ALEX THE ASTRONAUT – L’album di debutto “The Theory Of The Absolutely No …
In occasione dell’uscita dell’album di debutto “The Theory Of The Absolutely Nothing”, ho intervistato la cantautrice australiana Alex the Astronaut, nome d’arte di Alex Lynn che, con il suo pop leggero ma toccante, racconta gioie, dolori e lotte della vita quotidiana.
Ciao Alex, benvenuta sulle pagine di Tuttorock, innanzitutto come stai?
Sono molto felice di fare un’intervista con voi italiani. Buongiorno! (in italiano – ndr)
Come hai passato il period di lockdown?
Il mio coinquilino e io abbiamo rinnovato il nostro cortile, così ho imparato ad usare un trapano elettrico ed è stato molto bello. Ho anche preso lezioni di batteria su FaceTime, così ora posso suonare con quello strumento il brano di Shania Twain “Man! I Feel Like a Woman”.
Parliamo di questo tuo primo LP uscito il 21 agosto, “The Theory of Absolutely Nothing”, che ho ascoltato ed ho trovato molto bello, prima di tutto parlami un po’ del titolo.
È un mix tra la citazione di Einstein “Più imparo più mi rendo conto di non sapere” e l’idea di Stephen Hawking di una teoria che spiega tutto nell’universo. Volevo far capire che pensavo di poter spiegare tutto, ma in realtà, più crescevo e più cose sapevo di non sapere.
L’ultimo singolo è “Lost”, quando tu ti senti persa?
Mi sento persa quando non scrivo canzoni da un po’, scrivere è il modo con cui capisco le cose e mi trovo un po’ confusa quando non lo faccio. Penso che, anche nei casi in cui scrivo di altre persone, ci sia un elemento di me in tutto quel personaggio e ciò mi aiuta a capire cosa sto vivendo.
Passi dalla prima traccia positiva “Happy Song” al parlare di argomenti delicati come la violenza domestica in “I like To Dance”, di solito da cosa prendi ispirazione quando scrivi i testi delle tue canzoni?
A volte l’ispirazione arriva da cose che ho vissuto io stessa, da cose che ho visto nei miei amici o dall’esperienza familiare. A volte prendo in prestito idee o trame da programmi TV o film. Per “I Like To Dance” ho parlato con un giudice che ha detto che avrei dovuto scrivere di una donna intrappolata che diceva sia che il suo ragazzo era perfetto che “Vorrei solo che smettesse di picchiarmi”, mi è venuta la pelle d’oca e ho fatto ricerche sull’esperienza della violenza domestica, quindi ho scritto la canzone.
E le melodie nascono insieme ai testi o le hai già in mente prima?
Succedono un po’ entrambe le cose per me, a volte registro una canzone con testi senza senso inventati sul mio telefono e poi la completo più tardi. Di solito scrivo molti testi su un argomento di cui voglio scrivere, poi mi vengono in mente melodie e accordi che si adattano a quello stesso argomento e provo a mescolarli insieme.
Hai anche dedicato una canzone a una pianta australiana, “Banksia”, perché?
La mia amica Maddie Clarke è morta alcuni anni fa e ho scritto questa canzone come regalo per lei. La prima frase è “Mi dispiace così tanto, non sono sicura che ti sia piaciuta la Banksia, non te l’ho mai chiesto”, questo era il mio messaggio per lei, pensavo che la musica fosse il mio modo migliore per inviarlo.
L’ultima traccia è “Outro”, in cui ringrazi l’ascoltatore, una scelta particolare che dimostra quanto tu tenga ai tuoi fan, è così?
Sì, penso di essere stata molto fortunata ad avere il supporto che ho avuto negli ultimi tre anni. Volevo ringraziare le persone per aver ascoltato le cose che ho fatto e per aver diffuso il mio suono nello spazio. È stato l’ultimo momento in cui Sam, Dan e io siamo stati insieme in studio, entrambi hanno prodotto metà delle canzoni dell’album e ne hanno suonate altre tre, quindi abbiamo lavorato insieme per oltre un anno ed è stato un modo davvero divertente per finire le registrazioni insieme.
E riguardo ai tuoi video, sono tutte tue idee?
Niente affatto, ho avuto la fortuna di lavorare con tanti registi e produttori veramente fantastici, recentemente ho lavorato con Tatjana Hamilton che ha diretto i miei ultimi tre video.
Per chi non ti conosce, prima di tutto, perché hai scelto il nome Alex the Astronaut? Poi puoi raccontarmi qualcosa della tua formazione musicale e quali sono gli artisti del passato e del presente che ti piacciono di più?
Ho scelto il nome Alex the Astronaut perché stavo studiando fisica e matematica quando ho iniziato a pubblicare musica. Non ho studiato musica all’università, ho iniziato a prendere lezioni di chitarra quando avevo 10 anni e ho continuato per quattro anni. Mi piace molto Bob Dylan, amo Paul Kelly, Cat Stevens, Frank Ocean, Joni Mitchell, Gang of Youths, questi sono gli artisti che ho sempre ascoltato maggiormente.
Hai scritto una canzone, “Not Worth Hiding”, che è diventata l’inno della campagna australiana per l’uguaglianza dei matrimoni, quanto ne sei orgogliosa?
Sono davvero molto orgogliosa di essere collegata alla campagna per l’uguaglianza dei matrimoni. Suonare la canzone alla manifestazione davanti a 40.000 persone è stato surreale, se potessi dire alla me stessa sedicenne che ciò sarebbe successo, non mi crederei.
Cosa ti ha dato l’esperienza di vita negli Stati Uniti?
È stato strano perché, mentre ho imparato molto sull’America, l’esperienza mi ha dato una nuova prospettiva dell’Australia che non avevo mai visto prima. Ho visto che l’Australia ha gli stessi problemi dell’America con il razzismo, cosa che avrei dovuto capire prima. Era una cosa che mi era sempre stata insegnata come un problema americano e che l’Australia aveva risolto, mi sono però resa conto che, quando gli australiani bianchi parlano dei problemi degli americani sui rifugiati e sulla razza o si prendono gioco della cosa, dovrebbero controllare bene la storia e le questioni attuali dell’Australia e lavorarci sopra prima di fare un qualsiasi commento.
Hai un sogno musicale in particolare?
Mi piacerebbe suonare al festival di Glastonbury, penso che sarebbe un’esperienza davvero straordinaria. Mi piacerebbe anche venire a suonare in Italia, ci sono stata una volta quando ero piccola e mi è piaciuta molto, vivete in un paese molto bello.
La situazione globale è incerta a causa del Coronavirus, hai già dei concerti in programma?
Ho due festival in Australia pianificati per il prossimo anno e finora è tutto, penso che sarà un po’ un vivere alla giornata nei prossimi anni per quanto riguarda il fissare le date, il che è triste. Mi piacerebbe venire in Europa, non ho mai suonato in Italia e non vedo l’ora di farlo, cercherò di imparare un po’ di italiano così sarò pronta quando arriverò.
Grazie mille, vuoi dire qualcosa ai lettori di questa intervista e alle persone che ascolteranno il tuo album?
Voglio dirvi solamente grazie, è una cosa così folle per me il fatto che le persone ascoltino le mie canzoni dall’altra parte del mondo. Spero che vi piacciano e spero anche che possiate stare bene e al sicuro, vi mando tanto amore.
MARCO PRITONI
** ENGLISH VERSION **
On the occasion of the release of the debut album “The Theory Of The Absolutely Nothing”, I interviewed the Australian singer-songwriter Alex the Astronaut, stage name of Alex Lynn who, with her light but touching pop, tells the joys, the pains and struggles of everyday life.
Hi Alex, welcome on the pages of Tuttorock, first of all, how are you?
I’m great very happy to be doing an interview with people from Italy, Buongiorno!
How did you spend the lockdown period?
My roommate and I renovated our backyard so I learned how to use a power drill which was cool. I also did drum lessons on FaceTime so now I can play Shania Twain “Man! I Feel Like a Woman” on the drums.
Let’s talk about this your first LP, which I listened to and I find very nice, “The Theory of Absolutely Nothing”, released on August 21, first of all, tell me a little about the title.
It’s a mix between the quote by Einstein “The more I learn the more I realise I don’t know,” and Stephen Hawking’s notion he proposed of one theory that explains everything in the universe. I wanted to get the idea across that I thought I could explain everything but actually the more I grew up the more things I knew that I didn’t know.
The last single is “Lost”, when do you feel lost?
I feel lost when I haven’t written songs in a while, writing is how I understand things and a get a bit mixed up without it. I think even when I’m writing about other people there’s an element of me in all the character I write about and that helps me understand what I’m experiencing.
You go from the first positive track “Happy Song” to talk about delicate subjects such as domestic violence in “I like To Dance”, usually what do you take inspiration from when you write the lyrics of your songs?
Sometimes it’s just from things I’ve experienced myself or things that I’ve seen my friends or family experience. Sometimes I borrow ideas or storylines from TV shows or movies. For “I Like To Dance” I spoke to a judge who said I should write about a woman that he saw in caught who said that her boyfriend was perfect but that “I just wish he’d stop hitting me” and I got goosebumps and did research on the experience of domestic violence and wrote the song from that.
And the melodies come along with the lyrics or do you already have them in mind before?
It’s a bit of both for me, sometimes I record a song with made up gibberish lyrics on my phone and then fill it in later. Usually I write out lots of lyrics on a subject I want to write about, then I come up with a melody and chords that would suit that topic and try mix them together.
You also dedicated a song to an Australian plant, “Banksia”, why?
My friend, Maddie Clarke, passed away a few years ago and I wrote this song as my present to her. The first line is “I’m so sorry I’m not sure if you liked Banksia’s I never asked you” because this was my message to her, I thought that music was my best way of sending it.
The last track is “Outro” in which you thank the listener, a particular choice that shows how much you care about your fans, is that so?
Yeah I think I’ve been so lucky to have the support I’ve had over the past three years. I wanted to say thank you to the people for listening to the things I’d made and have the sound of me blasting off to space. It was the last moment Sam, Dan and I had in the studio together, they both produced half the songs on the album and played on another three and so we’d been working together for over a year and it was a really fun way to finish recording together.
And about your videos, are all your ideas?
Not at all, I’ve been lucky enough to work with so many really great directors and producers, recently I’ve been working with Tatjana Hamilton who’s directed my last three videos.
For those who don’t know you, first of all, why did you choose the name Alex the Astronaut and can you tell me something about your musical education and who are the artists of the past and present that you like most?
I chose the name Alex the Astronaut because I was studying Physics and Maths when I first started releasing music. I didn’t do any university music education, I started guitar lessons when I was 10 and kept doing them for four years. I really like Bob Dylan, I love Paul Kelly, Cat Stevens, Frank Ocean, Joni Mitchell, Gang of Youths, those are the artists I’ve always listened to a lot.
You wrote a song, “Not Worth Hiding”, which has become the anthem of Australia’s marriage equality campaign, how proud are you of this?
I’m really proud. It’s so humbling to be linked with the marriage equality campaign. Playing the song at the rally to 40,000 was something that was so surreal. If I told my 16 year old self that would happen I don’t think I’d believe it.
What did life experience in the United States give you?
It was strange because I think while I learnt a lot about America, it gave me a new perspective of Australia that I hadn’t seen before as well. I saw that Australia has the same issues with racism as America which I should have seen sooner. Growing up racism had always been taught to me as an American problem which Australia had solved. I realised that if white Australian’s make fun or talk about Americans problems about refugees and race, we have to check Australia’s history and current issues and work on them before making a comment.
Do you have a musical dream in particular?
I’d love to play Glastonbury festival I think that would be a really amazing experience. I would also like to come play in Italy at some point, I’ve been once when I was little and I loved it, you have such a beautiful country.
The global situation is uncertain because of the Coronavirus, do you already have any concerts scheduled?
I have two festivals in Australia booked for next year but that’s it so far. I think it’ll be a play it by ear kind of thing with booking things over the next few years which is sad. I would love to come to Europe, I haven’t played a show in Italy yet and I can’t wait to come. I’ll try learn some Italian so I’m ready when I do get to come over.
Thank you very much, do you want to say something to the readers of this interview and to the people who will listen to your album?
Just thank you, it’s so wild to me that people listen to my songs on the other side of the world. I hope you like them, and I hope you all are okay and stay safe, I’m sending lots of love to all of you.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.