ARCADIA – Intervista a tutta la band
Abbiamo intervistato gli Arcadia, ottima band nata nel 2016, abbiamo parlato del loro passato del loro presente e del loro futuro, dell’album uscito lo scorso anno. Di seguito il resoconto dell’intervista.
Ciao ragazzi e benvenuti su Tuttorock. Domanda d’obbligo, come nasce la band, perché e perché il nome Arcadia?
Simone Martinelli: Ciao e grazie mille per l’opportunità! La band nasce nel 2016 con il nome di Sunset Strip; all’epoca eravamo un trio in cui suonavamo principalmente cover dei Guns’N Roses. Dopo vari cambi di formazione abbiamo trovato una nostra stabilità fino a diventare 6 membri e nel 2018 sono iniziate le registrazioni del primo album. Il nome ArcadiA è un riferimento alla nave di Capitan Harlock.
Musicalmente c’è molta melodia nel vostro sound, progressive metal, anche una certa tecnica strumentale. Queensryche, Elegy, Fates Warning, anche Dream Theater nel vostro sound. Siete d’accordo? Come definite il vostro sound?
Simone Martinelli: Il nostro sound predilige assolutamente la dimensione melodica e ci piace lavorare nell’ottica di creare linee e riffs che rimangano impressi dopo pochi ascolti. Nei nostri brani si può trovare un mix di sonorità e generi molto diversi, dall’hard rock al power metal, fino al progressive che giustamente hai citato. Cerchiamo di avere un sound comunque moderno anche se con marcati riferimenti agli anni 80.
Per quanto riguarda i testi, di cosa trattano
Gianluca Codoipro: Le tematiche affrontate nei testi sono piuttosto varie, si passa da argomenti pesanti come la morte e la depressione ad altri più leggeri tendenti al fantasy. In alcuni brani ci sono riferimenti letterari e cinematografici da grandi autori come Stephen King, Salinger e Kurosawa.
Siete soddisfatti del risultato ottenuto con il vostro primo album “Hands Of Time” uscito lo scorso anno?
Simone Martinelli: “Hands Of Time” è un disco che ci piace molto e per noi pubblicarlo ha rappresentato una grande soddisfazione. Anche i riscontri che abbiamo ricevuto da chi ha ascoltato il disco e dagli esperti del settore sono stati positivi. D’altro canto non possiamo dire di essere pienamente soddisfatti della risposta del pubblico perché non abbiamo avuto la possibilità di promuoverlo adeguatamente, soprattutto ora a causa dell’emergenza sanitaria che ha portato alla cancellazione di diverse date e allo spostamento in avanti dei nostri piani.
In futuro il vostro sound cambierà?
Simone Martinelli:Chi può dirlo?! Potrebbe anche essere! Sicuramente “Hands Of Time” rispecchia il nostro essere al 100% sia per quanto riguarda la nostra personalità che i nostri gusti musicali. Ciò non toglie che il nostro sound potrebbe liberamente cambiare in futuro perché non ci piace essere costretti a seguire imposizioni di alcun tipo!
State già pensando al nuovo album?
Simone Martinelli: Già qualcosa bolle in pentola e non dovrebbe essere molto lontano il giorno in cui ci si ritroverà insieme in studio!
Potete anticiparmi qualcosa?
Simone Martinelli: Per il momento preferiamo dare più spazio alla promozione di “Hands Of Time” perché è un disco importante per noi e abbiamo lavorato molto negli ultimi anni per realizzarlo al meglio delle nostre possibilità.
Quanto è difficile per una giovane band come voi uscire in un panorama musicale come quello italiano che a quanto pare esige un passaggio attraverso i talent?
Simone Martinelli: Su questo discorso si potrebbe aprire un dibattito infinito. Alla musica in Italia non viene attribuito il giusto valore. Come è noto i gusti musicali delle generazioni variano in base alle trasmissioni radiofoniche e televisive, ma il genere che proponiamo non trova mai spazio in questi ambiti. I talent li consideriamo come una forma di intrattenimento fine a se stessa che non rispetta le idee musicali degli artisti in gara seguendo soltanto le leggi del mercato e della televisione con il fine unico di aumentare il numero di ascolti.
Cosa pensate di questo ritorno al vintage, al vinile in un mondo tecnologico che torna indietro invece di andare avanti?
Francesco Batoli Benevelli: La tecnologia e lo streaming sono comodi perché ci permettono di ascoltare tutto quello che vogliamo, dove e quando vogliamo. Ciò che però è andato perso con l’avvento di queste piattaforme, al di là della qualità sonora, è un valore che è proprio del supporto fisico, impossibile da ritrovare nello streaming dove abbiamo a disposizione tutto, subito e gratis (o quasi). Ed è proprio per questo che speriamo che questo “ritorno” non sia solo una moda.
Stiamo vivendo un periodo surreale, voi come lo avete vissuto personalmente e musicalmente?
Simone Martinelli: Visto il lungo periodo di stop ne abbiamo approfittato tutti per continuare ad allenarci sugli strumenti. A livello personale alcuni hanno continuato a lavorare e altri si sono concentrati sullo studio. Come tanti altri, anche noi abbiamo fatto diverse collaborazioni online facendo dei video di cover con altri musicisti. Ovviamente ci manca molto suonare insieme e speriamo che presto si possa tornare alla normalità!
La musica può fare qualcosa?
Simone Martinelli: Assolutamente, la musica fa sempre qualcosa e questi mesi di quarantena ne sono stati la dimostrazione. È però surreale vedere come le persone nei momenti di difficoltà si uniscano attraverso la musica mentre i musicisti siano lasciati indietro da un sistema che difficilmente li riconosce come entità reali. Confidiamo che in qualche modo questa esperienza riesca ad attribuire maggior peso al valore della musica, dell’arte e degli artisti in generale.
Vi manca suonare dal vivo?
Alberto Fontanella: Assolutamente sì! Non vediamo l’ora di lasciarci alle spalle questa emergenza sanitaria e di tornare a suonare davanti a un pubblico!
Le vostre influenze musicali?
Ivan Lazzarini: Le influenze musicali all’interno della band sono molto varie. Si passa dal rock più classico all’heavy metal passando per il progressive, il blues e addirittura il jazz. Questo ci aiuta molto in fase compositiva perché dall’unione delle diverse influenze nasce sempre qualcosa di interessante e innovativo che richiama i generi che hanno segnato maggiormente la nostra crescita musicale.
Avete diviso il palco con grandi nomi come Kee Marcello, Vinnie Moore, Blaze Bayley, Secret Sphere, qualche aneddot0?
Lorenzo Bocchi: Negli anni abbiamo avuto la fortuna di condividere il palco con diversi artisti importanti, persone estremamente positive che continuano a vivere la musica con la stessa passione nonostante i loro indiscussi successi. Questa cosa ci ha trasmesso molte emozioni positive che speriamo di riuscire a comunicare attraverso la nostra musica!
Il vostro sogno nel cassetto? Con chi vorreste suonare?
Lorenzo Bocchi: Non abbiamo mai voluto suonare con qualcuno in particolare, tutte le occasioni che sono capitate in passato ci sono state proposte e noi, ovviamente, abbiamo accettato più che volentieri. Detto questo il nostro desiderio è far arrivare la nostra musica a più persone possibili, ci piacerebbe molto riuscire a portare live “Hands of Time” anche all’estero, soprattutto nei paesi in cui questo genere va per la maggiore.
Avete spazio per finire l’intervista, un messaggio per entrare nel vostro mondo musicale, o qualsiasi altra cosa vi passi per la mente.
Lorenzo Bocchi: Ci teniamo molto a ringraziare tutti coloro che hanno dedicato parte del loro tempo per leggere questa intervista e ringraziamo Tuttorock per la splendida opportunità! Ovviamente invitiamo tutti ad ascoltare e acquistare il nostro disco, a seguirci sui vari social e a venire a sostenerci dal vivo non appena sarà possibile farlo!
FABIO LOFFREDO
Band:
Gianluca Codroipo:Voce
Francesco Bartoli Benevell: Chitarra
Simone Martinelli: Chitarra
Lorenzo Bocchi: Tastiere
Alberto Fontanella: Basso
Ivan Lazzaroni: Batteria
Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!