ARA MALIKIAN – Teatro EuropAuditorium, Bologna 3-12-2019
“Royal Garage World Tour”
Sono passate da poco le 21 quando le luci del Teatro EuropAuditorium di Bologna si spengono e si riaccendono immediatamente mostrando un pianista, Ivan “Melon” Lewis, che suona alcune note che arrivano dall’Opera “Orfeo ed Euridice” di quel gran genio di compositore che risponde al nome di Christoph Willibald Gluck, colui che diede il via al Classicismo Viennese, periodo storico musicale che ci ha consegnato musiche senza tempo. Il palco inizia a riempirsi di musicisti, tre cubani, ovvero il già citato Ivan “Melon” Lewis, il bassista e contrabbassista Iván Machado e il batterista Georvis Pico, e quattro spagnoli, le due graziose fanciulle Anna Milman al violino e Cristina Suey al violoncello, Humberto Armas alla viola e Toni Carmona alle chitarre, mentre un suono malinconico di violino ammalia i presenti. Proviene dallo strumento dalle quattro corde di Ara Malikian, colui che riesce ad unire quasi tutti i generi musicali, colui che è una sorta di ibrido Niccolò Paganini/Jimi Hendrix, dalle vesti e dalla capigliatura che fanno l’occhietto agli anni 70. C’è di tutto nel repertorio del violinista libanese nipote di un armeno fuggito dal genocidio ed approdato in Libano grazie ad un violino di cui non sapeva che farne, lui, costretto dal padre ad imparare a suonare quello strumento che oggi gli permette di vivere girando il mondo ed incantando chiunque assista ad un suo spettacolo. Questa magica serata, la terza delle cinque date italiane di Ara, non è solo uno spettacolo musicale, è anche una raccolta di storie, lontane e vicine nel tempo, che hanno forgiato prima l’uomo, poi il musicista, storie di garage, da cui prende il nome il nuovo bellissimo album “Royal Garage”, un omaggio ad un luogo buio, cupo, umido, ma che ha permesso al violinista di salvarsi dai bombardamenti che distruggevano Beirut e dove la musica divenne fondamentale per la sopravvivenza e l’unione tra i rifugiati. Saranno sei i brani estratti dall’ultima fatica di Ara, tra cui “Loucine”, malinconica, una vera e propria freccia che colpisce l’anima e il cuore di tutti i presenti e la velocissima “Rough Dog”, che sul disco vede alla voce Serji Tankian, cantante della metal band System of a Down, e che questa sera prende la forma di un pezzo strumentale, come tutti gli altri peraltro. Ma c’è spazio anche per il racconto dell’incontro con la cantante islandese Bjork, dalla quale Ara ottenne attenzioni grazie ad alcune aringhe di cui lui era allergico e lo fecero stare male, ad altre storie buffe, con il violinista dalla folta chioma che suonò a lungo con una maschera da castoro per accompagnare musicisti norvegesi, storie di quando Ara andò a studiare in Germania senza sapere la lingua, e per ovviare a ciò lui rispondeva sì a tutto, finendo per dire sì ad una famiglia che organizzò un matrimonio e gli chiese se lui fosse ebreo e suonasse musica ebrea. Ma lui non era ebreo e si inventò una composizione spacciandola per musica ebrea. Tutte queste storie vengono raccontate in un italiano/spagnolo molto divertente e comprensibilissimo, che dimostra come Ara, oltre ad essere un artista formidabile, sia anche un simpatico intrattenitore, che si diverte indossando il mitico copricapo di Slash durante la cover di “Sweet Child O’ Mine” dei Guns N’ Roses. Così non ci si accorge del passare del tempo e, dopo “Alien’s Office”, brano che raccoglie scroscianti applausi, dedicato a chi, come Ara, è emigrato, emigra ed emigrerà in cerca di una vita migliore, il concerto si chiude con le note provenienti da due colonne sonore di due film stupendi, ovvero Pulp Fiction e In the Mood for Love, del quale “Yumeji’s Theme” viene suonata dal violinista libanese passeggiando tra il pubblico, pubblico che, al termine dell’emozionante esecuzione, tributa la meritata ovazione agli otto musicisti che hanno dato vita a quasi due ore e mezza di uno spettacolo indimenticabile, di cui Ara Malikian, che ringrazia tutti pubblicamente, dai tecnici fino al portiere del Teatro, è il fulcro, senza però che lui permetta che venga oscurata l’enorme bravura degli altri compagni di questo viaggio, anzi, scherzando e duettando spesso con loro, perfetti per questo concerto pieno di energia rock, di sensibilità classica, di tecnica jazz e di ritmo reggae.
MARCO PRITONI
Photoset by DANIELE AVERSANO
Credits: si ringrazia Teatro EuropAuditorium per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
BAND:
Violino solista: Ara Malikian
Viola: Humberto Armas
Violino: Anna Milman
Violoncello: Cristina Suey
Basso elettrico e contrabbasso: Iván Machado
Chitarre: Toni Carmona
Pianoforte: Ivan ‘Melon’ Lewis
Batteria: Georvis Pico
SETLIST:
Intro: Dall’Opera Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck
Concerto Grosso
Rough Dog
Pisando flores
Kastorium Ragga
Loucine
Sweet child o’ mine (Guns N’ Roses cover)
Las Milongas de Kairo
Bachelorette (Bjork cover)
Aliens Office
Misirlou (Dalla colonna sonora del film Pulp Fiction)
Yumeji’s Theme (Dalla Colonna Sonora del film In the Mood for Love)
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.