PAUL WELLER “A kind revolution tour” op. Siberia – Live @ Estragon Club, …
11 Settembre 2017
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Come avvicinarsi ad un mito? Paul Weller è una vera e propria istituzione, ispirato in giovane da Beatles e The Who, in realtà si è dimostrato molto ha preso la materia grezza e l’ha trasformata nel Mod inteso come lo conosciamo. Se si parla di Mod il pensiero va immediatamente a Paul, non a caso detentore del titolo di The Modfather. Un uomo in continuo cambiamento che all’apice del successo con i The Jam decide di ribaltare il tavolo e chiudere la partita, L’uomo cangiante, titolo preso in prestito da quel grande scrittore che è Tonyface Bacciocchi e massimo esperto di Weller, chiarisce perfettamente l’indole geniale ed arrogantemente indipendente dell’artista inglese. La sua camaleontica capacità di cambiare e di anticipare i movimenti creando anche stili dal niente, tanto era ruvido ed abrasivo il suono dei Jam, quanto levigato e lucido quello degli Style Council, unico ed immediatamente riconoscibile. Per poi chiudere anche questa esperienza ed avviare una splendida carriera in solo, culminata nell’ultimo lavoro che ha dato il nome al tour, A kind revolution.
In apertura i Siberia, ottima band livornese che si sono presentati decisamente bene, anche loro con un sound che spaziava da momenti post-rock, i migliori, ad altri deandreiani (i meno convincenti) per virare verso momenti elettrici rockeggianti decisamente convincenti. Belli anche i testi che hanno tralasciato banalità e luoghi comuni, solidi e piacevoli sono sicuramente da seguire come band da tenere d’occhio. Band:
Eugenio Sournia (voce, chitarra),
Luca Pascual Mele (batteria),
Matteo D’Angelo (chitarra),
Cristiano Sbolci Tortoli (basso) https://www.facebook.com/siberiaofficial
In apertura i Siberia, ottima band livornese che si sono presentati decisamente bene, anche loro con un sound che spaziava da momenti post-rock, i migliori, ad altri deandreiani (i meno convincenti) per virare verso momenti elettrici rockeggianti decisamente convincenti. Belli anche i testi che hanno tralasciato banalità e luoghi comuni, solidi e piacevoli sono sicuramente da seguire come band da tenere d’occhio. Band:
Eugenio Sournia (voce, chitarra),
Luca Pascual Mele (batteria),
Matteo D’Angelo (chitarra),
Cristiano Sbolci Tortoli (basso) https://www.facebook.com/siberiaofficial
La presentazione welleriana in apertura coincide con il racconto del live all’Estragon, un tour che Barley Arts ha portato alle stelle con il sold-out dell’hangar bolognese, una band di bravissimi musicisti che si è subito caratterizzata per la presenza di una doppia batteria con Gordelier a fare da side-drummer a Pilgrim. Un suono che quindi si è subito imposto per una ritmica potente, ma mai invadente, perfettamente integrati Cradock e Van Heel, eccellente il fraseggio di Crofts alla chitarra. Poco spazio al repertorio dei Jam, molto agli Style Council ed ovviamente alla sezione Weller, una setlist che già al terzo pezzo, l’immarcescibile My ever changing moods scatena il pubblico facendo salire la temperatura al calor bianco con una rovente White sky. Ma è tutta la setlist a caratterizzarsi per potenza ed esuberanza, con una serie infinita di contaminazioni e variazioni, da un pattern R&B cui mancava solo il tormentone Get up (get on up), Get up (get on up) per evocare la Sex Machine, profilature acid jazz, sfumature caraibiche, il tutto per un prodotto di alta qualità che ha scatenato una bolgia infuocata sotto palco. La voglia e l’energia buttata on stage da Weller e c. è stata veramente tanta e da fare invidia a band inferiori per qualità ed età.
Di livello inferiore ed a mio parere, magari anche superfluo il set acustico, arrivato dopo una maiuscola esibizione di potenza è parso abbastanza scialbo, piacevole, ma 1 o 2 pezzi al massimo sarebbero più che bastati, oltre hanno avuto poco senso. Ben diversa la risposta del pubblico sul bis elettrico, altra carrellata con un Weller quanto mai ispirato sia alla chitarra che al piano, sempre ottima la sua tecnica, perfetta la sua interpretazione sia nelle lucide ballad come Porcelain gods che nelle sulfuree cavalcate alla Shout to the top che hanno fatto tremare i muri dell’Estragon. E l’entusiasmo del pubblico, nella praticamente totalità proveniente dagli anni ’80, lo ha riportato sul palco per un ulteriore bis non in scaletta, per salutare tutti e chiudere uno dei più bei live dell’anno con Town Called Malice.
“I’m still a mod, I’ll always be a mod, you can bury me a mod.” (Paul Weller)
MAURIZIO DONINI
Photoset by DANIELE AVERSANO
Credits: si ringrazia Barley Arts per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento con Estragon Club.
Di livello inferiore ed a mio parere, magari anche superfluo il set acustico, arrivato dopo una maiuscola esibizione di potenza è parso abbastanza scialbo, piacevole, ma 1 o 2 pezzi al massimo sarebbero più che bastati, oltre hanno avuto poco senso. Ben diversa la risposta del pubblico sul bis elettrico, altra carrellata con un Weller quanto mai ispirato sia alla chitarra che al piano, sempre ottima la sua tecnica, perfetta la sua interpretazione sia nelle lucide ballad come Porcelain gods che nelle sulfuree cavalcate alla Shout to the top che hanno fatto tremare i muri dell’Estragon. E l’entusiasmo del pubblico, nella praticamente totalità proveniente dagli anni ’80, lo ha riportato sul palco per un ulteriore bis non in scaletta, per salutare tutti e chiudere uno dei più bei live dell’anno con Town Called Malice.
“I’m still a mod, I’ll always be a mod, you can bury me a mod.” (Paul Weller)
MAURIZIO DONINI
Photoset by DANIELE AVERSANO
Credits: si ringrazia Barley Arts per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento con Estragon Club.
Setlist:
I’m Where I Should Be
Nova
My ever changing moods
White sky
Long time
Saturns pattern
Going my way
Have you ever had it blue
Shout to the top
Into tomorrow
She moves with the Fayre
Porcelain gods
You do something to me
Woo see mama
Friday street
Peacock suit
Changing man
Set acustico:
Monday
Wild wood
Hopper
What would he say
Out of sinking
Encore:
These city streets
Broken stones
Brand new start
Come On Let’s go
Encore 2:
Town called malice
Band:
Paul Weller: Vocals (guitar)
Steve Cradock: Guitar (and backing vocals)
Andy Crofts: Bass, Guitar (and backing vocals)
Steve Pilgrim: Drums (and backing vocals)
Tommy Van Heel: Keys (and backing vocals)
Ben Gordelier: Percussion (and backing vocals)
http://paulweller.com
https://www.facebook.com/paulwellerofficial
https://twitter.com/paulwellerhq
https://www.youtube.com/user/paulwellertv
https://twitter.com/PaulWellerBand
I’m Where I Should Be
Nova
My ever changing moods
White sky
Long time
Saturns pattern
Going my way
Have you ever had it blue
Shout to the top
Into tomorrow
She moves with the Fayre
Porcelain gods
You do something to me
Woo see mama
Friday street
Peacock suit
Changing man
Set acustico:
Monday
Wild wood
Hopper
What would he say
Out of sinking
Encore:
These city streets
Broken stones
Brand new start
Come On Let’s go
Encore 2:
Town called malice
Band:
Paul Weller: Vocals (guitar)
Steve Cradock: Guitar (and backing vocals)
Andy Crofts: Bass, Guitar (and backing vocals)
Steve Pilgrim: Drums (and backing vocals)
Tommy Van Heel: Keys (and backing vocals)
Ben Gordelier: Percussion (and backing vocals)
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Maurizio Donini
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.