AVINCOLA – Intervista al cantautore e musicista romano
Ho avuto il piacere di fare una nuova bella chiacchierata con Simone Avincola, cantautore romano che ha da poco pubblicato il suo nuovo album “Barrì” (Produzione esecutiva: Leave Music / Distribuzione: Believe).
Ciao Simone, bentornato su Tuttorock, parliamo subito del tuo nuovo album, “Barrì”, che riscontri stai avendo?
Ciao Marco! Sto avendo ottimi riscontri. Nello specifico, soprattutto per il brano “Barrì”, non me l’aspettavo, anche perché il testo è surreale, quasi indecifrabile, abbiamo sempre il pensiero che il pubblico debba ricevere qualcosa di semplice e chiaro, invece mi ha stupito che stia piacendo, evidentemente l’ascoltatore ha anche bisogno di essere portato fuori strada. Sono molto contento anche perché sono molto affezionato a quest’album, l’ho registrato a casa mia e ho suonato quasi tutti gli strumenti.
Hai praticamente risposto alla mia prossima domanda… che rapporto hai con l’ambiente domestico?
Ho un bel rapporto, prima di tutto perché sono molto pigro e sto quasi sempre in casa e, per forza di cose, mi sono accorto, riascoltando i pezzi, che l’album è pieno di oggetti. Su questa cosa, con Alessandro Gori, con il quale è nato il brano “Letti” ispirato ad un suo monologo, parliamo spesso del fatto che subiamo più il fascino degli oggetti che degli esseri umani, noi facciamo la nostra vita, lasciamo tracce sì, ma gli oggetti restano nel tempo. Cerco sempre di trovare una profondità nelle cose piccole, magari anche inventandola a volte.
Apprezzo tutto l’album dall’inizio alla fine, tu, riascoltandoti, hai trovato un brano in particolare che ti ha fatto dire: “questo mi è venuto davvero bene”?
È difficile, cambia a seconda del tempo, a livello tecnico la canzone dove sono riuscito meglio a descrivere le cose è “Tapparelle”, quella che chiude l’album. In essa c’è l’idea di comparare gli oggetti con degli stati d’animo, poi trovi l’assolo del synth, che non ho fatto io ma Edoardo Petretti, il tastierista della mia band.
Come te ascolto gli album dall’inizio alla fine, purtroppo oggi la gente skippa, e mi piaceva l’idea di aprire l’album con un pezzo surreale scritto da Panella e chiudere con una musica che potesse richiamare la fine e anche il nuovo inizio dell’album. Poi, una canzone che ascolto e mi piace parecchio, e non so dirti il perché, è “Ghiaccioli e bollicine”.
A proposito, parlami un po’ della collaborazione con il grande Pasquale Panella, quando e com’è nata?
C’era Morgan che stava scrivendo un libro di poesie, “Parole d’aMorgan”, e chiese a Panella di fare la prefazione. Lui, invece, decise di rispondere ad ogni poesia di Morgan con altrettante sue, quindi si ritrovò con 60 poesie inedite. Morgan poi ha contattato me ed altri artisti per un progetto ancora in costruzione chiedendoci se ci andasse di trasformare quelle poesie in canzoni. Io scelsi “Barrì” e a Panella piacque molto. Considero questa cosa una tra le più belle che mi siano accadute, non solo nella musica, ma nella vita in generale.
Troviamo poi altri ospiti, Folcast, Serepocaiontas e Alessandro Gori, puoi dirmi qualcosa anche a proposito di loro?
Folcast l’ho conosciuto a Sanremo nel 2021 e ci sembrò di essere amici da sempre. C’è sempre stata questa idea, stavo scrivendo l’album e c’era quest’inizio un po’ funky che secondo me poteva essere perfetto per mischiare i nostri mondi musicali, che sono differenti. È un brano abbastanza onirico e mi sembrava bello raccontare i nostri punti di vista stando però nella stessa bolla. Pensa che l’abbiamo scritto su WhatsApp. È uscito anche il video proprio oggi, con la regia di Amir Ra, che ha creato un videogioco dove passiamo di livello in livello.
Serepocaiontas l’ho conosciuta tramite Instagram, lei aveva fatto una storia citandomi tra i suoi cantautori emergenti preferiti. Io le risposi scherzando: “emergente io? Ma come ti permetti?” (ride – ndr). Lei, che vede il mondo come una cosa bellissima, all’opposto di Alessandro Gori, ci rimase purtroppo molto male. Da lì abbiamo stretto amicizia, avevo questo pezzo scritto subito dopo Sanremo, “Lattine”, che è un po’ al confine della banalità, e ho pensato che potesse essere ideale per essere interpretato con la sua dolcezza.
Gori, quand’ho fatto Sanremo, si inventava delle storie sugli artisti, tipo che io fossi l’amante di California dei ComaCose, lo contattai per fargli i complimenti, diventammo amici poi ho scoperto casualmente questo suo monologo struggente che si chiama “Letti” e ho deciso di trasformarlo in una canzone. È stato un processo molto sperimentale, come tutto il disco,
La copertina da chi è stata realizzata?
La copertina è di Federica Berti, cercando qualche artista specializzata in collage su Instagram mi sono imbattuto in lei. L’idea mia era creare un mondo surreale che avesse elementi che racconto nelle canzoni.
Lo scorso primo maggio sei salito sul palco del concertone di Roma e hai dato spazio ad una categoria lavorativa poco tutelata dalle leggi, con la tua “Un rider”, parlami un po’ di quell’esperienza.
È stato bello e faticoso, loro mi hanno chiamato per proporre questa cosa, sapevano del mio passato da rider e della mia canzone che era presente nel disco precedente. Ho cercato di raccontare la mia esperienza cercando di non cadere nella retorica, avevo un po’ di timore perché al primo maggio è più facile cantare che parlare, la gente è lì per la musica. Spero, nel mio piccolo, di aver dato un po’ di luce a questa categoria che resta troppo spesso nell’oscurità.
Fai parte di quella schiera di cantautori che raccontano storie che tutti possiamo cucirci addosso, Morgan, un grande della musica, ti ha definito “Uno dei cantautori più interessanti di oggi”, la domanda nasce d’obbligo, a quando una vostra collaborazione?
Chi lo sa, spero presto, mi piacerebbe molto ed è probabile che prima o poi accada. Mi piacerebbe molto perché, come dimostro in questo album, adoro contaminare ed essere contaminato da altri mondi, lui è un conoscitore della musica a 360 gradi, è un’enciclopedia, con lui potrei fare qualsiasi tipo di pezzo, chissà.
Visto che inizia l’estate, hai qualche data live in programma?
Sì, sarò a Bologna il 29 giugno, poi a Roma il primo luglio e in seguito, per adesso, andremo a toccare centro e sud dell’Italia, sperando che possa uscire qualcosa anche al Nord. Vi invito a controllare sulle mie pagine social il calendario in aggiornamento.
Con che formazione ti presenterai?
Per la maggior parte delle date sarò con la band, a parte le prime due, e questa è una cosa bella perché riusciremo a riprodurre le sonorità che sono nell’album. Non è una vera e propria band ma un trio, con qualche sequenza, ci sarò io alla voce e alla chitarra insieme a tastierista e batterista.
Grazie mille per il tuo tempo!
Grazie a te Marco per la tua attenzione sincera nei miei confronti
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.