KAMA – Intervista al cantante e polistrumentista
by Monica Atzei
28 Dicembre 2016
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Oggi per Tuttorock intervisto Kama che ha pubblicato il suo secondo album dal titolo Un signore anch’io.
Benvenuto Kama! Come stai? Ti va innanzitutto di spiegare il significato del tuo nome?
Nessun riferimento al Dio del piacere indiano… Kama e’ l’abbreviazione del mio cognome e il soprannome col quale mi chiamano i miei amici da sempre
Hai pubblicato il tuo secondo album Un signore anch’io, nello scorso settembre, cosa lo differenzia dal primo?
E’ un lavoro registrato in maniera più consapevole, magari meno spensierato rispetto a “Ho detto a tua mamma che fumi” ma ricco di contenuti sia musicali che testuali. Diciamo che i dieci anni che separano i due dischi mi hanno dato modo di riflettere sul mondo in cui vivo, sulle persone che lo abitano, sui loro comportamenti. Ho sempre avuto il gusto di scardinare luoghi comuni, cliche’ e pensieri “automatici”. Un tentativo un po’ pirandelliano di crescere e di fare riflettere…
La copertina del tuo album rimanda alla figura del Cristo incoronato di spine. Come mai questa scelta?
“Un Signore anch’io” sta per “siate i guru di voi stessi, prendete a pugni le vostre convinzioni, tornate ad essere padroni della vostra libertà”. L’approccio alla fede in Italia e’ ricco di atteggiamenti buffi e di contraddizioni. Dalle processioni che sostano davanti alla casa dei boss mafiosi ai movimenti politici cattolici che hanno saccheggiato le casse della Regione Lombardia. Dall’incredibile numero di medici obiettori negli ospedali pubblici al 35% dei praticanti su 98% di battezzati. Insomma dai la religione e’ un bel serbatoio da cui attingere, anche se oggi se ne parla molto di meno che in passato…
L’album Un signore anch’io è stato scritto, prodotto, arrangiato e in parte suonato da te. Quindi un lavoro più che completo! Puoi parlarmi di tutti questi aspetti?
Sono un polistrumentista e per questo disco ho deciso di tenere le redini di tutto. In passato ho collaborato con numerosi produttori ma mi sono sempre sentito un po’… manipolato. Faccio musica da 25 anni e non mi spaventava affatto l’idea di gestire personalmente la realizzazione del mio disco. Certo Davide Lasala, il boss degli Edac Studio e tutti i musicisti mi hanno dato un grande supporto. Il risultato e’ un lavoro nel quale mi sento perfettamente rappresentato. Questo conta molto.
Rispetto ai tuoi inizi che cambiamenti vedi nella tua musica e comunque nella musica in generale?
Io ho iniziato per gioco, quasi per scherzo. Suonavo la batteria come turnista e il bassista con cui ero in giro mi ascolto’ cantare e disse che dovevamo far e un disco… era il 2004. Fino al 2006 dopo il tour di “Ho detto a tua mamma che fumi” suonavo come un pazzo mi divertivo. Mi sembrava un sogno. Si suonava tanto, c’era tanto pubblico, tanto interesse. Ogni passaggio su MTV di “Ostello comunale” voleva dire ricevere mail, la gente era curiosa. Oggi Facebook si e’ cannibalizzato tutto. Forse il rapporto con la musica e’ ancora più passivo. Di sicuro e’ meno strutturato. Una volta cercavano il disco, oggi ascoltano 30 secondi di singolo…
Ho ascoltato l’album e so che hai registrato con microfoni vintage, registratori, bobine, solo strumenti e nessun campionamento. Perché questa scelta? Questo ritorno alle origini?
Perché sono un musicista, collaboro con musicisti incredibili (Giacomo Vaghi, Tiziano Del Cotto, Marco il Larry Riva, Daniele Marino) e voglio che i concerti siano rappresentativi di quello che si sente sul disco. Niente trucchi… noi si suona e si canta per davvero.
Una curiosità come mai il tuo primo singolo, si intitola Sentirsi come Robert de Niro? Ti piace come attore o proprio perché c’è un legame tra l’album e la recitazione?
De Niro e’ un attore più bravo che bello. De Niro non e’ Di Caprio, e’ un attore viscerale. Una potenza espressiva, un vortice di talento, ma uno di noi. Mi piaceva l’idea che il signor Rossi davanti al televisore o il sciur Brambilla in Mercedes sognassero di sentirsi come De Niro. Mi piaceva che sembrasse un mito a portata di tutti…
Stai facendo ascoltare il tuo disco dal vivo?
Abbiamo presentato il disco al Serraglio e in un’altra decina di date. Ora pausa natalizia e si ricomincia! Ti aspetto!
Grazie per la tua disponibilità e buona vita Kama!
MONICA ATZEI
Benvenuto Kama! Come stai? Ti va innanzitutto di spiegare il significato del tuo nome?
Nessun riferimento al Dio del piacere indiano… Kama e’ l’abbreviazione del mio cognome e il soprannome col quale mi chiamano i miei amici da sempre
Hai pubblicato il tuo secondo album Un signore anch’io, nello scorso settembre, cosa lo differenzia dal primo?
E’ un lavoro registrato in maniera più consapevole, magari meno spensierato rispetto a “Ho detto a tua mamma che fumi” ma ricco di contenuti sia musicali che testuali. Diciamo che i dieci anni che separano i due dischi mi hanno dato modo di riflettere sul mondo in cui vivo, sulle persone che lo abitano, sui loro comportamenti. Ho sempre avuto il gusto di scardinare luoghi comuni, cliche’ e pensieri “automatici”. Un tentativo un po’ pirandelliano di crescere e di fare riflettere…
La copertina del tuo album rimanda alla figura del Cristo incoronato di spine. Come mai questa scelta?
“Un Signore anch’io” sta per “siate i guru di voi stessi, prendete a pugni le vostre convinzioni, tornate ad essere padroni della vostra libertà”. L’approccio alla fede in Italia e’ ricco di atteggiamenti buffi e di contraddizioni. Dalle processioni che sostano davanti alla casa dei boss mafiosi ai movimenti politici cattolici che hanno saccheggiato le casse della Regione Lombardia. Dall’incredibile numero di medici obiettori negli ospedali pubblici al 35% dei praticanti su 98% di battezzati. Insomma dai la religione e’ un bel serbatoio da cui attingere, anche se oggi se ne parla molto di meno che in passato…
L’album Un signore anch’io è stato scritto, prodotto, arrangiato e in parte suonato da te. Quindi un lavoro più che completo! Puoi parlarmi di tutti questi aspetti?
Sono un polistrumentista e per questo disco ho deciso di tenere le redini di tutto. In passato ho collaborato con numerosi produttori ma mi sono sempre sentito un po’… manipolato. Faccio musica da 25 anni e non mi spaventava affatto l’idea di gestire personalmente la realizzazione del mio disco. Certo Davide Lasala, il boss degli Edac Studio e tutti i musicisti mi hanno dato un grande supporto. Il risultato e’ un lavoro nel quale mi sento perfettamente rappresentato. Questo conta molto.
Rispetto ai tuoi inizi che cambiamenti vedi nella tua musica e comunque nella musica in generale?
Io ho iniziato per gioco, quasi per scherzo. Suonavo la batteria come turnista e il bassista con cui ero in giro mi ascolto’ cantare e disse che dovevamo far e un disco… era il 2004. Fino al 2006 dopo il tour di “Ho detto a tua mamma che fumi” suonavo come un pazzo mi divertivo. Mi sembrava un sogno. Si suonava tanto, c’era tanto pubblico, tanto interesse. Ogni passaggio su MTV di “Ostello comunale” voleva dire ricevere mail, la gente era curiosa. Oggi Facebook si e’ cannibalizzato tutto. Forse il rapporto con la musica e’ ancora più passivo. Di sicuro e’ meno strutturato. Una volta cercavano il disco, oggi ascoltano 30 secondi di singolo…
Ho ascoltato l’album e so che hai registrato con microfoni vintage, registratori, bobine, solo strumenti e nessun campionamento. Perché questa scelta? Questo ritorno alle origini?
Perché sono un musicista, collaboro con musicisti incredibili (Giacomo Vaghi, Tiziano Del Cotto, Marco il Larry Riva, Daniele Marino) e voglio che i concerti siano rappresentativi di quello che si sente sul disco. Niente trucchi… noi si suona e si canta per davvero.
Una curiosità come mai il tuo primo singolo, si intitola Sentirsi come Robert de Niro? Ti piace come attore o proprio perché c’è un legame tra l’album e la recitazione?
De Niro e’ un attore più bravo che bello. De Niro non e’ Di Caprio, e’ un attore viscerale. Una potenza espressiva, un vortice di talento, ma uno di noi. Mi piaceva l’idea che il signor Rossi davanti al televisore o il sciur Brambilla in Mercedes sognassero di sentirsi come De Niro. Mi piaceva che sembrasse un mito a portata di tutti…
Stai facendo ascoltare il tuo disco dal vivo?
Abbiamo presentato il disco al Serraglio e in un’altra decina di date. Ora pausa natalizia e si ricomincia! Ti aspetto!
Grazie per la tua disponibilità e buona vita Kama!
MONICA ATZEI
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Monica Atzei
Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.