DEEP PURPLE @ Bologna Sonic Park 3-7-2022
DEEP PURPLE “The Woosh tour” @ Bologna Sonic Park 3-7-2022
Trovare le giuste parole per definire i Deep Purple in sede live è da sempre un problema non indifferente: in giro da oltre 50 anni, hanno attraversato diversi periodi storici confrontandosi con numerosi cambi di formazione ed accarezzando – sempre con altissima maestria – svariate sfumature di generi musicali. Ma i Purple sono pur sempre i Purple nonostante tutto – e vederli dal vivo significa avere la garanzia di uno spettacolo formidabile, così infatti sarà. L’arena Parco Nord (o Joe Strummer, come l’hanno ribattezzata negli ultimi anni) presenta una situazione idilliaca: caldo ma senza esagerare – si mitigherà con il passare del tempo, per la gioia e la tranquillità delle migliaia di fan accorsi da tutta Italia.
Non dimentichiamoci che la data dei DP al Sonic Park doveva avere luogo due anni fa – e che nel frattempo i “ragazzi” hanno pubblicato un ottimo album di cover rivisitate a modo loro – Turning to crime: l’attesa quindi è grande e a quanto sono riuscito a captare ci sono molte “prime volte” grazie a diverse generazioni presenti questa sera. A fare da apertura a questi mostri sacri ci pensano i The Last Internationale, band americana capitanata dal chitarrista Edgey Pires e dalla cantante Delila Paz che vantano già parecchia esperienza e che sanno offrire uno spettacolo iper-energetico, offrendo brani di ottima fattura con un occhio al passato ed un orecchio al presente. Con poco ritardo ecco presentarsi i nostri beniamini: come annunciato non ci sarà Steve Morse, temporaneamente ai box per motivi personali – sostituito dal fido Simon McBride, che non farà rimpiangere il funambolico chitarrista statunitense col suo tocco blues, un po’ sporco – che ricorda un po’ il gigantesco Gary Moore o il più attuale Joe Bonamassa.
Come sempre si parte con Highway Star, grande cavallo di battaglia per la band inglese – ottima per aprire i loro concerti, ma ormai poco adatta per lo stile vocale di Gillan, un po’ in difficoltà sulle note più alte: niente paura però, c’é il pubblico pronto a sostenerlo e soprattutto c’é il carisma di cinque elementi perfettamente rodati, una vera macchina da guerra che non lascia spazio a critiche. Il secondo brano è una fluidissima Pictures of home, che ci rimanda agli antichi fasti dei Purple – quel Machine Head datato 1972 che rimane tutt’ora uno dei loro best seller, un vero e proprio monumento del Rock: McBride non era ancora nato quando i suoi compagni di band pubblicavano album e brano ma lui è già sugli scudi e dona una performance straordinaria, omaggiando anche un altro classico intramontabile durante l’assolo finale – la splendida Child in Time. Si passa a momenti più recenti della storia del combo britannico, ecco No need to shout dell’album Woosh! datato 2020: chiaramente Gillan è molto più a suo agio e sa tirare fuori tutti gli armonici che ancora possiede, emozionando e – come vedremo più tardi – emozionandosi.
Don Airey sembra inarrestabile, un vero funambolo della tastiera – lo continua a dimostrare anche su Nothing at all, uno dei momenti più intensi della scaletta della serata: la band fila liscia e la presenza di McBride sembra avere portato una palpabile ventata di freschezza, quasi un ritorno di gioventù per questi assi dello strumento. Lo stile del chitarrista Nordirlandese è diverso da quello di Steve Morse, il cui stile a sua volta si differenziava dallo storico Richie Blackmore e dal compianto Tommy Bolin, ma sa bene integrarsi – lo si nota anche su un altro brano più “recente” come Uncommon Man ed ancora di più sulla immancabile Lazy (grande ovazione dei presenti già dalle prime note). Dopo l’adrenalina della succitata Lazy, le acque si calmano ed è tempo di un altro grande classico dei Deep Purple – Ian Gillan ci regala infatti una prestazione intensa e commovente di When a Blind Man Cries, sfoggiando esperienza e tanto cuore: un altro highlight in questa straordinaria serata. Asciugate le lacrime, è il turno di Time fo Bedlam – tratta da Infinity, del 2017 – a cui si collega il prevedibile assolo di Don Airey che omaggia anche la Turandot di Puccini e che fa da preludio ad un altro brano immancabile nella scaletta dei “porporati”, ovvero la mastodontica Perfect Strangers. Ci stiamo avvicinando al gran finale, il menù prevede una Space Truckin’ magistralmente suonata ed una ovvia Smoke on the water, con Simon McBride sempre più protagonista: bravo ragazzo – ci hai incantati e convinti! Cantiamo tutti, è inutile dirlo – qualcuno come se fosse l’ultimo concerto della sua vita – ma è uno spettacolo che fa bene alle orecchie ed al cuore, prima di tutto: sembrerebbe concludersi qui ma i Deep Purple hanno ancora qualcosa da far ascoltare al pubblico italiano, da sempre fedele e caldissimo: ecco Caught in the act, piccola suite tratta dal loro ultimo lavoro – che connette in medley alcune cover di grande spessore tra le quali Green Onions, Dazed and Confused o Gimme some Lovin’.
Bis del bis: una Hush monumentale ed ovviamente una immortale Black Night a coronare un concerto da brividi. Certo i Purple non sono più dei ragazzi, ma vederli divertirsi, commuoversi e sfornare ancora così tanta musica fa sperare in una loro immortalità – nonché in una dovuta beatificazione. Meno male che ci sono ancora nonni, zii, padri che hanno voglia di partecipare a questi eventi portandosi dietro anche la loro discendenza: basta un concerto del genere a fare capire molte cose e pur potendo sembrare “datato” suona invece molto attuale ed oserei dire, senza tempo. Chiunque si ritenga amante del Rock dovrebbe almeno una volta nella vita vedere i DP dal vivo: ineccepibili.
SANTI LIBRA
Photoset by DANIELE AVERSANO
Credits: si ringrazia Vertigo per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
BAND:
Ian Gillan – Voce
Roger Glover – Basso
Ian Paice – Batteria
Don Airey – Tastiera
Simon McBride – Chitarra
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SETLIST:
1 – Highway Star
2 – Pictures of home
3 – No need to shout
4 – Nothing at all
5 – Uncommon Man
6 – Lazy
7 – When a blind man cries
8 – Time for bedlam
9 – Keyboard solo / Perfect Strangers
10 – Space truckin’
11 – Smoke on the water
Encore:
12 – Caught in the act
13 – Hush
14 – Bass solo / Black night
Bolognese, classe 1978 – appassionato scrittore sin da piccolo e devoto alla musica al 100% Cresciuto con i grandi classici della musica italiana ed internazionale, scopre sonorità più pesanti durante la gioventù e non se ne separa più, maturando nel contempo il sogno di formare una rock band. Si approccia inizialmente al pianoforte e poi al basso elettrico – ma sarà la sua voce a dargli il giusto ruolo, facendosi le ossa in diverse band e all’interno di spettacoli che coprono vari generi musicali, fino a fondare i Saints Trade – band hard rock con cui sforna diversi album e si toglie più di una soddisfazione in Italia e all’estero, fino a realizzare un altro piccolo sogno – quello di scrivere di musica entrando a far parte della grande famiglia di TuttoRock.