THE HANGOVERS live @ Bio Parco 2015 – Parco del Cavaticcio, 12-6-2015
15 Giugno 2015
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The Hangovers sono una band bolognese che è nata, come spesso capita con le cose migliori, un po’ per caso e un po’ per gioco. Victor de Jonge, cantante e chitarrista ritmico della band, è stato il cantante delle Braghe Corte, band ska-rock che ha avuto il suo maggior successo agli inizi degli anni 2000, e proviene da una famiglia olandese trapiantata a Bologna dove la musica è sempre stata ascoltata e suonata. Entrambi i suoi fratelli maggiori sono musicisti e quindi la sua vena musicale ha avuto terreno fertile nella loro casa di Via Mascarella. Parallelamente allo ska-rock e alla musica degli anni 90, Victor ha sempre avuto un debole per la musica d’oltre Manica e in particolare per tutto quello proveniente dai Beatles. Questa sua passione, che in quegli anni veniva chiamata Britpop, era la stessa di Tristan Vancini, amico inglese del fratello di Victor, Peter e più impegnato a dipingere graffiti sui treni piuttosto che a suonare seriamente il suo basso.
Poi un giorno, Filippo de Fazio si propose di accompagnarli durante il live con la sua chitarra. La serata fu un successo e arrivarono velocemente altre richieste di concerti in giro per la città. La formula era vincente: basso, due chitarre e tre voci, poca strumentazione e dove li mettevi loro suonavano facendo ballare la gente sui tavoli. Mancava solo un batterista. Filippo, che tutti però chiamano “Face”, è stato un bimbo prodigio, ospite a otto anni da Mara Venier con il suo gruppo “Latte Rock”. “Face”, dopo il primo concerto con Victor e Tristan, chiamò immediatamente Michele e gli propose di suonare con loro nelle vesti di percussionista: gran cassa, cembalo, due bonghi e il gioco era fatto. Michele spesso si definisce più un chitarrista che un batterista, ma il ritmo che ha nel sangue e che esce durante i suoi concerti non lascia dubbi: insieme a Tristan ha creato quel “groove” inconfondibile che ogni volta che ascoltiamo un concerto degli Hangovers non riusciamo a stare fermi.
E’ un Parco del Cavaticcio stracolmo quello che ci accoglie stasera, all’interno della rassegna Biografilm è stato realizzato un super-attrezzato palco dove prendono posto i The Hangovers, dopo le presentazioni d’obbligo e gli accordi per la successiva intervista, ovviamente a base di birra, ci apprestiamo ad ascoltare cosa sanno tirare fuori questi simpaticissimi ragazzi.
Ma passiamo alla parte musicale, che dobbiamo subito dire, è di alto livello, una band, anzi una party band come amano definirsi, di grande compattezza, tecnicamente preparati, una carrellata di cover ben suonate, una The Sound of Silence rifatta in chiave grunge caraibico, un termine coniato sulla loro pelle, ma che rende un’idea del loro suono, selvaggio e colorato, pieno di allegria, ma suonato con “ignorante” abilità, dove l’aggettivo sta a significare quel filo di pazzia che distingue il musicista geniale da quello appiattito sulla solita rassicurante routine. Se parlare delle cover è pressochè inutile, voglio rimarcare la bellezza dei loro pezzi, testi migliori di acclamate presunte star del mainstream, sentiti e profondi, raccolgono gioie e malesseri, travagli della vita ed improvvise felicità. Victor è bravissimo alla voce ed apparentemente instancabile, ma la particolarità è l’uso del cantato a quattro voci in full version, non abbiamo solo il bravissimo singer con i back-vocals, ma tutta la band, spesso, provvede a cantare i pezzi proposti, questo conferisce ritmo e potenza. Su questo poi si inseriscono le ribellioni di Face che appena può, ed i compagni si distraggono, mette l’acustica in cantina per sfoderare l’elettrica con risultati che, come gli ho detto, dovrebbe ripetere più spesso, e siamo già a 2 contro 3…. Per concludere un concerto ricco e divertente, un live imperdibile pieno di ottima musica prodotta da musicisti bravi, simpatici e disponibili, e che ha scatenato, come si vede dalle foto, scene estatiche da sabba tra la folla che riempiva la piazza. A presto per l’album completo.
MAURIZIO DONINI
Poi un giorno, Filippo de Fazio si propose di accompagnarli durante il live con la sua chitarra. La serata fu un successo e arrivarono velocemente altre richieste di concerti in giro per la città. La formula era vincente: basso, due chitarre e tre voci, poca strumentazione e dove li mettevi loro suonavano facendo ballare la gente sui tavoli. Mancava solo un batterista. Filippo, che tutti però chiamano “Face”, è stato un bimbo prodigio, ospite a otto anni da Mara Venier con il suo gruppo “Latte Rock”. “Face”, dopo il primo concerto con Victor e Tristan, chiamò immediatamente Michele e gli propose di suonare con loro nelle vesti di percussionista: gran cassa, cembalo, due bonghi e il gioco era fatto. Michele spesso si definisce più un chitarrista che un batterista, ma il ritmo che ha nel sangue e che esce durante i suoi concerti non lascia dubbi: insieme a Tristan ha creato quel “groove” inconfondibile che ogni volta che ascoltiamo un concerto degli Hangovers non riusciamo a stare fermi.
E’ un Parco del Cavaticcio stracolmo quello che ci accoglie stasera, all’interno della rassegna Biografilm è stato realizzato un super-attrezzato palco dove prendono posto i The Hangovers, dopo le presentazioni d’obbligo e gli accordi per la successiva intervista, ovviamente a base di birra, ci apprestiamo ad ascoltare cosa sanno tirare fuori questi simpaticissimi ragazzi.
Ma passiamo alla parte musicale, che dobbiamo subito dire, è di alto livello, una band, anzi una party band come amano definirsi, di grande compattezza, tecnicamente preparati, una carrellata di cover ben suonate, una The Sound of Silence rifatta in chiave grunge caraibico, un termine coniato sulla loro pelle, ma che rende un’idea del loro suono, selvaggio e colorato, pieno di allegria, ma suonato con “ignorante” abilità, dove l’aggettivo sta a significare quel filo di pazzia che distingue il musicista geniale da quello appiattito sulla solita rassicurante routine. Se parlare delle cover è pressochè inutile, voglio rimarcare la bellezza dei loro pezzi, testi migliori di acclamate presunte star del mainstream, sentiti e profondi, raccolgono gioie e malesseri, travagli della vita ed improvvise felicità. Victor è bravissimo alla voce ed apparentemente instancabile, ma la particolarità è l’uso del cantato a quattro voci in full version, non abbiamo solo il bravissimo singer con i back-vocals, ma tutta la band, spesso, provvede a cantare i pezzi proposti, questo conferisce ritmo e potenza. Su questo poi si inseriscono le ribellioni di Face che appena può, ed i compagni si distraggono, mette l’acustica in cantina per sfoderare l’elettrica con risultati che, come gli ho detto, dovrebbe ripetere più spesso, e siamo già a 2 contro 3…. Per concludere un concerto ricco e divertente, un live imperdibile pieno di ottima musica prodotta da musicisti bravi, simpatici e disponibili, e che ha scatenato, come si vede dalle foto, scene estatiche da sabba tra la folla che riempiva la piazza. A presto per l’album completo.
MAURIZIO DONINI
Members:
Victor M. de Jonge › voce + chitarra
Tristan Vancini › basso + voce
Filippo Face de Fazio › chitarra + voce
Michele Mantuano › percussioni + voce
Evento Fb
https://www.facebook.com/thehangovers
https://plus.google.com/+ThehangoversItaly/posts
Victor M. de Jonge › voce + chitarra
Tristan Vancini › basso + voce
Filippo Face de Fazio › chitarra + voce
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Maurizio Donini
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.