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SPANDAU BALLET – Live @ Pala Fabris Padova 27-3-2015

SPANDAU BALLET – Live @ Pala Fabris Padova 27-3-2015

SPANDAU BALLET NOSTALGIA ANNI 80 by ZED Live

Molti hanno fra i quaranta e cinquant’anni, molte sono donne, tutti sono appassionati di lungo corso: sono i fan degli Spandau Ballet, 25 milioni di dischi venduti in tutto il mondo e simbolo incontrastato degli anni ’80.

Che band della madonna gli Spandau Ballet, e lo dico da Glam rocker. La pop band inglese, tra i protagonisti degli anni Ottanta e del movimento New Romantic, ha riempito per bene il Palafabris di Padova nella terza delle cinque tappe in programma per questo inizio di primavera. Anche in Veneto si replica quindi il clamoroso successo dei precedenti show di Milano e Torino.

Quando mi è stata offerta l’opportunità di poter partecipare, ho acconsentito subito, pensando alla miriade di fantastiche quarantenni che avrei potuto incontrare, in realtà questo mio pensiero era già stato smentito dall’iniziale “Soul Boy, inedito che potrebbe tranquillamente competere con i loro brani più famosi, e capendo che i cinque sono in uno stato di forma eccezionale ed entrano da subito in sintonia con un pubblico in estasi già dalle prime note.

All’epoca, quando si contendevano il primato musicale con i Duran Duran, muovevano folle di ragazzine impazzite. Le stesse che oggi sono signore eleganti e madri di famiglia, ma che hanno riempito il Palafabris ballando e cantando, per una serata revival che aveva tutto il sapore degli anni ruggenti, appena mitigato dal filtro dei ricordi.

Tony Hadley, si è dimostrato ancora una volta all’altezza della situazione, dimostrando gran cuore verso il pubblico ed una voce ancora più clamorosa degli anni Ottanta, peraltro dimagrito di qualche chilo dai tempi di “Goodbye Malinconia”.

La sezione ritmica seguita da Martin Kemp e John Keeble, magari sulle retrovie nel contatto sul pubblico rispetto agli altri, è invece una certezza nell’alchimia del suono, tenendo il tempo in brani più ritmati come “Highly Strung” e la strumentale “Glow”, ma giocando anche un ruolo fondamentale in ballad come “True” e “Through The Barricades”. Un altro colosso rimane Gary Kemp autore di praticamente tutti i pezzi degli Spands, sul palco impeccabile, con i suoi assoli e riff di chitarra elettrica e con l’accompagnamento in chitarra acustica di Hadley in una “Empty Spaces” suonata sulle gradinate in mezzo al pubblico.

A bocca totalmente aperta invece ci lascia Steve Norman, molto probabilmente l’uomo che ha permesso agli Spandau Ballet di diventare quello che sono oggi, un polistrumentista, che ci ha deliziato per tutta la serata con sax, chitarra e percussioni, suonandole tutte talmente bene, da scatenare l’invidia di chi si cimenta con un solo strumento.

Ebbene, bensì buona parte del gruppo abbia già sorpassato “il tempo delle mele”, hanno lasciato esterrefatto il pubblico per quanto riguarda energia, cuore e buonumore (in particolare Tony ,quando si è presentato sul palco con una Peroni su una mano e un Jack Daniels nell’altra).

Per quanto riguarda la scala non subisce alcuna variazione rispetto a quanto proposto nelle precedenti serate. I singoli conosciuti ci sono praticamente tutti, e la chiusura finale con la ballad “Through The Barricades”, “Fight For Ourselves” e la clamorosa “Gold” è stata una botta difficile da superare, tra lacrimucce e cori a squarciagola. Ma tra i vari brani va ricordato il Blitz Medley, un medley di estratti da “Journeys to Glory” a conferma del fatto che gli Spandau Ballet non dimenticano le loro origini di giovanotti di Islington che bazzicarono un piccolo club di Covent Garden destinato a rivoluzionare la scena pop internazionale.

In particolare “To cut a long story short” ricorda le serate, del vostro scrittore preferito, alle feste dark new wave, molto in voga ancora oggi nei locali più alternativi (consiglio per i nostalgici il “Vinile” di Bassano del grappa ) ed il taglio mullet molto usato negli anni ottanta (nella versione tedesca veniva introdotto il baffo).

Un amarcord nel quale è incluso un tributo al mitico Steve Strange dei Visage, deceduto lo scorso febbraio e omaggiato alla fine della selezione.

RODRIGO DONOLATO

Credits: ZED Live per la consueta perfetta efficienza ed organizzazione

Setlist:
SOUL BOYS
HIGHLY STRUNG
ONLY WHEN YOU LEAVE
HOW MANY LIES
ROUND AND ROUND
THIS IS THE LOVE
STEAL
CHANT NO.1
REFORMATION
MANDOLIN
CONFUSED
THE FREEZE
TO CUT A LONG STORY SHORT
RAW
GLOW
EMPTY SPACES
ONCE MORE
I’LL FLY FOR YOU
INSTINCTION
COMMUNICATION
LIFELINE
TRUE
TROUGH THE BARRICADES
FIGHT FOR OURSELVES
GOLD

Members:
Tony Hadley – voice
Gary Kemp – guitar
Martin Kemp – bass
Steve Norman – sax
John Keeble – drums

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