ALMAMEGRETTA – Intervista a Polcari sul nuovo album
EnneEnne e’ un album il cui “core” si è sviluppato in buona parte attraverso live sessions private che abbiamo cominciato a fare con tutta la band estesa due anni fa.
Provavamo a suonare nuovi grooves e nuove idee vocali tutti insieme e quando veniva fuori qualcosa di interessante registravamo questi spunti con la promessa di lavorarci poi su in studio. Alla fine di quel periodo (eravamo al Nut Studio di Napoli) aprimmo anche le porte di una di queste sessions al pubblico, ricordo che fu una serata molto bella, con lun grande scambio emozionale con chi venne ad ascoltare le nostre improvvisazioni.
In questo album vi ritroviamo nella line-up originaria della band. Come è stato lavorare nuovamente tutti insieme? Ritroviamo anche Adrian Sherwood a cui avete affidato nuovamente il missaggio. Cosa avete provato nel ricostituire il gruppo di Sanacore?
La line-up originale si è ricostituita già dal 2012 in occasione del ventennale degli Almamegretta . Per questo album poi, abbiamo lavorato di nuovo con Adrian Sherwood come all’epoca di “Sanacore”. Con lui era capitato di condividere il palco per alcuni concerti negli ultimi due anni. È proprio durante queste occasioni d’incontro che poi abbiamo maturato l’idea di completare l’album insieme. Con Adrian e tra di noi lo scambio di idee e la costruzione dell’album sono avvenuti sin dall’inizio all’insegna di un’enorme sintonia. Volevamo tutti fare lo stesso disco, libero, semplice, e che non dovesse fare i conti con nessun paletto di nessun genere .
Nell’album cantate un brano di Nino D’Angelo “Ciucculatina d’a ferrovia”. Come mai proprio questo brano? E a Nino è piaciuta la vostra versione?
Nino e’ sempre stato molto affettuoso nei nostri confronti ed è stato felice di questo tributo. Il brano originale e’ un classico del suo repertorio, e ci è sempre sembrato sia nelle tematiche affrontate che nello stile assolutamente in sintonia con il nostro repertorio. Inoltre musicalmente e’ stato facilissimo riarrangiarlo con i canoni del reggae-dub.
Invece nel brano “Votta à passà” in cui recitano Cristina Donadio e le allieve del liceo Elsa Morante di Scampia, c’è un incontro dentro il carcere di Nisida. Potete parlarcene?
Rino (Raiz) ha scritto questo testo all’indomani di una sua visita al carcere di Nisida. È una storia ispirata alle tante che possono intrecciarsi in un luogo come quello. Sono storie di grande dignità , di fedeltà , di enormi responsabilità caricate su giovani dovuti maturare troppo presto.
Cosa è cambiato in voi rispetto agli inizi? E Napoli per voi è sempre un punto fermo con le sue mille sfaccettature?
Rispetto ai nostri inizi sono cambiate tantissime cose , l’industria musicale ha subito scossoni epocali. Quindi è anche difficile poter fare dei paragoni. Noi cerchiamo da sempre di percorrere la nostra strada, di proseguire la nostra ricerca , e il fatto di ritrovarci con passione , dopo quasi 25 anni, a scrivere un album insieme , dimostra che quella traccia che avevamo battuto aveva una sua ragione di esistere. Napoli, come dice il poeta, e’ mille colori. Per noi è un luogo fondamentale, e’ la partenza del nostro viaggio, e’ un bagaglio enorme che ti porti dietro, in alcuni casi e’ un bagaglio pesante.
Questo album segna un vostro nuovo contributo allo sviluppo della scena reggae-dub. Come è stato scriverlo?
Scriverlo prima e produrlo poi sono stati due processi alquanto naturali. Questa volta volevamo venisse fuori la nostra anima più sincera , volevamo che venisse fuori il suono della band estesa quando si esibisce dal vivo. Quindi in tutte le fasi abbiamo cercato di non forzare mai la mano , di non “costruire” troppo l’album, di lasciare scorrere il momento creativo nella maniera più organica.
Ora siete in tour, come è stato esibirvi nuovamente insieme?
Rivedersi tutti insieme per le prove e poi per andare a suonare e’ sempre una grande gioia. Tra l’altro quest’anno ancora di più , considerando il tipo di album che abbiamo fatto, potremmo far prevalere il suono della band , al naturale, senza make-up, a parte il dub con tutti i sui effetti che nei nostri concerti e’ da sempre fondamentale.
Nella scena musicale italiana e internazionale seguite qualche gruppo in maniera particolare?
Ognuno di noi divora da sempre tantissima musica. Siamo dei gran ascoltatori. Un comune denominatore all’interno del gruppo e’ l’amore per le forme musicali provenienti dal sud del mondo , la musica nera, il blues.
Il vostro disco è formidabile!!
Grazie!
Monica Atzei
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Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.