Adolfo Durante ci canta la sua Mina ed è Suprema
Una voce maschile che interpreta un repertorio femminile? È possibile ed Adolfo Durante ne è la conferma. Lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita dell’album Suprema, omaggio a Mina.
Buongiorno Adolfo e benvenuto tra le pagine virtuali di Tuttorock. Parlaci di te, delle tue esperienze come musicista…
Grazie mille dell’invito. Nasco come voce di un gruppo che milita nella musica rock con brani inediti, un trio conosciuto come Mister No e da cui mi separo nel ’97 per motivi personali. Mi riaffaccio alla musica 15 anni dopo come solista, nel 2012, con un disco dedicato a Luigi Tenco e ad autori di brani della tradizione francese e non, con rivisitazioni acustiche e dalle atmosfere jazz. Realizzo, nel 2015, il mio primo disco di inediti “Libertà”, prodotto composto e realizzato da Enrico Andreini con testi di Sandra von Borries. Libertà, mi permette di aggiudicarmi il premio Emergenti a “Voci per La Libertà” Una canzone per Amnesty, il festival che celebra, da moltissimi anni, i diritti umani. A questo lavoro ne seguiranno altri sia di cover e sia di inediti prodotti e arrangiati da Alberto Lombardi, fino ad approdare a questo disco, uscito per ora solo per le piattaforme digitali.
Per il tuo album hai scelto il titolo “Suprema” riferendoti ad un valore superiore, assoluto. Trovo che in questa parola usata con tanta naturalezza sia racchiusa una grande ammirazione nei confronti di Mina in quanto artista. Mi viene da chiedermi, però, se non si provi anche una sorta di timore reverenziale ad interpretare un repertorio di questo calibro, in quanto si generano sicuramente grandi aspettative. Non ti sei sentito un po’ come se ti muovessi in punta di piedi, mentre studiavi questi brani?
Il titolo del disco nasce in maniera naturale, trattandosi dell’interprete italiana più amata e riverita della nostra musica italiana, non poteva questo aggettivo che essere il più calzante.
Questo progetto, oltre che un tributo arduo e complesso dedicato alla grande interprete, vuole essere un omaggio anche agli autori che hanno scritto questi capolavori. Le generazioni di oggi ancora ascoltano e hanno il desiderio di interpretare, seppure in chiave rivisitata, questi brani.
Mi sono avvicinato a questo repertorio da ascoltatore passivo, sono anni che le radio e le televisioni ci fanno ascoltare queste canzoni, non ho volutamente riascoltato nulla delle interpretazioni originali, non volevo esserne influenzato, ma lasciarmi andare secondo quella che da sempre è la mia espressività vocale.
Prima di decidere se accettare di farmi coinvolgere da questa produzione ci ho riflettuto molto. Nel momento in cui ho preso la decisione e ho vagliato i pro e i contro, ho affrontato tutto con molta naturalezza.
Come mai il desiderio di cimentarti con il repertorio di un’interprete femminile? Lo vivi come una “sfida” a migliorarti, un tributo, un modo per esprimere parti di te?
È stato un modo per capire i miei limiti o le mie possibilità rispetto ad un repertorio dal grande valore artistico e perché ho sempre vissuto la musica come espressione libera di sé stessi, volevo capire fino a che punto mi sarei potuto spingere con la voce.
Io sono un artista assolutamente libero, una libertà che in anni non sospetti ho forse anche pagato a discapito della notorietà, non mi hanno mai permesso di fare il grande salto gli addetti ai lavori, non mi capivano.
Negli anni 90 un timbro come il mio era visto come qualcosa di imbarazzante per il sistema, controcorrente: too much! Oggi è la mia rivalsa.
Immagino che interpretare il repertorio di una cantante così duttile, con un’ estensione da soprano (capace di muoversi su un range di ben tre ottave) non sia un’impresa semplice. Come hai preparato la tua voce?
Non vorrei sembrarti poco umile, ma ti direi una bugia se ti raccontassi che dietro queste interpretazioni ci sia stata una preparazione meticolosa: conoscevo perfettamente le stesure delle canzoni, sono entrato in studio e ho interpretato facendo leva sulla mia emotività, la mia espressività vocale.
Non so se alle orecchie di chi ascolta ritiene queste interpretazioni degne di un buon lavoro, so di essermi mosso con molta naturalezza e senza mai pensare che cosa avrebbero detto, a lavoro finito, coloro che lo avrebbero ascoltato.
Se non avessi fatto così, non avrei mai portato a termine questo progetto. Forse addirittura non sarebbe neanche mai iniziato.
Quale il criterio con cui hai selezionato gli 8 brani?
La selezione dei brani è stata molto più complessa, perché sono tante le canzoni che avrei voluto inserire di Mina, anche degli ultimi anni.
Poi ho pensato ad un unico denominatore comune, a cosa rivisitare del suo immenso repertorio: la scelta è caduta su quelle canzoni eterne che ne hanno fatto un mito, fino a poco prima dell’abbandono dalle scene.
Ho voluto omaggiare la Mina degli anni ’70, fatta eccezione per “Acqua e sale”, l’unico brano che non ho scelto personalmente, ma che, quando Alberto Lombardi, produttore e arrangiatore del disco mi ha fatto sentire, è stato un vero e proprio innamoramento, per una canzone che avevo sempre sottovalutato, malgrado l’enorme successo ottenuto dal duo Mina-Celentano.
L’arrangiamento acustico realizzato per questa canzone mi ha conquistato al primo ascolto.
Quali sono le canzoni che avresti voluto inserire all’interno di questo album ma non sei riuscito a comprendere?
Molte: “Raso”, “Rose su Rose”, “Volevo scriverti da tanto”, “La Gabbia”, “Ti lascio amore”. Non credo sarà possibile registrarle, è l’ultimo disco di cover che realizzo.
Quando penso alla “Tigre di Cremona” mi figuro sempre questa bellissima donna, grintosa, moderna e anche parecchio in anticipo sui tempi. Oltre alla Mina cantante c’è sicuramente anche una Mina donna, più reale e umana che tutti sentiamo vicini a noi. Cosa ne pensi?
Io penso sia una donna che abbia deciso ad un certo punto della sua esistenza di non sacrificare la propria vita personale a quella dello spettacolo, di non cedere ai compromessi, forte di una voce bellissima e di una personalità come poche e che hanno contribuito a renderla, nell’ immaginario di tutti noi, la cantante per eccellenza.
Quali sono i tuoi sentimenti circa la sua “sparizione dalle scene”?
Penso abbia scelto di essere sé stessa e di dare la priorità ai propri sentimenti e affetti. Il resto credo sia una miscela di elementi, che la casualità ha determinato, combinandoli, malgrado la volontà dell’artista (talento, mistero, “scandali”…) ed hanno contribuito a renderla la più amata di sempre, per quello che ci è dato sapere ovviamente su di lei, vista la riservatezza con cui ha centellinato la sua immagine e le sue apparizioni, dopo il ritiro dalle scene.
Una donna coraggiosa e in tempi non sospetti.
Lo scorso anno la stessa Mina ha pubblicato un album intitolato “Ti amo come un pazzo”, in cui volge l’aggettivo qualificativo al maschile. Il suo intento è di creare uno slogan universale da urlare al mondo. Perfino sulla copertina appare il volto di un uomo affiancato al suo. Un atto che oserei definire oltre che di amore anche di grande coraggio…
Le sue copertine hanno fatto la storia della grafica nella musica, si è affidata alle opere di Mauro Balletti, fotografo e pittore milanese, dallo straordinario talento. Occorre avere anche tanta ironia per farsi ritoccare nelle grafiche nei modi più disparati, come ci ha abituati in tutti questi anni.
Non hai mai considerato la possibilità di un duetto con la cantante? Mina da sempre tiene molto in considerazione gli artisti giovani, si pensi solo che ha duettato con Blanco in “Un Briciolo di Allegria”…
Nel caso di Blanco, pare si dica le sia stato suggerito dal nipote e lei incuriosita abbia trovato il giovane artista interessante.
Nel mio caso non saprei, ci vorrebbe qualcuno che le dicesse che un uomo ha voluto omaggiarla e che sarebbe molto felice di sapere se ha ritenuto presuntuoso da parte mia farlo o se ha gradito e/o divertito la cosa.
Io l’ho omaggiata con grande rispetto e con molta passione. Non ho mai pensato ad un duetto perché non amo sognare e so essere uno coi piedi per terra.
Per quale motivo dovrebbe avere interesse per duettare con me? Non ho una notorietà tale da pensare che possa prendere in considerazione una cosa di questo genere.
Ti ringrazio per il tuo tempo e ti auguro in bocca al lupo per la promozione del tuo album, Suprema.
Grazie a te per la bellissima intervista e per avermi ospitato nel webzine.
SUSANNA ZANDONÀ
Better known as Violent Lullaby or "The Wildcat" a glam rock girl* with a bad attitude. Classe 1992, part-time waifu e giornalista** per passione. Nel tempo libero amo inventarmi strambi personaggi e cosplay, sperimentare in cucina, esplorare il mondo, guardare anime giapponesi drammatici, collezionare vinili a cavallo tra i '70 e gli '80 e dilettarmi a fare le spaccate sul basso elettrico (strumento di cui sono follemente innamorata). *=woman **=ex redattrice per Truemetal