MANIC STREET PREACHERS “This Is My Truth Tell Me Yours 20Th Anniversary” ̵ …
La prima parte del concerto è tutta dedicata al disco del 1998, si parte con l’emozionante The Everlasting per poi proseguire con le altre hit del disco, dalle rockeggianti You Stole The Sun From My Heart e Tsunami alle quasi progressive Be Natural o Ready For Drowning. Non c’è tempo, non c’è spazio per fermare i sentimenti, qualche scatto fotografico per immortalare l’avvenimento e rendersi conto che nonostante la fifa pazzesca di quei cosi volanti chiamati aeroplani mi son ritrovato a volare ed atterrare a Liverpool proprio per vedere questi 3 mitici signori gallesi. Gallesi di Blackwood, che è come essere fieri di Cinisello Balsamo ma pur sempre fieri di portare in alto il nome di quella terra mistica che è il Galles. E il Galles non scherza in fatto di miti e leggende, li in fondo son nate le leggende di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, in tempi più recenti ci è nato Gareth Bale, ci incoronano le principesse e a Cardiff la Juve ci ha perso una commovente Champion’s League. Come non dimenticare che dal Galles vengono altri grandi artisti contemporanei come gli Stereophonics o il vecchio ma sempre attuale Tom Jones. Seguiti da un pubblico non più giovanissimi i Manics tirano fuori dal cilindro e da quel manico di strumenti tutta quella rabbia operaia che li ha accompagnati sin dagli inizi. Tra una battuta e l’altra col pubblico James D. Bradfield ricorda agli scousers che torneranno a giugno a Liverpool per fare da opening act al concerto di Bon Jovi nel tempio di Anfield Road.L’Olympia Theatre è veramente un bel posto per la musica, un vecchio ma elegante teatro vittoriano unito alla musica rock crea un atmosfera difficile da render viva con le sole parole. L’emozione è tanta, il ritmo è serrato, la gente impazzisce per i Manics, si canta, si urla, ci si sbraccia. Non si può che ammirare la carica emotiva che trasporta i fans inglesi durante il concerto. E pensare che son gli stessi inglesi che vogliono uscire dall’Europa, eppure siamo qui spalla a spalla rendendoci conto che la musica non può esser fermata da alcun confine o Brexit.
Il momento più intenso si raggiunge durante Born a girl, brano semi acustico in cui James D. Bradfield canta accompagnato dal tastierista, si perchè per rendere più corposo il suono del concerto i Manics si avvalgono di tre strumentisti aggiuntivi. Passano un pò tutti i brani del disco, tutti suonati con gran classe ed entusiasmo, dal vivo ogni pezzo prende ancor più dinamismo e forza che nella versione registrata, la voce di James Dean Bradfield non perde un colpo, quel timbro particolare che il destino gli ha donato è sempre un piacere da ascoltare.
Su If You Tolerate This Your Children Will Be Next si scatena il delirio totale e il cuore batte a mille, in quei momenti ringrazi quella buona stella che nel 1996 te li fece conoscere quando Everything Must Go da noi era solo uno dei tanti dischi che arrivavano in qualche zainetto dall’Inghilterra. In pratica di TIMTTMY vengon suonate tutte le tracce eccetto Nobody Loved You, ma in compenso trova spazio dal vivo una b*side, Prologue To History. Senza interruzioni parte il secondo tempo del concerto dove vengono suonate le hit storiche della band e si va di hard rock con Sleepflower e Motorcycle Emptyness, e la “fucking guitar” di James Dean Bradfield viene strigliata che è una meraviglia, i Manics strumentalmente ci san fare, altro che “superfucking guitar”, qui si gode e non solo a metà.
Nicky Wire saltella come un pazzo, sempre con dietro quel bellissimo dragone gallese disegnato sulla bandiera, come a ricordarci e a ricordarsi sempre che le origini non si scordano e quell’essere gallesi nel cuore li ha portati con furore a diventare protagonisti della musica alternativa nei primi anni novanta. Tra qualche brano più recente ( International Blue ) e qualche salto indietro di qualche anno ( You’Re Love Alone is Not Enough ) c’è anche spazio per una brillante e aggressiva cover di Sweet Child O’Mine dei Guns e per il finale con l’inno dei Manics per eccellenza, A Design For Life, dove se l’Olympia non cade a pezzi per il frastuono e l’eccitazione generale è solo per qualche altra buona stella che protegge l’evento! Ma i Manic Street Preachers non hanno ne timore ne voglia di risparmiarsi, d’altronde son stati la prima band occidentale a esibirsi con orgoglio a Cuba a inizio annni duemila, di fronte al Lider Maximo, Fidel Castro.
Si, è stata una grande emozione, i Manic Street Preachers erano sono e saranno sempre una delle più grandi band nate nel Regno Unito e in quel di Liverpool, con loro ci ho lasciato un pezzo di cuore oltre che d’anima.
We don’t talk about love we only want to get drunk
And we are not allowed to spend
As we are told that this is the end
CRISTIAN BRIGHENTI
Band:
James Dean Bradfield – lead vocals, lead and acoustic guitar, lyrics, String Arrangement
Nicky Wire – bass guitar, baritone guitar, lyrics, vocals
Sean Moore – drums, soundscapes, machines, sequencers, percussion, Keyboards
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