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NASHVILLE PUSSY – Live @ CafèLiber Torino 29-5-2015

NASHVILLE PUSSY – Live @ CafèLiber Torino 29-5-2015

Viene poi la volta del main show, e fanno il loro ingresso i Nashville Pussy, Ruyter e Bonnie (chitarra e basso) inguainate in provocanti abiti di pelle nera, il frontman Blaine munito di cappello alla Texana e il batterista Jeremy imperscrutabile dietro il suo barbone e gli occhiali da sole violetti. 

Si inizia subito forte con “Come on, come on” che detta da principio il mood della serata (“come on come on come on, fuck yeah!”) seguita da Rub it to DeathLa calca nel frattempo riempie ogni poro del locale e il pogo inizia a roteare sotto il palco. La scaletta riprende quasi tutti i grandi classici inclusi nel best of “10 years of Pussy”, ma a tratti si spinge più indietro con pezzi antecedenti all’ultimo cambio di casa discografica (She’s got the drugs, Go to hell, l’indimenticabile High as hell per fare qualche esempio). 
Sul palco Ruyter è la protagonista indiscussa con i suoi solos e i suoi ricci biondi roteanti, sembra guardare il pubblico sfidandolo a fare qualcosa di folle (o forse sta scrutando le prime file cercando bei ragazzi/e!).

Via via che la serata si fa più calda (I’m so high, South’s too fat to rise again, Everybody’s fault but mine, Why, why, why) e il sudore si irradia ad ogni colpo di headbanging, anche i Nashville si fanno più sciolti: Blaine stupisce il pubblico togliendosi il cappello da cowboy (rivelando quindi l’inevitabile pelata centrale) e versandosi in testa un’intera bottiglia di birra, per poi rimettersi il cappello come se niente fosse e ricominciare a cantare. Da qui in poi le cose si fanno veramente “wild”, Ruyter si esibisce in una intensa limonata con il manico della sua chitarra, mentre dall’altra parte del palco Bonnie e Blaine si coalizzano per dare spettacolo, sulle note dei vecchi classici (Bonnie è sempre stata una fan della band, anche prima di farne parte), giungendo poi a dover spingere giù dallo stage con un’elegante manata un fan troppo entusiasta che ci si era arrampicato. Il tutto culmina con uno strano balletto pseudo-country di Blaine, che poi afferra la bottiglia di Jack Daniels imboscata sotto la batteria e ne offre alla mogliettina (che nel frattempo non perde mai una nota) per ottemperare alla sua massima “ci ubriachiamo via via che suoniamo”.

Poco dopo si esce di scena, ma solo per breve tempo perché il bis qui è indispensabile, anzi si tratterà in effetti di un tris, culminato con Keep on Fuckin’ (che non poteva mancare!).

Ottima musica old school & grande intrattenimento: questa la formula magica dei Nostri eroi di Atlanta. See you soon!

IRENE DOGLIOTTI
photoset by Andrea Boschetti