TAME IMPALA – Live @ Teatro Romano Verona by Eventi Verona 28-8-2015
Ormai l’anfiteatro scalpita e i 1800 spettatori non aspettano altro che l’inizio dello show e alle 21:20 circa la festa ha inizio e ad aprire le danze si presenta questo personaggio stravagante con addosso una salopette di jeans e a piedi nudi: Nicholas Albrook. One man band, con chiaramente la passione per la psichedelia, sia chiaro stiamo in tema con il gruppo principale, scelta azzeccata direi visto che il pubblico comincia ad apprezzare già dall’inizio del muro di suono incredibile che crea con la sua chitarra! distorsione a cannone, delay, reverbero, flanger e chi più ne ha più ne metta in una ricetta di suoni in loop e urla a squarcia gola al microfono del giovane australiano, ma quello che mi preme di più notare è la sua attitudine alla Jan Anderson dei jethro tull, si proprio lui, ma non a livello musicale sia chiaro (non si vede l’ombra di un flauto… purtroppo. hehe) ma a livello attitudinale: occhi sbarrati sulla folla, gesticolazioni frenetiche mentre canta i suoi testi con un’enfasi che pochi danno e soprattutto (ciliegina sulla torta) noto una simpatica gamba destra alzarsi e piegarsi come faceva il buon vecchio Jan Anderson… una citazione? una devozione verso il frontman del gruppo prog degli anni ’70? io spero simpaticamente di si! insomma tutto procede per il meglio per le prime due o tre canzoni… quando a un certo punto tutto si blocca e timidamente avvicinandosi al microfono esclama “ragazzi scusate se la mia chitarra non funziona correttamente…scusatemi!”. Accidenti, un imprevisto tecnico durante una performance non la auguro proprio a nessuno; e in men che non si dica un tecnico si fionda sul palco e in meno di due o tre minuti è tutto sistemato, timidamente il giovane torna al microfono e avverte “ok torniamo a noi” e come una cannonata i suoni psichedelici tornano in tutti i cervelli del pubblico che con un’ovazione di incoraggiamento esplode in un applauso maestoso. Bravo pubblico così si fa, bravi.
insomma la performance del giovane finisce dopo circa 45/50 minuti e in men che non si dica una quindicina/ventina di ragazzi del pubblico si fionda sotto il palco per omaggiare il giovane con calorose strette di mano, selfie, abbracci e autografi vari con lui che sembra affrontare con disinvolta e ammirevole simpatia. molto positivo bravo!
il sole è ormai tramontato e l’aria si fa sempre più frizzante, i roadie [tutti vestiti con camice bianco (!?)] scattano in salti e corse per sistemare palco e luci per i tanto attesi headliners, e nel giro di 10/20 minuti il buio cala e ad un certo punto uno spot di luce verde viene proiettato sullo sfondo del palco e quest’ultimo cominciando a roteare vorticosamente comincia a formare linee e forme geometriche che vanno a tempo con una pulsazione che ricorda tanto un battito di un cuore, quindi una luce verde invade il palco e cinque silhouette nere fanno breccia sul palco per rivelarsi, un boato di 1800 persone irrompe come un tuono assordante e il gruppo comincia a suonare con la loro psichedelica musica; l’intero anfiteatro comincia a ballare vorticosamente (sia fisicamente che “spiritualmente”) insomma il pubblico è in delirio.
dopo due canzoni il cantante si sente in dovere di avvertire che… “diamine ragazzi stiamo facendo festa e siete tutti seduti? avanti fatevi sotto!”, manco lo avesse detto sul serio.. io che me ne stavo buono buono sotto il palco davanti al gruppo capitanato da Kevin Parker nel giro di due secondi (se non uno) mi sono ritrovato circondato da una marea di ragazzi in festa e deliranti, diamine che botta di euforia, pazzesco!
insomma procede tutto al massimo, i suoni sono paurosamente pieni di qualità, i cinque ragazzi australiani ci danno dentro come matti non sbagliando un colpo… manco uno! ma non è di tecnica che stiamo parlando è di come stanno sul palco, si vede che l’amore per la loro musica prende letteralmente il sopravvento allacciando perfettamente mente, strumento, spirito e coscienza di quello che si vuole fare sul palco. Professionisti? si assolutamente. Calorosi col pubblico? diamine si dannatamente si e da inchino aggiungerei.
se dovessi scegliere una parola per descrivere questo gruppo di giovani australiani sarebbe: abbraccio.
Come abbracciano e accolgono tra di loro il pubblico ne ho visti gran pochi di gruppi che si comportano così, ottimo lavoro ragazzi avete centrato in pieno l’obiettivo: emozionare e trascinare il pubblico.
Da rivedere anche se non è il mio genere? si assolutamente, se amate la musica sì.
Report e Photoset by FABIO PASQUALI
Credits: si ringrazia Eventi Verona per la perfetta organizzazione e la gentile disponibilità.
Kevin Par Coeur – Guitar / Bass / Drums / Sing
Jay Watson – Keys
Dominic Simper – Guitar / synth
Cam Avery – Bass
Julien Barbagallo – Drums Others – Other / Table
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