WACKEN OPEN AIR 2015 – Live @ Wacken (DE 29/7-1/8/2015)
Quest’anno il clima è stato difficile, già da alcuni giorni prima dell’inizio del festival le precipitazioni sono state torrenziali, e nei 3 giorni subito precedenti sono caduti circa 22cm di pioggia al metro quadro; ciò ha reso l’area campeggio e l’area concerti un enorme pantano di fango, che in alcuni punti arrivava fin quasi al ginocchio.
Macchine impantanate, tende allagate, gente ricoperta di fango sono state la normalità in questi giorni, finchè il 30 luglio non è uscito il sole, e la situazione ha incominciato a migliorare.
Nella giornata di mercoledì 29 luglio ho assistito al concerto dei The Gentle Storm, gruppo di Arjenn Lucassen e Anneke Van Giersbergen, in cui però Arjenn non si è presentato, come già annunciato. L’intero concerto è stato un’esibizione di Anneke, in elettrico, in cui ha eseguito principalmente brani dei The Gentle Storm, con alcune incursioni nella sua discografia passata, dagli album solisti ai The Gathering, per passare da una cover di Devin Townsend. La voce cristallina e precisa di Anneke ha stregato il Wackinger Stage, ben supportata sia dalla corista, sia dalla band che ha dimostrato un buon affiatamento.
Live report & photosets by ALESSANDRA MERLIN
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The Gentle Storm – Wacken Open Air – Wackinger Stage 29/07/15 h.18.30-17.15
1. Endless Sea
2. Heart of Amsterdam
3. Brightest Light
4. The Storm
5. Witnesses (Agua de Annique cover)
6. Strange Machines (The Gathering cover)
7. Fallout (Devin Townsend Project cover)
8. Shores of India
Gli In Extremo sono la più famosa band di folk-rock medievale tedesca; fondata nel 1995 a Berlino, è composta da sette membri, che suonano gli strumenti più disparati, dalla cornamusa alla cetra, l’arpa, la Uilleann pipes oltre ai classici chitarra elettrica, basso, batteria. Il concerto del Wacken Open Air di quest’anno è la celebrazione dei 20 anni di attività della band, che appare carica sul palco e trasmette a tutti la voglia di divertirsi. La scaletta tocca ovviamente tutta la storia del gruppo e tutti i principali successi, da “Frei Zu Sein”, tratta dall’ultimo album, che apre il concerto, a “Vollmond”, “Erdbeermund” e “Ai Vis Lo Lop” e la gigantesca folla presente al festival non può che alzare al cielo i boccali, i corni, ballare e cantare con loro.
Verso la fine del concerto il pubblico ha anche intonato la melodia di “Happy birthday to you” e da dietro le quinte è apparsa una gigantesca torta di compleanno che è stata assaggiata dal cantante e poi portata alle prime file e spartita tra più persone possibili. Gli In Extremo sono una band capace di coinvolgere il pubblico, divertire ed entusiasmare, e ogni loro concerto è davvero una festa, soprattutto in Germania, dove per affinità linguistica riescono a dare il meglio di loro stessi.
In Extremo – Black Stage 30/07 17.45-19.05
Requiem
Frei zu sein
Zigeunerskat
Erdbeermund
Himmel und Hölle
Vollmond
Feuertaufe
Spielmannsfluch
Omnia Sol Temperat
Liam
Nur ihr allein
Unsichtbar
Sängerkrieg
Ai Vis Lo Lop
Küss mich
Rasend Herz
Questo concerto è stato decisamente l’evento della serata e dell’intero festival: due band in contemporanea su due palchi giganteschi, una delle quali non si esibisce live dal 2002, coreografia di luci e laser coordinate tra gli stage e un’emozione incredibile!
Aprono le danze i Savatage, con Jon Oliva che ci delizia del giro di piano di “Gullett Ballett”, con l’intero popolo del Wacken a cantare tutto a squarciagola. La forma fisica di Jon Oliva non è al massimo, per alcuni pezzi sale sul palco Zack Stevens a supportare Jon nelle parti vocali, ma l’entusiasmo e il carisma del frontman sono enormi; la sezione ritmica è ineccepibile e le chitarre granitiche sia di Caffery che di Pitrelli producono riff e assoli coinvolgenti senza sosta. Dopo qualche pezzo, Pitrelli scompare dal palco e al suo posto sale il chitarrista della band solista di Oliva per eseguire il brano probabilmente più famoso dei Savatage, “Hall of the mountain King” dopodichè le luci si spengono completamente, per riaccendersi sul palco di fianco, dove appare Pitrelli con la Trans Siberian Orchestra: il palco si illumina di luci colorate e fiammate, che rendono il concerto una vera e propria esperienza multisensoriale.
La Trans Siberian Orchestra vanta tantissimi eccellenti cantanti e ottimi musicisti, che hanno affollato il palco durante questi 40 minuti circa di concerto (erano presenti ben otto coristi, archi, violinisti, tastieristi..), eseguendo pezzi della loro discografia e la cover di “The Hourglass” dei Savatage. Le luci nuovamente si spengono, e i due palchi si accendono in contemporanea, sfoggiando una scenografia su schermo coordinata rappresentante una castello, e la folla esplode in un boato. “The Mountain”, “Carmina Burana”, “Another way” (con Sir Russell Allen al microfono),“Morphine child”, “Believe”, “Chance” e “Christmas’eve” lasciano letteralmente senza fiato la folla, conscia di assistere ad uno spettacolo che difficilmente si potrà riproporre. Giri di tastiere perfettamente sincronizzati su due palchi diversi, assoli lunghissimi, stacchi eseguiti da tutti i musicisti in perfetto sincrono e voci stupende che si intrecciano, quello a cui abbiamo assistito è sicuramente lo spettacolo metal più bello degli ultimi decenni, senza alcuna ombra di dubbio.
Savatage – Black Stage 30/07/2015 21.45-00.00
The Ocean
Gutter Ballet
24 Hrs. Ago
Edge of Thorns
Jesus Saves
The Storm
Dead Winter Dead
Hall of the Mountain King
Madness of Men (First live appearance of new song)
Another Way You Can Die
Night Conceives
Toccata – Carpimus Noctem
The Hourglass (Savatage cover) (duet with Zak Stevens &… more )
Beethoven
Prometheus (First live appearance of new song)
A Last Illusion
Joint performance with Trans-Siberian Orchestra on other stage
The Mountain (Trans-Siberian Orchestra cover)
Carmina Burana (Trans-Siberian Orchestra cover)
Turns to Me
Another Way (with Russell Allen)
Mozart and Memories (Trans-Siberian Orchestra cover)
Morphine Child
King Rurick (Trans-Siberian Orchestra cover) (First live performance of new song)
Believe
Chance
Christmas Eve (Sarajevo 12/24)
Requiem (The Fifth) (Trans-Siberian Orchestra cover)
Angra – Party Stage 31/07/2015
La mattina di venerdì 31 Luglio inizia con gli Epica, band olandese di metal sinfonico capitanata dalla bellissima Simone Simons e con gli Angra, storico gruppo prog-power brasiliano che quest’anno vanta alla voce l’italianissimo Fabio Lione (Vision Divine, Rhapsody of fire) e di supporto per alcune date del tour Alessio Lucatti alle tastiere (Vision Divine, Deathless Legacy). Dato che le due band suonano esattamente in contemporanea, mi soffermo qualche pezzo ad apprezzare la splendida voce di Simone, perfettamente supportata da una sezione ritmica compatta e aggressiva, per poi spostarmi a sentire il live degli Angra. E’ emozionante sentire i brani con cui sono cresciuta riprendere vita grazie alla ottima prestazione vocale di Fabio, in ottima forma, e dal live splendido eseguito dai due chitarristi, il leggendario Kiko Loureiro e Rafael Bittencourt ottimamente supportati da Felipe Andreoli al basso e Bruno Valverde alla batteria. Metà della scaletta è composta da brani tratti dall’ultimo lavoro in studio, Secret Garden, la restante parte sono i brani entrati nella storia della musica metal internazionale, come Angel’s Cry, Nothing to say, Nova Era.
In definitiva un buon concerto, forse solo un po’ penalizzato dall’orario mattutino scelto per questa band di caratura davvero enorme.
Setlist:
Newborn Me
Spread Your Fire
Storm of Emotions
Angels Cry
Final Light
Nothing to Say
Unfinished Allegro
Carry On / Nova Era
Originem
The Second Stone
The Essence of Silence
Sensorium
The Obsessive Devotion
Victims of Contingency
Unchain Utopia
Consign to Oblivion
Con gli Ensiferum si vira sul folk metal finlandese, con i biondissimi guerrieri che snocciolano uno dopo l’altro i brani del loro ultimo album, One Man Army intervallati dai singoli principali della loro storia discografica, come “Ahti” o “Lai Lai Hei”, o “From Afar”. Il bassista Sami Hinkka salta da una parte all’altra del palco incitando il pubblico, mentre Petri Lindroos alla voce è tornato quasi ai fasti di qualche anno fa. Decisamente una buona prestazione, come quella già eseguita in terra italica a marzo, che ha portato nella fanghiglia del Wacken l’energia di un gruppo di vichinghi pronti per la guerra.
Setlist:
March of War
(Intro)
Axe of Judgement
Heathen Horde
Twilight Tavern
reacherous Gods
Warrior Without a War
Ahti
Lai Lai Hei
From Afar
Burning Leaves
Two of Spades
Gli At The Gates attaccano in modo violentissimo con “Death and the Labyrinth”, opener del loro ultimo album del 2014, e “Slaughter of the Soul” per chiarire subito che non sarà un set rilassante! L’intera scaletta comprende pezzi classici intervallati a quelli più recenti, che sono caratterizzati da un sound e una carica molto simile a quella dei brani più datati. L’esibizione della band è buona, senza sbavature, la voce di Tomas Lindberg è ancora aggressiva, anche se rispetto alle registrazioni di 20 anni fa (che sicuramente non sono pochi) appare un po’ affaticata e lo scream leggermente sibilante. Questa piccola criticità non inficia comunque l’esito dello show, che ha dimostrato che a distanza di quattro lustri i nostri sono ancora degli schiacciasassi sul palco, capaci di riuscire a far muovere e pogare anche il pubblico del Wacken, molto provato dalla enorme quantità di fango presente in tutta l’area concerti.
Setlist:
Death and the Labyrinth
Slaughter of the Soul
Cold
At War With Reality
Terminal Spirit Disease
The Circular Ruins
Under a Serpent Sun
Heroes and Tombs
World of Lies
City of Mirrors
Suicide Nation
Nausea
Kingdom Gone
The Book of Sand (The Abomination)
Blinded by Fear
I Queensryche si propongono oggi nella loro nuova veste rinnovata, con Todd La Torre a sostituire Geoff Tate, che tre anni fa ha lasciato la band con strascichi legali per la paternità del nome. La scelta della nuova ugola è quanto mai azzeccata, Todd ha una voce limpida e potente, e il suo timbro vocale è davvero simile a quello del precedente cantante, per cui è molto adatto a riproporre i pezzi più datati, come “Anarchy-X”, “Breaking the Silence” e “Eyes of a Stranger”, tutti tratti dal capolavoro “Operation: Mindcrime” del 1988. Gli altri componenti della band hanno l’aria di divertirsi un bel po’ sul palco, dimostrando di essere ormai una band rinata, che ha voglia di ritornare alle origini.
Setlist:
Anarchy-X
Nightrider
Breaking the Silence
The Whisper
En Force
Warning
The Needle Lies
NM 156
Arrow of Time
Eyes of a Stranger
Queen of the Reich
Take Hold of the Flame
Per una band che cerca di tornare sulle scelte stilistiche del passato, gli Opeth sempre più si stanno allontanando da quello che erano all’inizio della carriera per orientarsi verso sound molto più morbidi, puramente prog rock di ispirazione settantiana, come testimoniato dal bizzarro abbigliamento di Mikael Akerfeldt. Tuttavia, per il metallarissimo pubblico del Wacken, a dispetto delle passate esibizioni, la scaletta parte dalle sonorità oniriche di “Pale Communion” per continuare sorprendentemente con “The Drapery Falls”, per poi ripercorrere la storia della band con un brano per ogni album del periodo dal 2001 a oggi. La band è in grande forma, le linee vocali pulite sono eseguite in modo sempre più cristallino e preciso da Mikael, e le parti in growl, sebbene abbiano perso un po’ in potenza rispetto al passato, sono ancora godibilissime.
Setlist:
Eternal Rains Will Come
Cusp of Eternity
The Drapery Falls
To Rid the Disease
The Devil’s Orchard
Heir Apparent
The Grand Conjuration
Deliverance
Il combo di Boston ripropone in tutto e per tutto la setlist già presentata nel tour estivo in Europa, con un brano tratto da ogni loro album, in ordine cronologico. Anche la qualità dell’esibizione è assolutamente in linea sia con il live visto a Pistoia nel mese di Luglio, sia con la qualità a cui la band ci ha abituato in questi anni. Inutile precisare la grande preparazione tecnica di ognuno dei componenti nel rispettivo strumento, i Dream Theater sono una sicurezza, una pietra miliare nel prog metal mondiale, anche se in questa occasione, a causa del tempo ridotto dell loro set,hanno dovuto tagliare il momento normalmente dedicato agli assoli.
Setlist:
False Awakening Suite
Afterlife
Metropolis Pt. 1: The Miracle and the Sleeper
Burning My Soul
The Spirit Carries On
As I Am
Panic Attack
Constant Motion
Bridges in the Sky
Behind the Veil
Anche per i Black Label Society, come per i Dream Thater, quest’oggi è il battesimo del Wacken Open Air, e anche per loro la scaletta ripercorre fedelmente quella eseguita al Pistoia Blues. Zakk Wylde si esibisce sulla sua amata pedana per suonare gli assoli, eseguendo uno dopo l’altro tutti i brani più conosciuti dei Black Label Society, da “Funeral Bell” a “Suicide Messiah” a “My Dying time”, per poi esibirsi in un assolo complicatissimo e tiratissimo, come sua abitudine, mentre il resto della band approfitta per riposarsi qualche minuto nel backstage. Dopo un paio di brani arriva la parte più emozionale dello show, nella quale vengono dispiegati due teli con immagini del compianto Dimebag Darrell, Zakk si siede al pianoforte e il gruppo inizia a intonare la melodia di “In this river”, triste ballad dedicata all’amico scomparso nel 2004. Il live si chude con l’adrenalinico trio di pezzi “The Blessed Hellride”, “Concrete Jungle”, “Stillborn” che fanno scatenare anche chi finora si era riuscito a trattenere.
Setlist:
Whole Lotta Sabbath (Wax Audio song)
The Beginning… At Last
Funeral Bell
Bleed for Me
Heart of Darkness
Suicide Messiah
My Dying Time
Damn the Flood
Guitar Solo
Godspeed Hell Bound
In This River
The Blessed Hellride
Concrete Jungle
Stillborn
Gli In Flames già da qualche anno hanno abbandonato il loro look storico (e una parte di fan più integralisti ha abbandonato loro) a favore di look più commerciali, come in questo caso, in cui si presentano sul palco vestiti completamente di bianco con delusione di molti dei fan della prima ora. Sta di fatto che nonostante la dipartita di Jesper Strömblad, vero e proprio pilastro chitarristico della band, e il fatto che i pezzi degli ultimi anni siano molto più morbidi dei precedenti, Anders e compagni sanno come organizzare un concerto memorabile: fuochi d’artificio, fiammate, coreografie coloratissime su schermi giganti e addirittura i coriandoli verso il finale. La setlist immancabilmente ripercorre la storia più recente della band, che io personalmente non apprezzo, ma di sicuro non la pensa come me la maggior parte del pubblico di Wacken, accorso quasi in toto per uno show davvero spettacolare.
Setlist:
Only for the Weak
Everything’s Gone
Bullet Ride
Where the Dead Ships Dwell
Paralyzed
Alias
Deliver Us
Cloud Connected
Drifter
The Chosen Pessimist
The Quiet Place
Delight and Angers
Rusted Nail
The Mirror’s Truth
Take This Life
My Sweet Shadow
I nostri pirati capitanati da Rock‘n’Rolf, alfiere dell’heavy metal tedesco, portano a Wacken l’unica esibizione del 2015. Lo show inizia col botto con “Under Jolly Roger” e “Jennings’ Revenge” , la risposta del pubblico è calorosa, e dopo “Riding the storm” la band presenta per la prima volta al pubblico “Into the west”, regalandoci una world premiere che sicuramente renderà entusiasti i fan della band. Anche in questo show le fiammate e gli sbuffi di fumo non si contano, rendendo lo spettacolo molto bello sia da sentire che da vedere.
Setlist:
Chamber of Lies (with intro snippets of “… more )
Under Jolly Roger
Jennings’ Revenge
Genghis Khan
Locomotive (Live debut)
Riding the Storm
Into the West (World premiere)
Raw Ride
Drum Solo
White Masque
Riding on the Tide (Live debut)
Diamonds of the Black Chest
Soldiers of Fortune (Live debut)
Bad to the Bone
Encore:
Bloody Island (Live debut)
Encore 2:
Little Big Horn
Nonostante il caldo e la giornata soleggiata, le note di “Tales from a thousand Lakes”, capolavoro che gli Amorphis oggi eseguiranno per intero, fanno sì che un po’ di freddo vichingo si insinui nei nostri cuori, dato che le tematiche di questo album risalente a più di vent’anni fa sono tutte incentrate sul mito finnico Kalevala. La band è in ottima forma, il frontman Tomi Joutsen anche se ha tagliato i suoi lunghi dreadlocks non ha sicuramente perso le splendide capacità vocali; nonostante tutta la band faccia un’ottima prova, gli occhi sono tutti per lui, dotato di un carisma naturale che riesce a tenere incollati al palco per tutta la durata del concerto come se fossero passati solo alcuni minuti.
Setlist:
Thousand Lakes
Into Hiding
The Castaway
First Doom
Black Winter Day
Drowned Maid
In the Beginning
Forgotten Sunrise
To Father’s Cabin
Magic and Mayhem
Vulgar Necrolatry (Abhorrence cover)
Better Unborn
Against Widows
My Kantele
Folk of the North
Vaivaistalossa (Eläkeläiset song) (Eläkeläiset cover of Amorphis song)
01/08/2015 Black Stage 17.30-18.45
Il concerto di questo super gruppo sinfonico è un partito in modo un poco tiepido con un medley orchestrale, per poi passare a “Thunderstruck” degli Ac/DC e ad un paio di brani con la voce di Jennifer Haben, bellissima e bravissima cantante dei Beyond the Black. Bellissimo l’effetto di sentire grandi classici del rock riarrangiati con il supporto di un’orchestra, ma si entra nel vivo del concerto quando sale sul palco Joe Lynn Turner, che ripropone qualche brano dei mitici Rainbow, in cui ha militato per un periodo negli anni ‘80. Per continuare con gli ospiti eccellenti ora è il turno di Michael Kiske, una delle ugole d’oro più favolose attualmente in circolazione, che come se non fossero realmente passati oltre 25 anni dall’uscita di “I want out”, “A little time” e “Kids of the century” con gli Helloween le esegue in modo perfetto; la folla è in delirio, e lui più volte scende dal palco per salire sui giganteschi subwoofer e avvicinarsi al suo pubblico, che lo adora e stima da tantissimi anni. E’ ora la volta della suite sinfonica di Pirati dei Caraibi, che prepara la venuta sul palco del biondo e palestrato cantante dei leggendari Twisted Sister, Dee “Motherfuckin” Snider, che letteralmente infiamma il pubblico che canta in coro con lui brani epici come “You can’t stop rock’n’roll”, “We’re Not Gonna Take It” “I Wanna Rock” per chiudere un concerto favoloso con “Highway to hell” degli AC/DC. Il carisma, la capacità di tenere il palco, una presenza scenica gigantesca, fanno sì che a mio parere Dee Snider sia stato il protagonista indiscusso di questa edizione del festival, anche se ha suonato il concerto più breve della sua vita, come detto anche da lui durante lo show.
Setlist:
Orchestral Rock Medley
Thunderstruck (AC/DC cover) (with Sascha Krebs)
In the Shadows (Beyond the Black cover) (with Jennifer Haben)
Rage Before a Storm (with Jennifer Haben and Herbie Langhans)
I Surrender (Rainbow cover) (with Joe Lynn Turner)
Stargazer (Rainbow cover) (with Joe Lynn Turner)
Spotlight Kid (Rainbow cover) (with Joe Lynn Turner)
A Little Time (Helloween cover) (with Michael Kiske)
Kids of the Century (Helloween cover) (with Michael Kiske)
I Want Out (Helloween cover) (with Michael Kiske)
“Pirates of the Caribbean” Suite (Klaus Badelt cover)
You Can’t Stop Rock ‘n’ Roll (Twisted Sister cover) (with Dee Snider)
We’re Not Gonna Take It (Twisted Sister cover) (with Dee Snider)
The Price (Twisted Sister cover) (with Dee Snider)
I Wanna Rock (Twisted Sister cover) (with Dee Snider)
Highway to Hell (AC/DC cover) (with Dee Snider)
Si cambia completamente registro con i Bloodbath, gruppo estremo sin dalle apparenze: completamente ricoperti di sangue, con un palco spartano decorato solo dal fondale con il loro logo e illuminato da luci quasi esclusivamente rosse. Assistere ad un concerto dei Bloodbath è un’occasione più unica che rara, dato che è una band non molto attiva dal punto di vista live, e solo dall’anno scorso è presente il nuovo cantante, Nick Holmes (Paradise Lost). I Bloodbath propongono death metal svedese vecchia scuola, di quello che non si sente nelle ultime uscite da almeno due decenni, e lo fanno molto bene. Nonostante i cambi di formazione avvenuti negli anni, i brani datati hanno una resa ottimale, e la voce di Nick Holmes che passa dal growl ad un cantato molto graffiato, rende comunque bene anche sui pezzi originari del periodo Akerfeldt.
Setlist:
Let the Stillborn Come to Me
Mental Abortion
So You Die
Breeding Death
Anne
Cancer of the Soul
Weak Aside
Soul Evisceration
Unite in Pain
Like Fire
Mock the Cross
Cry My Name
Eaten (Featuring Dan Swano on lead vocals)
I Sabaton sono un gruppo che, una volta visti live, difficilmente si può odiare. Si presentano sul palco con mimetiche, aste dei microfoni a forma di fucili e la batteria montata su un gigantesco carro armato che viene pian piano scoperto prima dell’inizio da tecnici anch’essi in mimetica e elmetto. Lo show è esplosivo,le fiammate si sprecano, presentano un ottimo heavy power, ma la loro peculiarità è l’interazione con il pubblico, gli scherzi, le battute; sono un gruppo che intrattiene e fa spettacolo e consiglio a tutti i loro detrattori di andarli a vedere almeno una volta.
Setlist:
The Final Countdown (Europe song)
The March to War
Ghost Division
To Hell and Back
Carolus Rex
No Bullets Fly
Resist and Bite
Far from the Fame
Panzerkampf
Gott mit uns (Noch ein Bier)
The Art of War
Soldier of 3 Armies
Swedish Pagans
Screaming Eagles
Encore:
Night Witches
Primo Victoria
Metal Crüe
Dead Soldier’s Waltz / Masters of the World
Il live dei Judas Priest è una celebrazione della carriera ultra quarantennale della band, in attività dal 1969, e principale esponente della New Wave of British Heavy Metal. Rob Halford, dall’alto dei suoi 64 anni, si presenta ancora sul palco con giubbotto di pelle ricoperto di borchie e catene, e anche se appare un po’ affaticato, dimostra di avere ancora una voce splendida che in molti possono solo invidiare. La scaletta dei Metal Gods come previsto ripecorre i principale successi della band, con il pubblico che canta ogni nota a squarciagola, Rob dopo la tiratissima “Breaking the law” entra sul palco a bordo della sua motocicletta per “Hell bent for leather”, dimostrando di riuscire a portare uno spettacolo da veri professionisti in giro per il mondo da oltre quarant’anni.
Setlist:
War Pigs (Black Sabbath song)
Battle Cry
Dragonaut
Metal Gods
Devil’s Child
Victim of Changes
Halls of Valhalla
Turbo Lover
Redeemer of Souls
Beyond the Realms of Death
Jawbreaker
Breaking the Law
Hell Bent for Leather
Encore:
The Hellion
Electric Eye
You’ve Got Another Thing Comin’
Encore 2:
Painkiller
Living After Midnight
Beginning of the End
Con l’avvento sul palco dei Cradle Of Filth le atmosfere tornano a incupirsi, e forse complice l’orario a cui si sono esibiti, la performance è stata decisamente migliore di quella del 2012; il palco è decorato con scheletri crocifissi, teste di capro sulle aste e l’artwork della band sullo sfondo, le luci sono molto di atmosfera, e l’alternanza tra il growl e uno scream acutissimo rende il concerto di questa band di black metal sinfonico una vera e propria esperienza oscura. Una menzione d’onore all’esecuzione di “Nymphetamine”, dove la splendida voce della tastierista Linsay Schoolcraft non ha avuto una resa ottimale live a causa probabilmente di un errore in sede di mixing. Per concludere è stata una buona esibizione, che sembra far ben sperare per il futuro di una band che con il nuovo millennio sembrava aver iniziato una parabola discendente.
Setlist:
At the Gates of Midian
Cthulhu Dawn
A Dream of Wolves in the Snow
Summer Dying Fast
Honey and Sulphur
Funeral in Carpathia
Right Wing of the Garden Triptych
Nymphetamine (Fix)
Born in a Burial Gown
Cruelty Brought Thee Orchids
Her Ghost in the Fog
From the Cradle to Enslave