ALEX HENRY FOSTER – Nuova intervista al cantante, musicista, scrittore e attivista c …
Ho intervistato, dopo più di un anno dalla precedente chiacchierata, il cantante e attivista canadese Alex Henry Foster che, un paio di mesi fa, ha pubblicato il suo nuovo album “Standing Under Bright Lights”.
“Standing Under Bright Lights” è un live album che comprende l’intero primo concerto di Alex al Festival International de Jazz de Montréal del 5 luglio 2019.
Ciao Alex, bentornato su Tuttorock, innanzitutto come stai? Come hai vissuto quest’anno di pandemia e restrizioni?
Grazie mille per avermi offerto il meraviglioso privilegio di condividere il mio mondo di nuovo con tutti voi. Mi sembra di essere in famiglia!
Immagino che, come per quasi tutti, sia stato emotivamente un anno fatto di molti alti e bassi, ma sono stato molto fortunato nel potermi concentrare su diverse iniziative creative dove ho potuto esprimere quei sentimenti tumultuosi, dalle esibizioni in live streaming alle edizioni speciali dei miei vinili, dai diversi progetti musicali che ho pubblicato fino al libro che sto attualmente scrivendo… Ciò mi ha davvero aiutato a mantenere un certo senso di equilibrio mentale nella mia vita. Ma la vera benedizione per me è stata la fantastica opportunità che ho avuto, ovvero entrare in contatto con tante persone a livello personale. Questo sarebbe stato quasi impossibile in un contesto “normale” e, per me, è stato davvero favoloso. Relazioni ricche e singolari hanno innegabilmente plasmato la persona che sono diventata dopo la pandemia. Ho imparato davvero tanto, dall’essere più attento agli altri all’ascoltare e accogliere gli altri nella mia vita. È facile sentire lo stesso rumore che percepisci… Quindi sono profondamente grato per la generosità di ogni singola persona che ora è coinvolta nella mia vita e ha una parte enorme nella mia esistenza.
La pandemia ha influito anche sulla tua attività di difensore dei diritti umani?
Notevolmente. Sono stato completamente inorridito e paralizzato dall’assassinio di George Floyd. Mi ci è voluto del tempo per reagire pubblicamente perché mi sentivo arrabbiato e impotente. È attraverso le conversazioni con gli amici che sono riuscito a trasformare quel mostruoso atto di odio in qualcosa di positivo e collettivizzante. Ho dato vita all’iniziativa “Silence Is Murder”, basata sulla natura trasformativa della condivisione di come ci sentiamo veramente senza la paura di essere giudicati, rifiutati o ostracizzati. Per me era essenziale celebrare la vita in quel contesto devastante, in modo da poter ricordare che non importa quanto sia difficile il momento che stiamo vivendo, possiamo sempre essere ascoltati. Parlare è la scintilla, ma sapere che qualcuno sta ascoltando non è solo confortante, è anche un vettore di speranza e di fede.
Ho anche dato vita a “Alive. Never Alone.”, progetto nato dopo che un mio caro amico ha perso la sua battaglia per mano della disperazione. Ero devastato, profondamente confuso e mi sentivo in colpa per non essere stato in grado di fare la differenza nella sua vita né di essere stato una luce più potente nella sua lotta contro le tenebre. Ho scritto un lungo blog a riguardo, condividendo anche i miei problemi emotivi, i tabù persistenti e il crescente disagio che circonda tutto ciò che riguarda la salute mentale e i problemi emotivi. È stata un’altra opportunità per me di conoscere me stesso prendendomi del tempo per ascoltare gli altri. E anche se sto ancora soffrendo per la perdita, sono rafforzato dalla totale consapevolezza che la sua partenza mi ha ispirato molto. Pertanto, è diventata una magnifica dimostrazione di amore, accettazione, perdono e rinascita per un numero incredibile di persone, incluso me stesso.
Spero davvero, mentre la pandemia sta lentamente volgendo al termine, che saremo più attenti agli altri, che torneremo a valori compassionevoli e umanitari. Voglio credere che, dopo essere stati privati di tutti e di tutto ciò che avremmo potuto dare per scontato, saremo un po’ meno egocentrici in futuro…
A quasi un anno dall’uscita mondiale del tuo primo bellissimo album solista, “Windows in the Sky”, puoi dirmi che feedback hai avuto?
Il feedback è stato molto generoso. Quell’album è diventato la colonna sonora di molte persone durante la pandemia e ha ricevuto recensioni favolose e commenti eccezionali, per i quali sono profondamente grato. Ciò che mi ha veramente commosso è stato quanto esso sia stato di conforto per le persone che erano in lutto, che stavano lottando con la depressione e la disperazione, che avevano bisogno di un momento introspettivo e meditativo nella loro vita, tanto quanto per coloro che semplicemente si lasciavano andare nell’album percependo vivide emozioni e quindi ridefinendo la natura del disco facendolo proprio. Questo è stato per me un vero onore, soprattutto perché credo fermamente che le parole e i suoni abbiano la capacità di crescere oltre le ragioni da cui sono stati ispirati e sono quindi liberi di evolversi e alla fine di diventare eterni in tanti modi diversi…
In un periodo di assenza di concerti, hai voluto farci un regalo, la pubblicazione dell’album live del tuo concerto al Montreal International Jazz Festival. Se non ci fosse stata una pandemia, l’avresti pubblicato lo stesso?
Non credo. C’è stato un insieme di diversi fattori che ha portato all’uscita dell’album. Se non fosse stato per la pandemia, sarei stato troppo impegnato per prestare attenzione a quegli elementi. L’aspetto principale sono state le persone che mi hanno scritto per sapere dell’eventuale esistenza di una registrazione dell’intero concerto dopo che avevano visto alcuni estratti su internet. Questo è stato l’innesco, in un certo senso, anche se a quel punto non sapevo molte cose, tipo cosa fosse stato filmato, se ci fossero solo poche clip del festival, se il suono fosse stato registrato e se la qualità fosse buona. È solo dopo che ho iniziato a informarmi, non solo ho scoperto che l’intero concerto era stato filmato su multi-camera, ma avevamo anche registrato il suono su più tracce. Anche se era una grande notizia, non ero sicuro di voler pubblicare un album o meno. È solo quando ho iniziato a scrivere il mio prossimo libro che copre il periodo dal concepimento di “Windows in the Sky” ad oggi che ho iniziato a pensarci. Il concerto del Montreal International Jazz Festival è un elemento fondamentale nel libro, quindi ho pensato che sarebbe stato importante che le persone guardassero e ascoltassero lo spettacolo per potersi soffermare completamente sul libro in seguito…
E quando l’ho visto e ascoltato personalmente, non potevo credere a quanto quello fosse stato un momento unico, molto più di quello che mi ricordassi. Mi ha notevolmente ispirato per il libro poi, perché sapevo che tutto ciò che avevo vissuto e sperimentato, condiviso e comunicato con le persone, era autentico. In quel momento, sapevo che doveva essere pubblicato.
Perchè quel concerto è stato così speciale?
È il momento che ha cambiato tutto. Doveva essere un concerto unico, un omaggio a mio padre che si stava svolgendo nella mia città natale e che sarebbe stato condiviso con amici e familiari. A quel punto, non ero sicuro di voler continuare a suonare dal vivo dopo quel concerto. Quindi è diventato un momento incredibilmente cruciale per me. Quello che ho sentito quella notte è stato in qualche modo così liberatorio ed emancipatorio che mi ha portato a rivedere le mie decisioni riguardo al mio futuro. Dal momento che non avevo l’ambizione di andare avanti, né stavo cercando di impressionare nessuno o sentivo di dover convincere le persone, ho semplicemente seguito il mio istinto e ho lasciato che le canzoni si liberassero dalle mie solite lotte con il dubbio e la paura di fallire, il tutto l’ho condiviso con 10 musicisti. È diventato un flusso di emozioni vive e in evoluzione, liberando le canzoni dalle loro strutture originali, improvvisandole sul flusso di sensazioni magnifiche. Considerando che era la prima volta che suonavo quelle canzoni dal vivo, aggiungendo abnegazione ed egocentrismo, credo che abbiano avuto una tale purezza di spirito e di forma irripetibili in futuro…
Stai lavorando a nuove canzoni?
Attualmente sto riflettendo su diverse nuove idee… Vorrei accompagnare il mio prossimo libro con un album. Tenere lontana la musica per un po’ per concentrarmi sul mio libro è stata una vera benedizione per me. Odio ripetermi e seguire un format, quindi prendermi una piccola pausa da tutto il rumore ora mi permette di ricominciare da capo, in un certo senso, per esplorare diverse strade creative, ma soprattutto, sapere che sono pronto ed entusiasta di farlo.
Mi parli un po’ della tua chiesa-studio? È molto suggestiva!
Che posto meraviglioso per dare vita alla musica e per comunicare la sua essenza spirituale, vero? Sono ancora stupito dalla natura stimolante di quel luogo, anche se l’abbiamo comprato 10 anni fa. Abbiamo investito così tanto per quel posto! Ci sono voluti circa 2 anni per rinnovarlo, ripararlo e farlo rivivere prima che un tecnico dell’acustica potesse risolvere adeguatamente il problema di riverbero che aveva la sala principale e che un team di 5 persone arrivate da Londra potesse costruire la fantastica sala di controllo che abbiamo ora. Ci sono voluti quasi 3 mesi a tempo pieno per costruirlo, ora è uno degli studi di registrazione più curati del Nord America. Ha anche uno studio B, che serve per la produzione discografica, le sessioni di scrittura, la pre-produzione e il mixaggio…
Quindi, ancora una volta, mi sento incredibilmente privilegiato. Posso registrare in diversi modi, che sia in un formato live band o nelle tradizionali sovraincisioni layer-by-layer. Posso tenere concerti pubblici o privati, in quanto la chiesa ha una capienza di 1.200 posti. C’è anche uno studio multimediale, quindi posso fare live streaming che coinvolgono qualsiasi tipo di produzione, che sia essa intima oppure grandiosa. C’è anche una sala che mi permette di fare performance direttamente sul vinile, così come una fabbrica di merchandising completamente operativa nel seminterrato, dove posso creare tutto ciò che voglio condividere con le persone, sapendo di avere sempre la massima qualità nei prodotti fatti a mano…
Possediamo anche l’edificio del parroco proprio accanto allo studio della chiesa, dove si trovano gli uffici della mia etichetta discografica. È la configurazione fai-da-te perfetta per me e per tutti coloro che fanno parte di quel mio favoloso viaggio di arte e comunità.
Immagino tu abbia dovuto riprogrammare le date del tour, stai aspettando tempi migliori o ci stai già lavorando?
Sono già state riprogrammate. I miei agenti hanno fatto un lavoro fantastico. Hanno avuto un anno terribile, ma hanno continuato a insistere per me, sono stati più entusiasti di quanto riuscissi ad esserlo io a volte. Sono incredibilmente fortunato ad averli con me.
Senza il loro impegno, non sarei stato in grado di annunciare le prime 20 date europee per l’estate 2022 come ho fatto di recente, né avrei avuto diverse date aggiuntive in arrivo, inclusa l’Italia! Non vedo l’ora di visitare per la prima volta il vostro Paese e poter finalmente abbracciare i miei preziosi amici italiani e ridere e parlare con loro. La pandemia è stata implacabile per voi, quindi sarà bello darvi al più presto un po’ di amore e affetto. Rimanete sintonizzati, le date e tutti i dettagli dovrebbero essere annunciati a breve. Non vedo l’ora anche di fare un tour italiano completo, sarebbe fantastico, vero?
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Innanzitutto, voglio ringraziare te e tutto il team di Tuttorock per la gentilezza e la generosità che dimostrate nei miei confronti. Quando ho detto che siamo una famiglia, lo intendevo profondamente. Grazie per avermi offerto una voce in Italia, è un regalo inestimabile per me, davvero. E voglio anche incoraggiare tutti a mantenere la loro resilienza stimolante. Come ogni oscurità che proviene da un incubo, la pandemia sta lentamente scomparendo e la luminescenza di un nuovo giorno sta arrivando con le sue promesse di meraviglie da condividere… non vedo l’ora di vedervi!
MARCO PRITONI
** ENGLISH VERSION **
I interviewed, after more than a year from the previous chat, the Canadian singer and activist Alex Henry Foster who has released his new album “Standing Under Bright Lights” a couple of months ago. “Standing Under Bright Lights” is a live album, featuring the entirety of Alex Henry Foster’s first concert at the Festival International de Jazz de Montréal on July 5, 2019.
Hi Alex, welcome back to Tuttorock, first of all, how are you? How did you experience this year of pandemic and restrictions?
Thank you so much for offering me the wonderful privilege to share with you all again. It feels like family now!
I guess, like pretty much everyone, it’s been a year made of a lot of emotional ups and downs, but I’ve been incredibly fortunate to be able to focus on several creative ventures to express those feelings of turmoil, from live stream performances, direct-to-vinyl special editions, all the different musical projects I have released, up to the book I’m presently writing… It really helped me maintain a certain sense of mental balance in my life. But the real blessing for me has been the fantastic opportunity I had to connect with so many people on a personal level. This would have been almost impossible in a “normal” context. And that, for me, was truly fabulous. Those rich and singular relationships undeniably shaped the person I became after the pandemic. I’ve learned so much, from being more attentive to others to really listening and welcoming others in my life as well. It’s so easy to be your own noise… So I’m deeply thankful for the generosity of every single person who is now involved and has a huge part of my existence.
Has the pandemic also affected your activity as a human rights advocate?
Considerably. I’ve been completely horrified and paralyzed by George Floyd’s assassination. It took me some time to publicly react as I was so angry and powerless. It’s through conversations with friends that I’ve been able to turn that monstrous act of hatred into something positive and collectivizing. I gave life to the “Silence Is Murder” initiative, which was based on the transformative nature of sharing how we truly feel without the fear of being judged, rejected, or ostracized. It was essential for me to celebrate life in that devastating context, so we could remember that no matter how difficult of a moment we are living, we can be heard. Speaking is the spark, but to know someone is listening is not only comforting, it is a vector of hope and faith as well.
I also started the “Alive. Never Alone.” project after a close friend lost his battle at the hands of despair. I was devastated, profoundly confused, and felt guilty that I hadn’t been able to make a difference in his life nor to be more of an empowering light in his fight with darknesses. I wrote a long blog about it, shared about my own emotional issues as well, about the persistent taboos and growing uneasiness surrounding whatever involves mental health and emotional issues. It was another opportunity for me to learn about myself by taking the time to listen to others. And even if I am still suffering from the loss, I’m empowered by the global awareness his departure has inspired. Therefore, it became a magnificent demonstration of love, acceptance, forgiveness, and rebirth for an incredible amount of people, including myself.
I truly wish, as the pandemic is slowly coming to an end, that we will be more attentive to others, that we will come back to compassionate and humanitarian values. I want to believe that, after being deprived of everything and everyone we might have taken for granted, we will be a little less self-centered in the future…
Almost a year after the worldwide release of your first beautiful solo album, “Windows in the Sky”, can you tell me what feedback you’ve had?
The feedback has been tremendously generous and kind. It became the soundtrack of many people during the pandemic, and it received fabulous reviews and outstanding comments, for which I’m deeply grateful. What truly moved me was how much of a comfort it has been for people who were mourning, who were struggling with depression and hopelessness, who were in need of an introspective and musing instant in their lives, as much as for those who simply let go in the album vivid emotions and thus redefined the nature of the record by making it their own. That was for me a real honor, especially as I firmly believe that it’s only once communed that words and sounds have the ability to grow beyond the reasons they were inspired from and are therefore free to evolve and to ultimately become eternal in so many different ways…
In a period of absence of concerts, you wanted to give us a gift, the publication of the live album of your concert at the Montreal International Jazz Festival. If there hadn’t been a pandemic, would you have published it anyway?
I don’t think so. It’s an ensemble of different factors that led to the album’s release. If it wasn’t for the pandemic, I would have been too busy to pay attention to those elements. The main aspect was people who wrote me to know if I had the whole concert after they had seen some excerpts on the internet. That was the trigger, in a way, even if I didn’t know at that point what had been filmed, if it was only a few clips for the festival, if the sound had been recorded and if the quality was any good. It’s only after I started inquiring about it that I not only found out that the whole concert had been filmed on multi-camera, but that we also had the sound recorded on multi-tracks. Even if it was great news, I wasn’t sure if I wanted to release it or not. It’s only when I started to write my upcoming book covering the period from the conception of “Windows in the Sky” to now that I started thinking about it. The Montreal International Jazz Festival concert is a pivotal element in the book, so I thought it would be important for people to actually watch and hear the show in order to be able to fully dwell in the book later…
And when I saw and heard it for myself, I couldn’t believe how unique of a moment it had been, much more so than what I had remembered. It considerably inspired me for the book after, because I knew that everything I had lived and experienced, share and communed with people, was authentic. At that moment, I knew it had to be released.
Why was that concert so special?
It’s the moment that changed everything. It was supposed to be a one-off concert, a homage to my father that was taking place in my hometown and that would be shared with friends and family. At that point, I wasn’t sure if I wanted to keep on playing live past that concert. So it became an incredibly pivotal instant for me. What I felt that night has been somehow so liberating, so emancipative and so enfranchising that it led me to revisit my decisions regarding my future. Since I had no ambition to keep on going, nor was I trying to impress anyone or felt like I had to convince people, I simply followed my instinct and let the songs free from my usual struggles with doubt and fear of failing, conducting the other 10 musicians based on what I felt during the whole concert. It became a stream of living and evolving emotions, freeing the songs from their original structures, improvising based on the flow of magnificent sensations. Considering that it was the very first time I was playing those songs live, adding to the whole self-abnegation and non-careerist egocentrism, I believe it’s the purest spirit and form those songs will ever have…
Are you working on new songs?
I’m presently musing on several new ideas… I would like to accompany my upcoming book with an album. Keeping music away for a while to focus on my book has been a real blessing for me. I hate repetition and format, so to take a little break from all the noise now allows me to start anew, in a way, to explore different creative avenues, but more importantly, to know that I was ready and excited to do so.
Can you tell me a little about your church-studio? It is very suggestive!
What a wonderful place to give life to music and to commune its spiritual essence, right? I’m still amazed by the inspiring nature of the place, even if we bought it 10 years ago. We invested so much of ourselves in the place as well! It took us about 2 years to renovate, fix, and revive the whole place before an acoustician could properly fix the reverb problem the main room had and for a team of 5 from London could build the amazing control room we now have. It took them almost 3 months full-time to build it. It’s now one of the most looked-after recording studios in North America. It even has a studio B, that serves for record production, writing sessions, pre-production, and mixing…
So, again, I’m unbelievably privileged. I can record in different ways, may it be in a live band format or the traditional layer-by-layer overdubs. I can hold public or private concerts, as the church has a 1,200 seat capacity. There is a multi-media studio as well, so I can do live streams involving any type of production, from intimate to grandiose. There is also a vinyl-cutting room allowing me to do direct-to-vinyl performances, as well as a fully-operating merchandising factory in the basement, where I can craft whatever I want to share with people, knowing it’s always top quality and handmade…
We own the priest house building right beside the church-studio as well, where my record label offices are located. It’s the perfect DIY setup for me and everyone being part of that fabulous journey of arts and community with me.
I guess you had to reschedule the tour dates again, are you waiting for better times or are you already working on it?
It’s been rescheduled already. My agents did such a fantastic job. They had such a terrible year, but they kept on pressing for me, more enthusiastic than I was able to be at times. I’m incredibly blessed to have them.
Without their commitment, I wouldn’t have been able to announce the first 20-something European dates for Summer 2022 like I recently have, nor would I have several additional dates coming up – which include Italy! I can’t wait to visit you for the very first time and to finally be able to hug, laugh, and commune with my precious Italian friends. The pandemic has been so implacable for you, so it will be good to give you some love and affection soon. Stay tuned, the dates and all details should be announced soon. I’m still looking forward to doing a full Italian tour, though, that would be awesome, right?
Thank you very much for your time, would you like to add something to close the interview?
First, I want to thank you and the whole Tuttorock team for your kindness and generosity towards me. When I said we were family, I deeply meant it. Thank you for offering me a voice in Italy. It’s a priceless gift for me, really. And I also want to encourage everyone to keep their inspiring resilience. Like every nightmarish darkness, the pandemic is slowly disappearing and the luminescence of a brand new day is coming our way with promises of wonders for us to share… I can’t wait to see you!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.