ACID BREW – Intervista alla band
Gli Acid Brew sono un gruppo di ragazzi che si conoscono da almeno 10-15 anni e che da 6 anni suonano, si divertono e sognano assieme. Ci siamo formati ormai 6 anni fa con l’intenzione di fare musica nostra, all’epoca avevamo un’età media di 17 anni e dopo anni di gavetta passati a suonare in giro e a cercare un’identità musicale solida abbiamo da poco sfornato il nostro primo vero e proprio disco di inediti. Il genere che ormai ci è proprio è il blues-rock vecchio stampo, anche se sfioriamo anche sonorità soul, funk e pop.
Il vostro primo lavoro è stato scritto, musicato e autoprodotto da voi ed è stato intitolato col nome della band quindi Acid Brew. Come è stato tenerlo per la prima volta fisicamente tra le mani? Come avete organizzato il lavoro per arrivare a questo risultato?
Avere il disco fra le mani per la prima volta è stata prima di tutto una grande soddisfazione. Poi è chiaro che ognuno di noi ha provato sensazioni personali, senza dubbio. Sicuramente tutti abbiamo provato una sensazione di felicità ed entusiasmo. Organizzare il lavoro prima e durante l’ingresso in studio è stato sicuramente uno degli aspetti più complessi, abbiamo cercato di prendere ogni scelta sempre in funzione del risultato che volevamo ottenere. Essere completamente autonomi per quanto riguarda la produzione ha alcuni vantaggi ma anche alcuni svantaggi. Di positivo c’è che non avevamo particolari scadenze o tempistiche imposte, se non quelle che ci eravamo imposti noi. Penso che il lato negativo sia quello di non avere nessuno al di fuori del gruppo che pensa a sbrigare determinate faccende non prettamente musicali.
Personalmente ho ascoltato tutto l’album: emergono sonorità blues, rock, ma si percepiscono anche echi funk e soul. Ben costruito e strutturato sia nelle tematiche che nelle musiche. Voi che musica ascoltate? Chi vi ha influenzato a percorrere questo cammino?
Abbiamo alcuni ascolti in comune, ma allo stesso tempo abbiamo gusti musicali che spesso non coincidono. Ognuno di noi per il proprio strumento ha avuto le proprie personali influenze e questo probabilmente ha inciso in maniera positiva, affinché nella nostra musica si contaminassero fra di loro più generi e sonorità.
Nel vostro primo lavoro utilizzate l’organo hammond, una istituzione nelle band degli anni’70. Come mai questa scelta?
E’ stata una scelta piuttosto spontanea, sia per motivi collegati ai nostri gusti musicali (e soprattutto a quelli del tastierista, il quale nasce come organista) sia per necessità di genere.
Ora siete in tour, cosa vi piace della dimensione live?E cosa si prospetta per il futuro degli Acid Brew?
Il live è un momento che da un certo punto di vista viviamo tutti allo stesso modo, allo stesso tempo però ognuno lo vive in modo personale. Sicuramente per noi è un momento molto importante poiché è la nostra occasione per fare sentire al pubblico e alla gente la nostra musica, farci conoscere e far crescere il nostro progetto. Per quanto riguarda il futuro è sempre difficile fare previsioni, il nostro obbiettivo è crescere come gruppo e come progetto, fare apprezzare le nostre canzoni ad un numero sempre maggiore di persone e continuare a scrivere buona musica.
MONICA ATZEI
Facebook: https://www.facebook.com/Acid.Brew
SoundCloud: https://soundcloud.com/acid-brew/sets/acid-brew-2016
Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.