MommyMetalStories-NIRVANA
La Stories odierna non tratterà proprio di una metal band, questa volta parlerò di un gruppo che ha lasciato il segno ed ha rivoluzionato non solo la musica, ma anche il modo di vestire, di parlare e, per certi versi, anche di pensare.
Chi ha vissuto, come me, l’adolescenza negli anni 90 capirà questa scelta.
Scriverò dei Nirvana e della loro musica, perché non ci sono stati molti gruppi nella storia del rock che sono riusciti a cambiare tutto: ciò che la gente ascoltava, come vestiva, come si comportava; ci son riusciti ad esempio i Beatles ed Elvis, ma dopo di loro pochi gruppi ne son stati capaci: i Nirvana sono tra questi.
I Nirvana, sono il gruppo più rappresentativo del movimento grunge, la loro ascesa e quella di Pearl Jam, Alice in Chains e Soundgarden, ha provocato un grande cambiamento nei gusti del pubblico e, per alcuni anni, Seattle è diventata il centro dell’universo musicale.
Kurt Cobain alla voce e alla chitarra, Chris Novoselic al basso e Chad Channing alla batteria formano i Nirvana nel 1986, in realtà, nessuno dei tre è di Seattle: Cobain è nato a Hoquiam nello Stato di Washington, Novoselic e Channing invece, sono californiani, loro sono tutti attratti dalle sonorità dure del punk e dell’hard rock.
Dopo aver pubblicato il 45 giri Love Buzz/Big Cheese per la Sub Pop Records, etichetta di Seattle, i Nirvana incidono nel 1989 Bleach. In cui emergono brani come About A Girl, una ballata amara, ma anche brani che diverranno propri del grunge come School, Blew, che ci fanno capire i Nirvana e il loro essere. Il loro è un sound duro e spigoloso: mescola il blues-rock sporco dei Rolling Stones e Stooges con l’hard-rock della tradizione, quello che va dai Led Zeppelin agli Aerosmith, il tutto accompagnato dall’hardcore/punk e alternative rock di Husker Du e Pixies.
La band cambia batterista con Dave Grohl e ottiene un contratto con la nuova etichetta di David Geffen, la DGC, con la quale nel settembre 1991 pubblica Nevermind.
Un album che è entrato nella storia del rock, forse uno degli album che ha saputo incarnare maggiormente gli umori e le ansie di un’intera generazione.
Nevermind, in effetti, segna l’avvento dell’epoca grunge: un genere che adotta un suono hardcore basato su una voce lacerata, su delle chitarre confuse, su contrapposizioni ritmiche e spesso, su un forte senso di angoscia;
spinto da Smells Like Teen Spirit, brano diventato l’inno della Generazione X, che grida la rabbia e rimarrà a simboleggiare lo spirito di quegli anni.
Quell’urlo di Cobain, quasi distaccato, ma al tempo stesso vivo e struggente, diventa in pochissimo tempo uno dei simboli più potenti del rock di fine secolo. E la musica di Seattle porta alla luce un’altra America, quella dei giovani disadattati e inquieti che, da underground, passano improvvisamente a fenomeni di costume.
Nevermind è diventato un successo travolgente, che ha venduto circa 400.000 copie a settimana soltanto negli Stati Uniti fino alla fine dell’anno ed è arrivato in cima alle classifiche in diversi Paesi, arrivando a vendere nel mondo quasi 25 milioni di copie. Oltre Smells Like Teen Spirit, troviamo la cupa Come as You Are che ha messo in evidenza come Kurt Cobain fosse un autore di un certo peso. Gli stessi critici si sono riferiti a lui come “la voce di una generazione” e Bob Dylan leggendo i testi di alcune canzoni disse: “Quel ragazzo ha cuore”.
Nevermind è il capolavoro della band e catapulta i Nirvana nell’Olimpo dei grandi, il segreto di questo album, l’essenza, sta nell’aver mescolato con le giuste proporzioni hard-rock e melodia, asprezza del suono e nitidezza degli arrangiamenti, furia punk nichilista e malinconia esistenziale.
E poi ci sono i testi, una perfetta fusione fra musica e vita, in grado di creare una simbiosi fra artista e pubblico che si rispecchia nei brani della band.
Gli altri pezzi che donano al disco un tormentato vigore sono: In Bloom, Lithium e On A Plain, ma il pubblico viene conquistato anche dal lamento in musica di Polly e dal bisbiglio moribondo di Something In The Way.
I live, le ospitate si susseguono e nel dicembre del 1992 la Geffen pubblica Incesticide, una raccolta di rarità registrate alla BBC, singoli inediti e versioni alternative di alcuni brani.
Arriva il 1993 e i Nirvana pubblicano quello che alcuni considerano il loro lavoro più completo: In Utero, un disco inaspettato, disordinato, inciso in sole due settimane che balza in vetta alla classifica americana immediatamente.
E’ l’album-testimonianza di un cupo ed inguaribile senso di impotenza e fatalismo; un lavoro di fragile bellezza, di indomita volontà e di inconfondibile genio, una miscela di canzoni rabbiose messo in evidenza da tracce come All Apologies, Pennyroyal Tea, Rape Me, Serve The Servants e di forme esagitate di rumori come Scentless Apprentice, Frances Farmer Will Have Her Revenge On Seattle, Milk It e Radio Friendly Unit Shifter.
Tante sfaccettature di una vita, tanti rovesci di una stessa medaglia, tutti racchiusi in un’ unica soluzione: la Musica.
Nello stesso 1993, a novembre, la band ripropone negli studi di MTV alcuni successi in chiave acustica e da questo concerto verrà poi pubblicato nel 1994 Unplugged in New York. Questo album svelerà l’anima sofferente delle canzoni dei Nirvana, che qui vengono spogliate dagli abbellimenti e i fronzoli dell’ hard-rock e si rivelano nella loro parte più intima e vera. Le rivisitazioni in chiave acustica di Pennyroyal Tea, All Apologies, Come As You Are e About A Girl sono indescrivibili. Ma ancor più vere, più belle e allo stesso tempo struggenti sono cover come The Man Who Sold The World di David Bowie, Lake Of Fire e Oh Me dei Meat Puppets e una menzione particolare va alla bellissima e intensa versione del classico blues Where Did You Sleep Last Night di Leadbelly.
Nello stesso periodo, la Geffen pubblica in VHS Live! Tonight! Soldout! Una ricostruzione con spezzoni di interviste e filmati amatoriali alternati ad alcune live. La dimensione più selvaggia, quella di “animali da palco” dei concerti della band di Seattle sarà invece testimoniata dal live From the muddy banks of Wishkah.
Il 1994 arrivò presto e con lui anche quello che tutti noi conosciamo… Ma qui non è la sede per parlarne. Qui era importante ricordare tre ragazzi, che hanno dimostrato di poter fare qualcosa di diverso nel mondo della musica e di poter dare voce ad una generazione che non aveva una Voce.
He sleeps with angels
He’s always on someone’s mind
He sleeps with angels
A cura di Monica Atzei
Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.