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NIGHTWISH + Arch Enemy + Amorphis – Live @ Unipol Arena Bologna 29-11-2015

NIGHTWISH + Arch Enemy + Amorphis – Live @ Unipol Arena Bologna 29-11-2015

Amorphis

Ad aprire la serata il notevole gruppo degli Amorphis, band che mi piace moltissimo, la cui esibizione è stata purtroppo penalizzata da una serie di problemi che hanno fatto affluire il grosso del pubblico quando l’esibizione stava finendo, purtroppo la situazione odierna sta creando più malumori nel popolo del rock che sicurezza. Una band che a volte viene descritta come filone death, ma che è sicuramente più “morbida” rispetto alle spietati e taglienti sonorità degli Arch Enemy, pur senza arrivare al genere di Opera metal che è il core degli headliner Nightwish.
Membri:
Tomi Joutsen  – voce
Esa Holopainen  – chitarra solista
Tomi Koivusaari  . chitarra ritmica
Niclas Etelävuori  . basso
Santeri Kallio  – tastiere
Jan Rechberger – batteria
 
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Arch Enemy

Sfolgorante esibizione degli Arch Enemy, capitanati dalla consueta forza della natura che è Alissa White-Gluz, la “nuova” vocalist del gruppo. Dopo una breve Khaos Ouverture, si comincia a fare sul serio con Yesterday Is Dead and Gone, di cui apprezziamo in particolare la linea melodica del chorus; War Eternal, la title track dell’ultima uscita degli Arch Enemy, infiamma il pubblico con la violenza della batteria e con i suoi riff irresistibili, che non possono che generare un fitto headbanging, sopra e sotto il palco. Alissa corre, salta su e giù dagli amplificatori, incita il pubblico e sottolinea i martellanti tonfi della grancassa di Daniel con una sequenza di pugni in stile boxeur; Jeff e Michael, alle chitarre, e Sharlee, al basso, incrociano gli strumenti e si fronteggiano per una strabiliante lotta fra ritmica e melodie. Ravenous ci porta indietro al 2009 per l’album Manifesto of Arch Enemy, una delle fonti principali dei pezzi più apprezzati nei live dei metallari svedesi. Se a questo punto ci si aspettava, in altre circostanze, un moshpit furibondo (si pensi a W.O.A 2014), qui il pubblico, in gran parte seduto in tribuna, sembra apprezzare i Nostri in maniera più tranquilla, seppur egualmente partecipata. Ancora, Stolen Life fa da velocissima e tiratissima rampa di lancio per le successive You Will Know My Name e As the Pages Burn, due delle pagine più belle e rappresentative di questa fase della serata dedicata al melodic death metal; il pubblico viene incitato a più riprese a non smettere di saltare ed a levare in alto le corna ed i pugni. La vocalist si prende una piccola pausa per elogiare le band con cui hanno condiviso questo tour, facendo scattare la gara all’applausometro fra Amorphis e Nightwish e dimostrando una buona coesione con i compagni di viaggio. Under Black Flags We March viene sottolineata come di consueto dalla comparsa della nera bandiera (appunto) sventolata con energia da Alissa mentre corre lungo tutto il palco. C’è ancora spazio per una suggestiva Avalanche e per l’aria ribelle (ma un po’ più tranquilla) di No Gods, No Masters, prima della Nemesis di rito, che riunisce spiritualmente la band ed i fan in un trionfale ed ispirato “one for all, all for one, we are strong, we are one”.
Che dire, gli Arch Enemy lasciano soddisfatti e con una carica a mille, pronta per essere sfruttata e amplificata, se possibile, dalle stelle più luminose della serata.
IRENE DOGLIOTTI

Setlist:
Khaos ouverture
Yesterday Is Dead and Gone
War Eternal
Ravenous
Stolen Life
You Will Know My Name
As the Pages Burn
Under Black Flags We March
Avalanche
No Gods, No Masters
Nemesis
 
Membri:
Alissa White-Gluz – Vocals
Michael Amott – Lead Guitar
Jeff Loomis – Lead Guitar
Sharlee D’Angelo – Bass
Daniel Erlandsson – Drums
 
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Nightwish

Sono i fuochi d’artificio a festeggiare l’entrata in scena, dietro il fumo la tuba del deus ex-machina Holopainen impazza , novello Slash senza chitarra, a bordo palco  l’esplosiva line- up delle corde in classica posta style rock è di imperiale  prominenza, quando entra in scena Floor. Imponente amazzone, vera dominatrice, immensa tanto quanto la melodia della voce che porta dentro. Riff an head-banging si intrecciano mentre la batteria percuote l’aria con mefitica potenza nei primi due pezzi che aprono il live, Shudder Before the Beautiful e Yours Is an Empty Hope che presentano subito il sound della band, veloce, aggressivo, ma sempre melodico, tendente al gothic per alcuni, ma sicuramente più sinfonico se vogliamo dare una definizione. E dopo la sognante e bellissima Ever dream è proprio il ripescaggio di Wishmaster a confermare la vena operistica della trama ideata nei lunghi inverni finlandesi. Tipici suoni del nord, un folk-metal con una batteria che picchia dannatamente forte.
 
La coreografia è qualcosa che si vede raramente, di fronte a migliaia le braccia alzate ad inneggiare l’eruzione metallica a tinte rosso fuoco, è uno spettacolo pirotecnico che schiera tanti lanciafiamme da far pensare che la band abbia approfittato di una svendita al mercato delle armi, in aggiunta metteteci soffi di fumo, giochi luce a trompe l’oeil e poi ci sono i grandiosi Nightwish e migliaia di fans impazziniti.  E’ il girone infernale della grande musica rock , potenza  e melodia a ritmo infernale, ma pulita e melodiosa. La cornamusa apre  e la doppio manico si innesta su My walden, per poi lasciare il proscenio  al manico inferiore della double-neck di Marco per una ventata acustica in solitaria di rock celtico fra panorami di fiordi e spazi sconfinati, l’entusiasmo è alle stelle, siamo di fronte ad uno dei più bei concerti dell’anno, uno spettacolo unico ed indimenticabile  dove vengono ricreati spazi stellati che dagli air-walls vengono amplificati in sala alla richiesta di alzare gli smartphone  per materializzare una immensa via lattea all’interno del palasport.
 
Élan è l’ennesima lezione di canto di Floor, il basso è imperiale fondendosi con una chitarra precisa e pulita, e’ un popolo famelico di rock che inneggia e poga, una presenza scenica imperiale che non si ferma all’apparenza ma tracima nella qualità. Storytime diventa una singalong infinita con duetti tra la cantante ed il pubblico immenso che  è ai suoi piedi, uno splendido tormentone di rock sinfonico  con suoni altisonanti e schitarrate violente.   Bellissima Nemo, melodica ed affascinante, Stargazers è ossessiva con la batteria che è un percussore mai domo, le pelli urlano di dolore sotto il picchiare selvaggio di Jukka, il suo modo primordiale di drumming si mixa in un o strano e affascinante connubio con la voce melodica della Jansen. While Your Lips Are Still Red è tratteggiata nei suoi toni scuri e lenti dalla keyboard , Ghost love score ricorda da vicino l’attacco diabolico dei Carmina Burana, sciogliendosi poi in ventate di  sinfonia nordica. E si va verso la fine con una The Greatest Show on Earth che chiude una serata senza bis, ma in fondo non se ne sentiva la mancanza, di fronte a questa esibizione di stratosferica bellezza nulla avrebbe potuto aggiungere, forse semmai togliere un pizzico di magia, magia nordica ovviamente.
 
MAURIZIO DONINI
Photoset by NINO SAETTI

Credits: si ringrazia Studio’s Online e LiveNation per la gentilissima disponibilità.

La gallery completa della serata

Setlist:
Shudder Before the Beautiful
Yours Is an Empty Hope
Ever Dream
Wishmaster
My Walden
The Islander (First half performed solo by Marco)
Élan
Weak Fantasy (Preceded by a Dawkins’ narration)
7 Days to the Wolves
Storytime
I Want My Tears Back
Nemo
Stargazers
While Your Lips Are Still Red
Ghost Love Score
Last Ride of the Day
The Greatest Show on Earth (Chapter I: Four Point Six;… more )
The Greatest Show on Earth (Chapter IV: The Understanding;… more )
 
Membri:
Floor Jansen – vocals
Tuomas Holopainen – keyboards
Marco Hietala – bass & vocals
Emppu Vuorinen – guitars
Jukka Nevalainen – drums
Troy Donockley – Pipes, flutes & whistles
 
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