Now Reading
2017: GLI ALBUM DA NON DIMENTICARE!

2017: GLI ALBUM DA NON DIMENTICARE!

Ogni anno in questo periodo dell’anno si rinnova la magia delle “classifiche”. Ci si diverte a classificare tutto ciò che possa essere umanamente classificabile, e forse anche di più.
In ambito musicale la più gettonata è la classica “top ten” degli album dell’anno che sta per chiudersi, e sono sicuro che finora ne avrete viste già a bizzeffe. L’articolo qui presente vuole essere quanto di più lontano da ciò, o perlomeno nelle intenzioni di chi scrive è assolutamente così. Non si parla di dischi migliori e dischi peggiori, non è una classifica.
Vedetela come una lista di dischi che un vostro amico vi suggerisce di ascoltare, raccontandovi quel tanto che basta per accendere in voi la curiosità, ma senza privarvi del piacere di scoprirli personalmente.

Fatta questa piccola premessa, partiamo pure:

JAMIE SAFT, STEVE SWALLOW, BOBBY PREVITE WITH IGGY POP – LONELINESS ROAD

Giusto un anno fa eravamo qui ad apprezzarlo con i suoi New Zion, ennesimo progetto musicale pregno di quel meticciato sonoro che non conosce barriere. Stiamo parlando di Jamie Saft, uno degli artisti più poliedrici e creativi usciti dalla scena “Downtown” di New York negli ultimi vent’anni. In questo disco lo troviamo come perno di quella che potrebbe sembrare una formazione standard del jazz, piano-batteria-basso, ma che si rivela tutt’altro che tradizionale. Il trio completato da Bobby Previte alla batteria e da Steve Swallow si getta spesso in sentieri inesplorati e non si lascia mai sedurre da convenzionalismi e manierismi di qualsiasi sorta. La ciliegina sulla torta di questo lavoro è rappresentata dalla partecipazione del mitico Iggy Pop in tre brani, il quale, lasciato libero di improvvisare sulla musica del trio, ha deciso di svestire gli abiti da rocker di lungo corso, e mostrarsi in un’inedita veste di cantautore crepuscolare. Da rimarcare la titletrack Loneliness Road che il “passenger” per eccellenza percorre con malinconia, cantando un ritornello che fa: “shala la la, shala la la” .

di Francesco Vaccaro