Now Reading
HYPERIKON: Intervista sul progetto solista di Luca De Siena

HYPERIKON: Intervista sul progetto solista di Luca De Siena

Quali sono le pietre angolari sulle quali hai fatto perno per mettere in piedi questo progetto?

Mi verrebbe da dire Nils Frahm. Io ho conosciuto questo artista,come pianista classico, da un suo lavoro dal titolo “Wintermusik”. Non sapevo di questa  sua evoluzione elettronica, infatti quando inizia il progetti mi muovevo su territori ambient e conoscerlo è stata una spinta in più ad unire le tastiere. E lui ha sdoganato la convivenza di questi due piani musicali, quello umano e quello della macchina. Poi altri riferimenti sono Richard Devine e Aphex Twin. Se dovessi nominare però un gruppo che mi ha proprio cambiato la vita direi gli Efterklang, un gruppo danese che conobbi durante un Erasmus in Germania. Nei primi due dischi hanno fatto un discorso di sintesi incredibile. Che poi è quello che vince sempre nella musica, la possibilità di prendere da varie fonti e unificare creando qualcosa si nuovo e differente. Pensiamo a Pino Daniele ad esempio, ed ho avuto la fortuna di suonare al fianco di alcuni suoi musicisti, la sua forza è stata quella di avvicinare il sound americano a quello napoletano creando il suo personalissimo stile. Tornando agli Efterklang loro hanno unito alcune spinte che venivano dal nord come i Sigur Ros e Bjork ad influenze berlinesi dell’elettronica, contestualizzando il tutto in un complesso orchestrale. Quando li ascoltai per la prima volta sobbalzai dalla sedia e entrai nella stanza della mia coinquilina, dalla quale proveniva la loro musica, perchè dovevo assolutamente sapere di cosa si trattasse e chi fossero. Un’emozione molto bella che spero mi possa capitare nuovamente scoprendo qualche altro artista moderno.

Beh questa cosa   casca a fagiolo perchè su TuttoRock c’è una rubrica, che curo personalmente, dal titolo “ConsigliPerGliAscolti”, dove vengono consigliati ai lettori dei dischi magari poco conosciuti ma di altissimo livello, o semplicemente grandi classici, ma visti sotto un’ottica nuova. Hai qualche disco che ti senti di consigliare a chi leggerà questa intervista?

Ovvio che non possa dire altro che “Parades” degli Efterklang. che è il disco in questione nell’episodio che ti ho appena raccontato.

Durante la serata della rassegna ci sarà l’esposizione dei tuoi scatti fotografici con a tema la natura, qual’è il tuo rapporto con la fotografia?

A livello professionale mi occupo di altro, però la fotografia veste un ruolo importante nella mia vita. Adesso per via di cose, a causa degli impegni, sono diventato il classico fotografo del weekend. Comunque negli anni ho avuto modo di fare esposizioni, di vincere concorsi importanti e di avere pubblicazioni in riviste specializzate. Non ho mai avuto il coraggio di renderla una formalmente una professione a tutti gli effetti, ma sono anche contento di ciò perchè mi permette di viverla al meglio, come la musica per certi versi. Tra l’altro non amo quando qualcuno mi da del poliedrico perché in fin dei conti quando faccio una fotografia, o compongo un brano, o magari preparo un piatto di pasta, sono sempre io che esprimo me stesso declinandomi attraverso differenti linguaggi espressivi In un certo senso ho gli stessi pregi e difetti solo che in un altra forma. Certi giorni mi sveglio fotografo e di suonare non ne ho proprio voglia, altri invece mi sveglio musicista e non impugnerei la macchina per nulla al mondo.

Grazie Luca è stato un piacere farci questa bella chiacchierata!

Grazie a te!


Intervista a cura di Francesco Vaccaro

Fotografie a cura di Paola D’Urso