ogni volta che salite su un palco?
Il concerto è la nostra dimensione, per capire chi siamo davvero credo bisogna sentirci dal vivo. L’emozione è ancora tanto forte, nonostante i tanti anni trascorsi sui palchi, perché ci piace ancora molto suonare e raccontare le nostre storie e la nostra visione del mondo e della vita.

Quale sarà il futuro della band? Progetti futuri?
Cecca (bassista del gruppo e mente organizzativa) dice sempre che andremo avanti finché avremo un filo di voce e riusciremmo a tenere in braccio uno strumento, perché è l’amicizia, lo stare insieme che ci lega e quindi poi fare progetti diventa automatico. Abbiamo ancora tante canzoni nuove, vorremmo registrarle e farle uscire pian piano, con i nostri tempi e poi alla fine racchiuderle in un nuovo disco…. Sperando di non metterci troppo! E proprio in questi giorni è uscito su YouTube il videoclip del nostro nuovo singolo “El Bar Gnesi” (sempre autoprodotto e con tante scene girate al porto di Fano, per omaggiare i luoghi dove siamo nati e la loro bellezza). Inoltre, il 29 ottobre continuerà il nostro festeggiamento “a tappe” con un concerto live a Fano.. tutti gli aggiornamenti sui nostri canali social!

Chiudete l’intervista come volete. Un messaggio ai nostri lettori per entrare nel vostro mondo musicale.
Provate a venire a un nostro concerto, anche se cantiamo in dialetto spieghiamo i brani prima di eseguirli e raccontiamo gli aneddoti, i pensieri, le emozioni che ci sono dietro…. vi divertirete di sicuro! Alla fine andiamo anche a fare un bicchiere insieme!

FABIO LOFFREDO

Band:
Nicola Gaggi: Voce
Andrea Ceccarelli: Basso
Daniele Serafini: Chitarra elettrica
Asclepio Lupattelli: Chitarra elettrica
Andrea Omiccioli: Chitarra acustica
Elisa Goffi: Cori
Diego Delvecchio: Batteria
Niccolò Serafini: Chitarra elettrica
Francesco Francesco Montesi: Pianoforte

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