ARDECORE – Intervista a Giampaolo Felici
In occasione dell’uscita dell’album “996 – LE CANZONI DI G.G. BELLI – Vol. 1” (La Tempesta Dischi / Believe Italia), ho avuto il piacere di intervistare Giampaolo Felici, voce degli Ardecore, band romana con quattro album all’attivo e una Targa Tenco come miglior Opera Prima nel 2007 con “Chimera”.
Gli Ardecore hanno l’incontrastato ruolo seminale di un approccio innovativo e originale a quella che è stata la rivalutazione della musica popolare romanesca, depositaria di storie dal profondo respiro storico e sociale, con una vena scura e una narrativa amara.
Il nuovo album è il primo tassello di quello che sarà un intero progetto dedicato al grande poeta Giuseppe Gioachino Belli, tra gli autori più rappresentativi della letteratura romana, che ha realizzato un’opera enorme composta di oltre 2000 sonetti che hanno dato voce, dignità e “lingua” al popolo di Roma.
Ciao Giampaolo, benvenuto su Tuttorock, com’è stato accolto questo “996 – LE CANZONI DI G.G. BELLI – Vol. 1”?
Ciao Marco, grazie! Finora è stato accolto bene, anzi, va tutto oltre le nostre aspettative. Siamo stati tra i primi ad andare verso un certo tipo di direzione, era da un po’ che non uscivamo, sette anni, l’altro album era più che altro un souvenir riguardante Roma. Questa volta il tentativo, pensiamo riuscito, è stato di andare verso una composizione originale prendendo i sonetti di Gioachino Belli che, per Roma, è il basamento della lingua romanesca. Tutta la sua opera è stata composta nell’ultimo momento possibile di una Roma che non ci sarebbe stata più, dalla seconda metà dell’Ottocento entrarono i Savoia e si completò l’Unità d’Italia. Quando entrarono i bersaglieri e il Papa si rinchiuse dentro al Vaticano per 60 anni, Roma era abitata da 250 mila persone, quella era l’ultima dimensione sopportabile di una città che ora è sovraffollata, non sappiamo nemmeno quanti siamo, e tutto ciò porta a cose negative, tipo la disaffezione degli stessi romani, c’è stata purtrippo una crescita spropositata in un arco di tempo abbastanza breve.
So che, oltre alla musica, il progetto prevede anche l’uscita di un libro, quando?
In realtà, quando il componimento sarà concluso, ovvero quando uscirà il secondo volume, ci sarà un libro che unirà entrambi i volumi su un supporto fisico, infatti, per ora, il primo capitolo discografico si trova solo sulle piattaforme digitali. Dentro a questo libro ci saranno i QR code che daranno la possibilità di ascoltare l’intero lavoro poi, magari, in un secondo momento faremo anche il vinile. Alla fine ci saranno 28 canzoni su 30 sonetti, ci sarà la prefazione di Marcello Teudonio che è il luminare della cultura belliana, tutte le antologie degli ultimi 30 anni sono state introdotte da lui. Gli ho chiesto personalmente di star dentro al nostro progetto ed è stato molto contento di acconsentire, per noi è stato un onore e ci siamo sentiti alleggeriti nell’andare avanti nella stesura di tutto il lavoro. Ogni canzone avrà una propria illustrazione e alla fine il tutto non sarebbe entrato dentro a un booking, il libro di 200 pagine è il contenitore naturale, non dimenticando che c’è anche l’ascolto della musica, cerchiamo di andare incontro ad ogni esigenza. Non c’è ancora una data precisa per l’uscita ma ti anticipo che ci sarà una collaborazione tra l’etichetta La Tempesta Dischi e Squilibri, quest’ultima cura maggiormente l’aspetto letterario, usciremo comunque alla fine dell’estate.
Testi risalenti al 1800 ma che risultano attualissimi, per questo e per il rispetto dell’autore hai deciso di mantenerli nella loro versione originale?
Sicuramente il rispetto per l’autore sta alla base del progetto, nel momento che ci siamo trovati di fronte all’idea, è stato come trovarci di fronte ad uno specchio, ci siamo resi conto che non avrebbe avuto senso usare dei testi per adattare un sonetto alla metrica tipica di una canzone che ha bisogno di ritornelli, non era una cosa sensata e abbiamo preferito strutturare la musica sui sonetti. Si è creata una struttura musicale diversa da quella classica, può essere un discorso più progressivo, abbiamo preferito quindi rispettare la scrittura originale e ciò ci ha permesso di uscire dalle cose canoniche, è stato piacevole. L’aspetto dialettale per noi viene quasi naturale, veniamo da un background di musica internazionale e il lavoro sulla parte musicale è quasi più importante di quello legato al testo. Molto spesso siamo stati fotografati quasi esclusivamente come autori della musica tradizionale romana, ma la parte dei testi rappresenta non più del 50% dei nostri lavori.
Avete mai pensato di portare la cultura romanesca all’estero?
È una domanda che ci viene posta fin dagli inizi della fondazione degli Ardecore, non che non sarebbe interessante ma comporterebbe un aspetto legato agli istituti di cultura italiani all’estero, devi seguire quel tipo di filone piuttosto che andare in giro per l’Europa a suonare in Scozia o in Finlandia come facevamo da ragazzi. Qualche proposta ci è arrivata ma non le consideriamo una priorità, è un lavoro delicato, sarebbe comunque interessante perché si potrebbe legare al discorso di questa Roma che non c’è più.
In due brani è presente anche Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, com’è nata questa collaborazione?
Ci conoscevamo da tempo e lui mi ha sempre detto che era affezionato alle canzoni degli Ardecore, così come a me è sempre piaciuta la produzione dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Alla fine è stato un piacere, inoltre Davide è il fondatore di La Tempesta Dischi, poi è stato importante anche l’apporto di Adriano Viterbini (I Hate My Village, Bud Spencer Blues Explosion), anche lui coinvolto all’interno dell’etichetta. Abbiamo fatto due più due e abbiamo portato avanti il discorso, la cosa che ha fatto da collante è stata la particolarità del testo di “Er cimiterio de la morte”, brano per il quale abbiamo anche girato un video, alla fine è stato più divertente che faticoso. Quel brano sembra un prequel ottocentesco dei Tre Allegri Ragazzi Morti e Davide, inoltre, è molto legato a Roma per vari motivi.
Ho visto che avete già qualche data in programma, ne sono previste altre?
Inizieremo il 17 giugno da Terni, ironia della sorte molti dei sonetti di Belli furono scritti proprio in quella città. Poi andremo il giorno dopo a Padova e il 22 luglio suoneremo al Castello Sforzesco di Milano. Il 3 agosto saremo a Roma insieme ai Karate di Geoff Farina, uno dei membri fondatori degli Ardecore. Questa è una manciata di date che abbiamo in estate, abbiamo atteso un po’ un nostro rilancio, siamo contenti di andare a suonare dopo tanti anni, poi la fase autunnale sarà quella più intensa in cui andremo in giro con il nostro libro e i nostri cd. La fase dei club, per noi a cui piace un certo tipo di musica, è molto più interessante.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Grazie a te Marco, ribadisco che per noi la musica non è mai secondaria al tema dialettale! Dopo di noi sono uscite tantissime realtà che hanno fatto diventare questa proposta un filone, cosa comunque positiva, dall’altro punto di vista non è che sia sempre stato sfruttato benissimo il lato musicale, c’è un po’ troppa faciloneria per far muovere la gente alle feste di piazza, è una cosa che non ci appartiene proprio.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.