WACKEN OPEN AIR 2023 – 2/5-8-2023
Il Wacken 2023 rimarrà impresso nella storia come il Wacken della sicurezza. A causa delle avverse condizioni meteo l’organizzazione ha deciso di bloccare l’accesso agli ultimi arrivati per evitare che le problematiche dovute alle ingenti quantità di piogge riversatesi sulla Holy Ground causassero danni e rendessero impossibile la gestione dell’evento.
Quando però avvengono cose del genere gli abitanti della piccola cittadina arrivano in soccorso offrendo alloggi temporanei per coloro che non avrebbero potuto campeggiare nella Holy Land.
A causa di queste criticità l’apertura dell’Infield per la prima giornata è stata ritardata per permettere ai mezzi di poter rendere agibile il terreno ai visitatori, portando alcuni ritardi alle esibizioni dei primi gruppi come Holy Moses e Nervosa (che verranno posticipati in tarda serata e nei giorni successivi per non alterare troppo la programmazione degli altri concerti)
Prima dell’esibizione delle band si assiste ad un evento un po’ particolare, un corteo funebre dedicato a Lemmy Kilmister dei Motorhead, con parte delle sue ceneri, che verranno collocate nella Holy Land a imperitura memoria dell’amore che il musicista nutriva per questo storico evento, accompagnate dai suoi compagni di band Phil Campbell e Mikkey Dee, e commentato da Udo Dirkschneider e Joe Belladonna.
Skindred
Prima band ufficiale ad esibirsi a questo evento sono gli Skindred, band gallese che propone un crossover di vari generi tra cui heavy metal, musica elettronica e reggae.
La carica che trasmettono è unica e questo fa dimenticare a tutti gli astanti i problemi e le difficoltà nel riuscire ad arrivare al festival.
Questa band può piacere o meno ma è indubbio il fatto che siano estremamente coinvolgenti in sede live. Il frontman Benji Webbe riesce a far saltare e cantare anche i metallari più convinti.
Un performance, quella del quartetto britannico che rimarrà impressa negli annali del Wacken.
Finntroll
Ci spostiamo dai palchi principali per arrivare al Wackinger Stage, ove si stanno per esibire i Finntroll, storica band finlandese. Il loro sound come ben sappiamo è un mix di black metal, death metal e humppa, musica folkloristica della loro nazione. Loro sono ben rodati e riescono a creare quelle atmosfere cupe ma allo stesso tempo divertenti e grottesche tipiche del loro sound. Il quintetto si diletta in un’esibizione senza sbavature, coinvolge il pubblico facendolo saltare e cantare a ritmo di 2/4.
I suoni sono ineccepibili, merito anche dell’ottima qualità dell’impianto messo a disposizione dagli organizzatori del festival.
Così tra una Nedgång, una Solsagan, e le più iconiche Trollhammaren e Under bergets rot la band colleziona una performance ineccepibile, regalando emozioni uniche a tutti gli astanti.
Pentagram
Il sole inizia a calare, le luci si affievoliscono, il momento è propizio per assistere allo show degli storici Pentagram. Precursori come i più famosi Black Sabbath di un sound oscuro e plumbeo che ha dato in seguito origine all’Heavy Metal e al Doom Metal, la band capitanata da Bobby Liebling trascina il pubblico in un oscuro vortice musicale. Il sound della band è compatto e granitico. Il fascino magnetico del frontman, nonostante l’età, dimostra di essere ancora ineccepibile e lui un’icona nel suo genere. Coinvolgente e quasi ammaliante la band porta al Wacken una setlist che include i brani più iconici del quintetto di Arlington tra cui Death Row, Sign of the Wolf e Devil’s Playground, ma sappiamo che i pezzi che brilleranno di più sono quelli presi dal loro omonimo album di debutto “Pentagram” del 1985, album uscito ben 15 anni dopo la loro formazione, a causa dei diversi problemi dovuto a cambi di line up.
Il concerto è magnetico e non ci accorgiamo del tempo trascorso. Felice di aver assistito all’esibizione di una dei più iconici gruppi della scena metal, i 16 brani che la band propone scivolano via in un attimo. La chiusura del concerto è assegnata a 20 Buck Spin che ci accompagna all’uscita dell’Headbangers Stage, palco a mio avviso un po’ stretto per la notorietà dei cinque statunitensi.
Wacken 2023 Day 2
DiesAnEra
La seconda giornata del festival viene aperta per lo staff di tuttorock dai nostrani Diesanera, band vincitrice della Wacken Metal Battle per l’Italia. I ragazzi si esibiscono alle 13 di pomeriggio, orario purtroppo poco consono alla loro performance. Il quintetto capitanato da Valerio Voliani porta sul palco del Wacken un Alternative/Gothic Metal di grande impatto sonoro che strizza l’occhio a band come Rammstein, Oomph e i più recenti Lord Of The Lost. Il sound è compatto, la band è unita e riescono a coinvolgere molto bene il pubblico presente, curioso di assistere alla loro esibizione. Purtroppo le condizioni del terreno davanti al palco trasformatosi in una pozza melmosa non permette al pubblico di assistere da vicino all’evento. Un vero peccato perchè la band nei suoi 20 minuti di tempo a disposizione (come è di prassi per la Wacken Metal Battle) sforna una performance di tutto rispetto.
Dark Tranquillity
Ci spostiamo al Louder Stage per assistere allo show degli svedesi Dark Tranquillity. Il combo di Gothenburg oggi è veramente in forma, l’assenza di 5 anni dalla manifestazione è motivo per noi e per tutti di poterli rivedere, con una line up quasi completamente rinnovata. Punto cardine rimane sempre Mikael Stanne, frontman carismatico del gruppo, che trascina il pubblico e lo accompagna all’ascolto di una scaletta che riprende quasi tutta la discografia della band, da ThereIn a Terminus, da Monochromatic Stains ad Atoma. Lo show è come sempre perfetto, unica pecca che ho trovato è sul mix in generale e sui suoni non sempre ottimali e un po’ sbilanciati. La conclusione come sempre è assegnata all’iconica Misery’s Crown, canzone catchy che fa cantare tutti a squarciagola.
Vixen
Tornando in zona Faster Stage ci apprestiamo a vedere una delle storiche formazioni rock e metal completamente al femminile, le Vixen, band capitanata dall’iconica Lorraine Lewis, che trascina tutti gli astanti con la storica Rev It Up per poi portarci indietro nel tempo con altri classici quali How Much Love, Cruisin’ e Hell Raisers. Le Vixen sono travolgenti ed elettrizzanti, e riescono a rendere attuale un sound che per alcuni potrebbe essere un po’ obsoleto. La scaletta è contornata anche da alcune cover come Cryin’ di Jeff Paris, You Oughta Know By Now di Ray Kennedy e un medley di Runnin’ With the Devi,l War Pigs e Still of The Night di Van Halen, Black Sabbath e Whitesnake. Un concerto che sicuramente rimarrà impresso nella memoria dei presenti per la carica e la qualità dell’esecuzione del quartetto americano.
Uriah Heep
A seguire sempre nell’Infield arrivano i britannici Uriah Heep, storico gruppo progressive rock londinese. Le presentazioni non servono per una band storica come questa: basti pensare che Mick Box e soci siano in attività dal 1969 e abbiano sfornato qualcosa come 25 album in studio per capire la caratura del quintetto. Undici brani per circa un’ora è lo show che portano a Wacken questi ragazzotti datati ma che riescono incredibilmente a dare del filo da torcere anche alle giovani band. Un inizio fresco con Against The Odds, brano carico ed energico che trascina tutti gli spettatori in un headbanging compatto. A seguire brani come Stealing, Sunrise e Lady In Black per poi concludere con una encore fatta di Gypsy e Easy Livin’ ci fa capire che questi “signorotti” hanno ancora molto da dire nel panorama musicale rock e metal odierno.
Pennywise
Il Wacken è famoso per essere sempre stato un evento prettamente metal, da qualche anno però l’elenco dei nomi delle band partecipanti si è ampliata con una apertura a generi come l’hardcore, il punk e il rock. I californiani Pennywise sono una tra queste band. Per la prima volta al festival, caricano il pubblico con una energica performance in puro stile punk hardcore californiano anni ‘90. Una setlist di 20 brani che riesce ad essere incastrata in un’ora circa di tempo, grazie al fatto della breve durata dei pezzi e riescono a eseguire anche cover come TNT degli AC/DC, Fight for Your Right dei Beastie Boys e Do What You Want dei Bad Religion. Semplici, energici e diretti, il quartetto di Hermosa Beach riesce a toccare anche il metallaro più duro e puro.
Kreator
C’è poco da dire per i teutonici Kreator, visti qualche settimana prima in quel di Bologna durante la reunion dei Pantera qua giocano in casa, e come al solito il loro concerto è un evento, i Kreator sono una garanzia, violenti e brutali, chirurgici fino all’osso. Una scaletta che inizia con Hate Über Alles, e comprende classici come Enemy Of God, Satan Is Real e Hordes Of Chaos rende tutto enormemente accattivante. Mille è in piena forma, anche se difficilmente mi pare di aver visto il contrario, e “asfalta” con la sua band il Wacken. Sedici brani sono quelli che portano al festival, una setlist che si conlude con la triade Violent Revolution, Flag Of Hate e la storica Pleasure To Kill trasforma il concerto in un evento memorabile. I kreator sono una Garanzia con la G maiuscola.
Helloween
Arriviamo quindi agli headliner della giornata. Ormai da tempo riuniti sotto un’unica bandiera, a cinque anni di distanza dalla loro ultima esibizione al festival, ecco i tedeschi Helloween.
La band di Weikath è attesissima dai fan (me compreso) e quello che fanno semplicemente è portare la Festa con la f maiuscola al Wacken. Una carrellata di brani storici sono i cavalli di battaglia, storici ma comunque incredibilmente attuali. Eagle Fly Free, Future World, Power, il medley Metal Invaders, Victim Of Fate, Gorgar e Ride The Sky cantate da Kai in persona in forma più che mai suggellano questo concerto che è più un evento unico e inimitabile. Per concludersi con due encore, il primo composto da Perfect Gentleman e Keeper Of The Seventh Keys ed il secondo con I Want Out, che mostrano un Kiske in pienissima forma. Una festa fatta di palloni a forma di zucca e di droni in cielo che formano il logo della band suggellano la chiusura di questa seconda giornata e intuiamo che si sta formando una nuova tradizione che verrà portata anche nelle prossime giornate del Wacken.
Dezperadoz
Apriamo la terza giornata del festival con i tedeschi Dezperadoz, fautori di un hard rock in chiaro stile Spaghetti Western; qua i riff rock e metal si incrociano con le melodie alla Ennio Morricone. Un’esperienza divertente che porta allegria in questa mattinata.
Quarantacinque minuti che la band di Alex Kraft, già chitarrista dei conterranei Onkel Tom, riempie con brani propri come Evil Ways, Back In the Saddle e Hellbilly. Una band da vedere.
Caliban
Torniamo presso i palchi principali per assistere allo show dei Caliban, band metalcore teutonica, che durante i primi del duemila e nel decennio scorso sono riusciti a ritagliarsi una loro propria identità.Il loro concerto è ben accolto dai fan, i Caliban giocano in casa, la band è chirurgica e brutale e riesce a portare una scaletta di una dozzina di brani per circa un’ora di concerto. Andy Dörner alla voce è sempre in perfetta forma e interagisce ottimamente con il pubblico che risponde calorosamente. Sessanta minuti di pure metalcore senza fronzoli.
Leave’s Eyes
La band norvegese è presente a questa edizione del festival dopo un’assenza di cinque anni. Quest’anno lo show è dedicato agli album “King Of Kings”, “Sign of The Dragonhead” e “The Last Viking”, la cantante Elina Siirala riesce ad essere potente e delicata, e le melodie si intrecciano perfettamente con il growl di Alexander Krull, cantante storico della band. Una ottima performance.
Trivium
Abbiamo poco da dire dei Trivium, band che seguo da moltissimo tempo. Ogni volta che vengono a Wacken è un successo assicurato, Matt Heafy è come sempre una garanzia. Il frontman riesce sempre a coinvolgere il pubblico, che risponde calorosamente, canta con lui, salta e urla con lui. La band di Orlando in sessanta minuti ci porta una setlist fatta di vecchie e nuove glorie per un totale di dieci brani tra cui una Becoming The Dragon che non è stata mai suonata dopo il 2018 e alcune perle come Strife, The Sin And The Sentence e per finire la granitica In Waves che provoca un boato generale del pubblico. Se non avete mai assistito ad un loro show, fatelo assolutamente.
Megadeth
Questo concerto che sta per svolgersi sarà quello che potrà essere nei prossimi anni un evento più unico che raro. La congiunzione astrale ha permesso di essere presenti in terra teutonica sia loro che lo storico chitarrista Marty Friedman. La band di Mustaine e soci è in ottima forma, Dave compreso. le canzoni che andremo ad ascoltare sono delle pietre miliari del thrash metal, Hangar 18, Sweating Bullets, e una A tout le monde meravigliosamente eseguita sono il preludio di una triade di brani alla quale sarà presente anche Friedman, Trust, Tornado Of Souls e Symphony Of Destruction diventano quindi una celebrazione di una forse ritrovata amicizia tra Dave e Marty, sentire suonare questi brani dai due axemen genera una emozione unica, un salto indietro nel tempo di 25 anni. La chiusura del concerto è lasciata a The Mechanix, Peace Sells e Holy Wars. Grandiosi
Wardruna
Assistiamo a questo concerto dopo la carica di Harris e soci. Un’esperienza quasi mistica fatta di strumenti tipici del folklore norreno, canti atmosferici, e sonorità antiche; che ci riportano ad un tempo che fu, fatto di epicità e magia, ma anche di calma e contemplazione. I Wardruna sono una parentesi mistica, luci soffuse che creano tranquillità in una giornata estremamente energica come questa in un festival che avrà ancora molte cose da proporci e perle da regalarci.
Lord Of The Lost
Arriviamo quindi alla fine della terza giornata del festival. La chiusura è lasciata ai berlinesi Lord Of The Lost, band che mancava al Wacken dal 2015. La band, dopo un periodo molto intenso di attività, tra cui un tour di supporto agli Iron Maiden, e una abbastanza disastrosa esperienza all’Eurovision (a mio avviso non per causa loro) torna a calcare l’Harder Stage per concludere la scaletta di oggi. Posto più che meritato considerando l’ottima esibizione che il combo tedesco riesce a fare nei settantacinque minuti che ha a disposizione, luci che illuminano a giorno il festival ed effetti pirotecnici salutano il pubblico che si sta già preparando all’ultimo giorno di sabato.
Masterplan
L’ultima giornata del festival inizia per noi con i tedeschi Masterplan, che festeggiano quest’anno il ventennale del loro primo omonimo album “Masterplan”; la setlist è infatti incentrata per la maggior parte proprio su questi brani. Sono le 11:30 del mattino e considerando la situazione del terreno non ancora ottimale l’affluenza inizia ad esserci solamente a concerto iniziato, comunque il gruppo non è abbattuto e in men che non si dica snocciola una raffica di brani senza pause. Si parte con Enlighten Me per poi passare a Crimson Rider e Back For My Life, opening track e secondo brano di Aeronautics, per poi tornare di nuovo indietro nel tempo con Kind Hearted Light, piccola menzione all’ospite di questo show, l’ex bassista Jan S. Eckert, che li ha accompagnati fino al 2012, ospite in Spirit Never Die e Crawling From Hell. Un ottimo risveglio per questo sabato mattina pieno di concerti.
Marty Friedman
Oggi abbiamo la fortuna di vedere il mago delle sei corde come solista, dopo la sorpresa avvenuta sul palco dei Megadeth, tocca al chitarrista americano naturalizzato giapponese portare sul palco del Wacken il proprio repertorio. Affiancato da una stregua di musicisti di ottimo calibro provenienti dal Sol Levante, oggi ci propone una setlist proveniente completamente dal suo repertorio solista, fatta eccezione per Tornado Of Souls come cover degli stessi Megadeth. Piccola menzione la bassista che simpaticamente dopo essere stata presentata incita il gruppo con We Will Rock You con voluto accento giapponese e voce da manga. Una bella parentesi in questo ultimo giorno del festival.
Ensiferum
Dal W.E.T. stage ritorniamo all’Infield, precisamente sotto l’Harder Stage in attesa dell’inizio degli Ensiferum, e la band non si fa attendere alle 14:00 esatte sentiamo le note di Seafarer’s Dream, che preannunciano l’arrivo sul palco di Petri Lindroos e soci e sulle note di Rum, Women, Victory si scatena un violento moshpit. La band è veramente molto più in forma delle volte precedenti in cui l’ho vista live, forse anche a causa della voglia di tornare in sede live dopo gli anni passati della pandemia, e copsì dopo una serie di classici, possiamo ascoltare i nuovi singoli Run From the Crushing Tide e For Sirens tratti dall’ultimo album Thalassic. Sessanta minuti di puro viking metal che ha la sua conclusione con From Afar, ormai un classico dedicato alla chiusura dei loro live.
Jinjer
Sono già passate le 15 quando sul Faster Stage appaiono i Jinjer, band Ucraina alla guida della bella Tatiana Shmayluk. Un boato cresce dalla folla, soprattutto perchè tutte le persone qua presenti sentono vicina la band a causa del conflitto in terra natia, quindi oggi assistiamo non solo ad un concerto, ma anche ad un evento di pace. La frontwoman tra un brano e l’altro ringrazia per l’amore e il supporto che i fan le stanno dimostrando, dalle sue parole non si evince odio verso la nazione russa, piuttosto una dimostrazione d’amore che ha per la sua terra e l’odio verso ogni tipo di aggressione armata (considerando il fatto che la band arriva proprio dal Donetsk, regione occupata). Nonostante tutto la band musicalmente parlando è sempre in ottima forma, chirurgici e letali, i Jinjer snocciolano una serie di perle partendo da Perennial, Ape e Word Of Wisdom per poi concludere la scaletta con le chicche Pit of Consciousness, Sleep of the Righteous e As I Boil Ice. Non vediamo l’ora di riverderli di nuovo in azione.
Alestorm
Ci spostiamo al Harder Stage in attesa che gli scozzesi Alestorm inizino il loro show, l’ultima volta come scenografia avevano una enorme paperella gialla gonfiabile, mentre oggi sono ben tre. Gli Alestorm sono una band allegra e giocosa, ma anche molto tecnica, un concerto senza sbavature ma pieno di crowd surfing fatto dal pubblico riempie questa ora che scivola via in men che non si dica, tra un piratesco Arrrrr! e una bottiglia di grog!
Killswitch Engage
La band statunitense arriva carica sul palco iniziando il concerto con My Curse, Rise Inside e This Fire, in un’ora e un quarto riescono a proporre una scaletta di ben 18 brani, non una pausa, non un singolo attimo di relax, come è d’obbligo per una band metalcore che si rispetti. I cinque di Westfield portano oggi il meglio della loro discografia, da brani più recenti come Unleashed a pietre miliari tra le quali spiccano My Last Serenade, A Bid Farewell e The End Of Heartache, cantati ottimamente da Jesse Leach. Il tempo scivola via in fretta e non ci accorgiamo dello scorrere del tempo, rimane solamente un brano, la loro versione Holy Diver di Ronnie James Dio, che come sempre fa cantare a squarciagola il pubblico che è venuto a vederli.
Heaven Shall Burn
Dopo una band metalcore americana è il momento di una teutonica e quindi ecco apparire gli Heaven Shall Burn sotto le note di piano di Endzeit, che provoca un gigantesco moshpit seguito da un’altrettanto enorme circle pit. C’è poco da dire di loro, precisi e brutali come sempre riescono a trasformare ogni loro concerto in cattiveria pura. Un’ora e mezza a loro disposizione e un posto da headliner quest’anno, gli Heaven Shall Burn si portano dietro una ventata di modernità in uno slot che di solito è riservato alle grandi icone del metal classico. I 17 brani proposti passano in fretta e la loro esibizione si conclude con la personale versione di Valhalla, cover dei Blind Guardian. Gli Heaven Shall Burn riescono a dimostrare di poter stare tranquillamente sull’olimpo delle stelle del firmamento del metal.
2 Steps From Hell
Devo dire che ero molto incuriosito di questa scelta dell’organizzazione del Wacken di portare nella Holy Land più che una band, un progetto musicale di colonne sonore. Mi sono chiesto spesso come avrebbero potuto amalgamarsi le sonorità di un’orchestra prettamente strumentale in una evento del genere, spesso abbiamo visto band che per show particolari hanno portato sul palco orchestre sinfoniche come la Trans Siberian Orchestra dei Savatage nel 2015, oppure l’orchestra sinfonica di Praga che ha accompagnato spesso i Rage nelle loro esibizioni qua in Germania. La mia curiosità è stata presto appagata. Una band che composta per la maggior parte da rocker e metallari non poteva mancare a quest’evento, perché diciamocelo, alla fine anche la musica classica è precursore dell’heavy metal e quindi largo a violini elettronici, chitarre elettriche e strumenti etnici che si alternano su un palco pieno di musicisti provenienti da ogni parte del mondo. Brani come Protectors of the Earth, Impossible e la famosissima Heart of Courage sono la celebrazione di una musica che non ha tempo. Possiamo dire che mai scelta fu più azzeccata.
Dropkick Murphys
Arriviamo quindi tristemente alla conclusione del Wacken 2023, ma lo facciamo in grande stile, con una band che sprizza gioia da tutti i pori. Una pioggia che inizia dolcemente, e poi aumenta il suo vigore accompagna praticamente tutto il concerto, come per piangere la conclusione di questi bellissimi giorni passati. E allora via alle danze, tutto il pubblico rimasto che è tantissimo si lancia in un ballo irlandese all’unisono con la band. I ragazzi danno la possibilità a noi fotografi di rimanere per tutto il tempo del concerto e noi non rifiutiamo l’offerta. Un’ora di canti e balli in pieno stile punk rock irlandese che si conclude con la famosissima I’m Shipping Up to Boston, colonna sonora del film The Departed. Grazie Dropkick Murphys, ci avete regalato un ora di meravigliosa allegria.
E’ il momento di salutare anche per quest’anno il Wacken e malinconicamente ci avviamo alle nostre tende nell’attesa di tornare l’anno prossimo. See you next year Wacken!
Report & Photoset by PAOLO NOCCHI
Credits: si ringrazia WACKEN OPEN AIR per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
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