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AETERNUM – Intervista al cantante Aleister Hunt e al batterista Filippo Martini

AETERNUM – Intervista al cantante Aleister Hunt e al batterista Filippo Martini

Gli Aeternum sono una heavy metal band di Roma, fondata dal cantante Aleister Hunt e dal batterista Filippo Martini nel 2009. Tanti anni di esperienze, molti live e cambi di line up, un EP e un prossimo album da completare. Ne ho parlato proprio con i due membri fondatori e di seguito l’intervista.

Ciao e benvenuti su Tuttorock. Inizierei subito l’intervista chiedendovi di parlare di voi, come nascono gli Aeternum?
Aleister Hunt: Ciao e grazie per lo spazio. E’ una storia un po’ lunga che parte nel 2009 e che, praticamente copre un arco temporale di una decina d’anni.  Avrei un milione di aneddoti da raccontare, riguardo i cambi di formazione che ci hanno portati all’attuale lineup ma credo sarebbe abbastanza tedioso per chi legge. Filippo Martini ed io ci incontrammo proprio nel 2009. Eravamo in una band abbastanza improvvisata che di li a poco si sciolse. Filippo è una persona davvero amabile ed è estremamente facile entrare in sintonia con lui, sia a livello personale che musicale. Così decidemmo di fondare gli Aeternum. Tagliando corto, diciamo che ci abbiamo messo davvero tanto a trovare una formazione stabile, soprattutto per quanto riguarda l’interesse genuino verso la musica in generale.
Filippo Martini: 2008, mi sa che era il 2008, mi ero trasferito da qualche mese vicino a Roma, abbandonando i miei vecchi progetti musicali per forza di cose, e cercando gruppi locali mi sono imbattuto in un progetto cover gothic rock che mi ha interessato, così ho conosciuto Ale. Sulle ceneri di quel progetto sono sorti gli Aeternum, abbandonando le cover e dedicandosi alla composizione di brani originali, che sono sopravvissuti fino ad oggi, e sopravvissuti a vari cambi di formazione che ci hanno portato a veder gravitare attorno al nostro duo diversi chitarristi e bassisti, fino ad assestarci sulla formazione attuale.

Una lunga attività ma all’attivo avete un solo EP uscito nel 2017 “Aeternally”, come mai ancora non avete realizzato un full lenght album?
Aleister Hunt: Ecco, come ti dicevo prima, non è per niente facile riuscire a quagliare qualcosa di concreto, quando non hai le persone giuste. L’EP avrebbe dovuto precedere il full length che è in lavorazione adesso e che stiamo rimaneggiando, per alcune scelte artistiche che non ci soddisfacevano del tutto e che proprio per questo motivo abbiamo cambiato. In realtà è un bene che l’album ancora non sia uscito, perchè abbiamo avuto modo di crescere sia a livello personale che musicale e quindi rivedere alcune cose delle quali non saremmo stati felici oggi. Dopo tutto, ci chiamiamo Aeternum, se avessimo fatto uscire il primo lavoro in tempi brevi ci saremmo smentiti da soli, non trovi?
Filippo Martini: Ci sono gruppi che riescono a registrare e far uscire un nuovo pezzo con video nel giro di pochi mesi. Noi chiaramente non siamo quel gruppo. Colpa nostra, di scelte passate, di sperimentazione, di perfezionismo, anche un po’, diciamolo, di mancanza di soldi e tempo per dedicarsi a tutto contemporaneamente. Dal tentativo di registrare l’intero album per conto nostro, senza rivolgersi a uno studio, ai cambi di formazione durante le registrazioni che ci hanno costretto a cambi di sound e adattamento dei pezzi, purtroppo. Il percorso di un gruppo non è solo musicale in senso stretto, è fatto anche di esperienze di gestione, visto che non tutti hanno un manager a dirgli cosa fare e come, a volte bisogna provare, sbagliare, riprovare, finchè non si trova una quadra che funziona per la band, e noi forse ci siamo vicini adesso.

Dagli inizi avere avuto dei cambi di line up, ora avete una formazione allargata a 6 elementi, perché questa scelta?
Aleister Hunt: Questa è tutta colpa di Erik! In realtà, quando lo abbiamo incontrato, era già da tempo che pensavamo di inserire le tastiere negli Aeternum. Volevamo un suono più corposo, con la possibilità di giocare sulle atmosfere e penso che in questo, le tastiere siano lo strumento principe.
Filippo Martini: E’ vero, l’idea di inserire le tastiere è stata stuzzicante per molto tempo, ma non ci siamo mai decisi a fare quel passo, fino a quando gli eventi non ci hanno messo di fronte a un tastierista, che in realtà si era unito al progetto come “bassista di riserva e tastierista altrimenti”. In sostanza il nostro Leo, vivendo in Svizzera, è sempre stato consapevole di poter avere problemi con prove e concerti, quindi di comune accordò abbiamo reclutato Erik come rimpiazzo per quando Leo non ci fosse stato. Ovviamente è brutto avere un membro del gruppo che suona solo ogni tanto, così Erik ha accettato di coprire il basso in assenza di Leo, e la tastiera quando invece Leo ci fosse stato. Il risultato è che Leo c’è sempre, e quindi abbiamo un tastierista fisso. E va benone così!

Come definite il vostro sound? Heavy metal, hard rock, o cos’altro?
Aleister Hunt: Io lo definisco Aeternum, pur avendo la consapevolezza di stare coi piedi in un genere abbastanza definito e riconducibile all’hard rock. Il punto è che non ci piace metterci addosso delle etichette che ci impediscano di spaziare.
Filippo Martini: Più va avanti il tempo e più mi accorgo di non essere assolutamente in grado di attribuire un genere fisso e universale a una band, in realtà neanche a un singolo brano! La verità è che per quanto si possano identificare delle linee guida generali, la musica sfuma da un genere all’altro, dovremmo attribuire un genere a ogni singolo fraseggio, ad ogni singola ritmica, ma anche quello non renderebbe davvero giustizia a quella che è la nuvola di sfumature della musica. Volendo essere pratici mi verrebbe da dire che gli Aeternum fluttuano fra l’hard rock e l’heavy metal, con qualche sfumatura power qua e là magari.

Perché il nome Aeternum?
Aleister Hunt: Sarebbe un’altra storia davvero lunga ma eviterò, ancora una volta, di entrare nel dettaglio. Aeternum è una parola latina, che, come puoi ben immaginare significa “eterno”.  Si riferisce a varie cose, per noi ma fondamentalmente è incentrato sul tempo e sull’andirivieni delle situazioni che si presentano all’interno della vita, come se l’Universo ti desse un amorevole scappellotto per dirti di fare attenzione a non deviare dal tuo percorso di crescita. Più o meno come farebbe un buon padre, ecco. O forse, in realtà, siamo solo dei fan sfegatati di pentole e padelle.
Filippo Martini: Su questo lascio rispondere Ale. (e comunque è perchè ci mettiamo un’eternità a fare il disco).

Quale è il significato dei vostri testi?
Aleister Hunt: Parliamo della nostra visione del mondo, di ciò che vediamo e come questo influenza la vita della società, almeno secondo noi. I nostri testi hanno più strati, se vuoi. Puoi leggerli in maniera del tutto superficiale, se ti piacciono così, e godere del racconto ma, se non sei sazio, puoi analizzarli e capire il significato che c’è dietro. Lavorare in questa maniera, ci permette di strutturare la nostra musica in modo da farle seguire un fil rouge ed allo stesso tempo, evita di incatenarci nella logica del concept album. Cerchiamo di dare una scelta a chi decide di ascoltarci, proprio come fa l’universo.
Filippo Martini: Il testo di un brano degli Aeternum affronta una tematica sociale, in genere, una situazione reale, un concetto della vita moderna, senza essere troppo pesante da non essere fruibile anche senza andare a cercare risultati più profondi. O almeno così mi dicono, io suono la batteria!

Le vostre influenze musicali?
Aleister Hunt: Molto, molto variegate, all’interno della band. Diciamo che tutti noi troviamo una “piazza comune” nell’hard and heavy. Personalmente, ascolto artisti talmente diversi tra loro che davvero non saprei dirti quale mi ha influenzato di più. Adoro gli Iron Maiden, i Manowar ed i Nevermore ma anche musica quasi agli antipodi, come Bjork, Eivor o Moltheni. Penso che la musica sia come il sesso. Devi fare quello che ti piace, con chi ti piace, altrimenti non godi.
Filippo Martini: Prima parlavamo del fatto che i generi musicali si fondono gli uni negli altri, e che il genere degli Aeternum è variegato e difficile da etichettare. Uno dei motivi per cui questo succede è proprio perchè gli stessi membri dagli Aeternum sono influenzati da diversi generi e diversi gruppi. Principalmente il mio filone di ispirazione è il power metal, in particolar modo i Blind Guardian, anche se in realtà non suono cose che somiglino ai Blind Guardian. Quando suono, quando compongo, mi lascio guidare da quello che sento e da quello che mi viene fuori, che venga dal metal, dal rock, dal punk, quello che capita, se suona bene e ci piace, si tiene.

Ho letto che siete legati alla Confraternita del Serpente, mi spiegate meglio?
Aleister Hunt: Ancora una volta, sarò costretto ad evitare di entrare nello specifico, date l’ampiezza e la profondità dell’argomento, unitamente all’età della Confraternita. Come ti dicevo riguardo ai testi, attraverso la nostra musica, intraprendiamo un percorso di crescita, dalle tenebre verso la luce, che è lo stesso della Confraternita. Anche il nostro logo riporta questo concetto ed in effetti arriva direttamente da li.
Filippo Martini: Anche su questo lascio la parola ad Ale.

Cosa state preparando? Cosa bolle in pentola?
Aleister Hunt: Paradossale a dirsi, stiamo lavorando sui pezzi nuovi, mentre mettiamo mano a quelli del primo full lenght. Abbiamo in programma alcune date e sicuramente la pubblicazione del primo disco.
Filippo Martini: E il video Ale, non ti dimenticare il video. O non si doveva dire?

Oramai il ritorno ai live è realtà, quanto è importante per voi e se avete in programma qualche data?
Aleister Hunt: Si, abbiamo delle date in programma, come ti dicevo più su.
Riguardo all’importanza delle date beh, credo sia un aspetto imprescindibile per una band. Personalmente (ma credo di parlare a nome di tutti gli Aeternum) i live sono un aspetto fondamentale. Durante questi anni, con buona parte del nostro pubblico abbiamo stretto dei legami di amicizia, proprio grazie ai live. Stare a contatto con chi viene ad ascoltarci è estremamente importante. Ci dà modo di crescere, capire, condividere…oltre, ovviamente ad essere un’occasione in più per farsi una birra in ottima compagnia!
Filippo Martini: Come dico sempre, per me il fulcro principale del vivere la musica è suonare dal vivo. Personalmente mi interessa meno registrare un disco, fare i video, fare le foto, meno eh, non che non serva a niente, ma il rapporto con la soddisfazione che mi dà fare un live, anche solo davanti a dieci persone, non è paragonabile. E’ dal vivo che vedi com’è una band sul serio, è dal vivo che la assapori, ed è dal vivo che la band può vivere il suo vero contatto con il pubblico. Se qualcuno sente il mio disco o vede il mio video, a me non arriva alcuna emozione. Certo puoi leggere un commento positivo su Youtube o su Facebook, ma quanto valgono, rispetto alla gente che si sgola sotto al palco? (Possibilmente gente che si sgola sotto al palco non per urlarti di andare via!)

Come vedere la situazione del metal in Italia?
Aleister Hunt: Domanda spinosa. La scena sta cambiando, purtroppo e per fortuna. Il panorama musicale nostrano, sta dando timidi segnali di volere un ritorno al rock, con aperture su generi più “tosti”. Dall’altro lato della medaglia c’è la nostra storia musicale. L’italiano, mediamente, vuole un determinato tipo di musica. Lo si vede dagli show radiofonici e televisivi delle emittenti nazionali. Qui si aprirebbe un discorso assai critico sulla fossilizzazione al mantenimento dello status quo, finalizzato alla vendita di pubblicità ma…sinceramente, non ne ho voglia. Dico solo che non tutta la speranza nel futuro è morta con la trap. E’ pieno di ragazzi di tutte le età che amano o si avvicinano al rock. Penso che la trappola più grande sia il “tifo da stadio”, unitamente alla voglia di popolarità di una larga parte delle band underground. Sai, vedo tanti ragazzi davvero fenomenali sul palco ma che sono troppo alla ricerca di fama. Ecco, nel mio immensamente piccolo, penso che questa logica uccida la musica. Credo che la musica sia espressione. Personalmente, voglio esprimermi, tirare fuori quello che ho dentro e raccontarlo alla gente. E’ uno dei motivi fondamentali per i quali cerchiamo di non organizzare live in occasioni tipo i compleanni, non me ne frega un cazzo di quanta gente c’è. Se vieni ad un nostro live è perchè sei curioso o perchè vuoi stare a sentire quello che abbiamo da dirti. Credo che questo concetto si sia perso negli anni, ottenebrato dalla voglia di cercare di entrare nello “star system”…che puntualmente sfocia nella frustrazione e genera rivalità assurde fra le band.…ora mi rendo conto che avrei potuto sintetizzare con una frase:
“Più musica, meno pugnette”!!!
Filippo Martini: Analizzare il metal in Italia è solo la punta dell’iceberg. Bisognerebbe analizzare tutta la musica. Bisognerebbe analizzare tutta l’arte. Io credo che con il tempo l’asticella della qualità in generale si sia abbassata, il pubblico medio, il pubblico di massa, è diventato più facile da accontentare, basta meno sforzo, basta solo bombardare la gente di heavy rotation con pezzi mediocri, alla gente piaceranno comunque, perchè glieli fai sentire cento volte al giorno. Perchè? Perchè costa meno, ecco perchè. Perchè pagare una band originale che costa X per produrre un disco, quando puoi spendere un decimo per produrre un disco mediocre che alla gente andrà bene lo stesso? Quando suoniamo nei locali di Roma, nell’underground, sento delle perle musicali che non brilleranno mai sulle grandi scene, perchè oggi le cose non vanno così. Eh non è che lo dico perchè ritengo che dovrei esserci io su quei grossi palchi, non è che siamo i migliori sulla piazza, ma ci sono tanti altri gruppi come noi, che si fanno davvero in quattro per la musica, e che non saranno mai riconosciuti come devono. Eppure in una serata underground vieni investito dalla vera passione per la musica, una passione che rimbalza dalla band al pubblico e viceversa, continuamente, e questo rende ogni concerto degno di essere vissuto.

Grazie ragazzi!!Chiudete l’intervista come volete, un messaggio per seguire la vostra musica.
Aleister Hunt: LVX E TENEBRIS!
Filippo Martini: Il mio appello di chiusura: seguite la musica underground, scoprite le novità che può proporvi e le sue vecchie glorie, raramente ho visto persone che non siano rimaste positivamente impressionate facendolo!

FABIO LOFFREDO

Band:
Aleister Hunt: Voce
Carmine Gitto: Chitarra
Francesco Bracchetti: Chitarra
Filippo Martini: Batteria
Erik Natale: Tastiere
Leonardo Palestini: Basso

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