SERGIO SGRILLI – Intervista all’artista in occasione del ‘Buon Compleann …
25 Aprile 2017
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Sergio Sgrilli, professione comico.
Professione comico, sempre più difficile. Autodidatta, nel senso che ho avuto incontri importantissimi nella mia vita, che mi hanno fatto aprire gli occhi e fatto fare una deviazione importantissima alla mia vita. Non nego che un certo tipo di comicità mi imbarazza un poco, ed in Italia direi che professione comico appare riduttivo, mentre direi che dovrebbe essere nobile; tant’è che mi sono sentito l’esigenza di formare un marchio, FREUX, che altro non è che l’acronimo di ‘far ridere è una cosa seria’, per cercare di fare uno slow food della comicità. Cioè riportare un pochino di dignità e nobiltà ad un settore molto importante che, ripeto, ultimamente ha perso un poco bistrattato.
Sono argomenti che di cui ho parlato anche con Daniele Sala, fare comicità intelligente.
Hai fatto un nome non a caso, perché con Daniele ci sentiamo regolarmente, ed ultimamente abbiamo iniziato a lavorare assieme, ed in un futuro, non proprio prossimo, è previsto uno spettacolo mio con la regia di Daniele Sala.
Mi dicevi che sei autodidatta, da cosa è nata la decisione di intraprendere questa professione?
Avevo una situazione famigliare particolare che mi ha portato ad iniziare a lavorare molto presto, l’unico sfogo che avevo era la musica. Ho cominciato a fare subito roba musicale originale mia, poi arrivava la proposta di un contratto ed il gruppo si scioglieva per vari motivi, chi aveva la ragazza, chi l’università, ed io tornavo in fabbrica. Questa cosa non mi piaceva, allora ho venduto il mio basso, ed ho comprato una chitarra; perché io sono un bassista, il mio strumento è il basso elettrico, anche se non lo suono più da una vita. E quindi mi sono messo a fare delle serate, girando per l’Italia e l’Europa, questo era diventato il mio lavoro, ed una sera suonavo in un locale dove incontrai Faso, il bassista di Elio e Le Storie Tese, che mi dice “sei bravissimo fa fare cabaret, perché non vieni allo Zelig?”. Io gli ho fatto due domande “che cosa è il cabaret e cosa è Zelig”, perché io non lo sapevo, facevo cabaret da anni senza saperlo e non conoscevo lo Zelig. Sono andato, ho fatto un provino e mi hanno preso; poi lì ho conosciuto personaggi che mi hanno aperto la mente, da Antonio Albanese in poi, lì mi sono messo a studiare. Come la mia base musicale viene dal rock, dall’heavy metal, poi mi trovai in casa un disco degli Yellow Jacket e mi ha cambiato la vita, oltre il rock incazzatissimo ho iniziato ad ascoltare roba tipo i Weather Report. E la cosa che mi fa veramente incazzare è essere considerato un bravissimo comico dai musicisti ed un bravissimo musicista dai comici! Questo è bello, ma la realtà è che vivere in questo limbo mi fa pensare di non essere considerato realmente da nessuna delle due entità, spesso mi chiedono “ma ti senti più comico o più musicista?”, in verità io sono io. Sarebbe come chiedermi se mi sento più sinistrorso o destrorso, io sono lo Sgrilli e basta.
A Zelig eri uno dei personaggi di punta con le tue interpretazioni di DJ Francesco, che se non erro venne anche sul palco con te in una occasione.
Tutti i Pooh! C’è da dire che non avendo mai avuto un vero e proprio tormentone, io ero presente in tutte le puntate, ma ero quello con la chitarrina. Non avevo un vero e proprio personaggio, quel momento che hai appena ricordato è stato uno dei momenti di picchi della trasmissione, abbiamo avuto 14 milioni di spettatori, non uscivi di casa perché c’era Zelig, non c’era Youtube, si stava in casa per guardarci. Anche a Zelig mi ero creato una sorta di limbo, io cane sciolto, un poco sindacalista, per quelli di Zelig ero esterno e per gli esterni ero di Zelig, conseguenze che mi porto ancora dietro.
In effetti in questi casi si rischia di venire etichettati a vita come ‘quel’ tipo di artista, io invece ti ho visto spesso in altri spettacoli bellissimi dove spaccavi veramente, tipo ‘Dormo come un wombato’.
Innanzitutto ti ringrazio dei complimenti che fanno sempre piacere, non è vero che non fanno piacere, non è che vivi per quello, ma fanno sempre piacere. E’ vero che rischi di essere incasellato in un certo modo, quando ero piccolo andavo in un negozio e c’era sempre questo cartello ‘per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno’. Questo mi ha sempre fatto un poco sorridere ed imbarazzare quel cartello lì, adesso invece lo vivo sulla mia pelle. Ho scritto un nuovo spettacolo “Visioni di un insonne malato d’amore” che vede coinvolto proprio Daniele Sala, ma vedo che c’è poco interesse. La maggior parte dei Teatri scottati dall’idea del comico di Zelig che viene a fare un monologo e non riesce a reggere più di 30-40 minuti sono restii. Ed io gli dico “guardate che questa qui è una cosa diversa”, c’è qualche teatro che mi ha visto e si fida, ma la maggior parte dice “l’ennesimo comico che viene qui con il monologhino, non lo voglio”. E questa è una cosa che mi fa male, è proprio come una presa di posizione tipo ‘basta comici’, infatti molti comici stanno virando verso la commedia.
Il nome di Daniele Sala è sicuramente una garanzia.
Sì, infatti gli ho chiesto aiuto, io questo spettacolo l’ho scritto, ho fatto la regia, l’ho interpretato e l’ho prodotto. Il lavoro che si porta in scena è la summa di tante persone, questo mio egocentrismo non è per dire ‘come sono bravo io’, ma è stata proprio una esigenza. E mettere d’accordo lo Sgrilli autore, con lo Sgrilli attore e lo Sgrilli regista è stato proprio un trauma, un travaglio pazzesco, finchè ho compreso di avere bisogno di aiuto. Avuta questa consapevolezza ho chiamato Daniele.
Ma oltre tutti questi aspetti, sei anche conduttore, perché oggi siamo qui al Buon Compleanno Sic, e tu sei l conduttore, come è nata questa storia tra te e Marco.
Io e Marco amici, mi chiama e mi dice “vorrei festeggiare con te i miei 25 anni”, poi è successo quello che sappiamo e lui ha perso la vita. Ci siamo conosciuti perché io frequentavo il mondo delle corse, da grande fan di Valentino Rossi, ho avuto il piacere di conoscerlo e diventargli amico, nella corte valentiniana c’era Marco, e l’ho visto praticamente crescere. Nei paddock, al di là delle corse e delle prove, la sera quando si spengono le luci si sta assieme e ci si conosce veramente. Quando lui ha perso la vita ho detto “Marco voleva la festa, e che festa sia!”. Quindi il 20 gennaio 2012 ho fatto il Buon Compleanno Sic, c’è stata una magia pazzesca, senza praticamente pubblicità 7.000 persone sono venute al Pala 105 di Rimini ed è stata una emozione pazzesca. Per me era finita lì, un compleanno senza il festeggiato non ha senso pensavo. Poi ho incontrato Paolo Simoncelli, il babbo di Marco e mi ha detto “guarda di tutte le cose che vengono fatte per Marco, questa la dobbiamo portare avanti”. Io non volevo, anche per il timore che ci fosse chi poteva pensare che si lucrasse, sai quando si fa beneficenza e solidarietà nell’80% dei casi si trovano delle magagne. Ma Paolo mi ha detto testualmente “Non hai capito un cazzo!”; e siamo arrivati alla sesta edizione; 3 a Rimini, 1 a Padova, 1 a Milano, e la sesta finalmente a Bologna. Con fatica, Paolo voleva portarla a Bari, al Petruzzelli, ed io con molta fatica sono riuscito a portarla a Bologna, in un palco particolare, perché il Celebrazioni ha visto Marco protagonista della manifestazione Caschi d’Oro dove ero presente e ricordo il grande calore con cui il pubblico lo accolse.
Bene, quindi siamo pronti per questa bellissima serata, con tanti ospiti sul palco.
Tanti ospiti, e ti anticipo che ci sarà una grande sorpresa, uno degli uomini che mi hanno cambiato la vita è stato Lucio Dalla. L’anno scorso a Milano è venuta Iskra Menarini che ha fatto 25 anni con Lucio, e cantà ‘Attenti al lupo’ e ‘Caruso’. Durante le prove io le chiesi “per favore, puoi regalarmi il mio sogno? Cantare assieme Anna e Marco”. Mentre cantavamo questa canzone durante le prove, arriva Paolo Simoncelli che ci guarda stranito e dice “Ma perché fate questo pezzo? Sapete che Marco si chiama Marco perché io e mia moglie amiamo questa canzone?”. Quindi l’idea di cantare ‘Anna e Marco’ con la cantante di Lucio Dalla davanti a Paolo e sua moglie è una emozione che solo Marco poteva farmi avere.
Perfetto, vuoi aggiungere qualcosa d’altro?
No, dico solo che è bello parlare con persone intelligenti che fanno domande intelligenti e sensate (ndr: qui tocca a me commuovermi, grazie Sergio).
MAURIZIO DONINI
Professione comico, sempre più difficile. Autodidatta, nel senso che ho avuto incontri importantissimi nella mia vita, che mi hanno fatto aprire gli occhi e fatto fare una deviazione importantissima alla mia vita. Non nego che un certo tipo di comicità mi imbarazza un poco, ed in Italia direi che professione comico appare riduttivo, mentre direi che dovrebbe essere nobile; tant’è che mi sono sentito l’esigenza di formare un marchio, FREUX, che altro non è che l’acronimo di ‘far ridere è una cosa seria’, per cercare di fare uno slow food della comicità. Cioè riportare un pochino di dignità e nobiltà ad un settore molto importante che, ripeto, ultimamente ha perso un poco bistrattato.
Sono argomenti che di cui ho parlato anche con Daniele Sala, fare comicità intelligente.
Hai fatto un nome non a caso, perché con Daniele ci sentiamo regolarmente, ed ultimamente abbiamo iniziato a lavorare assieme, ed in un futuro, non proprio prossimo, è previsto uno spettacolo mio con la regia di Daniele Sala.
Mi dicevi che sei autodidatta, da cosa è nata la decisione di intraprendere questa professione?
Avevo una situazione famigliare particolare che mi ha portato ad iniziare a lavorare molto presto, l’unico sfogo che avevo era la musica. Ho cominciato a fare subito roba musicale originale mia, poi arrivava la proposta di un contratto ed il gruppo si scioglieva per vari motivi, chi aveva la ragazza, chi l’università, ed io tornavo in fabbrica. Questa cosa non mi piaceva, allora ho venduto il mio basso, ed ho comprato una chitarra; perché io sono un bassista, il mio strumento è il basso elettrico, anche se non lo suono più da una vita. E quindi mi sono messo a fare delle serate, girando per l’Italia e l’Europa, questo era diventato il mio lavoro, ed una sera suonavo in un locale dove incontrai Faso, il bassista di Elio e Le Storie Tese, che mi dice “sei bravissimo fa fare cabaret, perché non vieni allo Zelig?”. Io gli ho fatto due domande “che cosa è il cabaret e cosa è Zelig”, perché io non lo sapevo, facevo cabaret da anni senza saperlo e non conoscevo lo Zelig. Sono andato, ho fatto un provino e mi hanno preso; poi lì ho conosciuto personaggi che mi hanno aperto la mente, da Antonio Albanese in poi, lì mi sono messo a studiare. Come la mia base musicale viene dal rock, dall’heavy metal, poi mi trovai in casa un disco degli Yellow Jacket e mi ha cambiato la vita, oltre il rock incazzatissimo ho iniziato ad ascoltare roba tipo i Weather Report. E la cosa che mi fa veramente incazzare è essere considerato un bravissimo comico dai musicisti ed un bravissimo musicista dai comici! Questo è bello, ma la realtà è che vivere in questo limbo mi fa pensare di non essere considerato realmente da nessuna delle due entità, spesso mi chiedono “ma ti senti più comico o più musicista?”, in verità io sono io. Sarebbe come chiedermi se mi sento più sinistrorso o destrorso, io sono lo Sgrilli e basta.
A Zelig eri uno dei personaggi di punta con le tue interpretazioni di DJ Francesco, che se non erro venne anche sul palco con te in una occasione.
Tutti i Pooh! C’è da dire che non avendo mai avuto un vero e proprio tormentone, io ero presente in tutte le puntate, ma ero quello con la chitarrina. Non avevo un vero e proprio personaggio, quel momento che hai appena ricordato è stato uno dei momenti di picchi della trasmissione, abbiamo avuto 14 milioni di spettatori, non uscivi di casa perché c’era Zelig, non c’era Youtube, si stava in casa per guardarci. Anche a Zelig mi ero creato una sorta di limbo, io cane sciolto, un poco sindacalista, per quelli di Zelig ero esterno e per gli esterni ero di Zelig, conseguenze che mi porto ancora dietro.
In effetti in questi casi si rischia di venire etichettati a vita come ‘quel’ tipo di artista, io invece ti ho visto spesso in altri spettacoli bellissimi dove spaccavi veramente, tipo ‘Dormo come un wombato’.
Innanzitutto ti ringrazio dei complimenti che fanno sempre piacere, non è vero che non fanno piacere, non è che vivi per quello, ma fanno sempre piacere. E’ vero che rischi di essere incasellato in un certo modo, quando ero piccolo andavo in un negozio e c’era sempre questo cartello ‘per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno’. Questo mi ha sempre fatto un poco sorridere ed imbarazzare quel cartello lì, adesso invece lo vivo sulla mia pelle. Ho scritto un nuovo spettacolo “Visioni di un insonne malato d’amore” che vede coinvolto proprio Daniele Sala, ma vedo che c’è poco interesse. La maggior parte dei Teatri scottati dall’idea del comico di Zelig che viene a fare un monologo e non riesce a reggere più di 30-40 minuti sono restii. Ed io gli dico “guardate che questa qui è una cosa diversa”, c’è qualche teatro che mi ha visto e si fida, ma la maggior parte dice “l’ennesimo comico che viene qui con il monologhino, non lo voglio”. E questa è una cosa che mi fa male, è proprio come una presa di posizione tipo ‘basta comici’, infatti molti comici stanno virando verso la commedia.
Il nome di Daniele Sala è sicuramente una garanzia.
Sì, infatti gli ho chiesto aiuto, io questo spettacolo l’ho scritto, ho fatto la regia, l’ho interpretato e l’ho prodotto. Il lavoro che si porta in scena è la summa di tante persone, questo mio egocentrismo non è per dire ‘come sono bravo io’, ma è stata proprio una esigenza. E mettere d’accordo lo Sgrilli autore, con lo Sgrilli attore e lo Sgrilli regista è stato proprio un trauma, un travaglio pazzesco, finchè ho compreso di avere bisogno di aiuto. Avuta questa consapevolezza ho chiamato Daniele.
Ma oltre tutti questi aspetti, sei anche conduttore, perché oggi siamo qui al Buon Compleanno Sic, e tu sei l conduttore, come è nata questa storia tra te e Marco.
Io e Marco amici, mi chiama e mi dice “vorrei festeggiare con te i miei 25 anni”, poi è successo quello che sappiamo e lui ha perso la vita. Ci siamo conosciuti perché io frequentavo il mondo delle corse, da grande fan di Valentino Rossi, ho avuto il piacere di conoscerlo e diventargli amico, nella corte valentiniana c’era Marco, e l’ho visto praticamente crescere. Nei paddock, al di là delle corse e delle prove, la sera quando si spengono le luci si sta assieme e ci si conosce veramente. Quando lui ha perso la vita ho detto “Marco voleva la festa, e che festa sia!”. Quindi il 20 gennaio 2012 ho fatto il Buon Compleanno Sic, c’è stata una magia pazzesca, senza praticamente pubblicità 7.000 persone sono venute al Pala 105 di Rimini ed è stata una emozione pazzesca. Per me era finita lì, un compleanno senza il festeggiato non ha senso pensavo. Poi ho incontrato Paolo Simoncelli, il babbo di Marco e mi ha detto “guarda di tutte le cose che vengono fatte per Marco, questa la dobbiamo portare avanti”. Io non volevo, anche per il timore che ci fosse chi poteva pensare che si lucrasse, sai quando si fa beneficenza e solidarietà nell’80% dei casi si trovano delle magagne. Ma Paolo mi ha detto testualmente “Non hai capito un cazzo!”; e siamo arrivati alla sesta edizione; 3 a Rimini, 1 a Padova, 1 a Milano, e la sesta finalmente a Bologna. Con fatica, Paolo voleva portarla a Bari, al Petruzzelli, ed io con molta fatica sono riuscito a portarla a Bologna, in un palco particolare, perché il Celebrazioni ha visto Marco protagonista della manifestazione Caschi d’Oro dove ero presente e ricordo il grande calore con cui il pubblico lo accolse.
Bene, quindi siamo pronti per questa bellissima serata, con tanti ospiti sul palco.
Tanti ospiti, e ti anticipo che ci sarà una grande sorpresa, uno degli uomini che mi hanno cambiato la vita è stato Lucio Dalla. L’anno scorso a Milano è venuta Iskra Menarini che ha fatto 25 anni con Lucio, e cantà ‘Attenti al lupo’ e ‘Caruso’. Durante le prove io le chiesi “per favore, puoi regalarmi il mio sogno? Cantare assieme Anna e Marco”. Mentre cantavamo questa canzone durante le prove, arriva Paolo Simoncelli che ci guarda stranito e dice “Ma perché fate questo pezzo? Sapete che Marco si chiama Marco perché io e mia moglie amiamo questa canzone?”. Quindi l’idea di cantare ‘Anna e Marco’ con la cantante di Lucio Dalla davanti a Paolo e sua moglie è una emozione che solo Marco poteva farmi avere.
Perfetto, vuoi aggiungere qualcosa d’altro?
No, dico solo che è bello parlare con persone intelligenti che fanno domande intelligenti e sensate (ndr: qui tocca a me commuovermi, grazie Sergio).
MAURIZIO DONINI
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Maurizio Donini
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.