AXEL FLÓVENT – Intervista su “AWAY FROM THIS DREAM”
In occasione dell’uscita del suo nuovo album “Away from this dream” ho intervistato AXEL FLÓVENT.
Buongiorno Axel, piacere di averti sulle pagine di Tuttorock. Ho ascoltato il tuo nuovo disco, molto bello. Vuoi iniziare raccontando come ti sei avvicinato alla musica e alla decisione di intraprendere la carriera artistica?
Buongiorno! Grazie per l’intervista, e’ un piacere. Sono cresciuto in una casa amante della musica. Mia madre ha un grandissimo rispetto e passione per tutto ciò che riguarda l’arte. Mio padre e’ un chitarrista di notte e carpentiere di giorno. Ha una fantastica collezione di chitarre e il suo amore infinito per questo strumento e’ sempre stata una costante della mia vita. Ho avuto la mia prima chitarra a 9 anni, ma non sono mai stato obbligato a suonarla o a dover diventare qualcuno. Era libertà pura, e questo mi ha dato la possibilità di sviluppare un amore genuino per questo strumento. Poi ho scoperto il cantautorato grazie a mio fratello maggiore, anche lui musicista. Ho iniziato a fare diversi lavori estivi in vari tipi di fabbriche di pesce, carne congelata e costruzioni a 13/14 anni, e già molto presto capí che avrei preferito non avere una carriera che richiedeva di fare la stessa identica mansione ogni giorno, circondato da persone che non avevano nessun amore per quello che stavano facendo. Decisi che dovevo risparmiare e cercare di migliorarmi sempre più come musicista e cantautore, anche e soprattutto perché suonare e scrivere musica, era per me un momento di sfogo durante le mie giornate. E poi, la fortuna ha girato. Ho iniziato a ricevere attenzioni dall’industria musicale e ad avere contratti quando ero ancora all’università, e mi sono ritrovato ad essere un musicista ancora prima di saperlo. Ho persino saltato la celebrazione di laurea in quanto stavo suonando ad un Festival. Diventare un musicista professionista non e’ mai stato un piano deliberato o un sogno programmato, ma una passione e valvola di sfogo che, alla fine, si e’ trasformata in carriera.
Quali sono stati i tuoi primi ascolti?
I primi album ascoltati sono stati The Beatles ‘1’, ‘A Matter of Life and Death’ degli Iron Maiden, ‘Curtain call (the hits)’ di Eminem e ‘Tarzan soundtrack’ di Phil Collins.
Siamo abituati ad un certo tipo di sound degli artisti islandesi, il vostro sound appare più moderno e veloce, orientato quasi al Brit-pop direi, siete d’accordo con questa impressione?
Mi inspiro molto al Brit-pop. Durante la mia gioventù ascoltavo molto i Blur, i Radiohead sono sempre un’incredibile fonte di inspirazione, così come i Cure e varie band Emo inglesi come Kids In Glass Houses, You Me At Six. E poi la musica degli ultimi anni Novanta e inizio 2000 come Two Door Cinema Club, The 1975, Chvrches – tutte band con le quali sono cresciuto durante il periodo universitario. Ho sempre avuto in mente di far parte di una band, prima di tutto, e avere un progetto solista a parte. La mia carriera solista, pur vertendo su sonorità più folk, e’ comunque sempre influenzata dal mio amore per il Brit-pop, Indie Rock ed Emo, generi che si sono sempre infiltrati in qualsiasi cosa che ho creato negli anni.
La prima parte del tuo disco l’ho trovata piena di velocità e ritmo con pezzi come Moonlight e Chasing the night, la seconda più lenta e riflessiva, con canzoni tipo Asymmetry, cosa ne pensi di questa impressione? E’ stato un percorso voluto?
Si, miei album preferiti hanno sempre una buona unione di diverse emozioni e dinamiche, di canzoni lente e più energetiche. Quando creo la tracklist di un album, lo penso a come se fosse un viaggio in aereo. Inizia con un crescendo veloce e pieno di energia, mantiene l’energia per un po’, rallenta e poi ha un atterraggio leggero … con qualche turbolenza nel mezzo.
A cosa ti ispiri quando componi?
Estetiche bellissime, leggere poemi, guardare film, fare dei viaggi in macchina, guardare la natura, dipingere, temi creativi e in generale, qualsiasi espressione artistica che mi aiuti a riflettere e a pensare un pochino dentro di me. La relazione con me stesso, e con gli altri. Queste sono solo un pochino delle molte cose che mi inspirano.
Parlaci di questa tua passione per la Roland Juno-60, di solito si cerca l’ultimo ritrovato della tecnica, viceversa, tu sei andato indietro.
Mi sono proiettato molto verso la nostalgia per questo album. Ho sempre voluto comprare questo synth, e quando ciò e’ accaduto, alcune canzoni si sono presentate a me naturalmente. Amo ogni aspetto legato al Roland Juno-60 e qualsiasi melodia che suono attraverso questo strumento, mi accattiva.
Programmi futuri? Un tour?
Ho delle date in Inghilterra all’inizio di luglio (Brighton, London, Gloucester) e suono ad un Festival ad Haarlem in Olanda (Haarlem Vinyl Festival), il 29 settembre. Stiamo lentamente costruendo dei piani per la fine dell’anno, ma ancora nulla e’ confermato. Ma sono stato in tour molto quest’anno, e quest’estate voglio concentrarmi a scrivere nuova musica. E di questo, ne sono davvero molto felice.
MAURIZIO DONINI
pic @ Magnus Andersen
Band:
Axel Flóvent
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** ENGLISH VERSION **
Good morning Axel, nice to have you on the pages of Tuttorock. I listened to your new album, very good. Do you want to start by telling how you approached music and the decision to pursue an artistic career?
Good morning! Happy to be here! Thank you for having me. I grew up in a music loving home. My mom has a lot of respect and love for all things art and my dad is a guitarist by night and carpenter by day. He has a great guitar collection and has had loads of love for the instrument all my life. I got my first guitar at 9 and there was never any pressure thrown my way to be anything or do anything with it, just freedom. So I developed an organic love for the instrument and got to know songwriting through my older brother who is also a musician. I started working summer jobs in all sorts of factories with fish, frozen meat and construction at 13/14 and I knew very early that I didn’t want to pursue a career where I did the same thing every day with people that had no love for what they did. So I saved up and did everything in my power to get better at creating music but mostly as an outlet to live through the broken days, and then, I got luck and I started getting deals when I was still at uni and morphed into becoming a musician before I knew it. I didn’t even attend my own uni graduation because of a festival I was playing at. So yeah, it was never a deliberate plan or organised dream. It was an outlet that turned into a career.
What were your first listens?
First albums that I listened to was The Beatles ‘1’, ‘A Matter of Life and Death’ by Iron Maiden, ‘Curtain call (the hits)’ by Eminem and the Tarzan soundtrack by Phil Collins.
We are used to a certain type of sound from Icelandic artists, your sound appears more modern and faster, oriented towards Brit-pop I would almost say, do you agree with this impression?
I get that yeah, I’m very inspired by brit-pop. Listened to a lot of Blur growing up, Radiohead was a big inspiration, big into the Cure and British emo bands too like Kids in Glass Houses, You Me At Six. And the late nineties and 10’s bands like Two Door Cinema Club, The 1975, Chvrches raised me during UNI. I always planned on being in bands and doing solo work on the side. I started my solo work more on the folk side and my love for brit pop, indie rock and emo has bled into everything I create through the years.
I found the first part of your album full of speed and rhythm with songs like Moonlight and Chasing the night, the second slower and more reflective, with songs like Asymmetry, what do you think of this impression? Was it a deliberate path?
Yeah, that makes sense, my favourite albums always consist of a good blend of emotions and different dynamics. Slow and more energetic songs and when I build a record together, I think of it like a plane ride. It starts out with a quick build right into energy keeps the energy a bit, slows down and then has a soft landing with some possible turbulence in the middle.
What inspires you when you compose?
Beautiful aesthetics, reading poems, watching movies, going on drives, looking at nature, paintings, creative themes and anything artistic that makes you think inward a bit. My relationship with my self and other people. To name a few things.
Tell us about your passion for the Roland Juno-60, usually we look for the latest technological innovation, viceversa, you went backwards.
Yeah, I went big into nostalgia with this record. I’ve been meaning to buy this synth forever and the moment I did a bunch of songs showed up. I just love everything about it and every melody I play on it sounds good to me.
Future plans? A tour?
Yes indeed, a small UK run in the beginning of July and then we are slowly working on more plans for the end of the year. Nothing confirmed yet but I’ve also been playing so much this year that I will be focusing on writing again this summer which I am excited about.
MAURIZIO DONINI
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.