JACKSON BROWNE – Live @ Teatro Auditorium Manzoni Bologna 25-5-2015 by D’Aless …
29 Maggio 2015
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Nato in Germania dell’Ovest nel 1948, Jackson Browne si trasferisce a Los Angeles con la famiglia all’età di tre anni. Con l’adolescenza sviluppa un interesse per la musica, e inizia suonare la chitarra e a scrivere canzoni che propone nei locali folk. Una carriera lunga e densa di successi di cui potete leggere i dettagli nell’articolo linkato a fondo pagina, averlo in questa meraviglioso locale che porta il nome di Teatro Auditorium Manzoni in quel di Bologna, dove abbiamo già seguito artisti planetari come Lisa Stansfield, Negrita, Skunk Anansie, è uno dei regali che la D’Alessandro & Galli realizza nel nostro paese.
E’ un Auditorium colmo e fremente quello che accoglie l’artista stasera al Teatro Manzoni di Bologna, con semplice eleganza come si confà ai grandi, Jackson Browne si presenta uguale a sempre, jeans, camicia e stivaletti, e, soprattutto la chitarra tra le mani. Il regalo confezionato dalla D’Alessandro & Galli inizia con uno stratosferico classico come Barricades of heaven, e sulle ola della platea, prima ancora che glielo chiedano a gran voce, spara la lenta e sinuosa, ammaliante nel suo scendere mieloso e triste, Something fine. E dopo una toaccante The long way around si passa ai suoni folk di Leaving Winslow con il suo pregnante e nostalgico tormentone “Station to station, coast to coast” , e si continua su percorsi tenui, suoni soffici, una band di perfetti professionisti che non sbagliano una nota, For taking the trouble fa da apripista al ripescaggio dal 1973 del brano scritto per Tim Rush, la toccante ed intimistica These days. versi meravigliosamente poetici come “These days One of these days These days I’ll sit on cornerstones” sono gocce di rugiada musicale che cadono sul pubblico incantato. Dopo You know the night abbandona la chitarra per sedersi al piano tra gli strepiti felici di un teatro quanto mai caliente, e chiude la prima parte del live con due sessioni al piano per infarcire di tasti accarezzati For a dancer e Fountain of sorrow, un piano-man di spessore che interpreta alla grande sia in piedi che seduto qualunque canzone gli passi accanto. La seconda parte si pare con una crosbystillsnashiana Rock me on the water, ma i toni caldi di un tramonto sul deserto si disperdono subito sui battiti della stupenda ed abbagliante If I could be anywhere, mani alte che battono a tempo, gente in piedi a saltare assieme, potremmo essere quasi ad un raduno hippy invece che in un raffinato teatro, stasera tempio della musica mondiale. Corre senza fermarsi la bella Lives in the balance, è una seconda parte decisamente più potente e ritmata, la velocità è aumentata così come i tono si sono inspessiti prendendo durezza in alcuni passaggi, su queste strada corre, tra ali di coriste in forma smagliante che spargono luce solenne, Standing in the breach. Le luminescenti, splendide, cantate e ballate da tutti i fans, Looking fast e The birds of St. Marks, scaldano il delirio che si scatena su The Road, conosciuta come brano di Ron in Italia, ma in realtà brano di Browne a tutto tondo, termina con la frase in italiana “Una città per cantare”. Il piano di Late for the sky sparge sentimento e dolcezza a piene mani, sono sempre i tasti, ma decisamente più vivaci e colorati, a farci godere il primo singolo della sua lunga carriera, Doctor my eyes, e si a va a chiudere con il pubblico sottopalco sui travolgenti ritmi di Running on empty. L’immancabile bis ci fa fare un salto nel passato, siamo nel 1973 quando Jackson compose il grande Glenn Frey una storica perla come Take it easy, e si chiude con le dolci note di Our Lady of the well che salutano augurando la buona notte ad un pubblico mai sazio.
Un cantante che tiene fede alla sua fama, interprete supremo che raccoglie non solo pubblico femminile di mezza età, come sentito più volte dire tra le poltroncine, ma una platea trasversale che apprezza la grande musica. I musicisti che l’accompagnano in tour sono di alto livello, tasti e corde in gran numero con una sezione ritmica di grande purezza e due coriste di eccellente livello cui viene lasciato spazio, anche se ne meriterebbero di più. In conclusione un live di alto livello che ha trasformato l’elegante location in uno stadio ribollente di tifo sfegatato.
MAURIZIO DONINI
Photoset by Nino Saetti
Voto 8/10
Credits:
Gli Uffici Stampa di D’Alessandro & Galli e del Teatro Manzoni che si sono distinti, come sempre per la perfetta efficienza e disponibilità, un esempio di professionalità da cui si dovrebbe prendere esempio.
E’ un Auditorium colmo e fremente quello che accoglie l’artista stasera al Teatro Manzoni di Bologna, con semplice eleganza come si confà ai grandi, Jackson Browne si presenta uguale a sempre, jeans, camicia e stivaletti, e, soprattutto la chitarra tra le mani. Il regalo confezionato dalla D’Alessandro & Galli inizia con uno stratosferico classico come Barricades of heaven, e sulle ola della platea, prima ancora che glielo chiedano a gran voce, spara la lenta e sinuosa, ammaliante nel suo scendere mieloso e triste, Something fine. E dopo una toaccante The long way around si passa ai suoni folk di Leaving Winslow con il suo pregnante e nostalgico tormentone “Station to station, coast to coast” , e si continua su percorsi tenui, suoni soffici, una band di perfetti professionisti che non sbagliano una nota, For taking the trouble fa da apripista al ripescaggio dal 1973 del brano scritto per Tim Rush, la toccante ed intimistica These days. versi meravigliosamente poetici come “These days One of these days These days I’ll sit on cornerstones” sono gocce di rugiada musicale che cadono sul pubblico incantato. Dopo You know the night abbandona la chitarra per sedersi al piano tra gli strepiti felici di un teatro quanto mai caliente, e chiude la prima parte del live con due sessioni al piano per infarcire di tasti accarezzati For a dancer e Fountain of sorrow, un piano-man di spessore che interpreta alla grande sia in piedi che seduto qualunque canzone gli passi accanto. La seconda parte si pare con una crosbystillsnashiana Rock me on the water, ma i toni caldi di un tramonto sul deserto si disperdono subito sui battiti della stupenda ed abbagliante If I could be anywhere, mani alte che battono a tempo, gente in piedi a saltare assieme, potremmo essere quasi ad un raduno hippy invece che in un raffinato teatro, stasera tempio della musica mondiale. Corre senza fermarsi la bella Lives in the balance, è una seconda parte decisamente più potente e ritmata, la velocità è aumentata così come i tono si sono inspessiti prendendo durezza in alcuni passaggi, su queste strada corre, tra ali di coriste in forma smagliante che spargono luce solenne, Standing in the breach. Le luminescenti, splendide, cantate e ballate da tutti i fans, Looking fast e The birds of St. Marks, scaldano il delirio che si scatena su The Road, conosciuta come brano di Ron in Italia, ma in realtà brano di Browne a tutto tondo, termina con la frase in italiana “Una città per cantare”. Il piano di Late for the sky sparge sentimento e dolcezza a piene mani, sono sempre i tasti, ma decisamente più vivaci e colorati, a farci godere il primo singolo della sua lunga carriera, Doctor my eyes, e si a va a chiudere con il pubblico sottopalco sui travolgenti ritmi di Running on empty. L’immancabile bis ci fa fare un salto nel passato, siamo nel 1973 quando Jackson compose il grande Glenn Frey una storica perla come Take it easy, e si chiude con le dolci note di Our Lady of the well che salutano augurando la buona notte ad un pubblico mai sazio.
Un cantante che tiene fede alla sua fama, interprete supremo che raccoglie non solo pubblico femminile di mezza età, come sentito più volte dire tra le poltroncine, ma una platea trasversale che apprezza la grande musica. I musicisti che l’accompagnano in tour sono di alto livello, tasti e corde in gran numero con una sezione ritmica di grande purezza e due coriste di eccellente livello cui viene lasciato spazio, anche se ne meriterebbero di più. In conclusione un live di alto livello che ha trasformato l’elegante location in uno stadio ribollente di tifo sfegatato.
MAURIZIO DONINI
Photoset by Nino Saetti
Voto 8/10
Credits:
Gli Uffici Stampa di D’Alessandro & Galli e del Teatro Manzoni che si sono distinti, come sempre per la perfetta efficienza e disponibilità, un esempio di professionalità da cui si dovrebbe prendere esempio.
Setlist:
1. The Barricades of Heaven
2. Something Fine
3. The Long Way Around
4. Leaving Winslow
5. For Taking the Trouble
6. These Days
7. You Know the Night
8. For a Dancer
9. Fountain of Sorrow
10. Your Bright Baby Blues
11. Rock Me on the Water
12. If I Could Be Anywhere
13. Lives in the Balance
14. Standing in the Breach
15. Looking East
16. The Birds of St. Marks
17. The Road (Danny O’Keefe cover)
18. Late for the Sky
19. Doctor My Eyes
20. Running on Empty
Encore:
21. Take It Easy
22. Our Lady of the Well
Members:
Jackson Browne – voce, chitarra
Greg Leisz – chitarra, lap steel, pedal steel, chitarra dodici corde costruita per l’occasione,
Val McCallum – chitarra elettrica
Shane Fontayne – chitarre
Bob Glaub – basso
Jeff Young – tastiere
Mauricio Lewak – batteria
Chavonne Stewart & Alethea Mills – vocals
http://www.jacksonbrowne.com
http://www.facebook.com/OfficialJacksonBrowne
http://www.twitter.com/SongsOfJBrowne
http://www.tuttorock.net/news/jackson-browne-teatro-auditorium-manzoni-bologna-25-5-2015
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1. The Barricades of Heaven
2. Something Fine
3. The Long Way Around
4. Leaving Winslow
5. For Taking the Trouble
6. These Days
7. You Know the Night
8. For a Dancer
9. Fountain of Sorrow
10. Your Bright Baby Blues
11. Rock Me on the Water
12. If I Could Be Anywhere
13. Lives in the Balance
14. Standing in the Breach
15. Looking East
16. The Birds of St. Marks
17. The Road (Danny O’Keefe cover)
18. Late for the Sky
19. Doctor My Eyes
20. Running on Empty
Encore:
21. Take It Easy
22. Our Lady of the Well
Members:
Jackson Browne – voce, chitarra
Greg Leisz – chitarra, lap steel, pedal steel, chitarra dodici corde costruita per l’occasione,
Val McCallum – chitarra elettrica
Shane Fontayne – chitarre
Bob Glaub – basso
Jeff Young – tastiere
Mauricio Lewak – batteria
Chavonne Stewart & Alethea Mills – vocals
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Maurizio Donini
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.