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ALBERTO FORTIS – Intervista al cantante

ALBERTO FORTIS – Intervista al cantante

Ciao Alberto, grazie del tempo dedicato. Ti confesso di essere un tuo grande ammiratore da sempre e che le tue canzoni, così fuori dal coro quando uscisti, le accostavo come metrica e testualità a quelle del grande Rino Gaetano. Solo una mia impressione o avete avuto punti di contatto?
Ma forse per il coraggio che ci contraddistingueva entrambi, cosa che comunque riguarda anche tutta la mia attuale produzione, perché è tempo di aggiornarsi.
 
Leggendo le notizie che riguardano, pare generalizzato il sentore che hai avuto meno di quello che avresti meritato, cosa ne pensi?
Ma guarda, sinceramente non mi interessa. E’ un terreno impazzito, soprattutto quello del nostro mestiere, chi mi segue davvero e non si ferma solo a quello che passa in televisione, apprezza sicuramente il mio lavoro. I miei lavori nuovi li ritengo anche migliori di quelli passati, e dovrebbe essere un dovere dei mezzi di informazione aggiornarsi e promuovere le cose nuove. Tutto ciò che fa l’attualità di un lavoro e di un paese.
 
Per un certo periodo ti abbiamo perso un poco di vista, sei stato in America dove hai avuto importanti collaborazioni  giusto?
Certamente, partendo da Londra ho lavorato con George Martin (Beatles, Abbey Road), Carlos Alomar (produttore di David Bowie), e tanti altri che si sono rivelati per me capitoli importanti ed impagabili.
 
Alberto Fortis anni ’80 ed anni ‘2000, differenze?
Nelle corde importanti nessuna, come voglia, anche il coraggio di fare certe cose, cambia l’esperienza visto che ho interiorizzato queste importanti esperienza di cui abbiamo appena parlato. Quindi suoni e scrittura.
 
Il coraggio ti ha sempre contraddistinto, portandoti a volte in mezzo a polemiche stupide e puerili. E’ una forma che ha sempre fatto parte di te.
Certo, certo, il coraggio c’è ancora, poi cambia, ad esempio nel trattare anche altri argomenti. Siamo in un’epoca che funziona più la cosa brutta e sensazionale, che quella bella del ben fatto.  Oggi viviamo un poco in questo capitolo qua, ma bisogna continuare a fare la propria musica come si può e come si deve.
 
Tu hai visto cambiare la musica, dal vinile a quella liquida dei giorni nostri, come hai vissuto questa transizione?
Ma guarda, oramai ho compreso che è il segno dei tempi, è ineluttabile, il vinile ha un poco ripreso, ma non bisogna nemmeno vivere di nostalgie. Se poi uno si abitua al suono dell’iPhone non riesce nemmeno più a tornare indietro (risate).
 
Tu non sei solo interprete, ma anche autore, a cosa ti ispiri nella scrittura dei tuoi pezzi?
Anche produttore e co-arrangiatore dei miei album, seguo tutto il processo. L’ispirazione è a 360°, mi guardo attorno e vedo il mondo in cui viviamo, non è facile, ma l’arte vive di questo.
 
Hai una grande band con te sul palco.
Dopo avere lavorato con l’Orchestra Sinfonica Arturo Toscanini, ben 70 elementi, l’anno scorso, ora ho questa band che mi accompagna. C’è il mio collaboratore storico, Franco Cristaldi, già co-fondatore dei Volpini Volanti o Flying Foxes, con cui ho fatto tanti lavori. Poi Joe Damiani alla batteria, musicista dell’area bresciana spesso con Mauro Pagani. Mary Montesano, vocalist con cui collaboro da tanto tempo, che ha fatto i tour con Battiato e tanti altri artisti. Poi c’è Emanuele Chiappero al violino, e stasera avremo anche una sorpresa bolognese con cui ho lavorato ai tempi di Steve Rogers Band e Guido Elmi (ndr: Luca Testoni).
 
MAURIZIO DONINI
 
 
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