ANNALISA MINETTI – Intervista alla cantautrice e atleta

In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Diversamente pazzesca” (scritto da Laura Polverini e Marcello Balena con Chiara Peduzzi, prodotto da Roberto Panfili, edizioni Zero4leo Music srl, pubblicato su etichetta Studio 63 con distribuzione Pirames International), ho avuto il piacere di intervistare Annalisa Minetti, cantautrice, atleta paralimpica e modella italiana che parallelamente svolge anche attività come scrittrice, conduttrice televisiva, autrice televisiva, attrice e doppiatrice.

Ciao Annalisa e benvenuta su Tuttorock, che riscontri stai avendo dal tuo nuovo singolo “Diversamente Pazzesca”?

Diciamo che le reazioni rispetto a “Diversamente pazzesca” sono sorprendentemente positive. Tutti dicono che è il mio modo di cantare questo brano, sia la tematica che il contenuto sono credibili proprio perché lo canto io. Alcuni mi hanno detto: “Finalmente hai deciso di parlarne tu, attraverso la tua musica, in maniera molto esplicita, senza girarci intorno.” Sono veramente contenta. Inoltre, mi piace che ci siano complimenti sia per il video che per il mio modo di cantare.

Canti di inclusione, “Sono Annalisa quella che dicono è diversa” è una frase di questo brano, tu dove hai trovato e dove ancora trovi la forza e il coraggio di affrontare pregiudizi e barriere purtroppo ancora troppo presenti nel mondo in cui viviamo?

I pregiudizi e le barriere sono ancora molto presenti, e l’inclusione è ancora una parola forse troppo riposta nel dizionario, ma non è ancora una pratica quotidiana nel nostro vissuto, nel nostro stile di vita. Non è un concetto del tutto interiorizzato dalla società, ma qualcosa su cui bisogna ancora riflettere. La gente spesso ci prova, ma sbaglia, e già questo è un primo passo. Ciò che mi dà il coraggio di affrontare tutto questo è la consapevolezza che ce n’è ancora bisogno. La prossima volta che dirò “Ciao, sono Annalisa, quella che gli altri dicono diversa,” sarà un modo orgoglioso per affermare che la diversità è una ricchezza, non un limite. Dovremmo tutti sperare di essere estremamente diversi gli uni dagli altri.

Di chi è stata l’idea del video e da chi è stato girato?

L’idea del video è stata chiaramente scelta e prodotta dal mio staff, con il quale mi confronto quotidianamente. Abbiamo deciso di rivisitare alcune delle mie tappe artistiche e sportive, citando anche alcune imprese dei miei colleghi paralimpici per dare la possibilità alle persone di sentirsi motivate lungo il percorso di altri, come se volessimo essere un’ispirazione. Ricordo la regia di Giacomo Ligi e il montaggio di Eugenio Bollani.

Vittoria al Festival di Sanremo 1998, medaglia di bronzo nei 1500 metri alle Paralimpiadi di Londra nel 2012, medaglia d’oro ai campionati del mondo di atletica leggera paralimpica negli 800 metri nel 2013, nomina di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, medaglia d’oro alla Maratona di Roma nel 2017, quale di questi è stato il momento più emozionante per te?

Tutti gli obiettivi raggiunti nello sport, soprattutto quelli che culminano nella soddisfazione di salire su un podio, sono stati momenti emozionanti e importanti. Si può immaginare che salire su un podio olimpico sia il massimo traguardo per uno sportivo, e lo è senza dubbio. Ma ciò che definisce un atleta per eccellenza è il fatto che ottenere una medaglia olimpica vuol dire entrare nella storia dello sport. Ogni altro obiettivo è paragonabile a un record, e tutti i record sono raggiungibili, ma le medaglie olimpiche e mondiali sono quelle che ti permettono di lasciare un segno nella storia dello sport.

Grandi risultati nella musica e, in seguito, nello sport, quando e come ti sei avvicinata a quei due mondi?

La musica è stata un mondo che ho amato prima attraverso la danza. Poi ho pensato che quel ritmo, che seguivo con i miei passi di danza, potesse diventare quello che avrei seguito con la melodia delle mie corde vocali. A 16 anni ho capito che mi piaceva tantissimo cantare e ho fatto molta gavetta, esibendomi in vari locali insieme a un gruppo di ragazzi coetanei e alcuni più grandi di me. Con loro giravo per i locali milanesi, e da lì è arrivata la possibilità di esibirmi davanti a talent scout, partecipare a concorsi e avere opportunità, fino a raggiungere Sanremo. Nello sport è stata la volontà di riabilitarmi che mi ha dato la forza di riscoprirmi come una donna forte, coraggiosa, capace di affrontare qualsiasi ostacolo senza paura, e amare la fatica come strumento per raggiungere grandi obiettivi. Lo sport mi ha insegnato molto, mi ha riabilitata e resa la donna che sono oggi. La musica invece allieta la mia anima; se il mio corpo e la mia mente si nutrono di sport, la mia anima rimane autenticamente legata alla musica.

Al Festival poi sei tornata nel 2005 e nel 2008 con Toto Cutugno, qual è il tuo personale ricordo di quel grande artista purtroppo scomparso?

Toto per me sarà sempre uno degli artisti più autentici. Aveva il coraggio di dire ciò che pensava, senza temere nulla e nessuno. Non era parte di un sistema, anzi, era spesso fuori dal coro. La sua musica ha conquistato il mondo. Quando Toto è passato a una nuova vita, il mondo si è fermato, ma l’Italia no. L’Italia ha dedicato un piccolo brano sul palco di Sanremo. Toto non ha ricevuto dall’Italia ciò che meritava. Molte delle canzoni italiane cantate nel mondo sono state scritte da lui. Céline Dion ha cantato le sue canzoni ed era molto legata a lui, così come molti altri grandi artisti mondiali che hanno duettato con lui. In qualche modo, l’Italia lo ha penalizzato.

Hai partecipato anche a Tale e Quale Show di Carlo Conti, arrivando seconda. Quanto ti sei divertita in quell’esperienza?

Tale & Quale Show è un’esperienza televisiva che mi è piaciuta più di tante altre. Mi ha dato la possibilità di misurarmi e confrontarmi con me stessa, scoprendo che anche davanti ai limiti ci sono soluzioni. C’era un grande team di competenti professionisti, ma soprattutto tanti amici, come Manuela Aureli e Filippo Bisciglia. Eravamo una grande famiglia, con un grandissimo capofamiglia: Carlo Conti, che ogni venerdì faceva gli in bocca al lupo a trucco, costumisti e a tutte le maestranze che lavoravano dietro le quinte, senza mai dimenticare nessuno. Questo mi ha insegnato molto e mi ha colpito tantissimo.

Carlo Conti che ritornerà a presentare il Festival di Sanremo, tornerai anche tu sul palco dell’Ariston?

La musica non ha lo stesso sistema meritocratico dello sport. Nello sport ti iscrivi a una gara, e se arrivi primo, hai vinto sotto gli occhi di tutti. Nella musica, sali su un palco o entri in un ufficio e proponi una canzone, sperando che venga accettata, ma poi ti confronti con il gusto soggettivo di qualcuno che può dirti “mi piace” o “non mi piace”. Non esiste una valutazione obiettiva di ciò che canti. Potresti cantare la canzone più bella, ma la più bella per me. La musica mi rende ancora molto insicura rispetto alle opportunità che ho. Sì, mi piacerebbe molto andare a Sanremo, ma davvero non so a quali reali possibilità potrei ispirarmi.

C’è un rapper che io stimo molto, Fre, con il quale hai pubblicato due bellissimi brani, “Nevica” e “Blu”, tornerai a collaborare con lui in futuro?

Fre è un ragazzo molto talentuoso con cui mi sono divertita tantissimo a fare “Nevica” e poi “Blu”. Abbiamo anche provinato un’altra canzone, “Red Carpet”, ma non so se uscirà o se lui vorrà produrla. Mi piacerebbe moltissimo collaborare di nuovo con lui a livello musicale.

Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici e sportivi?

A livello sportivo, tra i miei prossimi obiettivi c’è la maratona di Roma, il 16 marzo 2025, che è il primo grande obiettivo. Poi ci sarà un mezzo IronMan che farò a Jesolo. A livello artistico, ci sono queste nuove produzioni musicali che culmineranno in un album, e poi una nuova trasmissione televisiva chiamata “Provaci ancora,” che registreremo in studio verso ottobre.

Grazie mille per il tuo tempo, ti lascio piena libertà per chiudere questa intervista come preferisci.

Avere lo spazio per chiudere un’intervista in maniera libera mi porta a voler essere concreta e autentica. Abbiamo parlato molto di musica e di sport, e io credo che questi siano due strumenti educativi importantissimi. Dovrebbero avere un ruolo da protagonisti nelle scuole, per dare a tutti i bambini e ragazzi in età evolutiva la possibilità di conoscere i loro limiti e trovare il modo di superarli, incontrare le loro emozioni e imparare a gestirle. La musica e lo sport possono farlo. Oltre alle materie didattiche più conosciute come matematica, italiano, storia, ecc., dovremmo dare spazio a questi due grandi laboratori pedagogici per formare il carattere e la personalità dei nostri ragazzi, e far loro scoprire quanto c’è di specialmente abile, anzi, direi diversamente pazzesco, in ognuno di loro.

MARCO PRITONI

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Foto: Melissa Fusari