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ANIMS – Intervista a Francesco Di Nicola

ANIMS – Intervista a Francesco Di Nicola

In occasione dell’uscita del nuovo disco “GOD IS A WITNESS” ho intervistato FRANCESCO DI NICOLA.

Francesco di Nicola è un valido chitarrista bolognese, noto per avere negli anni dato il suo contributo alla scena heavy metal felsinea militando nei rocciosi Crying Steel e negli hard rockers Danger Zone. Radunati dei validissimi musicisti e con l’aiuto di Roberto Priori dietro la consolle in studio, il buon Francesco ha creato i suoi AnimS e dato vita ai dieci brani che compongono l’album di debutto, recensito su queste stesse pagine digitali. Con grande piacere quindi facciamo quattro chiacchiere con Francesco a proposito del suo progetto e di God s a witness

Ciao Francesco, é un piacere poterti intervistare dopo avere ascoltato l’opera prima degli AnimS ed esserne rimasto piacevolmente colpito: si tratta dunque di una vera e propria band o é un progetto a sé stante? Come ha avuto origine?
Ciao Santi, il piacere è tutto mio, ne sono lusingato e ti ringrazio tantissimo per il complimento. Il progetto è nato dalla precisa volontà di comporre e successivamente registrare dieci brani per realizzarne un album. Tutto nacque inizialmente da una mia collaborazione con Luca Bonzagni, il primo e storico cantante dei Crying Steel; dopo alcune rotazioni di musicisti si aggiunse stabilmente il bassista Elio Caia e in ultimo il batterista Diego Emiliani. Al momento dell’incisione della voce, dopo la registrazione delle basi, il cantante abbandonò il progetto e partì di conseguenza la ricerca di una voce che potesse interpretare i dieci brani, ovviamente in modo convincente e magari offrendo un deciso tocco di novità, quantomeno alle nostre orecchie. Direi che nulla di tutto ciò possa escludere il prosieguo!! 

Avevo già sentito parlare del vostro album dal buon Roberto Priori e sono contento di avere avuto l’opportunità di recensirlo: puoi raccontarci qualche aneddoto riguardo la sua genesi?
Ciò che mi viene in mente di raccontare è che, al momento dell’abbandono del progetto da parte di Bonzagni, i testi non erano stati scritti, le melodie canore non erano al 100% del loro completamento e in particolare quella di The dancers non era stata mai composta. C’erano tanti particolari da sistemare e dovevo appunto stendere i testi, un lavoro per me non scontato, dato che nella mia vita musicale ho sempre ragionato in modo esclusivamente chitarristico. Volevo descrivere qualcosa non solo di sensato ma per me profondo, parallelamente dovevo provvedere alla metrica in funzione delle melodie già composte o, viceversa, adattare queste ultime ad una metrica obbligata dal senso della frase nel testo. Quando poi credevo di avere già la soluzione in pugno, spesso tante piccole cose crollavano in fase di controllo dell’inglese da parte di mia moglie che è madrelingua. Tutto questo senza ancora sapere chi avrebbe interpretato i brani, quali sarebbero state le sue caratteristiche e quale sarebbe stata la sua estensione vocale. Se c’è una cosa che ripeto sempre a me stesso è che i mestieri non si possono improvvisare… Le basi però erano pronte e convincenti e quindi non potevo non terminare l’album, tanto più che, ogni volta che le riascoltavo, un risultato completo echeggiava in modo chiaro nella mia testa e mi piaceva molto. Alla fine, ce l’ho fatta.

Volente o nolente, ciò che spicca in questo album é la potente e versatile voce di Elle Noir – che so appartenere ad un mondo musicale teoricamente poco affine all’Hard N Heavy. Nonostante ciò ha fornito una prova vocale decisamente maiuscola: come sei arrivato a lei e quanto sei soddisfatto della sua prestazione dietro il microfono?
Un pomeriggio ero al lavoro sulle basi nello studio di Roberto Priori e gli raccontai di qualche tentativo con cantanti, potenziali interpreti. Gli ribadii per l’ennesima volta di non esitare ad informarmi qualora gli venisse in mente qualcuno a cui proporre una prova, indifferentemente uomo o donna, anche se avevo sempre solleticato l’idea di una voce femminile. Improvvisamente gli si illuminarono gli occhi e gli venne in mente di farmi ascoltare la registrazione di un brano hard rock effettuata nel proprio studio di registrazione. Il suono emesso dai diffusori era eccezionale ed ebbi modo di udire un duetto canoro strepitoso. Si trattava di un uomo ed una donna ma mi concentrai particolarmente sulla voce femminile in quanto era quella da valutare. Era coinvolgente: emergeva calda, sensuale e potente; non era affatto la classica voce rock ma la trovavo tutt’altro che decontestualizzata. Era una bomba, almeno per me. Al termine di un solo ascolto di quella bella canzone chiesi a Roberto se avessimo potuto immediatamente contattare la cantante e così facemmo. Era il periodo delle feste natalizie; malgrado in vacanza, Elle Noir rispose gentile come sempre offrendo la propria disponibilità a valutare con attenzione la proposta. Di God is a Witness sono arrivate tante belle recensioni, l’elemento di spicco è senz’altro la voce di Elle Noir e la cosa che mi pare abbia colpito di più sia la commistione tra le sue stesse caratteristiche e la base musicale: una voce moderna, suadente e prepotentemente sinuosa su un tappeto hard&heavy palesemente di vecchia scuola. Collaborare con Elle Noir è stato divertentissimo ed appagante… A prescindere dalla qualità della prestazione di cui sono enormemente soddisfatto, ho potuto constatare che comunicare con un professionista collaborativo è davvero appagante. Ogni volta che sbirciavo Elle Noir cantare dietro il vetro che separa la regia dalla sala di registrazione, la scorgevo ad occhi chiusi e con le dita centrali delle mani ripiegate per creare le corna “heavy”. Mi faceva estremamente piacere constatarlo perché Elle non si stava ovviamente esibendo per nessuno: era spontanea, coinvolta e pienamente immersa nella sonorità delle basi.

L’album si compone di dieci brani che si muovono tra luci ed ombre: vi é un collegamento tra tutte le canzoni? Di cosa parlano?
Non avevo mai scritto testi nella mia vita prima di questi dieci ed ho così approfittato per raccontare cose di me stesso: riflessioni, esperienze ed anche paure. Questo è l’unico collegamento. Il tema più ricorrente è Dio: purtroppo non sono credente e mi piacerebbe potere godere del conforto della fede più sincera. La canzone di apertura, God is a Witness, narra un viaggio verso terre lontane e senza tempo, appunto alla ricerca di Dio. Il viaggio è estremamente faticoso perché purtroppo altrettanto faticoso è il mio percorso personale. Sono però certo che, se Dio assiste a tutto, allora egli è senz’altro testimone di quanto ho raccontato nei testi. Questo è il motivo per cui ho scelto il titolo del primo brano anche come titolo dell’album: “Dio ne è testimone”. Il testo che mi è più caro è però quello di Around me. Già da bambino, a pochissimi anni di vita, mi pareva di scorgere idiozia nei comportamenti degli adulti. Li contemplavo stranito ma realizzavo di essere troppo piccolo per una corretta valutazione dei loro modi di fare. “Sono solo un bambino, ovvio che mi sto sbagliando, certi adulti non possono essere tanto imbecilli…”, ecco, questo sinceramente pensavo… Decennio dopo decennio di vita, descrivo nel testo la progressiva e drammatica scoperta dell’idiozia umana, – quella senza confini – che, per correttezza, completezza ed obiettività, non può escludere quella eventualmente mia, quella di cui qualche volta potrei non rendermi esattamente conto. Sono comunque almeno convinto di non essere un individuo caratterizzato dall’arroganza, in assoluto la sfaccettatura comportamentale che tra tutte più mi disturba.

I brani mostrano una forte componente metal con sonorità moderne ed inserti un pò più classici con qualche riferimento all’hard rock degli anni ‘70: quali sono le tue fonti di ispirazione – sia tra musicisti più navigati che tra quelli più moderni?
Io sinceramente nell’album avverto solo il decennio successivo ma leggere circa i fantastici anni 70 che musicalmente non ho praticamente mai vissuto non immagini quanto mi piaccia. Provo una sorta di dispiacere per non essere nato dieci anni prima; certo oggi avrei dieci anni in più ma è anche vero che quei dieci anni me li sarei comunque già belli e campati. Gli anni ’70 rappresentano musicalmente secondo me qualcosa di assai difficilmente ripetibile: immagino che, se riaccadrà qualcosa di analogo, avverrà chissà quando e soprattutto chissà in quale modo. Detto questo, nel 1978 possedevo già una chitarra elettrica e scimmiottavo spesso le canzoni di Love gun dei Kiss, un disco che mi aveva regalato un mio amico vicino di casa in quanto disinteressato ad ascoltarlo. Non possedevo altri dischi di quel genere e fino ad allora non avevo ancora avuto conoscenze che potessero musicalmente arricchirmi più di tanto. Nel 1979 iniziai a suonare un po’ di cose alla buona con amici; bellissimo ricordo ma, anche in quel caso, non che potessi da quell’esperienza crescere culturalmente chissà quanto. Un piccolo aneddoto di vita che ho rievocato giorni fa durante un’altra intervista radiofonica: alla fine del 1980 spesi i soldi che ricevetti per Natale in dischi. Mi recai nel principale negozio di Bologna e puntai dritto sulla scansia del genere rock. Non sapevo praticamente nulla se non di quel disco dei Kiss. Avevo soldi per tre soli vinili e così tre ne scelsi, attratto da nulla se non dalle loro stesse copertine. Una era tutta nera, mai visto prima una copertina così…; un altro disco mostrava degli angeli che fumano e giocano a carte: un bellissimo disegno dai colori pastellati che accese immediatamente la mia fantasia; la copertina di un terzo disco presentava invece il disegno di un mostricciattolo arancionastro con gli occhi rossi che nella sua bruttezza mi affascinò e mi divertì istantaneamente. Ebbene, completamente ignaro del contenuto e del valore artistico dei dischi appena scelti, tornai a casa con Back in black, Heaven and Hell ed Iron Maiden, il primo disco della band omonima. Rimasi incredibilmente strabiliato dai primi due; dovetti ascoltare più volte il terzo per metabolizzarlo ma non impiegai troppo tempo. Credo di avere risposto circa le principali influenze che ho “subìto” nella mia vita. Tante volte mi sono chiesto quale mai potrebbe essere la probabilità di effettuare un acquisto del genere da parte di un ragazzo musicalmente ignorante di quindici anni che sceglie hard rock contemporaneo a caso nel web: credo sia davvero infinitamente prossima allo zero. Sarà colpa della mia età ormai non più fresca ma dei musicisti moderni faccio estremamente fatica a percepirne il giusto equilibrio tra gusto e tecnica. Spesso avverto tecnicismi mirabolanti ma finalizzati praticamente solo a sé stessi oppure il vuoto assoluto… Ma sono certo sia solo un mio gravissimo limite e ne sono consapevole: criticare le nuove generazioni è l’errore più comune che un individuo maturo possa commettere. Tutto va avanti e tutto va avanti (quasi) sempre per il meglio!! Preferisco però continuare ad assorbire dai musicisti del passato. Nell’album si sente, diciamolo apertamente. Ma a me piace così… e poi tanto ora ci pensa Elle Noir a svecchiare gli Anims!

God is a witness è uscito unicamente in formato digitale sulle principali piattaforme streaming, una scelta che guarda quindi al futuro: come è stata presa tale decisione? Ci sarà la possibilità di una stampa – magari in edizione limitata – in CD o vinile?
Prendere la decisione è stato estremamente banale: il “disco” è autoprodotto ed il budget si è esaurito!!! Comunque ci sto pensando ed ho effettivamente tanta voglia di fare stampare l’album. Con la decisione dovrei esserci quasi…!

Quali sono le intenzioni future per questa band? Avremo la possibilità di sentire God is a witness in sede live? Stai già pensando ad un suo successore?
God is a Witness in sede live sarebbe auspicabile. Un bell’evento da condividere con altri gruppi, certo, speriamo di poterlo vivere presto. A gennaio comunque torno in sala di registrazione con Elle Noir per registrare miei vecchi appunti musicali: vedremo se possono rappresentare l’inizio per una nuova collezione di tracce da raccogliere in un secondo album.

Il tuo nome é spesso associato a due band storiche del panorama Hard Rock ed Heavy Metal di Bologna, i Crying Steel ed i Danger Zone: come giudichi l’attuale scena musicale di questa città? La trovi cambiata in meglio o in peggio?
Si, due band storiche e belle toste che meriterebbero tanta notorietà internazionale in più. Purtroppo, in questo senso siamo figli di un dio minore e noi italiani non abbiamo sufficiente credibilità, chissà perché. Bologna secondo me è la bella città di sempre: è un luogo che continua a sfornare musica, eventi e gruppi. Sostanzialmente, in termini relativi e di confronto con altre città, non credo sia migliorata o peggiorata ma rispetto al suo stesso passato però non mi pare affatto quella di un tempo. Ma vale il discorso di prima, quello delle critiche su un mondo che in realtà si sta solo evolvendo…Bisogna però considerare un elemento molto forte: io a Bologna ho vissuto musicalmente in pieno gli anni ’80. Un fermento incredibile che davvero non so descrivere… fu un decennio troppo bello e straordinario per potere dare una risposta pienamente attendibile sui cambiamenti della città nel tempo. Magari qualche musicista bolognese mio coetaneo mi sta leggendo e sono certo stia comprendendo ciò che intendo.

Alcuni brani, come ad esempio Freedom, The Dancers o Like the colours of flower li sento molto adatti come colonna sonora di una serie TV: é un pensiero che hai avuto anche tu? Il mondo delle soundtrack é di tuo interesse?
E’ verissimo e non so proprio che dire, non è affatto cosa voluta, quelle tre canzoni sono uscite così… Hanno un che di “evocativo”, se si può dire, ed il risultato porta anche me a ricevere la stessa sensazione. Tentare però di indirizzarsi volontariamente verso quella direzione non credo abbia senso: molto meglio dare spazio alla naturalezza e lasciar sì che le cose “escano” in modo spontaneo.

Siamo al momento dei saluti, desideri aggiungere qualcosa per i lettori di TuttoRock?
Ma certo che si: grazie, grazie, grazie!!! Grazie diecimila volte a te e ai lettori di TuttoRock…!!! 

SANTI LIBRA

Band:
Elle Noir – voce
Francesco Di Nicola – chitarra
Elio Caia – basso
Diego Emiliani – batteria

https://www.facebook.com/animsband