IL TEATRO DEGLI ORRORI – Live @ Hiroshima Mon Amour Torino 23-10-2015
La sala dell’Hiroshima Mon Amour, storica sede per la musica live in Torino, è fitta come l’abbiamo vista raramente quando i Nostri, anticipati da un sottofondo di archi e di annunci che sembrano tratti da un notiziario francese, salgono finalmente sul palco dicendoci “Ciao a tutte, ciao a tutti, grazie di essere qui” e iniziano con la prima canzone estratta dal nuovo album, Disinteressati e indifferenti (“Uno su mille ce la fa…stai a vedere che sei proprio te”). Segue La paura, forse eseguita non in maniera del tutto precisa vocalmente ma con grinta da vendere, tanto che inevitabilmente il pogo coinvolge più di metà sala.
Cazzotti e Suppliche risulta più cadenzata, fatta di pause più lente e di riprese piene di energia; Benzodiazepina inizia con un potente riff di chitarra e una sciorinata di patologie psichiatriche ed annessi rimedi farmacologici (“due di queste al giorno…forse tre”), che però vengono rifiutati con un sonoro dito medio, diffuso a tutto il pubblico. L’intro di Lavorare stanca, primo potente singolo estratto dal nuovo album, dà adito alla prima riflessione della serata: “sarebbe bello saper riconoscere la realtà per ciò che è, e non per come ci viene raccontata”, frase che potrebbe fare da sottotitolo al pensiero sociale del Teatro degli orrori. Si capisce quindi che il resto della serata si dividerà equamente fra un rock fatto di canzoni che sono – sia strumentalmente, sia dal punto di vista dei testi- come un pugno diretto alle nostre ipocrisie e alle nostre fragilità, e amare riflessioni socio-politiche, come può ispirare la successiva Genova, in riferimento ai fatti del G8 (“sono passati 14 anni, ma noi ce ne ricordiamo”).
Nel frattempo, la musica si dispiega evocativa, a tratti più cupa e morbida, a tratti martellante e rabbiosa. Pierpaolo gioca con la sua voce attoriale, la sua dizione impeccabile e il suo cantato più parlato che melodico; Gionata, coadiuvato ora da Marcello, scatena i suoi riff ipnotici che ben si mischiano agli effetti sonori creati da Kole; la parte ritmica, curata da Francesco e Giulio, riesce a essere ugualmente protagonista per particolarità e struttura. Una donna dà l’avvio ad un nuovo piccolo comizio sulle donne del Kurdistan, essendo ispirata ad una giovane strappata, proprio dall’indifferenza del mondo occidentale, alla fanciullezza, per essere consegnata ad una guerriglia fatta di kalashnikov imbracciati dai più deboli.
La carrellata degli Orrori va avanti senza tregua, l’esaltazione del pubblico aumenta e si dà il via al crowdsurfing, poi avallato anche da Pierpaolo, che sul finale di Compagna Teresa si lancia per un breve tour della folla. C’è ancora tempo per parlare (male) di Eni, gas flaring e Finmeccanica, fra le grida del pubblico, prima della conclusiva Vita mia.
Ma come ci si aspettava, i Nostri ritornano a chiedere alla folla se vuole sentirli suonare ancora; il boato che ne consegue fa da intro ad una tiratissima Due; A sangue freddo viene cantata all’unisono da Pierpaolo assieme al pubblico, e La canzone di Tom chiude con una nota di dolcezza questa serata fatta di rabbia, voglia di ribellione, delusioni e dignità ferita.
Report by IRENE DOGLIOTTI
Photoset by ANDREA BOSCHETTI
Credits: si ringrazia l’Ufficio Stampa Hiroshima Mon Amour per la perfetta organizzazione dell’evento e la gentile disponibilità.
Disinteressati e indifferenti
La paura
Cazzotti e suppliche
Benzodiazepina
Lavorare stanca
Genova
Una donna
Il lungo sonno
Sentimenti inconfessabili
Una giornata al sole
Bellissima
Slint
Non vedo l’ora
Turbamento
E’ colpa mia
E lei venne
Compagna Teresa
Majakovskij
Vita mia
Encore
Due
A sangue freddo
La canzone di Tom
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