GIACOMO VOLI – Live @ Riot Fest (Massalombarda RA 10-7-2015)
by tuttorock
17 Luglio 2015
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Mi trovo al RIOT Fest, festival annuale del comune Ravennate di Massa Lombarda, che questa sera ospita come “attrazione” principale, un giovane rocker che risponde al nome di Giacomo Voli, accompagnato dalla sua GVBand. Ho appena passato una mezzoretta in compagnia di Giacomo per una bella intervista, durante la quale mi ha assicurato che, da musicista (a tempo perso) quale sono, potrò apprezzare particolarmente il concerto. Quindi mi sto aggirando per le vie del borgo dove il festival gratuito si svolge, pensando a cosa potermi aspettare. Intanto il tempo passa e davanti al palco nella piazza principale del paese si raduna un gruppo di persone, a dire il vero non molto numeroso, in attesa della performance.
La band fa finalmente il suo ingresso in scena poco dopo le 22.00 accolti da un applauso, e dopo un breve saluto attacca subito con uno dei pezzi originali dall’EP appena uscito, Un capitale. Il brano è molto energico e noto subito che i ragazzi sul palco hanno movenze da vera Metal band. Federico Festa al basso col suo sguardo truce. Riccardo Bacchi a gambe larghe con la chitarra che quasi tocca terra. Fanno da subito una bella impressione. Si prosegue con una magistrale cover di Immigrant Song dei Led Zeppelin. Ah dimenticavo, Giacomo ‘Dave Grohl’ Voli ha una gamba rotta ed è arrivato davanti al pubblico in stampelle. Quindi è fisicamente un po’ statico, appollaiato sul suo trespolo, davanti al microfono. Ma voglio dire… Su questo brano dimostra di avere la voce del diavolo, mica si può pretendere che abbia anche le ali da pipistrello per muoversi.
In omaggio al concerto che si è tenuto ieri poco lontano da dove ci troviamo, la band esegue poi la sua versione di You shook me alla night long degli AC/DC, col pubblico che cantando diventa sempre più numeroso con le persone che si fermano mentre passeggiano per la via principale. Il successivo passo in scaletta è una versione di Knocking on Heaven’s doors. Il pezzo ci viene proposto con un arrangiamento tutto particolare, molto diverso sia dall’originale che dalla versione dei Guns. Molto “tastieristico” e coinvolgente ed a meta del quale Riccardo Bacchi si esibisce in un assolo da perdere il fiato (quanto sei Metal Riccardo. Io ti adoro!). La band interagisce molto, sia tra di loro attraverso i microfoni (ogni membro ne è dotato) che col pubblico, e tra una battuta e l’altra Giacomo annuncia un esperimento. Un esperimento di fusione tra i Pink Floyd ed i Litfiba. Sarà questo che il frontman mi anticipava durante l’intervista?
La band attacca con un incredibile mash-up tra Vivere il mio tempo e Another brick in the wall. I miei occhi sono sgranati nell’ammirazione. Proseguiamo con un pezzo oscuro e marciante proveniente dal progetto solista di Riccardo Bacchi (RavenBlack Project). È intitolato Wasting memories e stupisce per un assolo di chitarra che inizia accompagnato da un azzeccato vocalizzo di Giacomo. Una miscela magnifica. Tra una versione energica e pompata Hush dei Deep Purple e la cover di Rock and Roll dei Led Zeppelin, Giacomo saltella su quel trespolo come se avesse una gamba di riserva, questo prima di rimanere solo sul palco x proporci Cant find my way home (contenuta anche nell’EP) in acustico, seguita da Too much love will kill you dei Queen, che viene dedicata a Freddie Mercury. Giacomo interpreta questo brano con maestria e trasporto, accompagnato solo dalla tastiera fino all’assolo solitario della chitarra. La fenice è il secondo brano originale che sentiamo, personalmente è quello che ho preferito. Dark e splendente allo stesso tempo, capace di dare grande energia. La band continua poi a stupire con un pezzo dei Matia Bazar. Ti sento viene interpretata in chiave “metalissima”. In doppia cassa e coi riff cupi e distorti. Come dice Giacomo “applausi alla Ruggero!”. Ma probabilmente il brano meglio riuscito della serata è Child in time dei Deep Purple “mashuppato” con Charlie big potato degli Skunk Anansie. Mix impossibile direte. Lo pensavo anch’io, ma ho avuto i brividi e la pelle d’oca per tutto il pezzo. La voce di Giacomo è semplicemente inumana.
Il frontman si impianta su un altro brano dei Queen. Non ricorda l’attacco e il pezzo viene saltato. Poco male, la band la mette sul ridere prendendo in giro Giacomo e scherzando col pubblico. Questo è un grande pregio di questi ragazzi. Assieme alla musica di qualità, sanno fare del vero intrattenimento ed il pubblico si diverte anche durante errori ed improvvisazioni.
Appena conclusa Whole lotta love arriva sul palco una voce dall’organizzazione che dice di fare presto visto che a mezzanotte si chiude. Io inizio a chiedermi che problema saranno mai dieci minuti in più. Ma neanche faccio in tempo a concludere il pensiero che un’intro strumentale da È festa della PFM si diffonde nell’aria, per poi proseguire senza interruzioni con Impressioni di Settembre. Chi ha seguito Giacomo a The Voice un anno fa sa già di cosa è capace la sua voce su questo pezzo. È difficile spiegarlo a parole.
L’accoppiata di brani originali Ridi nel tuo caffè e Il vento canterà fanno cantare il pubblico e introducono alla versione Rock del Nessun dorma di Puccini. Questo è secondo me l’unico pezzo stonato. Pur nell’arrangiamento eccellente rimane, a mio parere, poco azzeccato e poco naturale. De gustibus. Il frontaman abbandona il palco e lascia la band libera di deliziarci con una lunga jam Prog Rock strumentale preso in parte da brani degli ELP, nella quale il tastierista Mattia Rubizzi da il meglio di se. Joker torna sul palco e come ultimo atto della performance la band ci regala, sempre in onore degli AC/DC, Highway to hell e Thunderstruck. Questa volta i brani sono piuttosto fedeli agli originali, così anche il pubblico può chiudere cantando.
Che dire, la cornice della festa di paese sta stretta a questa band. Giacomo Voli, ma anche gli altri membri, ha qualità che gli fanno meritare palcoscenici più importanti. Oltre alle indiscutibili capacità musicali i cinque ragazzi sanno far spettacolo, tant’è che durante questa la serata il pubblico è aumentato col trascorrere dei minuti raccogliendo tanti spettatori tra i passanti casuali. Senza contare la loro capacità di rendere propri tutti i brani che interpretano, spero davvero che i mash-up che ho sentito stasera rimangano nella loro scaletta anche quando i pezzi originali aumenteranno, davvero unici e stupefacenti.
Quindi supportiamoli! Perché il Rock in Italia non è finito.
MARCO RAGGI
http://www.giacomovoli.net
https://www.facebook.com/giacomovolijoker
https://www.youtube.com/user/giacomovvoli
La band fa finalmente il suo ingresso in scena poco dopo le 22.00 accolti da un applauso, e dopo un breve saluto attacca subito con uno dei pezzi originali dall’EP appena uscito, Un capitale. Il brano è molto energico e noto subito che i ragazzi sul palco hanno movenze da vera Metal band. Federico Festa al basso col suo sguardo truce. Riccardo Bacchi a gambe larghe con la chitarra che quasi tocca terra. Fanno da subito una bella impressione. Si prosegue con una magistrale cover di Immigrant Song dei Led Zeppelin. Ah dimenticavo, Giacomo ‘Dave Grohl’ Voli ha una gamba rotta ed è arrivato davanti al pubblico in stampelle. Quindi è fisicamente un po’ statico, appollaiato sul suo trespolo, davanti al microfono. Ma voglio dire… Su questo brano dimostra di avere la voce del diavolo, mica si può pretendere che abbia anche le ali da pipistrello per muoversi.
In omaggio al concerto che si è tenuto ieri poco lontano da dove ci troviamo, la band esegue poi la sua versione di You shook me alla night long degli AC/DC, col pubblico che cantando diventa sempre più numeroso con le persone che si fermano mentre passeggiano per la via principale. Il successivo passo in scaletta è una versione di Knocking on Heaven’s doors. Il pezzo ci viene proposto con un arrangiamento tutto particolare, molto diverso sia dall’originale che dalla versione dei Guns. Molto “tastieristico” e coinvolgente ed a meta del quale Riccardo Bacchi si esibisce in un assolo da perdere il fiato (quanto sei Metal Riccardo. Io ti adoro!). La band interagisce molto, sia tra di loro attraverso i microfoni (ogni membro ne è dotato) che col pubblico, e tra una battuta e l’altra Giacomo annuncia un esperimento. Un esperimento di fusione tra i Pink Floyd ed i Litfiba. Sarà questo che il frontman mi anticipava durante l’intervista?
La band attacca con un incredibile mash-up tra Vivere il mio tempo e Another brick in the wall. I miei occhi sono sgranati nell’ammirazione. Proseguiamo con un pezzo oscuro e marciante proveniente dal progetto solista di Riccardo Bacchi (RavenBlack Project). È intitolato Wasting memories e stupisce per un assolo di chitarra che inizia accompagnato da un azzeccato vocalizzo di Giacomo. Una miscela magnifica. Tra una versione energica e pompata Hush dei Deep Purple e la cover di Rock and Roll dei Led Zeppelin, Giacomo saltella su quel trespolo come se avesse una gamba di riserva, questo prima di rimanere solo sul palco x proporci Cant find my way home (contenuta anche nell’EP) in acustico, seguita da Too much love will kill you dei Queen, che viene dedicata a Freddie Mercury. Giacomo interpreta questo brano con maestria e trasporto, accompagnato solo dalla tastiera fino all’assolo solitario della chitarra. La fenice è il secondo brano originale che sentiamo, personalmente è quello che ho preferito. Dark e splendente allo stesso tempo, capace di dare grande energia. La band continua poi a stupire con un pezzo dei Matia Bazar. Ti sento viene interpretata in chiave “metalissima”. In doppia cassa e coi riff cupi e distorti. Come dice Giacomo “applausi alla Ruggero!”. Ma probabilmente il brano meglio riuscito della serata è Child in time dei Deep Purple “mashuppato” con Charlie big potato degli Skunk Anansie. Mix impossibile direte. Lo pensavo anch’io, ma ho avuto i brividi e la pelle d’oca per tutto il pezzo. La voce di Giacomo è semplicemente inumana.
Il frontman si impianta su un altro brano dei Queen. Non ricorda l’attacco e il pezzo viene saltato. Poco male, la band la mette sul ridere prendendo in giro Giacomo e scherzando col pubblico. Questo è un grande pregio di questi ragazzi. Assieme alla musica di qualità, sanno fare del vero intrattenimento ed il pubblico si diverte anche durante errori ed improvvisazioni.
Appena conclusa Whole lotta love arriva sul palco una voce dall’organizzazione che dice di fare presto visto che a mezzanotte si chiude. Io inizio a chiedermi che problema saranno mai dieci minuti in più. Ma neanche faccio in tempo a concludere il pensiero che un’intro strumentale da È festa della PFM si diffonde nell’aria, per poi proseguire senza interruzioni con Impressioni di Settembre. Chi ha seguito Giacomo a The Voice un anno fa sa già di cosa è capace la sua voce su questo pezzo. È difficile spiegarlo a parole.
L’accoppiata di brani originali Ridi nel tuo caffè e Il vento canterà fanno cantare il pubblico e introducono alla versione Rock del Nessun dorma di Puccini. Questo è secondo me l’unico pezzo stonato. Pur nell’arrangiamento eccellente rimane, a mio parere, poco azzeccato e poco naturale. De gustibus. Il frontaman abbandona il palco e lascia la band libera di deliziarci con una lunga jam Prog Rock strumentale preso in parte da brani degli ELP, nella quale il tastierista Mattia Rubizzi da il meglio di se. Joker torna sul palco e come ultimo atto della performance la band ci regala, sempre in onore degli AC/DC, Highway to hell e Thunderstruck. Questa volta i brani sono piuttosto fedeli agli originali, così anche il pubblico può chiudere cantando.
Che dire, la cornice della festa di paese sta stretta a questa band. Giacomo Voli, ma anche gli altri membri, ha qualità che gli fanno meritare palcoscenici più importanti. Oltre alle indiscutibili capacità musicali i cinque ragazzi sanno far spettacolo, tant’è che durante questa la serata il pubblico è aumentato col trascorrere dei minuti raccogliendo tanti spettatori tra i passanti casuali. Senza contare la loro capacità di rendere propri tutti i brani che interpretano, spero davvero che i mash-up che ho sentito stasera rimangano nella loro scaletta anche quando i pezzi originali aumenteranno, davvero unici e stupefacenti.
Quindi supportiamoli! Perché il Rock in Italia non è finito.
MARCO RAGGI
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