L’utopia cibernetica dei Collisions – Intervista ad Alessandro Baris e Leonell …
La tecnologia musicale offre delle possibilità che hanno permesso nel tempo la nascita di mondi sonori altrimenti impossibili prima e questo a nostro parere è un bene a dispetto di quel sistema conservatore che ancora oggi affligge quella musica e quei musicisti vincolati ad una sorta di nostalgia sterile in un immaginario con troppa luce e dove tutto è fin troppo chiaro. Se pensiamo infatti ad esempio all’impatto della tecnologia sulla musica nella metà del secolo scorso ci accorgiamo che l’invenzione della chitarra elettrica, all’epoca una rivoluzione tecnologica di uno strumento fin lì esclusivamente acustico, ha permesso a musicisti come Hendrix e Frith di sviluppare il loro straordinario percorso artistico, così come grazie all’avvento dei sintetizzatori e delle drum machines abbiamo potuto apprezzare l’opera di tanti eccelsi compositori e musicisti elettronici.
Il processo tecnologico nella musica inoltre ha contaminato e dunque evoluto linguaggi preesistenti impantanati in se stessi.
C’è stato poi chi senza un massiccio intervento tecnologico ed elettronico è partito dalla chitarra classica ed ha realizzato un favoloso strumento che contiene in sé un piccola orchestra, parliamo di Paolo Angeli.
È chiaro che la strumentazione, l’innovazione e la sperimentazione in musica non hanno secondo noi molto senso se non ci sono le idee, la sensibilità, l’universo ed il carisma innati del musicista, così come è per la tecnica su uno strumento musicale.
Durante i vostri live siete accompagnati dai visuals dell’artista berlinese Moodif. Quanta importanza ha per voi proporre un’esperienza multisensoriale a chi assiste alle vostre esibizioni?
Sicuramente ha molta importanza; il nostro intento è offrire qualcosa di unico ed intenso a chi assiste ai nostri concerti ed anche a noi stessi, una unione viscerale ed imprescindibile tra l’atto performativo, la musica e le immagini.
Nel caso poi dello screendriver i visuals di Moodif sono parte integrante della performance in quanto nella parte bassa del video c’è l’area bianca interattiva di cui parlavamo prima.
A giudicare dalla reazione del pubblico ai nostri live crediamo di essere fin qui riusciti nell’intento di portarlo con noi dentro la performance e lavoriamo sempre per poter migliorare questo aspetto per noi così importante, sia dal vivo che in video.
Proprio per questo motivo abbiamo deciso qualche anno fa, a seguito del dvd, di realizzare e pubblicare il video musicale “Masses and Sea Motions”, un’ idea ambiziosa che ha richiesto un lungo e complesso lavoro di preparazione sia per l’audio che per il video essendo suonato e filmato tutto dal vivo ma del resto ogni cosa bella ha bisogno di tanto tempo e lavoro per sbocciare.
Quali sono state e quali sono tuttora le vostre vite artistiche al di fuori del progetto Collisions?
Per quanto riguarda me (Alessandro) negli ultimi quindici anni ho avuto il piacere e la fortuna di collaborare a molti progetti in maniera sia stabile che estemporanea tra cui gli statunitensi L’Altra, Young Boy e Pulseprogramming, i berlinesi The Somnabulist e gli italiani Comfort, C’mon Tigre, Kiddycar, Caboto e negli ultimi due anni ho lavorato alla scrittura di un album con Gold Mass che ho avuto anche il piacere di co-produrre con Paul Savage.
Mi sono sempre occupato poi di sonorizzazioni di cinema muto sin dal 2007 sonorizzando dal vivo tanti film sia in solo che con altri musicisti, esperienza questa che trovo molto stimolante e che al momento porto avanti in trio con il sassofonista Beppe Scardino (Calibro 35) e Gabriele Evangelista (Rava, Bollani) con la sonorizzazione dal vivo di “The cabinet of Dr Caligari”; inoltre mi è capitato anche di scrivere musica e suonare dal vivo per uno spettacolo di danza contemporanea.
Queste esperienze oltre ad avermi dato la possibilità di suonare dal vivo in giro per il mondo, hanno notevolmente diversificato ed arricchito il mio bagaglio personale e musicale, e credo che tutto questo che mi ha attraversato si sia reciprocamente contaminato al mio interno creando sempre nuovi stimoli per il mio inconscio sonoro.
Per quanto riguarda me (Leonello) da informatico/ricercatore, ho avuto un’intensa attività didattica e di workshop all’interno della quale spesso ho fatto demo/concerti in alcuni casi collaborando con la musicista newyorkese Esther Lamneck. Mi sono anche dedicato all’attività di scrittura pubblicando il libro “Musica Informatica, filosofia, storia e tecnologia della computer music” (Apogeo/Maggioli). La mia vita artistica ora si colloca quasi esclusivamente all’interno del progetto Collisions.
Su TuttoRock c’è una rubrica, che curo personalmente, dal titolo “ConsigliPerGliAscolti” dove vengono appunto consigliati dischi. C’è quindi qualche album al quale siete particolarmente legati, a prescindere o meno che sia inerente alle sonorità dei Collisions, che vi sentite di consigliare a chi leggerà questa intervista?
Sicuramente buona parte della discografia di Ennio Morricone, e poi Cinematic Orchestra “motion”, Nils Frahm “all melody”, Nerve “ghosts of tomorrow”, Slint “spiderland”, Four Tet “dialogue”, Console “rocket in the pocket”, Bach cello suites, Arnold Schoenberg “transfigured night”, Nick Drake “pink moon”, Mr Bungle “disco volante”, Tortoise “millions now living will never die”, Radian “juxtaposition”, Massimo Volume “lungo i bordi”, Jon Hopkins “ singularity”, Brambles “charcoal”, Max Roach “members don’t git weary”, Floating Points “elaenia”, Iva Bittova “ne nehledej”.
Grazie è stato un vero piacere fare questa chiacchierata!
Grazie a te!
Intervista a cura di Francesco Vaccaro
Link utili:
https://www.facebook.com/pages/Collisions/567988723219281?fref=ts
Studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l'università La Sapienza di Roma, da sempre animato dalla passione per la musica. Nel 2012 entra nel mondo dell'informazione musicale dove lavora alla nascita e all'affermazione del portale Warning Rock. Dal 2016 entra a far parte di TuttoRock del quale ne è attualmente il Direttore Editoriale, con all'attivo innumerevoli articoli tra recensioni, live-report, interviste e varie rubriche. Nel 2018, insieme al socio e amico Cristian Orlandi, crea Undone Project, rassegna di musica sperimentale che rappresenta in pieno la sua concezione artistica. Una musica libera, senza barriere né etichette, infiammata dall'amore di chi la crea e dalle emozioni di chi la ascolta.