ROCK STORIES – The Beach Boys e le loro Good Vibrations

“Good vibrations” avrebbe dovuto essere inserita in “Pet Sounds” del 1966, ma all’ultimo Brian Wilson decise di lasciarla fuori assecondando i dubbi del suo entourage, ma il successo con un milione di copie vendute gli dette poi ragione stabilendone la geniale grandezza, senza dimenticare il testo di Mike Love scritto in 5 minuti con accanto la moglie Suzanne in dolce attesa. Era l’ottobre del 1961 quando quei ragazzi (i tre fratelli Brian, Carl e Dennis Wilson, un loro cugino, Mike Love, e un compagno di scuola di Brian, Al Jardine) decisero di chiamarsi The Beach Boys e di
dare alla canzone il titolo di Surfin, una canzone che ha dato il nome ad un intero genere, il sottofondo ideale per una filmografia californiana culminata nell’imperdibile “Un mercoledì da leoni” alla ricerca dell’onda perfetta, Brian Wilson il suono perfetto lo aveva già inventato. Fra tavole da surf e belle ragazze, le “California Girls” apparse in “Summer days”, il surf voleva, forse troppo ambiziosamente, essere la risposta ai quattro di Liverpool. Troppe droghe, troppi litigi con il suo alter ego Mike Love, per diventare davvero la risposta ai Beatles, ma comunque sufficiente per entrare nella mitologia del rock.

4 studi e 17 sessioni di registrazione. Ha affermato Brian Wilson: “È stato un lungo processo, ma ero determinato a spuntarla prima o poi. Ci vollero sei settimane per registrare. Lo abbiamo costruito in studi differenti e ho scritto ogni parte musicale sullo spartito. Registrammo le strofe al Gold Star, il ritornello agli studi di registrazione Western e il bridge al Sunset Sound. Le voci furono registrate tutte agli studio della Columbia a Los Angeles”. Tra 50 mila e 75 mila dollari il costo per registrare il brano con 90 ore complessive dinastro registrato per arrivare a un sunto di 3’35”. Record per l’epoca.

Testo di Good Vibrations dei Beach Boys