AI! – Intervista a Gabriele Ciampichetti su “Materiale illusione”
Gli “Ai!” nascono nella primavera del 2020 dall’incontro di Gabriele Ciampichetti e Stefano Orzes, (“The Crazy Crazy World Of Mr. Rubik” ed “Eveline”). L’approccio musicale, fin da subito, si pone l’obiettivo di esplorare sonorità rarefatte sviluppando un’indole notturna, muovendosi all’interno di uno spettro sonoro che va dal desert rock al jazz, contaminato in alcuni brani dalla tradizione cantautorale anni ’70, anche d’oltre oceano. All’insegna dell’improvvisazione, si parte da dei loop di basso su cui chitarra e batteria improvvisano sgretolandosi fino al minimalismo, servendosi della voce poliedrica, di Luca Fattori. Nel marzo 2021, tra il Locomotiv Club di Bologna e il Mountain Goat Studio di Sasso Marconi, registrano il disco d’esordio “Manuale Illusione”, che uscirà a marzo del 2023. Un concept di otto tracce anticipato dal brano “Blu” e dall’estratto omonimo “Manuale Illusione”.
Ciao Gabriele, di solito ci vediamo al piano di sotto, in quel meraviglioso locale dedicato alla musica dal vivo che è il Locomotiv Club, stavolta siamo in ufficio a parlare di questo progetto personale, AI.
In effetti gli impegni di lavoro con il Locomotiv, assieme a quelli famigliari con la nascita dei miei due figli, mi avevano allontanato dalla musica creata, ma la musica ha sempre fatto parte della mia vita, ed essere qui dentro già mi appagava. Durante la pandemia ho capito quanto mi mancasse la parte compositiva, e ho sentito fortissimo il bisogno di ritrovare certe parti di me stesso, che in quella situazione anomala avevo perso. A quel punto ho telefonato al mio batterista di sempre, Stefano Orzes, chiedendogli di tornare a suonare assieme.
Per inquadrare il momento storico, ricordiamo che il disco è nato nel 2020.
Esatto, in primavera 2020; per cui, appena è stato possibile, ci siamo ritrovati in sala prove a parlare del senso che volevamo dare al progetto e del nostro suono. Abbiamo deciso di usare dei tempi molto lenti, mai superare i 110bpm, batteria free-time, ovvero che non tenesse solo il tempo, ma argomentasse gli arrangiamenti. Riguardo il sound, volevamo incrociare il jazz con la psichedelia e il desert-rock, mescolando assieme tutte queste influenze musicali. Abbiamo iniziato ascoltandoci e costruendo il disco mettendo un mattone sopra l’altro.
Un disco sicuramente non facile nell’ambito del panorama mainstream italiano, con testi molto elaborati. Da dove hanno preso vita?
I testi li ho scritti io dopo avere registrato la base musicale, avevo delle idee che cantavo in sala prove, all’epoca non era ancora presente l’attuale cantante, il bravissimo e poliedrico Luca Fattori. Dopo avere registrato le parti strumentali con Stefano, ho iniziato a scrivere i testi, che successivamente sono stati riguardati e aggiornati per adeguarli alle peculiari caratteristiche di Luca, per potergli permettere di esprimere tutte le potenzialità della sua voce. Le parole rispecchiano la mia intimità privata, e anche quella degli altri ragazzi ovviamente, ma avevo voglia di mettermi a nudo, esplicitando tutta la sofferenza di quel momento. ‘Dimensione’ è un testo di amore, con la mia compagna siamo assieme da 20 anni, in questo senso volevo ribadire la bellezza del nostro rapporto. Ho scritto un testo sui bambini, ‘Pergamena’, una sorta di testamento emotivo. Sai, i miei due figli hanno 7 e 9 anni, per parlare con loro bisogna sempre scegliere il momento e le parole giuste; quindi ho scritto questo testo pensando a loro, in modo che quando vorranno, lo vanno a riprendere per leggerlo. Abbiamo ’24 febbraio’ che è un brano sui lavoratori dello spettacolo, quando siamo stati costretti a fermarci dal punto di vista lavorativo, ci siamo sentiti dimenticati, abbandonati dal governo. Nasce quindi questa sorta di invettiva, sia personale che collettiva, che va a parlare in seconda persona e verso lo stato che non ha considerato questi intermittenti della musica per un anno intero. Venendo da un anno che era stato impegnativo per noi e di grande responsabilità verso lo stato, trovarci dimenticati è stato veramente frustrante. Ma tra i vari brani puoi trovare ‘Onde concentriche’, centrato sull’analisi personale, facendo un bilancio di tanti anni, ho compreso come la musica mi abbia salvato ancora una volta. Partendo da questa meravigliosa avventura del Locomotiv, assieme a tutti gli altri ragazzi, sono riuscito a indirizzare la mia vita all’interno della produzione musicale, tornando infine al punto di partenza, appunto come una serie di onde concentriche.
Sicuramente sono testi molto complessi, a volte quasi astratti, vanno ascoltati dedicandogli la giusta attenzione e il tempo necessario.
Per noi sono cose molto sentite, a volte anche troppo (risate), più che testi complessi, li definirei argomentati, con significati aperti, in cui ognuno può ritrovarsi e dare un proprio valore al testo. Abbiamo voluto fare un’attenzione particolare che i brani non fossero chiusi su noi stessi, ma aperti a tutti. D’altronde, è stato proprio Duchamp a dire che un’opera è tanto grande, quanti significati può racchiudere al suo interno. Io sposo in pieno questa teoria, nella storia culturale ed artistica pochi hanno avuto un impatto come lui.
Nel disco avete inserito anche due strumenti non immediati, per così dire, i fiati e la viola, con risultati eccellenti.
Ci siamo avvalsi del talento di Chie Yoshida e di Dico Fone, due artisti di eccelsa levatura, che hanno interpretato alla perfezione il tessuto musicale del nostro disco; incastonando i loro strumenti nella nostra musica, portando il tutto più al largo. Credo che il jazz abbia bisogno di questi suoni, per condurre l’ascoltatore verso queste dimensioni dilatate, il tutto si è costruito con il nostro modo, in maniera molto personale. Quando si inseriscono i fiati, in genere questi attraversano il brano per tutta la sua durata, qui sono le canzoni a prendere la scena, ci sono momenti dove Dico Fone si incastona tra una parte di chitarra e una di basso o di voce. Tutti noi musicisti siamo riusciti nel nostro intento primitivo, comunicare assieme e togliere tutto il superfluo, cosa che per noi era fondamentale, concentrandoci sul nucleo, evitando gli orpelli inutili. Dopo 15 anni di Locomotiv e oltre 2.000 concerti, avevo bisogno di creare un suono diverso, per proporre qualcosa di nuovo alle mie orecchie, evitando di annoiarmi. E’ stata una sfida molto bella, ma mi sento di dire anche ben riuscita.
Il disco esce su vinile, anche in digitale?
Certamente, le piattaforme digitali come Spotify ti permettono di raggiungere tutti con la massima velocità, poi è chiaro che con brani da 10 minuti e cantanti che entrano dopo 6 minuti dall’inizio della canzone, entrare in queste dinamiche diventa difficile. Ma in una playlist siamo già entrati, poi ci daremo da fare con i nostri social.
Un disco uscito per Locomotiv Records, una recente realtà che si affianca al Club.
Abbiamo dato vita alla Locomotiv Records perché durante la pandemia ci siamo dati la missione di produrre musica e non limitarci solo ad ospitarla. Sono così nati i dischi di Korobu e Pin Cushion Queen, due formazioni che come gli AI, fanno musica che ha bisogno di attenzione. Altri due dischi usciranno nel 2023, contiamo di costruire una piccola scuderia di artisti di qualità.
Non abbiamo ancora detto come è nato il nome AI.
AI nasce dalla mia passione per i graphic novel, ultimamente ho letto MOR di Sara Garagnani, che mi è piaciuto moltissimo ad esempio. Per motivi che mi sfuggono, l’esclamazione di dolore nel graphic novel viene espressa con la parola AI, senza la ‘H’. Questa licenza grammaticale mi ha sempre colpito, anche se me ne sfugge il senso; va a finire che in uno dei versi che chiudono ‘Pergamena’ recita “Non sai quante volte ti perderai”. Questo ‘ai’ finale, prolungato, esclamativo, mi ha riportato all’origine, come un cerchio che si chiude. Non necessariamente richiama il dolore, la dizione riporta la prima persona singolare in inglese, può essere un saluto, può significare ‘intelligenza artificiale’. Anche qui ognuno può trovarvi una propria interpretazione.
Bene, ma questo disco lo porterete anche dal vivo?
Abbiamo una data di presentazione, chiaramente qui al Locomotiv, il 6 maggio p.v., occasione in cui avremo con noi Giorgio Canali e i Rossofuoco. Marco Greco, il suo bassista, è stato con noi anche durante le registrazioni, aiutandoci a rimanere sul pezzo; si è quindi offerto di partecipare alla nostra festa. L’agenzia di booking che ci segue ci ha chiesto di tenerci liberi per le prime due settimane di maggio per andare in giro per l’Italia a proporre il disco, quindi non vediamo l’ora di leggere il calendario. Sicuramente suoneremo la prossima estate in location che siano idonee al nostro suono, posti appartati come festival nelle valli.
MAURIZIO DONINI
CREDITI ALBUM “MANUALE ILLUSIONE”
Testo: Gabriele Ciampichetti
Musica: Gabriele Ciampichetti e Stefano Orzes
Basso e Chitarre: Gabriele Ciampichetti
Voce: Luca Fattori
Batteria: Stefano Orzes
Clarinetto, sax e flauto di traverso: Dico Fone
Viola: Chie Yoshida
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CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.