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DOLCENERA – Intervista alla bravissima artista tra canto e pianoforte

DOLCENERA – Intervista alla bravissima artista tra canto e pianoforte

In occasione del concerto al Bravo Caffè di Bologna, abbiamo avuto la fortuna e l’onore di poter intervistare una straordinaria ed affascinante cantante, DOLCENERA.

La decisione di fare la cantante come è nata?
Non c’è stata una propria e vera decisione, cantavo, suonavo, scrivevo, è venuto naturale, non è stata una ricerca spasmodica come per altri (risate).

Autodidatta o studi?
No no, ho fatto il Conservatorio, molto faticoso perché mentre studiavo facevo anche tennis a livello agonistico. Quindi all’inizio dividevo il tempo tra lo studio di liceo classico, ingegneria ed il tennis e la musica non era il pensiero preponderante, poi ad un certo punto lo è diventato.

Il successo è arrivato abbastanza presto, fra Sanremo e Music Farm, una specie di talent se ricordo bene.
Prima è stato Sanremo nel 2003 dove vinsi come Proposte Giovani, poi dopo partecipai a questo Music Farm, che non era un talent perché c’era gente già affermata. Oltre me che avevo già vinto a Sanremo, c’erano altri artisti di generazioni precedenti come Fausto Leali, era un programma musicale, una gara.

A Sanremo hai partecipato più di una volta, che cambiamenti hai visto nel corso del tempo? Fra l’altro vincesti anche il Premio della Critica che è sempre un attestato di valore.
Dunque, ci sono andata 5 volte in 14 anni, non è poi tanto. Il primo cambiamento che ti posso dire è che quando ci andai la prima volta non c’era il televoto, c’era la giuria popolare, la orda di persone. Li vinsi tutti e 3 i premi, anche quello della Sala Stampa e della Televisione. Sempre quando io vinco stravinco, altrimenti passo inosservata, o tutto o niente.

Il tuo aka, Dolcenera, ti sei ispirata ad una canzone di De Andrè, ma nella tua musica non vedo molto di Faber.
Perché per te la parte musicale influisce sull’ascolto del testo, come per tanti altri. Dal punto di vista del testo io mi sento molto ispirata alla ricerca che faceva De Andrè, se vai a vedere lo ritrovi in tutti i testi che scrivo, anche quelli più dance.

Infatti hai dei testi bellissimi oltre che la musica.
La musica è me, la musica di De Andrè non lo è perché è di un’altra generazione, altrimenti farei musica popolare e a me non piace fare musica popolare. C’è tanta cultura, ma è già stata fatta, io preferisco fare musica che non è stata ancora fatta, o almeno provarci, Invece dal punto di vista testuale ci sono delle tradizioni di bellezza, di scrittura, di poesia, che invece mi piacciono.

Ti definiscono spesso cantautrice, ma io ti vedo più come cantante rock per la forza che sprigioni.
Cantautore è un termine che identifica solo quelli un poco sporchi con la chitarra e che non sia elettrica? Questo non sopporto, il cantautore non fa solo musica acustica, non capisco queste divisioni, Vasco Rossi è forse un cantautore.

Che cosa ha dentro Dolcenera?
Ehh eh (risate) cosa ho dentro? Ho il cantautorale perché ascoltavo De Andrè, la parte rock perché ascoltavo Vasco Rossi, ora non li ascolto più. Adesso ascolto su Spotify roba che non sta né in cielo né in terra, gente che ha 10 visualizzazioni, ma che fa sperimentazione, ricerca, i grandi classici mi hanno formata, ora non li ascolto più e ricerco cose fuori di testa per vedere dove si spinge la musica.

Cosa ne pensi del mondo dei talent spesso accusati di appiattire la musica?
Ne parlavo tempo fa con un musicista di cui non ti dirò il nome, ma che mi diceva “quando andava il blues, non facevano tutti blues?”. La risposta è quindi sì, la differenza è che chi lo faceva aveva i coglioni, il chitarrista o il cantautore che in quel momento aveva la chitarra in mano, non aspettava che qualcuno gli scrivesse il pezzo, se lo faceva da solo. Invece adesso si dice “va la musica così, trovatemi qualcuno che scriva un pezzo così”.

A proposito di coglioni tu non scherzi affatto, hai partecipato a tante iniziative lato sociale e prendendo posizioni anche molto forti spesso, ultimamente ti ho sentito anche per radio diffondere un messaggio per le donne.
Sì, la salute per le donne, presto la mia voce. Penso che siamo in un momento di cambiamento, tante cose non sono ancora cambiate del tutto, tipo luoghi di potere, la finzione della comunicazione, ai piani alti c’è qualcuno che non vuole fare cambiare. Pensavo che si arrivasse a livello mondiale alla consapevolezza che siamo tutti collegati, come nella canzone “dalle fogne al cielo stellato”, capire che non si può sfruttare un terzo mondo per l’interesse di pochi, invece penso che siamo andati da tutta un’altra parte, speravo facessimo passi avanti, invece no. Avevamo una coscienza collettiva per cui si diceva che non potevamo sfruttare l’Africa, adesso invece accadono atti che fanno capire che abbiamo perso questa consapevolezza.

Tanti album in studio, il tuo rapporto con il live, il palco con il pubblico, come ti trovi?
Se devo proprio dirti la verità preferisco stare in studio, perché è lì che si crea il futuro, quando suoni dal vivo stai facendo il passato. E’ anche bello, perché condividi le tue canzoni, ma già pubblicandole lo fai.

Dunque ho fatto il conto che hai pubblicato 14 album, 5 colonne sonore, 3 films, 1.000 festival, ed ora aggiungiamo ingegneria e tennis, quindi dovresti avere circa 58-59 anni ad occhio e croce….
(Risate) Nooo, ad istinto, canzone dopo canzone. Il cinema è stato un errore, ci si sveglia troppo presto, io ho altri ritmi, poi ho un accento terribile.

MAURIZIO DONINI

Credits: si ringrazia Manu Dolcenera per la gentilissima disponibilità e l’irresistibile simpatia, oltre che tutto il suo staff per la gentilissima disponibilità e l’accoglienza.

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