NICK CAVE AND THE BAD SEEDS – Live @ Lucca Summer Festival, 17-7-18
Dio è nella casa e i tempi sono cambiati. La notte si apre nel segno del dono: concedere e lasciar spazio; far si che una parte del proprio ego cada alla vista di piacere più ampio, condiviso: permettere ad altri di conoscere e possibilmente provare una nuova emozione, ma che sia anche una visione lontana nel tempo. Quali e quanti volti Nick Cave e i suoi Bad Seeds si siano trovati di fronte nel corso della loro lunga carriera eccita solo immaginarlo ma nei fatti consentono loro di modulare lo spettacolo in forme e tempi e interazioni col pubblico di tipo variabile; ma il modo di Cave di interpretare il rock e il rapporto col palco rimane lo stesso, ma soprattutto il messaggio non potrà mai transigere in intensità: una forza rabbiosa verso questo mondo insensibile, il disperato desiderio di liberazione, il feroce sfogo emotivo in eterno conflitto tra bene e male, la necessità di continuare ad affamare la propria inquietudine, la ricerca di un apparentamento intimo con qualcuno come effetto più inebriante ora di qualsiasi altro miscuglio speziale, sono il segreto dell’esibizione di Nick Cave e della sua intensità poetica, ogni canzone da lui partorita è frutto dell’unione di tutte queste forze, ed ognuna di esse è una prova di verità, donata all’eterno.
Questo è Nick Cave, anche quello del nuovo decennio. Lui e i Bad Seeds sono riservatari di un inestimabile segreto: aprirsi ad un mondo più ampio implica rinunciare, come dono inverso, ad una parte del proprio passato e del proprio sentire a patto che ciò non significhi dissimulare; il rischio è che pubblico faccia propria una cosa con troppa immediatezza (l’eccessiva presenza di smart phone operativi da pensare) senza un’effettiva risposta al messaggio. Perché ogni sera come quella di martedì il pubblico è costretto e chiamato a ripagare l’epifania a cui assiste: nella famosa notte dei doni i re seguirono senza esitazione un’illuminazione.
Quando il concerto inizia i due pezzi di Skeleton Tree: Jesus Alone e Magneto, quest’ultima segretamente legata all’eterno Van Morrison, servono affinché fin da subito ognuno colga necessariamente un grappolo dall’amara vite del suo lutto: ma non è questa la sera per rivolgergli il pensiero, l’atto è già redenzione, e lui è qui per questo. Sono invece le successive Do you love me? From her to Eternity e Loverman ad esplodere, canzoni che rappresentano grande parte della personalità di Cave; inizia in quel momento a scrosciare il frastuono, il volume dell’impianto è altissimo, l’atmosfera è avvolgente ma il pubblico è immobile, troppo compresso e eterogeneo per reagire nel modo che il cantante richiederebbe.
Ed il suono sporco fa germinare i Bad Seed: sono loro a divertirsi di più. Casey al basso semina note con l’ottimismo di una ronda che fischietta alle soglie dell’inferno; e mentre la voce di Red right hand svanisce nel giro di tastiere di Savage ecco far capolino lucifero.. lui e gli altri sono li per Cave, Cave è li per noi e noi acclamiamo i Bad Seeds: un reciproco accogliersi, soccorrersi e donarsi al fine di favorire la parte più intima del concerto: angeli di flauti e violini scendono dal cielo e svelano la parte fragile, dolce e quieta, amorevole e romantica di uomo..
TUPELO! L’uragano che travolge ogni vita! E’ il male visto come un dono che consente di capire: metterlo in storia, dentro una canzone, segregarlo ermeticamente in una parte nascosta della mente ed esorcizzarlo e l’unico modo per farlo alleato. Di nuovo in trans Nick Cave ci riprova, stramazza, cammina sulla folla, svuota un po’ la platea facendo salire parte del pubblico sul palco, l’altra cerca di farla sedere cercando un generale mistica unione: sit down, sit down, ma il pubblico non cede.. next life prosegue lui ed ognuno sente di aver perso un’occasione. Il mondo è esploso cari miei, ed ognuno di noi è in cerca di un’altra possibilità, ci sono milioni di rapporti che possiamo avere con gli altri, troviamo scoviamoli, doniamoci: prima però spingiamo via quel cielo lontano, tutti insieme, quello stupido orizzonte che si siamo appena costruiti.
ALESSANDRO FABBRIZZI
Photoset by DANIELA NUVOLONE
Credits: si ringrazia D’Alessandro e Galli per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
Jesus Alone
Magneto
Do you love me
From Her to Eternity
Lover Man
Red Right Hand
The Ship Song
Into my Arms
Shoot me Down
Dirl in Amber
Distant sky
Tupelo
Deanna (scelto dal pubblico)
Jubilee Street
The Weeping Song
Stagger Lee
Push the Sky Away
Encore:
City of Refuge
Ring of Saturn
www.nickcave.com