Federico Leonardo Lucia in arte Fedez. Prima di qualsiasi cosa, parlando di lui, bisogna capire di trovarsi davanti il più grande pianista di tutti i tempi. Non in senso stretto, ovviamente. Fedez padroneggia gli 88 tasti dell’animo umano. Sa cosa toccare e quando farlo per generare un “colore”, una reazione. Un fenomeno mediatico ancora tutto da comprendere. Non è Jovanotti, sempre e comunque positivo e sorridente, coinvolgente proprio perché carico di un’energia sovrumana. Non è DJ Ax, che di fondo, se punzecchiato si innervosisce, dimostrandosi persino fragile. Non è Fabri Fibra, incazzato e paranoico ad oltranza. Incazzato sempre e comunque, anche diventato grandissimo, perché nel ‘82 il bidello delle medie, burlone, gli ha rubato la merendina dalla zainetto. Fedez sorride, e quando lo fa non percepisci, mai, che si sta sforzando a farlo. Sorride, sempre, perché lo diverte quello che gli stanno dicendo o la situazione in cui è coinvolto. Allo stesso tempo si irrigidisce e reagisce di conseguenza se si trova in una situazione che non gli garba. Non ha il tormento di chi s’è dovuto sudare la pagnotta più di tanto, o almeno questo non traspare. E’ sempre a suo agio, confessando i suoi disturbi intestinali o mentre giudica gli artisti che si trova davanti ad X-Factor (sempre con rispetto, mai con la boria malcelata di un Elio). Sa sempre cosa dice e, quando parla di qualcosa, trasuda una ferrea certezza circa quanto sta dicendo, forse più di Mosè quando diceva al popolo ebraico di sloggiare dall’Egitto. E’ sempre al posto giusto, al momento giusto. E non ti fa neppure antipatia perché dalla sua ha un’autoironia contagiosa. Non so cosa faccia Fedez a colazione, eppure è facile immaginarselo lì, su uno sgabello, ampie vetrate alle sue spalle, occhi stropicciati, boxer colorato, t-shirt vecchia di cento anni (che starebbe male persino addosso a Fonzie e che a lui, invece, veste meravigliosamente!) che un po’ curvo affonda una macina nel caffellatte, dice una cazzata e se ne ride tutti insieme. E’ facile costruirsi un’immagine quando non si conosce una persona personalmente. Magari non è assolutamente così che vanno le cose, eppure mi dà sempre l’impressione che è proprio così che sia la sua vita: facile! Perché Fedez ha quel dono lì. Sa suonare il “piano”. E’ l’empatia fatta persona. Sa come si produce un disco. Pur giovanissimo non sbaglia un passo. Eppure non è uno che si sbatte più di tanto. Pare pure un poco indolente. Lui è Fedez. Il più famoso collo tatuato d’Italia. Ecco quello è forse davvero Fedez. Il suo tatuaggio. Fedez piace alle mamme anche se ha un labirinto esheriano tatuato sulla trachea. Non ci sono ma che tengano. Piace. Piace alle mamme, alle nonne, alle figlie. Nessuno, dico nessuno lo temerebbe in un sottopasso alle 5 del mattino, anche col piercing in mezzo agli occhi. Perché è Fedez. Mr Empatia. Allo stesso modo, ho l’impressione che nemmeno lui possa temere nessuno. Non lo faccio coraggiosissimo. E’ che magari troverebbe il modo di deviare il corso degli eventi prima di trovarsi nei casini. Non come Mannarino, che mena ad un poliziotto e lo mandano al “gabbio”. Fedez, con quella faccia diventerà l’icona di questi anni. Più della faccia consunta di Madre Teresa, più di 100 Festival di Carlo Conti, più del cancro di Steve Jobs. Tra cento anni, per raccontare la cultura italiana di questi anni, ci sarà la sua faccia. La sua bravura nel creare immagini (“
devo smetterla di cercare le scarpe nel frigorifero”, ricordate?) che raccontano meglio di cento trattati di sociologia il vacuo senso di vertigine a cui si rivolge. Un popolo di suoi coetanei, consapevoli più della generazione precedente che tutto è un attimo. “Loro”. La folla qui riunita per un dj set “caparbio”. Quella stessa folla che ha esaurito i biglietti di questa serata al Campus Industry Music in un batter di ciglia e che sono corsi a comprare “Pop-Hoolista” con la stessa foga con cui le mantidi tagliano la testa al proprio amante. Quella moltitudine che sa benissimo quanto la vita sia fugace, insensata e meravigliosamente “orecchiabile”. Magari allo stesso Fedez non frega nulla di chi siano stati i Run Dmc, come non frega a nessuno dei presenti. Che si balli… che si s-balli… stasera c’è Fedez che mette i dischi, c’è un’altra serata da farsi prendere bene… e vaffanculo a tutto il resto. No, Fedez non è affatto il populista che si crede di essere (o che i più imbecilli accusano di essere). Fedez è Nietzsche, solo che si è tagliato i baffi. Il “Grande Pianista”, che ogni sera fa il suo concerto… davanti al maestro di conservatorio che lo bocciò all’esame di ammissione. Big Up!
Massimiliano Amoroso
Photoset by ELENA ARZANI
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