Intervista a Giorgia D’Eraclea, vocalist dei Giorgieness
by tuttorock
20 Aprile 2016
0
Shares
- Finalmente possiamo parlare un po’ io e te, dopo averti vista all’opera 3 volte (per adesso), la mia curiosità è aumentata, sei pronta a farti sommergere di domande?
- Vai pure!!
- Tutti parlano di te, il tuo album piace e gira parecchio, lo si può vedere anche dalle tante date che avete in giro per l’Italia, ma tu, “la giusta distanza” come lo vedi come album? Che sensazioni ti da?
- Penso sia un album molto semplice, quattro strumenti, arrangiamenti e testi sinceri e senza troppi fronzoli. Lo vedo però anche molto dinamico, nel senso che attraversa un lasso di tempo enorme per una persona, si cambia molto tra i 19 e i 24 anni quindi penso e spero possa piacere a varie fasce d’età.
Fare questo album è stato un parto, lo vedo come un figlio che muove i primi passi nel mondo. - Ti aspettavi tutta questa popolarità?
- Tutti mi dicono questa cosa della popolarità, ma io non è che la sento più di tanto. C’è qualche locale in cui bevo gratis e ci sono delle persone che vengono a parlarmi quando finisce il concerto, e sono entrambe cose bellissime, ma non parlerei di popolarità.
Sarà che ho quasi tutti i miei veri amici fuori dal mondo della musica, quindi sono sempre Giorgia, che va a suonare la sera, ovvero ciò che faccio da anni ormai, ed è bello sia così. Ti aiuta a tenere sempre i piedi per terra. - Hai voglia di parlarci dei singoli pezzi e di spiegarci come sono nati o a chi sono dedicati?
- Si dice il peccato e non il peccatore. Parlano di un rapporto con una persona alla quale voglio un bene dell’anima anche adesso e che mi ha insegnato ad apprezzare la complessità negli altri. E alla lunga a volersi bene anche se non si sta canonicamente insieme. Fondamentalmente ho parlato di questo rapporto per buona parte delle mie canzoni. Così i tre singoli che sono usciti, fotografano momenti diversi. C’è K2 con tutta la rabbia del “non posso averti”, mentre Come se non ci fosse un domani è più malinconica e supponente. Infine, Non Ballerò, è una presa di coscienza, un dire “ok, siamo così, inutile non parlarsi chiaro”.
- Ti svelo un segreto…quando prendo un album rock, la prima cosa che faccio è andare ad ascoltare la ballata, chi fa rock crea le ballate più belle secondo me e la tua “non ballerò” si è inserita prepotentemente in questa mia classifica.
- Grazie! Questa cosa dei rocker che fanno le ballate migliori la diceva anche mio padre! Urlare è sicuramente più facile, ma penso anche io che quando riesci a dire qualcosa con calma funziona tanto quanto, se non meglio.
- Ho visto che fai spesso battutine ai componenti della band, avete un bel rapporto, parlaci di loro.
- Io e Andrea ci conosciamo da ormai quattro anni, se non di più, e abbiamo iniziato a suonare insieme quasi subito, intendo da quando è nato il progetto Giorgieness.
Per me è stato fondamentale averlo vicino, ha avuto tanta pazienza e ci ha investito tantissimo, non è sempre facile lavorare con me.
Davide lo abbiamo conosciuto un paio di anni fa ormai, prima in veste di produttore e poi come compagno di palco, ed è stato importantissimo per il disco e per l’assetto live che abbiamo ora. Lui e Luca, il batterista, suonano insieme da moltissimi anni e ci hanno insegnato un sacco di cose.
Ora che stiamo iniziando a viaggiare un po’, ci stiamo scoprendo davvero amici e questa cosa è credo alla base di una band, l’andare d’accordo, il sostenersi. Diciamo che è una bella famiglia. - Ma non ci sono solo loro, credo ci siano decine se non centinaia di persone che ti sono state vicine, hai da dire qualcosa a qualcuno?
- Un enorme grazie a tutte le persone che hanno deciso di investire su di noi, di scommetterci. Il primo fu Jerry, organizzatore di eventi in Valtellina, e di seguito Carlo e Laura di JaLa, Barnaba di Sangue Disken, Woodworm che ci ha accolti con entusiasmo e Godzillamarket che ci sta imbastendo un tour a mio avviso bellissimo.
Li ringrazio perchè prima di essere uffici stampa, etichette, booking ecc, sono persone ed è bello lavorare insieme a chi ci crede quanto te. - E poi ci sono i tuoi fans, sono tanti, si nota ai tuoi concerti che hai molto seguito , sei una piccola star ormai.
- Beh, senza pubblico non potremmo stare in piedi. Vederli cantare e divertirsi sotto il palco è indescrivibile. Alla prima data in Santeria, quella acustica, mi sono davvero commossa su Non Ballerò. Era un momento intimo e raccolto, ci si guardava tutti negli occhi e si cantava tutti la stessa canzone. Questi sono i momenti che ti spingono ad andare avanti nonostante tutte le difficoltà.
- Ho visto che usi molto i social, credo sia il mezzo che al momento ci aiuti a fare più pubblicità e tu li usi molto bene, basta vedere le migliaia di visualizzazioni che hai sui video.
- I social se usati con un po’ di testa sono una grande risorsa. E sono anche divertenti. Penso che la gente abbia voglia di vedere le sue band preferite anche come persone e li puoi davvero interagire con loro e spesso anche arricchirti. C’è da dire però che ci sono anche tanti “leoni da tastiera” e all’inizio può essere frustrante. Basta un po’ di misura però, e un po’ di fantasia, per renderne l’utilizzo efficace.
- Spesso hai aperto concerti a band o cantanti già affermati come Paletti o Plan De Fuga giusto per citarne un paio e il passo per passare dall’altra parte è davvero breve…hai già qualche idea su chi dovrà aprire i tuoi di concerti?
- Non so se ancora convenga a qualcuno aprire i nostri concerti, siamo ancora nella fase in cui suonare prima di qualcuno di affermato è importantissimo. Ma se devo pensare ad un roseo domani, mi auguro di poter scegliere band che ci credono e che valgono. Se devo dire il nome di una band, ad oggi, con cui vorrei fare un tour direi sicuramente gli Endrigo di Brescia.
- Sei giovanissima e hai tanto talento, ma creare un cd crea pressioni e tanto stress, come hai vissuto i periodi delle decisioni da prendere per la creazione vera e propria del cd?
- La registrazione di questo disco si è accavallata ad un periodo abbastanza difficile e importante della mia vita, ma è stato un punto di svolta. Ho capito che se una cosa la voglio davvero, nonostante tutto, riesco ad arrivare alla fine a testa alta. E che ci si può affidare agli altri.
Sono molto grata a questa esperienza.
Mettersi a nudo completo e guardarsi dentro penso serva a tutti, che si faccia musica o meno. Serve per affrontare i propri mostri e dirgli hey, sono più forte io. - In te c’è tanto rock e tanta grinta, accompagnata da una voce molto bella e particolare. Scelta coraggiosa quella di diventare una rockettara, come ben sai il rock è più difficile da far arrivare rispetto al pop…
- Non c’è stato un momento in cui ho deciso di fare rock. Spero in futuro di mutare forma e trovare però un suono e uno stile riconoscibili. Non è facile nel rock ma neanche nel pop, per ora mi viene bene questo, mi sento a mio agio tra distorsioni e sbambarabam vari. Penso che la cosa importante sia essere onesti con se stessi e fare ciò che ti esce spontaneo, senza preoccuparsi troppo del genere.
- Agli inizi a chi ti ispiravi? Chi seguivi come modello?
- Non ho avuto dei veri e propri modelli, non c’è una band o un artista al quale ho deciso di ispirarmi. Ci sono moltissime influenze in quello che faccio e ascolto un sacco di musica diversa.
- Se potessi, con chi vorresti dividere il tuo palco e fare un concerto insieme?
- Se proprio devo sognare in grande, visto che è in tour, sarei davvero la persona più felice del mondo se potessi suonare prima di P.J.Harvey.
- Il rosa sta tornando di moda in Italia negli ultimi anni, siete in tante a creare della musica interessante, di qualità e di vario genere, di cosa o di chi è il merito di questo cambiamento?
- Beh nell’indipendente credo che Maria Antonietta abbia portato una ventata diversa e ricordato che una ragazza può anche avere la chitarra, attaccarsi i cavi e riempire i locali. Penso abbia avuto molto coraggio. Lei è uscita proprio quando io avevo appena iniziato a scrivere i primi pezzi come Giorgieness e sicuramente mi ha dato speranza. Non parlo di ispirazione solo perchè facciamo generi molto diversi, ma sicuramente mi ha dato speranza.
In generale, non solo in Italia, penso che il livello femminile – se usciamo dal circuito pop – sia più alto, ma non perchè le donne sono più brave, solo perchè quelle che ce la fanno devono dimostrare il triplo di un uomo per riuscirci. - Sono cirva 4 anni che lavori a questo album, come sei cambiata nel frattempo e cosa ci dovremo aspettare in futuro?
- Il cambiamento penso sia evidente anche solo ascoltando il disco dall’inizio alla fine. Si passa dalla rabbia alla riflessione. Ed è un po’ questo che è cambiato in me, sono diventata molto più riflessiva e interiore. Prima ero un tutto o niente devastante, una sorta di ciclone, difficile da gestire anche per me stessa.
Non ho idea di cosa succederà in futuro, in questo momento non sto scrivendo, ma sicuramente qualcosa accadrà, non ho fretta. Non voglio avere qualcosa da dire per forza, ma aspettare il momento giusto. E poi c’è un tour davanti, un’esperienza nuova, che sicuramente mi segnerà. - Spesso se si vuole andare avanti in certi ambienti a certi livelli bisogna trovare dei compromessi, nel caso dovesse diventare un tuo problema, se non ti è già capitato, come ti comporteresti?
- Mah, dipende dal compromesso. Mi è capitato che un promoter mi chiedesse praticamente di andare a letto con lui in cambio di una data importante. E ho detto no, a lui e alla data.
Oppure mi hanno proposto di partecipare ad alcuni talent e ho gentilmente rifiutato, perchè penso che non sia quella la mia strada.
Se per compromessi si intende decidere con altre persone quale singolo far uscire o che rossetto mettere nelle foto promo, penso siano sopportabili.
Finchè posso essere libera di fare la mia musica in modo onesto, io sarò a posto con me stessa.
Daniele “DiKi” Di Chiara