PUSSY RIOT + POP KILLERS + MUMBLE RUMBLE – Live @ Estragon Club, Bologna 15-2-2019
by tuttorock
19 Febbraio 2019
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Questo evento all’Estragon Club di Bologna, forse passato un po’ troppo in sordina, vede sul palco tre band molto lontane tra di loro, non fosse altro per la provenienza geografica. Ma si sa, la musica non allontana e al contrario unisce, e le performance a cui assistiamo hanno non solo tutte un notevole impatto sonoro, ma anche la capacità di farci riflettere su diverse problematiche che affliggono l’era in cui viviamo.
L’onere e l’onore di scaldare il pubblico spetta alle Mumble Rumble, band bolognese attiva dal 1990 composta da quattro musiciste che propongono brani inediti di matrice rock con virate noise, punk e metal. Le Mumble, conosciute ed amate da tutti i musicisti bolognesi per la loro capacità di sperimentazione e per la loro potenza dal vivo, nella loro lunga carriera hanno calcato importanti palchi italiani ed europei ed hanno da poco pubblicato il loro quarto album, “Insidious Inside”. Da sempre i testi toccano argomenti come la violenza sulle donne, la guerra, l’ambientalismo, l’omofobia, e la band è stata sicuramente la scelta azzeccata per l’apertura di questa serata.
Seguono i Pop Killers, band colombiana con cui le Pussy Riot stanno condividendo i palchi di questo tour europeo. E’ difficile trovare informazioni su di loro nel web, e a conferma della loro scarsa voglia di notorietà i componenti si presentano sul palco con delle maschere sul viso. I due chitarristi e il dj ci portano un electro-rock che fa ballare e al contempo pensare. La famosa filastrocca americana “Ten Little Indians”, poi diventata a metà ‘800 “Ten Little Niggers”, oggetto all’epoca di accuse per il linguaggio razzista, viene ripresa dai Pop Killers con una nuova strofa dedicata a ten little christians. Ad ognuno la sua interpretazione.
Cominciano infine le Pussy Riot quello che non è un concerto vero e proprio ma più una performance, che ripercorre gli esordi del collettivo e l’esperienza di Maria “Masha” Alyokhina nella colonia penale dopo l’arresto e la condanna a seguito della loro azione più famosa, l’irruzione nella Cattedrale Ortodossa del Cristo Salvatore a Mosca nel 2012. Maria e il performer Kiryl Masheka recitano senza mai prendere fiato pensieri e parole di “Riot Days”, il libro di memorie scritto da Masha, accompagnati da un trombettista e da una dj. Lo spettacolo ha un forte impatto sia visivo che sonoro, c’è una grande energia, tanta rabbia, ed una precisione nell’interpretazione che apparentemente non avrebbe niente a che fare con un gruppo punk. L’aver indossato dei passamontagna per non farsi riconoscere le ha confinate per un lungo periodo in una definizione che non gli appartiene più. Le Pussy Riot sono un collettivo, al momento sparso per il mondo, che nonostante la lontananza da Madre Russia continua a farsi portavoce delle donne, dei detenuti, del popolo russo che subisce il peso di Putin e l’ingerenza dittatoriale del suo governo nella vita quotidiana.
Unica, ma grandissima pecca della performance, i sottotitoli. I performer parlano in russo e le frasi che passano sul visual sono in inglese. Essendo gli italiani considerati ignorantelli per quanto riguarda la conoscenza dell’inglese, qualcuno ha pensato bene di usare un traduttore automatico per scrivere i sottotitoli in italiano, che diventano spesso imbarazzanti, tanto che si legge di qualcuno con “un melograno sulla spalla” al posto di una granata, e cose così. Dovendosi concentrare sulle traduzione della traduzione si perde un po’ il coinvolgimento in quella che è un’esibizione davvero potente, che ci dice cosa è successo dopo la carcerazione di Masha e delle compagne, che dà una risposta alla domanda “Ma dove sono finite le Pussy Riot?”. Sono finite in un campo di concentramento, a lavorare, a dormire in una stanza con altre trenta donne, a subire violenze, e poi finalmente uscite sono andate in giro per il mondo a continuare quello che avevano iniziato in Russia e che là non potranno più fare, continuando a raccogliere fondi per le spese legali dei detenuti politici, facendo della musica e dell’arte, ancora una volta, il mezzo per far sapere a chi sta fuori dalla loro terra cosa accade realmente dietro le quinte della facciata che i telegiornali ci mostrano.
SILVIA RAGGETTI
Photoset by NINO SAETTI
L’onere e l’onore di scaldare il pubblico spetta alle Mumble Rumble, band bolognese attiva dal 1990 composta da quattro musiciste che propongono brani inediti di matrice rock con virate noise, punk e metal. Le Mumble, conosciute ed amate da tutti i musicisti bolognesi per la loro capacità di sperimentazione e per la loro potenza dal vivo, nella loro lunga carriera hanno calcato importanti palchi italiani ed europei ed hanno da poco pubblicato il loro quarto album, “Insidious Inside”. Da sempre i testi toccano argomenti come la violenza sulle donne, la guerra, l’ambientalismo, l’omofobia, e la band è stata sicuramente la scelta azzeccata per l’apertura di questa serata.
Seguono i Pop Killers, band colombiana con cui le Pussy Riot stanno condividendo i palchi di questo tour europeo. E’ difficile trovare informazioni su di loro nel web, e a conferma della loro scarsa voglia di notorietà i componenti si presentano sul palco con delle maschere sul viso. I due chitarristi e il dj ci portano un electro-rock che fa ballare e al contempo pensare. La famosa filastrocca americana “Ten Little Indians”, poi diventata a metà ‘800 “Ten Little Niggers”, oggetto all’epoca di accuse per il linguaggio razzista, viene ripresa dai Pop Killers con una nuova strofa dedicata a ten little christians. Ad ognuno la sua interpretazione.
Cominciano infine le Pussy Riot quello che non è un concerto vero e proprio ma più una performance, che ripercorre gli esordi del collettivo e l’esperienza di Maria “Masha” Alyokhina nella colonia penale dopo l’arresto e la condanna a seguito della loro azione più famosa, l’irruzione nella Cattedrale Ortodossa del Cristo Salvatore a Mosca nel 2012. Maria e il performer Kiryl Masheka recitano senza mai prendere fiato pensieri e parole di “Riot Days”, il libro di memorie scritto da Masha, accompagnati da un trombettista e da una dj. Lo spettacolo ha un forte impatto sia visivo che sonoro, c’è una grande energia, tanta rabbia, ed una precisione nell’interpretazione che apparentemente non avrebbe niente a che fare con un gruppo punk. L’aver indossato dei passamontagna per non farsi riconoscere le ha confinate per un lungo periodo in una definizione che non gli appartiene più. Le Pussy Riot sono un collettivo, al momento sparso per il mondo, che nonostante la lontananza da Madre Russia continua a farsi portavoce delle donne, dei detenuti, del popolo russo che subisce il peso di Putin e l’ingerenza dittatoriale del suo governo nella vita quotidiana.
Unica, ma grandissima pecca della performance, i sottotitoli. I performer parlano in russo e le frasi che passano sul visual sono in inglese. Essendo gli italiani considerati ignorantelli per quanto riguarda la conoscenza dell’inglese, qualcuno ha pensato bene di usare un traduttore automatico per scrivere i sottotitoli in italiano, che diventano spesso imbarazzanti, tanto che si legge di qualcuno con “un melograno sulla spalla” al posto di una granata, e cose così. Dovendosi concentrare sulle traduzione della traduzione si perde un po’ il coinvolgimento in quella che è un’esibizione davvero potente, che ci dice cosa è successo dopo la carcerazione di Masha e delle compagne, che dà una risposta alla domanda “Ma dove sono finite le Pussy Riot?”. Sono finite in un campo di concentramento, a lavorare, a dormire in una stanza con altre trenta donne, a subire violenze, e poi finalmente uscite sono andate in giro per il mondo a continuare quello che avevano iniziato in Russia e che là non potranno più fare, continuando a raccogliere fondi per le spese legali dei detenuti politici, facendo della musica e dell’arte, ancora una volta, il mezzo per far sapere a chi sta fuori dalla loro terra cosa accade realmente dietro le quinte della facciata che i telegiornali ci mostrano.
SILVIA RAGGETTI
Photoset by NINO SAETTI
Credits: si ringrazia Estragon Club per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
Web:
https://www.facebook.com/MUMBLE.RUMBLE
https://www.facebook.com/ThePopKillers
https://www.facebook.com/wearepussyriot