BANANA JOE – INTERVISTA ALLA BAND
Rock e psichedelia made in Zena
“Siamo ragazzi veri e crediamo nella pace nel mondo.” Ecco che cosa trova chi si appresta a cercare qualche informazione in più su di loro attraverso Facebook.
Si chiamano Banana Joe, vengono da Genova e sanno esattamente quello che fanno.
Il nome è tutto un programma oltre ad essere un grande omaggio al film omonimo. Un grande classico che vede Bud Spencer nei panni di un omone dal cuore d’oro ma dallo schiaffo micidiale, come – d’altronde – ogni suo film che si rispetti.
I Banana Joe sono un trio genovese composto da Guido Gnisci (voce e basso), Fulvio Masini (chitarra e cori) ed Emanuele Benenti (batteria) che dal 2016 porta in giro sonorità che oscillano tra il Post-Grunge e la musica psichedelica anni ‘60-’70.
Nell’ottobre del 2018 è uscito il loro primo album intitolato “Supervintage”, un concentrato di Rock e psichedelia spalmato su 8 brani dall’appeal alternativo.
Per l’energia rock delle loro esibizioni e l’appeal sul pubblico, in poco tempo si sono fatti conoscere in gran parte del Nord-Italia conquistando critica e pubblico grazie alla loro carica esplosiva dimostrata nei concerti. Durante l’intensa attività live che li ha coinvolti lo scorso anno, hanno condiviso palchi con importanti artisti come Sick Tamburo, Punkreas, Omar Pedrini, The Winstons, Cosmic Dead e Caparezza.
Ecco l’intervista.
Ciao ragazzi! Benvenuti su Tuttorock! Chi sono i Banana Joe? Raccontateci un po’ di voi
“Ciao! Siamo una band affamatissima che non vede l’ora di scuotere un po’ questa scena con la nostra musica che sicuramente è quantomeno qualcosa di diverso dal solito. O la ami o la odi, e va bene così. La cosa peggiore per noi è risultare indifferenti e passare in sordina, ecco. Più precisamente i Banana Joe sono Fulvio, chitarra/produzione, Lele, batteria e Guido, basso/voce.
Siamo tante cose, evitiamo la classica frase “non ci piace definirci in un genere” che è abusata, ma il succo è quello. Siamo nati nel 2016, da una grigliata sulle rive di un fiume (molto stile Banana Joe).”
Quali sono i vostri mostri sacri nella musica? E i vostri backgrounds?
“i nostri mostri sacri sono tantissimi, ma i primi che ci vengono in mente sono sicuramente Beach Boys, Jack White, i Guns, Formula 3 e tantissimi altri …ah Mastropasqua! (che non tutti conoscono). Backgrounds ancor di più: siamo cresciuti tutti ascoltando musica anni 60/70 e siamo andati avanti nel tempo principalmente soffermandoci sul Glam-Rock anni 80′, poi grunge ‘90 e ora ascoltiamo un sacco di brit-pop/rock o quell’indie rock americano che imita un po’ l’inglese. Risposta vera: Fulvio ascolta pop tamarro internazionale, Lele il rockaccio obsoleto e Guido la trap. Canzone preferita del momento: Bee-sting- the Wombats.”
Quanto è importante ritornare oggi alla dimensione live della musica?
“Secondo noi è fondamentale: siamo bestie da palco. Per fortuna notiamo che la gente sta tornando a vedere i concerti, soprattutto i giovanissimi, anche se conquistare loro con le chitarre elettriche è una vera sfida, ci proviamo. Per noi e penso per la maggior parte delle persone che fanno musica è fondamentale avere il contatto diretto con il pubblico, vederli saltare e cantare le tue canzoni è la cosa che appaga di più. Forse lo facciamo per questo.”
Lo scorso anno è uscito “Supervintage”, raccontateci qualcosa su questo album e com’è andato il tour
“Supervintage… ci sembra passata un’eternità da quando è stato registrato. Siamo affezionati ad ogni singola traccia di quest’album. Le canzoni per noi hanno tutte un’anima ben definita e l’album è stato interamente prodotto da noi con Fulvio capo mastro alla produzione. Non è stato facile, soprattutto perché, avevamo (abbiamo) pochi soldi e pochi mezzi (i mezzi perlomeno sono aumentati, ci spendiamo tutto in microfoni e compressori) per farlo, ma a lavoro finito ci siamo meravigliati di quanto, alle nostre orecchie, spaccasse.
Quell’album ha una magia per noi, forse dettata dalla condizione emotiva in cui lo abbiamo registrato, non saremmo in grado di replicare quel suono, specialmente di chitarra, oggi. Il tour è andato bene, un’esperienza super Rock’n’Roll!
Abbiamo girato un po’ tutto il Nord-Italia qualche zona del centro, purtroppo non siamo riusciti a accontentare tutti, al prossimo giro toccheremo MOLTE più città. Cerchiamo di esportare la PACCA il più possibile.”
Dopo “Supervintage” quali sono i vostri progetti futuri? Dateci qualche anticipazione…
“Durante la promozione di Supervintage ci siamo presi un mesetto di pausa dai live per registrare il secondo album; molto diverso dal primo. Ci saremmo annoiati a ripetere la stessa formula. A noi soddisfa molto, presto uscirà qualcosa.”
Cosa pensate del panorama musicale odierno?
“Secondo noi è un bel momento per la musica italiana e soprattutto mondiale. Il panorama italiano è ricco di nuove proposte, ma ci sono anche tante copie delle copie di artisti indipendenti ora al top che si possono skippare tranquillamente, perlomeno se avete Spotify premium, ecco.”
Intervista a cura di Giovanna Ghiglione
Studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l'università La Sapienza di Roma, da sempre animato dalla passione per la musica. Nel 2012 entra nel mondo dell'informazione musicale dove lavora alla nascita e all'affermazione del portale Warning Rock. Dal 2016 entra a far parte di TuttoRock del quale ne è attualmente il Direttore Editoriale, con all'attivo innumerevoli articoli tra recensioni, live-report, interviste e varie rubriche. Nel 2018, insieme al socio e amico Cristian Orlandi, crea Undone Project, rassegna di musica sperimentale che rappresenta in pieno la sua concezione artistica. Una musica libera, senza barriere né etichette, infiammata dall'amore di chi la crea e dalle emozioni di chi la ascolta.