ROCK STORIES – Peter Gabriel e la genesi di Biko
“E chi cazzo è Biko?” chiese Ahmet Ertegun, solitamente infallibile fondatore dell’Atlantic Records, dopo avere ascoltato l’anteprima del terzo lavoro di Peter Gabriel. “In America nessuno sa chi sia questo sudafricano, Peter è uscito da un ospedale psichiatrico?”.
Ma stavolta Ertegun si sbagliava di grosso e seguire il consiglio del suo dirigente John Kalodner fu nefasto, rifiutato dall’Atlantic il prodotto viene preso in carico dalla Mercury Records, eppure le premesse del successo c’erano tutte, dalla produzione di Steve Lillywhite ai guests tra cui spiccano nomi come Kate Bush, Paul Weller, Phil Collins, Tony Levin e Robert Fripp.
Il terzo lavoro di Peter Gabriel, dopo due lavori commercialmente fallimentari, colpisce già dalla copertina psichedelica di Storm Thogerson, poi piazza Games Without Frontiers al numero 4 della classifica UK e una versione live di Biko finisce nella colonna sonora del film Grido di libertà di Richard Attenborough, il biopic di Stephen Biko. Da rimarcare come Gabriel abbia imposto l’assenza dei piatti nella batteria, a suo dire appiattivano il suono, questo ha conferito un sound decisamente potente e massiccio all’album aprendo nuovi orizzonti musicali.
MAURIZIO DONINI
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.